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Nell’Hoodoo, il Mojo è un amuleto costituito solitamente da un sacchetto di stoffa, preferibilmente flanella rossa (poiché il colore rosso è usato per proteggere chi lo indossa dal male e dal potere spirituale), in alternativa va bene anche nero, marrone o verde, contenente uno o più oggetti magici, ma come contenitore si possono usare anche bustine, zucche, bottiglie, conchiglie ed altro.
La creazione di Mojo è un sistema esoterico della magia afro-americana, che prevede a volte l’alloggiamento degli spiriti all’interno di questi contenitori per protezione, guarigione o danno, e per consultarsi con gli spiriti.
Altre volte invece, il Mojo viene creato per manifestare risultati nella vita di una persona come buona fortuna, denaro o amore.
E’ come un incantesimo che può essere portato con sé, o sul corpo del richiedente.
Il nome Mojo deriva dalla lingua kikongo (lingua bantu del Congo) “mooyo”, che si riferisce agli “spiriti che dimorano negli incantesimi magici” (nkisi, contenitore degli spiriti), oppure da “moco’o” = “stregone” nella famiglia Fula delle lingue dell’Africa.
Esistono svariati tipi di Mojo, che può essere chiamato pure Gris-gris, Juju, Mano, ecc, a seconda che provengano dalle culture dei nativi americani o dal sud America.
Ma esso ha avuto origine nell’Africa centrale ed occidentale, arrivando poi in America con l’avvento della schiavitù.
Il Mojo ha una grande importanza nella storia e nella cultura delle delle piantagioni africane.
Gli abitanti dell’Africa centrale ed occidentale praticavano l’arte spirituale di creare borse magiche per protezione, guarigione e per comunicare con gli spiriti.
Originariamente il Mojo era adornato con scritture islamiche e veniva utilizzato per allontanare gli spiriti maligni o la sfortuna, e spesso erano indossati sia dai non credenti che dai credenti, oltre ad essere attaccati agli edifici.
Con la schiavitù, la pratica dell’uso del Mojo arrivò negli Stati Uniti, venendo rapidamente adottata dai praticanti del Voodoo ed Hoodoo della Louisiana e dal Vudù ad Haiti.
Di seguito, l’origine di alcuni nomi utilizzati per questi amuleti.
Il popolo Mandinka della Sierra Leone, chiamati anche Malinke o Mandingo, furono il primo gruppo musulmano schiavizzato ad arrivare nelle Americhe.
Quest’etnia era nota per le sue potenti borse da evocazione, chiamate Gris-gris (ed in seguito ribattezzate Mojo negli Stati Uniti), col significato di “feticcio”, in quanto le consideravano “cose viventi”.
Tutte le altre persone schiavizzate si rivolgevano ai Mandinka per servizi di magia, chiedendogli di realizzare questi sacchettini, per proteggersi dai loro schiavisti.
I popoli Bakongo e Yoruba dell’Africa centro-occidentale, invece, creavano borse medicinali, utilizzando pelle o stoffa, nei quali vi collocavano piume, parti di animali, radici, erbe e altri ingredienti per proteggerli.
Quando furono ridotti in schiavitù e portati negli Stati Uniti, la pratica di utilizzare piume, parti di animali, ossa di animali e umane ed altri ingredienti per creare sacchetti di Mojo, continuò nelle comunità afroamericane, secondo la tradizione di Hoodoo.
Infatti, qui iniziarono a portare Nkisi, Wanga (bambola) ed altri oggetti portafortuna, per allontanare ed invertire il male e per curare le malattie.
I sacchetti magici si chiamavano Juju, parola usata anche per descrivere tutte le forme di ciondoli realizzati in Hoodoo.
Questi Juju africani influenzarono la creazione delle borse Mojo e la pratica filosofica spirituale nelle comunità afro-americane.
Essi venivano appesi agli alberi, legati ad una corda, o indossati sotto i vestiti per provocare un effetto sul bersaglio prestabilito.
I Bakongo dicevano che i “Simbi” (Spirito dell’acqua) potevano dimorare nelle borse evocatrici (Mojo), per curare o proteggere un individuo o una comunità.
Chi creava il Mojo si chiamava Nganga e lo faceva utilizzando ingredienti specifici adatti ad un certo Simbi, per invocarlo nella borsa dell’evocazione.
Quindi, la filosofia spirituale dello Juju ha influenzato la creazione del Mojo, poiché gli Afroamericani includono alcuni ingredienti naturali ed animali, come ossa, artigli o denti di animali, ossa umane o terra di cimitero, per ospitare uno spirito Simbi o uno spirito ancestrale all’interno di questo sacchetto per protezione o guarigione.
Per quanto riguarda il termine “Mano”, alcuni archeologi hanno trovato in una piantagione del Tennessee, alcuni ciondoli-amuleti, tra cui radici portafortuna, ossa di pene di procione, ceramiche, perline blu e “mani Mojo”.
La parola Mano, quindi, è definita come una combinazione di ingredienti messi nel sacchetto, tra cui ossa delle dita e delle mani dei morti trovati, che ne prende il nome.
Col tempo la creazione del Mojo si “americanizzò”, quando i Neri in America usarono materiali del luogo e la reinterpretarono applicando concetti cristiani od islamici.
I Mojo vengono utilizzati per radicare gli spiriti in determinati luoghi, per impedire a quelli dei morti di tornare e perseguitare i vivi, e si posizionano gli ultimi oggetti che i defunti hanno toccato sopra le loro tombe.
Questi ultimi oggetti toccati dai morti vengono preventivamente posti all’interno dei sacchetti Mojo, per trasportare lo spirito del defunto insieme ai vivi per protezione.
Prima che una borsa Mojo possa essere usata, deve essere “risvegliata”, ovvero deve essere nutrita e pregata da un prete o da uno “stregone”.
Ciò avviene tramite una preghiera detta sopra la borsa, che solitamente coincide con la religione del santone o di chi la indossa.
Dopo che il Mojo è stato pregato, viene “nutrito”, per mantenerlo attivo, nel senso che viene unto con un liquido come alcol, acqua santa o profumo; ma si può anche bruciare dell’incenso o delle erbe sopra di esso, per nutrirlo.
Per riempire il Mojo si possono usare diversi ingredienti, tra cui: erbe, radici, chiodi, aghi, parti di animali, capelli, ditali, terra tombale, minerali, monete, cristalli, terra rossa, lana d’acciaio, argilla, semi di zucca, calamita, polvere d’incenso, gettoni di buona fortuna e amuleti intagliati, ad ognuno dei quali viene assegnato uno scopo ben preciso.
Importantissimo è che gli ingredienti siano di numero dispari.
Naturalmente, nessun Mojo è uguale per tutti in quanto, prima di prepararne uno, il cliente consulta un preparatore, Rootworker, o un prete, per riferirgli esattamente ciò di cui ha bisogno.
Aghi e chiodi vengono spesso usati per Mojo protettivi; denti ed artigli di alligatore per fortuna nella vita e nel gioco d’azzardo; cannella e petali di fiori per attirare l’amore nella vita di chi lo indossa.
La cosa più importante, comunque, è il successo del Mojo che dipende da chi lo indossa, in quanto deve tenerlo sempre vicino a sé e assolutamente nascosto agli occhi degli altri.
Infatti, se qualcuno fosse a conoscenza che una persona indossa una borsa Mojo, la metterebbe a rischio sia nella riuscita che nella propria sicurezza.
La maggior parte degli uomini appunta il Mojo nella tasca sinistra dei pantaloni, mentre le donne lo appuntano al reggiseno, o alla biancheria intima, o attorno alle cosce.
Per i primi tre giorni, bisogna tenere il sacchettino Mojo a contatto con la pelle, mettendolo sotto il cuscino durante la notte.
Con il passare delle settimane, e se la tua richiesta non sembra manifestarsi, potrebbe essere il momento di nutrire di nuovo la tua borsa Mojo: basta strofinarle un po’ d’olio sopra, ogni volta che senti il bisogno di un sollievo magico.
Ma perché potresti utilizzare un sacchetto Mojo?
Per esempio, se oggi tu hai un buon successo, sei popolare, persuasivo, potrebbe non essere una condizione permanente, giusto?
Quindi, procurarti una di queste borsettine magiche, potrebbe aiutarti a proteggerti.
Oppure, hai bisogno di riaccendere quella scintilla di ispirazione, per aiutarti a riconnetterti all’impegno ed alla motivazione, che ti occorrono nella vita.
Il Mojo può essere utile per chi si scoraggia facilmente a causa degli intoppi e si arrende; fatica a portare a termine le cose; si sente stanco, abbattuto e piatto e può dubitare della propria capacità di affrontare la giornata ed i compiti da svolgere.
E’ valido quando sono richiesti sforzo ed impegno, perché le cose sembrano troppo complicate e si ha voglia di abbandonare tutto.
Il potenziale positivo del Mojo è di farti sentire la volontà di dare una possibilità, di rispondere positivamente alle sfide della vita con tenacia e una mentalità di risoluzione dei problemi.
Per aiutarti a ripristinare un senso di ambizione, con resistenza nei momenti di stress e rinnovato interesse per la vita.
Ma può servire anche per aumentare la fedeltà e l’impegno, e creare forti legami d’amore tra te e il tuo partner.
Alcune donne ne portano uno appositamente creato allo scopo di controllare il proprio uomo….
E’ chiamato “sacchetto della natura” ed anticamente era utilizzato anche per mantenere fedele un amante, o allontanare un marito, in quanto i suoi contenuti sono legati all’amore, alla devozione e al dominio.
Solitamente esso dovrebbe contenere necessariamente anche radice di Iris di Jezebel (Iris hexagona), ampiamente usata nella magia dell’amore in Hoodoo, e conosciuta anche come ‘Love Drawing Herb’, o ‘Radice della regina Elisabetta’.
Oltre ad essa, è consuetudine usare il sangue mestruale come elemento chiave, così come lo sperma dell’uomo coinvolto.
Esiste anche un Mojo in chiave moderna, chiamato “Jackball”, realizzato ed utilizzato in modo molto diverso: contiene anche radici ed altri componenti tipici del Mojo, ma essi vengono racchiusi in una palla di cera d’api, aggiungendola lentamente agli ingredienti e modellando una palla.
Si avvolge, quindi, in filo rosso o spago rosso, lasciando dietro di sé una lunga coda, una volta completato.
Il Jackball è considerato incantesimo/contenitore, che invoca la stessa energia che si utilizzerebbe per creare un Mojo o una bottiglia di strega.
E’ usato come talismano per proteggersi dal male, per influenzare gli altri, per conferire maestria al custode e può anche essere usato per la divinazione, come il pendolo.
Certo, alcuni utilizzano il Mojo come strumento dannoso, per maledire altre persone, spesso lasciato sulle lapidi di chi è stato crudele in vita, o appeso su edifici e case di chi si odia.
Ma io voglio pensare, che la maggior parte di noi lo utilizzi solo in maniera positiva, come portatore di buona fortuna, rispecchiando la parte “buona” della pratica Voodoo.
Insomma, il Mojo deve essere creato per manifestare risultati nella vita di una persona come buona fortuna, denaro, amore, benessere.
Basta usare i giusti ingredienti appropriati ed indossarlo in un luogo segreto del tuo corpo.
Cosa aspetti…
Marie Catherine Laveau nacque il 10 settembre 1801, anche se c’è una certa confusione riguardo all’anno di nascita.
Infatti alcuni documenti indicano che nacque nel 1794, ma comunque sia, da una donna africana libera e di colore di nome Marguerite D’Arcantel, e da Charles Laveau Trudeau, un politico francese bianco.
Nel 1819, Marie sposò un uomo creolo di Sainte-Domingue (oggi Haiti) di nome Jacques Paris, che era fuggito come rifugiato dalla rivoluzione haitiana il quale, secondo le cronache, ben presto scomparve e, in seguito, dichiarato morto.
Da quel momento, la donna iniziò a presentarsi come la “vedova Paris”.
In seguito, Marie iniziò una relazione con Jean Louis Christophe Duminy de Glapion, un nobile di origine francese, col quale ebbe diversi figli, alcuni dei quali morirono nelle epidemie di febbre gialla, che affliggevano New Orleans a quei tempi, a causa dello scarso sistema di drenaggio della città.
Nonostante la donna fosse una buona madre e moglie, gran parte dell’aiuto pratico le proveniva dai suoi figli spirituali e dalla comunità in generale.
Marie divenne una parrucchiera, per creare stabilità economica per sé e per la sua famiglia e, grazie ai contatti che aveva con i suoi clienti neri che erano domestici, veniva a conoscenza di informazioni personali sui suoi ricchi clienti bianchi, che spesso cercavano il suo consiglio.
Ella, quindi, utilizzava queste informazioni per fornire alle persone che glieli chiedevano, consigli utili e sapienti sui loro affari privati e personali cosicché, durante le sue consultazioni Voodoo con ricche donne orleaniane, la donna migliorava la sua immagine di chiaroveggente.
Così in molti, ricchi e politicamente benestanti, sia bianchi che neri, pagavano Marie per consigli personali, interventi in alcune situazioni e protezione contro qualsiasi energia malvagia, che avrebbe potuto essere messa contro di loro.
Bisogna ricordare che, all’epoca, in quelle zone era molto praticato il Vodou (o Vodu, Vodù, Vudù, Voodoo, Hoodoo) come sistema religioso, il quale derivava dalle pratiche spirituali del Dahomey, lo storico regno dell’Africa occidentale (attuale Benin).
Esso era il culto prevalentemente della popolazione nera discendente dagli schiavi deportati nell’isola di Haiti, dopo lo sterminio nel 1533 della locale popolazione india.
Nonostante il divieto del 1685, gli schiavi deportati mantennero i loro riti, che di fatto erano un fattore di identità culturale, religiosa e politica.
Vodou è in realtà una parola della popolazione Fòn, che significa “spirito” o “divinità” e come religione, fu portata a New Orleans, prima dal gruppo iniziale di africani ridotti in schiavitù, provenienti dall’Africa occidentale poi, arrivò una seconda ondata, dopo la “Rivoluzione di Sainte Domingue” (1791–1804).
Quindi, Marie Laveau, era un’erborista ed ostetrica rinomata di New Orleans, praticava il Rootwork, ovvero un sistema che combina la credenza nella causalità magica della malattia con le cure per stregoneria, ed una tradizione empirica che sottolinea la causalità naturale della malattia, con le cure per mezzo di erbe e medicine.
Inoltre, praticava l’evocazione e lo spiritualismo.
Marie, con l’aiuto del dottor John Bayou, un noto prestigiatore senegalese, che si occupava di rootwork, iniziò a dominare la cultura e la società del Vodou a New Orleans.
Per decenni, ella fu una donna molto potente, una regina, una madre per molti.
Le persone chiedevano il suo consiglio per affari coniugali, controversie domestiche, questioni giudiziarie, gravidanza, finanze, salute e buona fortuna.
La donna, a sua volta, consigliava i suoi praticanti, fornendo loro consigli o oggetti spirituali protettivi come candele, polvere ed un assortimento di altri oggetti mescolati insieme per creare un gris-gris (amuleto voodoo, che protegge chi lo possiede dalla sfortuna o attira su di sé la buonasorte).
Marie era nota per assistere i prigionieri condannati a morte ad alcuni dei quali, circolavano voci, avrebbe dato veleni o altre sostanze prima che andassero al patibolo, cosa che non è mai stata provata.
Ma, dopo la sua morte, sua figlia Marie Philomène affermò, durante un’intervista con un giornalista del Picayuneche che, durante queste visite, avrebbero avuto luogo solo tradizioni cattoliche e che sua madre avrebbe anche preparato l’ultimo pasto degli uomini e pregato con loro.
Marie qualche volta chiese anche la grazia o la commutazione delle condanne, per coloro che aiutava, avendo spesso successo nelle sue richieste.
Marie morì il 17 giugno 1881, serenamente nella sua casa, così come annunciato dal Daily Picayun.
Il suo funerale fu sontuoso, con la partecipazione di un pubblico eterogeneo, inclusi membri dell’élite bianca.
Subito dopo, si iniziò a raccontare, che molte persone l’avevano vista in città dopo la sua morte.
Il nome di Marie Laveau e la sua storia continuano ad essere circondati da un alone di mistero e da leggende, ispirando numerosi testi, rappresentazioni e musiche artistiche.
Anche se in molti l’additavano come “strega”, era anche chiamata “Sacerdotessa Voudou” e, soprattutto “Regina Voodoo”, titolo che indiscutibilmente mantiene ancora oggi, visto che molti seguaci del Voodoo della Lousiana, la pregano come se fosse uno spirito Lwa (spiriti intermediari tra l’umanità e Bondyé, una divinità creatrice trascendente), chiedendole favori e canalizzandola tramite la possessione degli spiriti.
Inoltre, ancora oggi alcuni lasciano offerte di elastici per capelli accanto alla targa nella sua ex casa al 1020 di St. Ann Street, doni che onorano la sua fama di parrucchiera.
Marie Laveau fu sepolta nel cimitero n. 1 di Saint Louis nella cripta della famiglia Laveau-Glapion (in tutto ci sono 3 cimiteri).
E di tutte le tombe elaborate, che si trovano a New Orleans, quella che attira il maggior numero di visitatori ogni anno, è proprio la sua.
C’è un’altra cripta nel cimitero n. 2, che è conosciuta come Wishing Vault o Voodoo Vault, dove i visitatori (illegalmente) disegnano “XXX” sulla sua lastra bianca, nella speranza che lo spirito di Marie esaudisca loro un desiderio, oltre a decorarla con cuori, pentagrammi, poesie ed iniziali.
Sebbene non ci siano prove reali, che si tratti effettivamente della tomba di Marie Laveau, centinaia di visitatori ogni anno compiono un pellegrinaggio regolare al sito dove, secondo la tradizione, lo spirito di Marie interverrebbe personalmente a chiunque lasci un’offerta di monete, perline del Mardi Gras, fiori, rum o candele.
Inoltre, vengono lasciate offerte di ciambelle alla statua di Sant’Espedito, che rappresenta lo spirito in piedi tra la vita e la morte, ritenendo che queste offerte accelerino i favori richiesti a Marie Laveau.
I giocatori d’azzardo gridano il suo nome, quando lanciano i dadi e sono state raccontate molteplici storie di avvistamenti della regina Voodoo.
La sua lapide ha più visitatori della tomba di Elvis Presley e, sebbene non sia ancora ufficialmente considerata una santa, c’è un forte movimento per far canonizzare Marie.
L’obiettivo principale del Voodoo della New Orleans di oggi è servire gli altri ed influenzare l’esito degli eventi della vita, attraverso la connessione con la natura, gli spiriti e gli antenati, aiutare gli affamati, i poveri ed i malati, proprio come faceva una volta Marie Laveau.
Molto probabilmente, dopo la morte di Marie, una delle sue figlie assunse la sua posizione, mantenendo il suo nome, e continuò la sua pratica magica, assumendo anche il ruolo di regina poco dopo la morte di sua madre.
Non si è mai saputo se sua madre abbia scelto il ruolo per sua figlia, o se Marie II abbia scelto di seguire le orme di sua madre, ma sembra che si assomigliassero molto fisicamente.
Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, la figlia non ha mai eguagliato la fama di sua madre.
Apparentemente le mancava il calore e la compassione di sua madre, perché ispirava più paura e sottomissione.
Come la madre, iniziò come parrucchiera, finendo per poi gestire un bar e un bordello in Bourbon Street.
Marie II fu proclamata una “talentuosa mezzana”, in grado di soddisfare i desideri di qualsiasi uomo a pagamento.
Durante le sue sontuose feste, tenute alla Maison Blanche, si offrivano champagne, buon cibo, vino, musica e ragazze nere nude, che ballavano per uomini bianchi, politici e alti funzionari.
La donna, presumibilmente, morì annegata in una grande tempesta.
La Notte di San Giovanni è un’antica festa di Mezza Estate, che si svolge dalla sera del 23 giugno, anche conosciuta come la vigilia di San Giovanni.
Questa notte, le persone celebrano l’estate in vari modi, tradizioni e superstizioni antiche, per lo più di origini pagane, legate alla natura.
Eccone alcune.
Originariamente durante la celebrazione del Solstizio d’Estate, venivano accesi dei falò per onorare il Sole e per proteggersi dagli spiriti maligni, che potevano vagare liberamente per la notte.
Dopo l’introduzione del Cristianesimo, la celebrazione fu legata alla data di nascita di San Giovanni Battista, il 24 giugno.
Infatti, la tradizione religiosa narra che Zaccaria, il padre di Giovanni, accese dei falò per annunciare la nascita del figlio a parenti e amici.
Nei tempi antichi, i falò di Mezza Estate venivano accesi in cima a colline e scogliere in tutte le campagne e, i resti di queste tradizioni continuarono fino al XVIII secolo.
Questa celebrazione è sopravvissuta molto più a lungo nelle aree rurali, dove le persone erano più in sintonia con la natura.
Il Solstizio d’Estate era il momento in cui le persone mostravano il loro apprezzamento per i loro animali domestici guidandoli tra due falò, o in senso orario (emulando il movimento del Sole), attorno a un singolo falò.
Le persone saltavano anche su fuochi più piccoli e in alcuni luoghi si credeva, che il salto più alto rappresentasse l’altezza che il grano avrebbe raggiunto quell’anno.
In alcune zone dove c’erano pietre erette, si credeva che, se una persona avesse trascorso la notte tra i monoliti, avrebbe acquisito poteri di divinazione.
D’altra parte, c’era la possibilità che una persona, che si aggirava furtivamente tra le pietre antiche, potesse essere portata via dalle fate o finire matta, o morta.
Il fuoco è uno dei tre simboli basati sugli antichi rituali della notte di San Giovanni.
È l’elemento purificatore che ci libera dalla sfortuna.
Un rituale prevede di scrivere un elenco su un foglio di carta, di tutto ciò che vogliamo abbandonare nella nostra vita e bruciarlo nel fuoco.
I falò e i riti legati al fuoco iniziano alla vigilia del 24 per celebrare il potere del Sole e aiutarlo a rinnovare la sua energia.
La leggenda dice, che le ceneri del falò curino le malattie.
Inoltre, la protezione contro gli incendi durerà tutto l’anno, per coloro che oseranno scavalcare le fiamme.
L’acqua è il secondo simbolo della notte di San Giovanni, simboleggiando la fertilità e la purezza.
Si crede che dalla mezzanotte del 23 alla mattina del 24 Giugno, l’acqua di mare sia miracolosa, curi le malattie e dia felicità.
La tradizione dice anche, che saltare tra le onde doni un anno di salute, anche se secondo il rituale bisognerebbe saltare all’indietro.
L’acqua è quindi un elemento chiave nella Notte di San Giovanni, spesso collegato al terzo simbolo di questa magica notte, il mondo vegetale, famoso per la “Guazza di San Giovanni” (leggi articolo https://www.madameblatt.it/2021/06/22/san-giovanni-e-le-sue-erbe/).
Anticamente, le persone raccoglievano l’acqua da 7 diverse fontane, ponendola in una ciotola in cui si lasciava tutta la notte.
La ciotola deve essere lasciata all’aperto, insieme con le erbe di San Giovanni.
Al mattino, dovresti lavarti il viso con questa guazza, ma fai attenzione!
Se ti guardi allo specchio mentre lo fai, l’incantesimo non funziona!
Anche il bagno in mare fa parte del rituale.
L’acqua e il mare sono associati alla purificazione e alla fertilità, quindi, se vuoi prendere parte al rituale, devi saltare 7 onde.
Dicevo che il terzo simbolo di questa magica notte è legato al Mondo vegetale.
Oltre alla famosa “Guazza di San Giovanni” posta sul davanzale, anticamente non mancavano mai, alle porte di case e stalle, ramoscelli di Noce appesi agli stipiti.
Con fronde di Noce, infatti, si adornavano le case traendone responsi propizi dal sussurrare delle foglie al vento e dal loro avvizzire lento o veloce.
Un’usanza conosciuta era il “ramoscello di Noce di San Giovanni”, che fiorisce verso la fine di giugno, che si poneva all’ombra prima del sorgere del sole, verificando già dopo il mezzogiorno le condizioni del ramo, come da antiche tradizioni contadine.
Se esso era appassito prima di mezzogiorno, l’estate sarebbe stata molto secca, se restava verde vigoroso per più giorni, l’estate sarebbe stata piovosa.
Per alcuni, il ramoscello di San Giovanni serviva anche, a non far entrare in casa le streghe in volo per raggiungere il loro luogo di ritrovo.
In Sicilia, precisamente ad Alcara Li Fusi, celebre è la “Festa di Muzzuni” che, nonostante si festeggi nella notte di San Giovanni, deriva da un rito propiziatorio alla Grande Dea Cerere (o Demetra), che governa la fertilità della terra.
Questa celebrazione è dedicata alla ricerca dell’amore, al rigoglio della natura, alla giovinezza e alla fecondità.
I rituali di questa festa, durante la quale giovani donne vestite di bianco danzano le canzoni d’amore di musicisti maschi, possono anche invocare Afrodite e Adone.
Il termine “Muzzuni” probabilmente si riferisce ad una brocca priva di collo (“mozzata”), o alle spighe di grano falciato e raccolto in fascioni (“mazzuna”) e anche a San Giovanni decollato (con la testa mozzata).
Questa brocca mozzata viene riempita di grani, coperta con un fazzoletto, fuoriescono steli di grano e orzo fatti germogliare al buio, lavanda, spighe di grano maturo e garofani.
In seguito, una giovane donna del quartiere, a simboleggiare le antiche sacerdotesse pagane, lo colloca sull’altare tra due lucerne.
Si entra così, nel vero e proprio clima della Festa: ogni quartiere che ospita il “Muzzuni” viene animato con musiche e canti popolari.
Nei tempi antichi, la vigilia della notte di San Giovanni, giovani uomini e donne contattavano il Mondo degli Spiriti, per ottenere informazioni sulle loro prospettive matrimoniali.
Uno di questi incantesimi divinatori prevedeva la fusione del piombo, il “Chiummo” e la sua caduta in acqua fredda, dove si sarebbe congelato in forme che potevano essere interpretate, secondo il simbolismo tradizionale.
In pratica, il solidificarsi del piombo nell’acqua fredda, secondo leggi occulte e misteriose, gli avrebbe fatto assumere una forma che poteva essere associata al mestiere, che avrebbe svolto il futuro marito della ragazza, che eseguiva il rituale.
Quindi, se il metallo, per esempio, assumeva una forma paragonabile ad un martello, il futuro fidanzato avrebbe fatto il fabbro; se la figura assomigliava ad una pecora, il marito avrebbe fatto il pastore, e così via.
Questo rito veniva spesso compiuto a seguito di una novena, che durava dalla sera del 15 giugno fino alla vigilia della festa.
Ecco la formula:
San Giovanni benedetto,
pe’ un infame maledetto,
foste a morte condannato,
con sto’ piombo coagulato,
conoscere mi fai,
la fortuna che mi dai,
San Giovanni della vita.
Visto che non è molto facile reperire il piombo, questo rito si faceva con un uovo nell’acqua.
Si prendeva un bicchiere grande e trasparente e si riempiva d’acqua.
Poi, si rompeva un uovo, si separava l’albume dal tuorlo, mettendo solo il bianco nel bicchiere d’acqua, lasciandolo fuori per una notte sul davanzale della finestra.
Il giorno dopo, se l’acqua era ricoperta di bolle, significava che presto si sarebbe trovato un compagno bello, simpatico e ricco.
Se c’era invece l’immagine di un edificio o di una chiesa, era di buon auspicio, ma il matrimonio non ci sarebbe stato a breve termine.
Infine, se non fossero apparse immagini, bisognava solo aspettare fino al prossimo anno!
La vigilia di San Giovanni, oltre ad essere importante per le streghe ed i neopagani, lo è soprattutto per i praticanti del Vudù.
Infatti, a New Orleans si celebrano battesimi Vudù sulle rive del Bayou St. John, tradizione fatta risalire a Marie Laveau, la regina vudù di New Orleans.
Madame Laveau teneva un rito annuale la notte della festa di San Giovanni, riunendosi sulle rive del bayou di New Orleans, dove con i suoi devoti adorava i potenti Lwa (Spiriti), con offerte e doni per garantire un anno propizio.
Ancora oggi, ogni anno a New Orleans, Marie Laveau è onorata con una cerimonia di lavaggio della testa, i cui partecipanti si vestono di bianco dalla testa ai piedi, compreso un foulard bianco, e devono presentare un’offerta allo spirito della Regina Voodoo.
Alcuni dei regali più popolari sono nastri per capelli e mollette, graziosi pettini per capelli, cibo creolo, fiori, candele blu e bianche, piccole statue di santi cattolici, rosari e sacchetti gris-gris.
I praticanti, che non possono partecipare al battesimo, spesso eseguono un rituale di purificazione privato a casa, sotto una foto di Madame Laveau e davanti ad una vasca di acqua, con tre candele bianche, fiori bianchi, incenso, acqua della Florida, rum al cocco, nastri o cravatte per capelli bianchi, profumo, un pettine, foulard bianco e tazza bianca.
Quindi, bisogna allineare ed accendere le tre candele, l’incenso, riempire la vasca con acqua tiepida, aggiungendo una bottiglia piena di acqua della Florida e alcuni petali dei fiori bianchi.
Si sta nudi davanti alla vasca e presentare la propria richiesta alla Madre sotto forma di preghiera. Entrare nella vasca, immergere la tazza bianca nell’acqua e versare il contenuto sulla testa 7 volte.
Successivamente, ci si sdraia nell’acqua a meditare o pregare, non più di 30 minuti.
Usciti dalla vasca, si avvolge il foulard bianco intorno ai capelli e si rimane all’aria ad asciugare.
Ci si veste di bianco e ci si sdraia su lenzuola bianche pulite.
Et voilà, il rito di purificazione è fatto!
A New Orleans, un luogo che mi affascina veramente, c’è un altro rito che potrà interessare tanti di noi:
“per tenere gli esattori, i padroni di casa, la legge e i nemici lontani dalla tua porta, il 24 giugno, prendi l’acqua di un fiume (a New Orleans deve essere rigorosamente di Bayou St. John), mettila in una bottiglia e recita una preghiera.
Metti la bottiglia d’acqua su un lato della stanza, con la parte superiore rivolta verso la porta e, quando un debitore o un nemico bussa, chiedi a San Giovanni di impedire loro di entrare in casa, mentre fai rotolare la bottiglia verso la porta d’ingresso.
Quando la persona andrà via, col piede riporta la bottiglia nella posizione originale.
Mantieni la bottiglia nella sua posizione e non svuotarla mai.”