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Quetzalcoatl
Il Coniglio lunare o Lepre lunare, Yuètù (月兔), è una figura mitologica presente nel folklore dell’Estremo Oriente, in particolare Corea, Cina e Giappone.
In Cina viene anche chiamato ‘Coniglio di Giada’, Yùtù (玉兔) o ‘Coniglio d’Oro’, Jīntù (金兔), e viene celebrato nella festività dedicata alla Luna ed alla Dea Chang’e, appunto la ‘Festa della Luna’ o Festa di metà autunno, “Zhōngqiūjié” (中秋節, 中秋节).
La leggenda parla di un Coniglio che vive sulla Luna, sulla base della ‘pareidolia’ (illusione subcosciente, che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili, naturali o artificiali, dalla forma casuale) comune in Asia ma non in Occidente, per la quale è possibile vedere, una figura di Coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un mortaio da cucina, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna Piena.
Questo Coniglio lunare è un compagno della Dea della Luna, Chang’e, e nel mortaio prepara per lei l’elisir di lunga vita.
L’animale vive sulla Luna con il Rospo e può essere visto ogni anno, ad occhio nudo, a metà autunno o il 15 agosto.
In una leggenda raccontata a Pechino e dintorni, una piaga mortale arrivò in città, circa 500 anni fa, ed iniziò a uccidere molte persone.
L’unica cosa, che poteva salvare la città da questa epidemia, era il Coniglio lunare.
Chang’e lo inviò sulla Terra, per visitare ogni famiglia e curarla da questa piaga.
L’animale faceva proprio questo e non chiedeva nulla in cambio, tranne alcuni vestiti, spesso cambiando da uomo a donna.
Dopo aver curato la città da questa piaga, tornò sulla Luna.
Un’altra versione narra, che l’Imperatore di Giada si travestì da mendicante, per trovare un animale degno di aiutarlo a preparare l’elisir di lunga vita per gli immortali.
In questo racconto cinese del Coniglio di Giada, l’animale saltò nel fuoco, per sacrificarsi come cibo per il mendicante, ma fu immediatamente salvato dall’Imperatore di Giada, che poi lo portò sulla Luna, per creare l’elisir della lunga vita.
L’Imperatore fu così colpito dal Coniglio, che trasformò la sua pelliccia in un bianco abbagliante.
E, chi cerca il Coniglio di Giada troverà il suo profilo sulla Luna con il suo pestello e mortaio, mentre mescola l’elisir divino.
Nel 2013, la Cina ha lanciato la sua prima sonda lunare senza equipaggio, per esplorare una regione lunare nota come ‘Sinus Iridum’, o ‘Baia degli Arcobaleni’.
Questa sonda lunare è stata chiamata Jade Rabbit, Coniglio di Giada.
Purtroppo, Jade Rabbit ha subito alcuni malfunzionamenti sulla superficie lunare, prima che la missione fosse completata.
Nonostante ciò, la sonda è riuscita a trasmettere i dati sulla Terra e, alla fine, ha lasciato “l’impronta” della Cina sulla Luna.
In Cina, ancora oggi si producono figurine giocattolo del Coniglio lunare, che indossa un’armatura e cavalca una Tigre, un Leone, un Elefante o un Cervo, molto popolari tra bambini e adulti, soprattutto durante il Festival di metà autunno o durante il Capodanno lunare nell’anno zodiacale del Coniglio (l’ultimo è stato nel 2011; il prossimo sarà nel 2023).
Esistono leggende sul Coniglio lunare anche tra i Nativi americani negli Stati Uniti, Messico e Canada.
Gli Aztechi credevano che, un tempo, il Dio Quetzalcoatl (leggi articolo) vivesse sulla Terra come un uomo.
Egli iniziò un viaggio e dopo aver camminato per qualche tempo, divenne stanco e affamato.
Dal momento che non aveva niente da bere e da mangiare, pensava che sarebbe morto tuttavia, un Coniglio stava pascolando e trovò l’uomo, offrendosi come cibo per salvargli la vita.
Quetzalcoatl, commosso dall’offerta del Coniglio di sacrificarsi per il suo benessere, lo portò prima sulla Luna e poi lo riportò sulla Terra, dicendogli:
“Sei solo un coniglio, ma sarai ricordato da tutti. La tua immagine rimarrà alla luce della Luna per tutti gli uomini di tutti i tempi”.
Il mito azteco di Tecciztecatl racconta una versione diversa, di come un Coniglio arrivò sulla Luna.
Tecciztacatl ed un altro Dio azteco, Nanahuatzin, gareggiarono per diventare un nuovo Sole, dopo la morte del precedente.
Gli Dei accesero un grande fuoco, che doveva bruciare per quattro giorni e, quando venne il momento per Tecciztecatl di saltare nel fuoco, ebbe paura e sbagliò per quattro volte, perché il calore era talmente forte, che lui ebbe paura di saltare.
Allora gli Dei chiamarono Nanauatl, il quale chiuse gli occhi, controllò la paura e saltò.
Quando Tecciztecatl lo vide saltare, ferito nell’orgoglio, lo seguì.
All’inizio non successe niente, ma poco dopo due Soli apparvero nel cielo.
Gli Dei erano arrabbiati perché Tecciztecatl continuava a seguire Nanauatl e tutti e due brillavano allo stesso modo, così Nanauatl prese un Coniglio e lo gettò in faccia a Tecciztecatl.
Quest’ultimo perse il suo splendore ed il Coniglio rimase impresso sulla sua faccia, diventando così la Luna, che ha ancora segnata sulla propria superficie l’immagine di questo animale.
Nell’arte Maya, nei glifi, nei geroglifici e nelle iscrizioni, un Coniglio viene spesso mostrato con la loro Dea della Luna e un’altra divinità sempre legata alla Luna.
Anche gli Indiani d’America Cree hanno una leggenda sul Coniglio lunare.
Questo animale voleva cavalcare la Luna, ma solo la gru lo avrebbe aiutato.
Il grosso Coniglio si aggrappò alle zampe magre della gru e, di conseguenza, esse si allungarono molto durante il viaggio.
Questo è il motivo per cui le zampe della gru ora sono così lunghe.
Quando atterrarono sulla Luna, il Coniglio toccò la testa della gru con una zampa insanguinata, premiandola con i segni rossi sulla sua testa, che questo volatile ha ancora oggi.
In Giappone, il Coniglio lunare è conosciuto come “Tsuki no Usagi” e su di lui c’è una storia famosa che dice:
«Una notte, l’Uomo sulla Luna scese sulla Terra travestito da mendicante.
Si imbatté in una Volpe, una Scimmia e un Coniglio (Usagi) e chiese del cibo.
La Volpe gli portò il pesce da un ruscello e la Scimmia portò i frutti dagli alberi, ma il Coniglio poteva offrire solo erba.
Allora disse al mendicante di accendere un fuoco e, quando fu acceso, si gettò sulle fiamme per offrirsi a lui come cibo.
Stupito dalla generosità del Coniglio, il mendicante si trasformò di nuovo nell’Uomo sulla Luna e tirò il Coniglio fuori dal fuoco.
Per onorare la gentilezza del Coniglio, l’Uomo sulla Luna riportò il Coniglio sulla Luna per vivere con lui».
Infatti, se guardi la Luna Piena, puoi vedere il profilo del Coniglio che pesta gli ingredienti per preparare il ‘mochi’ (dolce tipico giapponese) sulla Luna.
Questo classico racconto popolare viene spesso raccontato ai bambini nel periodo della ‘Luna Piena del raccolto’, a settembre (leggi articolo).
Sembra, però, che questo mito derivi da un racconto buddista, “Śaśajâtaka”.
In questa versione il Coniglio, con una compagnia di altri animali, decise di praticare la carità nel giorno di Luna Piena.
Passò un mendicante ed ogni animale offriva qualcosa per l’uomo, ma il Coniglio poteva donare solo erba.
Come nel racconto giapponese, saltò tra le fiamme del suo fuoco.
Il mendicante si rivelò essere “Śakra”, il Sovrano del Cielo.
Impressionato dal sacrificio del Coniglio, pose l’immagine del Coniglio sulla Luna, affinché tutti potessero vederla.
Inoltre, questa leggenda spiega che vediamo la Luna è grigia, in quanto è il colore che le è rimasto per il fumo del fuoco di quella fatidica notte.
In Corea, il Coniglio lunare è noto come ‘Daltokki’ (달토끼), e ha dato vita ad una leggenda molto popolare tra bambini ed adulti.
Anche il Coniglio lunare coreano batte gli ingredienti per i mochi nel suo mortaio, e la leggenda è uguale a quella giapponese.
Invece in Vietnam, il Coniglio lunare bianco si chiama ‘Tho Trang’.
Questa versione ha un Coniglio bianco (Tho Trang), che organizza una festa con i suoi amici, per accogliere la Luna luminosa, quando sente un urlo.
Mentre gli animali vanno a cercare chi ha urlato, e trovano un vecchio svenuto per la fame, la Volpe ruba tutto il cibo che era stato preparato per la festa.
Tho Trang ed i suoi amici cercano altro cibo per sfamare il vecchio ma, non trovando nulla, il Coniglio si sacrifica.
In realtà, il vecchio era una fata, che è così impressionata dal sacrificio di sé del Coniglio, che porta Tho Trang con sé sulla Luna.
La mitologia della civiltà azteca, che dominò il Messico centrale nel 1400 e all’inizio del 1500, descriveva un universo di grandezza e terrore.
I mondi erano creati e distrutti nei miti, e splendidi Dei combattevano tra loro.
Le cose di tutti i giorni (colori, numeri, indicazioni stradali, giorni del calendario, ecc) assumevano un significato speciale, perché ciascuno era associato a una Divinità.
La vita religiosa azteca comportava dal tenere piccole statue in ceramica degli Dei nelle case, alla partecipazione a elaborate cerimonie pubbliche, che implicavano sacrifici umani.
Iniziamo un tour, su questo magico mondo ammaliante…
Acolmiztli, o Acolnahuacatl, Dio azteco dell’Oltretomba, era un Dio degli Inferi aztechi, il Mictlàn.
Acolmiztli, che in lingua nahuatl significa “Felino forte” o “Braccio di Puma”, era rappresentato come un puma di colore nero, con un ruggito soprannaturale, che impediva ai vivi di passare nel Regno dei morti.
Il re poeta di Texcoco, Nezahualcóyotl (1402–1472), assunse il nome di questa divinità in suo onore.
Secondo la mitologia azteca, quando le persone morivano, dovevano attraversare un viaggio di nove livelli.
Il processo durava quattro anni ed era pieno di ostacoli, prima di arrivare a destinazione, nel Mictlán.
L’obiettivo era arrivare agli Inferi, con Mictlantecuhtli e Mictecacihuatl , divinità della morte, così l’anima del defunto avrebbe raggiunto il riposo eterno.
Vediamo insieme le tappe dei 9 percorsi:
1) – bisognava attraversare il fiume Apanohuaia con l’aiuto di un cane, bianco o vermiglio, chiamato Xoloitzcuintle. Il suo colore era l’unico modo per vedere in un luogo pieno di oscurità.
2) – si arrivava a Tepeme Monamictlán, un luogo dove le colline si univano e l’ anima doveva aspettare per continuare la sua strada.
3) – si giungeva a Iztepetl, ostacolo per cui l’anima doveva attraversare un sentiero di ossidiana .
4) – il quarto livello si chiamava Cehueloyán, un luogo con molta neve, dove lo spirito ricordava i momenti più tristi della sua vita. Doveva passare attraverso il percorso, per sbarazzarsi di loro.
5) – a metà del viaggio si trovava Pancuetlacalóyan, un luogo con così tanto vento, che alcune anime non riuscivano a superarlo, venendo spazzate via.
6) – a Timiminalóayan, mani invisibili lanciavano frecce, che dovevano essere schivate dalle anime. Ogni freccia rappresentava una persona che aveva influito sulla vita dei defunti.
7) – a Teyollocualoyan c’era un giaguaro, che privava l’anima del suo cuore, perché in questa fase i defunti dovevano abbandonare qualsiasi mondanità che portano ancora con sé.
8) – l’ottava tappa era Apanohualóyan, un luogo in cui i defunti vedevano passare la loro vita.
9) – Ultimo livello era Chiconahualóyan, in cui le anime finalmente incontravano Mictlantecuhtli e Mictecacíhuatl, per la loro ricompensa: il riposo eterno.