“𝐑𝐢𝐯𝐨𝐥𝐠𝐢 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐬𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐢𝐥 𝐒𝐨𝐥𝐞 𝐞 𝐥𝐞 𝐨𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐝𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐞“
–𝐏𝐫𝐨𝐯𝐞𝐫𝐛𝐢𝐨 𝐦𝐚𝐨𝐫𝐢–
Il Sole è la stella più vicina alla Terra, è un mare di fiamme inquieto e ribollente e, nei tempi antichi, la gente lo immaginava come una sfera perfetta di fuoco celeste creata dagli Dei.
Tecnicamente, occorrerebbero circa 333.000 Terre per eguagliare la massa del Sole, ed al suo interno potrebbero starci più di un milione di Terre, in quanto il suo volume è maggiore, poiché la materia solare ha circa un quarto della densità della materia terrestre.
Sebbene l’energia del Sole provenga dal profondo, la luce che vediamo proviene da un guscio esterno, chiamato “fotosfera” dallo spessore di “solo” 300 km.
Il calore ed altri tipi di radiazioni possono fuoriuscire solo attraverso questo strato esterno e la fotosfera brilla, perché viene riscaldata a quasi 5.800 K (Kelvin) dalle reazioni nucleari nel nucleo.
Sopra la fotosfera c’è la “cromosfera”, dallo spessore di circa 5.000 km, mentre alla sua base ha una temperatura di circa 4.000 K.
Per secoli, gli esseri umani hanno tentato di spiegare il Sole nei termini della propria visione del Mondo, descrivendolo spesso come un dio, un demone, uno spirito dispettoso, un creatore onnipotente o uno spietato portatore di vita. Qualunque sia stato il suo ruolo, la maggior parte delle culture ha riconosciuto l’importanza del Sole come primo controllore di tutta la vita sulla Terra, oltre a spiegare, comprendere ed affrontare i fenomeni della natura.
Il Sole è il donatore di luce e di vita alla totalità del Cosmo, con il suo occhio non lampante e onniveggente, egli è il severo garante della giustizia.
Con la connessione quasi universale della luce, il Sole è la fonte della saggezza e le sue qualità di sovranità, potere di beneficenza, giustizia sono il fulcro di qualsiasi gruppo religioso d’élite, al cui interno si trova un’ideologia solare altamente sviluppata.
I re governati dal potere del Sole, identificato come Divinità Suprema, rivendicano la discesa della Stella madre del Sistema solare; le divinità solari, gli dei che personificano il Sole, sono sovrani dotati di onniscienza.
Ed intorno al suo alone luminescente, sono nate tante leggende, miti e folklore.
Eccone alcuni.
𝔽𝕖𝕥𝕠𝕟𝕥𝕖 𝕖 𝕚𝕝 ℂ𝕒𝕣𝕣𝕠 𝕕𝕖𝕝 𝕊𝕠𝕝𝕖
Nella mitologia greca Fetonte, il cui nome significa “splendente”, era il figlio del Dio-Sole Helios e di Climene, una donna mortale.
Egli viveva solo con sua madre, poiché suo padre era responsabile della guida del carro di cavalli, che trasportava il Sole da un lato all’altro della Terra durante il giorno.
Un giorno, un compagno di scuola di Fetonte lo derise non credendo alla sua affermazione di essere figlio di un dio e il fanciullo, in lacrime, chiese a Climene la prova della sua paternità.
La donna assicurò a suo figlio che il grande Dio Helios era davvero suo padre e lo mandò a trovarlo.
Fetonte, felice e pieno di speranza, si recò in India, poiché lì si trovava il palazzo di suo padre, che quotidianamente iniziava il giorno proprio da Oriente.
Raggiunto il palazzo, Fetonte rimase stupito ed abbagliato dalla magnificenza delle massicce colonne ornate di oro scintillante e pietre preziose che lo decoravano, mentre i soffitti e le porte erano realizzati in avorio lucido ed argento.
Fetonte si presentò all’austera presenza del suo presunto padre, Helios, seduto su un trono tempestato di diamanti, e circondato dalle presenze del Giorno, del Mese, dell’Anno e dell’Ora.
Tra gli altri suoi sudditi, c’erano la Primavera, adorna di fiori, l’Estate, con una ghirlanda di chicchi maturi a forma di lancia, l’Autunno, con i piedi arrossati dal succo d’uva e l’Inverno, con la brina tra i capelli.
Il ragazzo raccontò ad Helios l’umiliazione che aveva dovuto subire a causa dell’imputazione di illegittimità, supplicandolo di riconoscerlo come suo figlio e di stabilire al di là di ogni dubbio la legittimità della sua nascita.
Helios si commosse profondamente ed affermò fermamente la paternità e la legittimità di Fetonte, dichiarando davanti a tutti i suoi attendenti, che avrebbe concesso volentieri al figlio qualunque favore gli avesse chiesto.
Fetonte, felice perché il grande Helios lo aveva riconosciuto come suo figlio, decise di mettere alla prova i limiti dell’amore e della benevolenza di suo padre, chiedendogli di poter guidare il fantastico Carro del Sole per un giorno.
Helios era spaventato dalla richiesta irrazionale di suo figlio, cercò di dissuadere Fetonte, spiegandogli che nemmeno il potente Zeus poteva pretendere di guidare il Carro del Sole, figurarsi un semplice mortale.
Purtroppo però, una volta promesso un favore, gli Dei non potevano ritirarlo né negarlo e, nonostante Helios usasse tutte le sue capacità persuasive per supplicare l’imprudente Fetonte di ritirare la sua oltraggiosa richiesta, non ebbe alcun risultato.
A quel punto, Helios non potè far altro che cedere e dandogli delle informazioni e direttive, consigliò a Fetonte di guidare il carro lungo una rotta intermedia e di non andare né troppo in alto né troppo in basso.
Helios ha dipinto un’espressione di potere e arroganza sul volto di suo figlio.
Non appena iniziò, Fetonte si rese conto di aver intrapreso più di quanto fosse capace di fare, e si ritrovò del tutto impotente nel controllare i cavalli infuocati.
Quando gli animali si resero conto della debolezza e dell’inesperienza del loro giovane condottiero, iniziarono a seguire un percorso selvaggio e pericoloso.
Si narrava, che il Carro del Sole avesse aperto uno squarcio nei cieli che era poi divenuto la Via Lattea, una galassia a spirale.
Quindi, l’incontrollabile auriga solare cominciò a seguire una rotta troppo bassa, colpendo la terra e scatenando immense distruzioni, tra cui l’incendio del continente africano e la sua trasformazione in deserto, rendendo il popolo etiope dalla pelle nera, poiché bruciato dal fuoco del Sole, e causando perfino notevoli danni al fiume Nilo.
Zeus infuriato, pensando al pericolo di una distruzione maggiore, colpì il ragazzo con il suo fulmine ed il corpo morto di Fetonte cadde nel fiume Eridano, che in seguito sarebbe stato conosciuto come il fiume Po d’Italia.
Lo sfortunato Fetonte fu profondamente pianto dalle sue sorelle, le Eliadi, che furono trasformate in pioppi per stare vicino al fiume e proteggere per sempre il loro fratello.
𝕄𝕚𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕔𝕣𝕖𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕕𝕖𝕘𝕝𝕚 𝔸𝕓𝕠𝕣𝕚𝕘𝕖𝕟𝕚 𝕒𝕦𝕤𝕥𝕣𝕒𝕝𝕚𝕒𝕟𝕚
C’è stato un tempo in cui tutto era fermo.
Tutti gli Spiriti della Terra dormivano, tranne il grande Padre di tutti gli Spiriti, l’unico sveglio.
Egli, dolcemente svegliò la Madre Sole e, quando aprì gli occhi, un caldo raggio di luce si diffuse verso la Terra addormentata.
Il Padre di tutti gli Spiriti disse alla Madre Sole:
“Madre, ho un lavoro per te. Scendi sulla Terra e risveglia gli Spiriti dormienti. Dai loro delle forme.”
La Madre Sole scivolò sulla Terra, e in quel momento era nuda, e cominciò a camminare in tutte le direzioni e, ovunque camminasse, crescevano piante.
Ritornata al campo in cui aveva cominciato il suo lavoro, la Madre si riposò, molto soddisfatta di sé.
Il Padre di tutti gli Spiriti vide il suo lavoro, e poi le ordinò di andare nelle caverne e risvegliare gli Spiriti.
Questa volta, Madre Sole si avventurò nelle oscure caverne sui fianchi delle montagne dove la luce brillante, che irradiava da lei, risvegliò gli Spiriti e, dopo che se ne fu andata, insetti di ogni tipo volarono fuori dalle caverne.
La Madre Sole si sedette ed osservò la gloriosa vista dei suoi insetti mescolarsi ai suoi fiori.
Ma ancora una volta il Padre degli Spiriti la esortò a proseguire il suo lavoro ed ella si avventurò in una grotta molto profonda, diffondendo la sua luce attorno a sé.
Il suo calore sciolse il ghiaccio e furono creati i fiumi ed i torrenti del Mondo; poi creò pesci e piccoli serpenti, lucertole e rane. Successivamente risvegliò gli Spiriti degli uccelli e degli animali ed essi irruppero nella luce del Sole in una gloriosa gamma di colori. Vedendo ciò, il Padre di tutti gli Spiriti fu soddisfatto del lavoro di Madre Sole.
Chiamò a sé tutte le sue creature ed insegnò loro a godere delle ricchezze della Terra ed a vivere in pace gli uni con gli altri.
Poi salì in cielo e divenne il Sole.
Le creature viventi osservavano con soggezione il Sole, mentre strisciava nel cielo, verso ovest e, quando finalmente affondò sotto l’orizzonte, furono presi dal panico, pensando che le avesse abbandonate.
Per tutta la notte rimasero immobili al loro posto, pensando che la fine dei tempi fosse arrivata e, dopo quella che sembrò loro una vita, Madre Sole fece capolino sopra l’orizzonte ad est.
Così, i figli della Terra impararono ad aspettarsi il suo andare e venire e non ebbero più paura.
All’inizio i bambini vivevano insieme pacificamente, ma alla fine l’invidia si insinuò nei loro cuori e cominciarono a litigare.
Madre Sole fu costretta a scendere dalla sua casa nel cielo per mediare i loro litigi, dando ad ogni creatura il potere di cambiare la propria forma in qualunque cosa scegliesse.
Tuttavia non era soddisfatta del risultato finale, per esempio i ratti che aveva creato si erano trasformati in pipistrelli; c’erano lucertole giganti e pesci con la lingua ed i piedi blu.
E poi, il più strano dei nuovi animali aveva un becco come un’anatra, denti per masticare, una coda come un castoro e la capacità di deporre le uova: si chiamava “ornitorinco”.
Madre Sole guardò la Terra e pensò tra sé, che avrebbe dovuto creare nuove creature, affinché il Padre di tutti gli Spiriti non si arrabbiasse per ciò che ora vedeva.
Così dette alla luce due figli: il Dio era la “Stella del mattino” e la Dea era la “Luna”, che poi mandò sulla Terra, diventando i nostri antenati.
Madre Sole li aveva resi superiori agli animali, perché facevano parte della sua mente e non avrebbero mai voluto cambiare forma.
“𝕀𝕝 𝕊𝕠𝕝𝕖 𝕖 𝕤𝕦𝕒 𝕗𝕚𝕘𝕝𝕚𝕒”,
𝕝𝕖𝕘𝕘𝕖𝕟𝕕𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕥𝕣𝕚𝕓ù 𝕚𝕟𝕕𝕚𝕒𝕟𝕒 ℂ𝕙𝕖𝕣𝕠𝕜𝕖𝕖,
𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 ℂ𝕒𝕣𝕠𝕝𝕚𝕟𝕒 𝕕𝕖𝕝 ℕ𝕠𝕣𝕕 𝕖 𝕋𝕖𝕟𝕟𝕖𝕤𝕤𝕖𝕖.
Mentre Sole viaggiava attraverso il cielo, ogni giorno a metà giornata, si fermava per cenare a casa di sua figlia.
Ora, Sole odiava le persone perché strizzavano sempre gli occhi quando la guardavano: “Mi guardano in faccia!”, disse un giorno a suo fratello Luna.
“A me piacciono,” disse Luna, “mi sorridono sempre.”
Sole era gelosa e decise che avrebbe ucciso le persone, mandandogli la febbre.
Molte persone stavano morendo e quelle rimaste decisero che avrebbero dovuto uccidere Sole.
Con un po’ di magia, una delle persone fu trasformata in un serpente a sonagli e mandata ad aspettare vicino alla porta della figlia, per mordere Sole, quando si fosse fermata a cena.
Ma fu la figlia ad essere morsa dal serpente, quando aprì la porta per cercare sua madre.
Quindi, il serpente ritornò sulla Terra con Sole ancora viva e la figlia morta.
Quando Sole scoprì l’accaduto, si chiuse in casa e si addolorò.
La gente non aveva più la febbre, ma adesso faceva freddo ed era sempre buio.
Quindi, sette persone furono scelte per visitare la terra dove i fantasmi danzano, per vedere se riuscivano a recuperare la figlia di Sole.
Mentre il fantasma della fanciulla danzava davanti a loro, la colpirono con delle verghe facendola cadere, poi la intrappolarono in una scatola.
Durante il viaggio di ritorno, figlia si lamentò di non riuscire a respirare, quindi aprirono appena il coperchio.
A quel punto, diventò un uccello rosso e fuggì, volando di nuovo nella Terra dei fantasmi.
Vedendo le sette persone ritornare a mani vuote, Sole cominciò a piangere e ciò causò una grande alluvione.
E, per divertire Sole nel tentativo di fermare il diluvio, la gente ballava.
Questo è il motivo per cui la gente ancora oggi balla la Danza del Sole.
“𝕃𝕒 𝕋𝕣𝕚𝕓ù 𝕕𝕖𝕝 ℚ𝕦𝕚𝕟𝕥𝕠 𝕄𝕠𝕟𝕕𝕠”,
𝕝𝕖𝕘𝕘𝕖𝕟𝕕𝕒 𝕕𝕖𝕘𝕝𝕚 𝕀𝕟𝕕𝕚𝕒𝕟𝕚 𝕋𝕠𝕝𝕥𝕖𝕔𝕙𝕚
𝕕𝕖𝕝𝕝’𝔸𝕞𝕖𝕣𝕚𝕔𝕒 𝕔𝕖𝕟𝕥𝕣𝕒𝕝𝕖
Un tempo, furono creati cinque Mondi e cinque Soli, uno dopo l’altro.
Il primo Mondo fu distrutto, perché i suoi abitanti agirono in modo sbagliato, quindi furono mangiati dai gattopardi e distrutti dal Sole. Il secondo Sole vide la sua popolazione trasformarsi in scimmie, a causa della mancanza di saggezza.
Il terzo Sole vide il suo Mondo distrutto da incendi, terremoti e vulcani, perché le persone non facevano sacrifici agli Dei.
Il quarto Mondo perì in un’alluvione che sommerse anche il Sole. Prima di creare il quinto Mondo, il nostro Mondo, gli Dei si incontravano nell’oscurità, per decidere chi avrebbe avuto l’onore di accendere il quinto Sole.
Tecciztecatl (divinità lunare azteca) si offrì volontario, quindi gli altri Dei accesero un grande fuoco in cima ad una piramide ed egli si preparò a gettarsi nelle fiamme.
Era vestito con bellissime piume di colibrì, oro e turchese, e per quattro volte tentò di gettarsi nel fuoco suicida, ma ogni volta la paura lo bloccò.
Quindi il più umile di tutti gli Dei, Nānahuātl, vestito di semplici canne, si gettò nel fuoco.
Teccitztecatl si vergognò così tanto, che anche lui si gettò nel fuoco.
Nānahuātl, grazie al suo sacrificio, diventò il Dio del Sole, permettendo a questa stella di poter continuare a brillare sulla Terra.
Infatti, il nuovo Sole si alzò nel cielo, dando luce al quinto Mondo.
𝕏ī𝕙é, 𝕝𝕒 𝔻𝕖𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕃𝕦𝕔𝕖 𝕖 𝕞𝕒𝕕𝕣𝕖 𝕕𝕖𝕚 𝔻𝕚𝕖𝕔𝕚 𝕊𝕠𝕝𝕚
Xīhé era una delle due mogli dell’imperatore Di Jun (insieme a Changxi), ed anche la madre di dieci Soli, che avevano sembianze di Corvi a tre zampe.
Essi risiedevano su un albero di gelso, il Fusang, nel Mare Orientale e, durante l’antica settimana cinese fatta di dieci giorni, quotidianamente uno degli uccelli Sole veniva incaricato di viaggiare intorno al Mondo, su una carrozza guidata da Xīhé.
Quindi, ogni giorno appariva un Sole, finché alla fine della settimana si riunivano tutti nella Valle della Luce a est.
Essendo una madre affettuosa, Xīhé lavava i suoi figli e poi li metteva a letto tra i rami del gigantesco gelso.
Un giorno, stanchi di questa routine, tutti e dieci i Soli scapparono insieme, provocando una terribile ondata di caldo che fece bruciare il Mondo.
Di Jun dette all’arciere Hou Yi l’incarico di tenere sotto controllo i disobbedienti Soli, per evitare conseguenze disastrose.
Hou Yi, per prima cosa, cercò di ragionare con i Soli ma, quando ciò non funzionò, fece finta di sparargli con il suo arco per intimidirli. Quando i Soli si rifiutarono nuovamente di prestare ascolto agli avvertimenti di Hou Yi, l’arciere iniziò a sparargli contro uno per uno.
Ogni volta che cadevano, si trasformavano in Corvi a tre zampe finchè, alla fine, rimase soltanto un Sole.
L’imperatore Di Jun e la madre del Sole Xīhé chiesero che fosse risparmiato per la prosperità dell’uomo.
In una variante, l’ultima freccia di Hou yi fu rubata da un ragazzo coraggioso, o dallo stesso imperatore Di Jun, che si rese conto che la Terra aveva bisogno di un Sole.
“𝕀𝕝 ℝ𝕒𝕘𝕟𝕠 𝕖𝕕 𝕚𝕝 𝕊𝕠𝕝𝕖”, 𝕝𝕖𝕘𝕘𝕖𝕟𝕕𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕥𝕣𝕚𝕓ù ℂ𝕙𝕖𝕣𝕠𝕜𝕖𝕖
All’inizio dei tempi, c’era solo l’oscurità e la gente continuava a scontrarsi ed a morire.
La Volpe raccontò che le persone dall’altra parte del mondo avevano molta luce, ma erano troppo avide per condividerla. Quindi, l’Opossum andò lì per rubare un pezzettino di luce.
Trovò il Sole appeso ad un albero, che illuminava tutto, pertanto ne prese un pezzettino e lo nascose nel pelo della coda.
Il calore gli bruciò il pelo della coda: ecco perché gli Opossum hanno la coda pelata.
Anche la Poiana provò a rubare il Sole, cercando di nasconderne un pezzetto tra le piume della sua testa: ecco perché le Poiane hanno la testa calva.
Dopo qualche tempo, ci provò anche nonna Ragno, la quale realizzò una ciotola di argilla.
Poi tessé una rete (la Via Lattea) attraverso il cielo, raggiungendo l’altra parte del Mondo.
Raccolse tutto il Sole mettendolo nella ciotola di argilla e lo portò a casa, dalla nostra parte del Mondo.
𝕃𝕒 𝕃𝕖𝕘𝕘𝕖𝕟𝕕𝕒 𝕤𝕦𝕝 𝕊𝕠𝕝𝕖 𝕕𝕖𝕝 𝕡𝕠𝕡𝕠𝕝𝕠 𝕄𝕒𝕠𝕣𝕚
Il popolo Maori della Nuova Zelanda racconta che, tanto tempo fa, quando le giornate erano più brevi di adesso, l’eroe Maui sentiva spesso i suoi fratelli lamentarsi della mancanza di luce durante il giorno.
Quindi, decise di risolvere il problema, domando il Sole.
Sebbene i suoi fratelli fossero scettici, loro e la loro tribù aiutarono Maui a tessere una rete di lino.
Maui ed i suoi fratelli partirono quindi verso est, per trovare il luogo di riposo del Sole.
Coprirono l’ingresso della grotta del Sole con reti e si spalmarono di argilla, per proteggersi dal suo calore.
Quando spuntò il Sole, esso lottò e si dibatté nelle reti, ma i fratelli resistettero.
Maui iniziò a battere il Sole con una mazza fatta con la mascella di un antenato, finché la stella non fu così indebolita, da non poter più correre attraverso il cielo.
Questo è il motivo per cui oggi il Sole viaggia così lentamente nel cielo.
“𝕀𝕝 ℂ𝕠𝕣𝕧𝕠 𝕖𝕕 𝕚𝕝 𝕊𝕠𝕝𝕖”,
𝕝𝕖𝕘𝕘𝕖𝕟𝕕𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕥𝕣𝕚𝕓ù 𝕋𝕤𝕚𝕞𝕤𝕙𝕚𝕒𝕟, 𝕘𝕣𝕦𝕡𝕡𝕠 𝕖𝕥𝕟𝕚𝕔𝕠 𝕒𝕞𝕖𝕣𝕚𝕟𝕕𝕠
Una volta, il Cielo non aveva giorno e, quando era sereno, c’era un po’ di luce proveniente dalle Stelle ed invece, quando era nuvoloso era molto buio.
Il Corvo aveva messo i pesci nei fiumi e gli alberi da frutto nella terra, ma era rattristato dall’oscurità.
Il Sole, a quel tempo, era custodito in Cielo da un Capo indiano, che lo aveva conservato in una scatola.
Il Corvo volò in alto ed arrivò fino ad un buco nel cielo, attraversandolo.
Arrivò ad una sorgente, dove la figlia del Capo sarebbe giunta per prendere l’acqua e metterla nella borraccia.
Il Corvo si trasformò in un seme di cedro e galleggiò sull’acqua. Quando la ragazza bevve dalla borraccia, inghiottì il seme senza accorgersene e rimase incinta.
Nacque un bambino, che in realtà era il Corvo.
Dopo qualche tempo, il bambino implorava di giocare con la pallina gialla che il nonno teneva in una scatola.
Quindi, gli fu permesso di giocare con il Sole e, quando il Capo distolse lo sguardo, si trasformò di nuovo in Corvo e volò indietro attraverso il buco nel cielo, portando il Sole con sé che, da quel momento, poté brillare libero nella volta celeste.