psicopompo
I Ragni appartengono all’ordine degli Aracnidi, suddiviso in più di 100 famiglie, comprendenti oltre 45.000 specie.
Il loro corpo è suddiviso in due segmenti, cefalotorace e opistosoma, e posseggono 8 zampe.
Avendo l’intestino molto stretto, i Ragni non possono mangiare materiale e, quindi, sono costretti a rendere liquido il loro cibo con vari enzimi digestivi, per macinarlo finemente con l’apparato masticatorio.
Nella parte terminale del loro addome ci sono le filiere, dalle quali esce la seta, usata per avvolgere le prede e costruire le ragnatele.
La seta è considerata superiore a qualsiasi materiale sintetico finora elaborato, per leggerezza, tenacia ed elasticità.
I Ragni secernono un veleno per immobilizzare le prede, spesso molto tossico e pericoloso anche per l’uomo. Recentemente, gli scienziati stanno sperimentando il veleno dei Ragni, a scopo terapeutico o come insetticidi non inquinanti.
Nel 1973, lo Skylab 3 (Nasa), a scopo sperimentale, portò alcuni Ragni per studiarne il comportamento nello spazio, per vedere come avrebbero tessuto le ragnatele in assenza di gravità. Gli animali dapprincipio realizzarono ragnatele poco consistenti e disorganizzate poi, col passare del tempo, si adattarono al nuovo ambiente, mostrando grandi capacità di recupero.
Bisogna sapere che la maggior parte dei Ragni morde un essere umano, soltanto in casi estremi di autodifesa, oppure se è direttamente minacciato. E, nella quasi totalità dei casi, l’irritazione è poco più grave di un morso di zanzara o della puntura di un’ape. Però, alcune specie procurano morsi abbastanza seri dal punto di vista medico, per esempio i Loxosceles e le “Vedove nere”, che mordono solo se si sentono minacciati direttamente ed in modo insistente, anche se ciò può capitare incidentalmente.
In Cambogia e nel Venezuela meridionale, i Ragni in cucina sono considerati una prelibatezza gastronomica, avendo l’accortezza di rimuovere accuratamente i peli estremamente irritanti.
Da sempre, in tutte le storie e le mitologie, in tutto il mondo ed in tutte le epoche, i Ragni sono stati considerati il punto focale di molte fobie.
Nello stesso tempo, hanno sempre avuto un’interpretazione ambivalente, positiva e negativa.
Leggiamo alcuni esempi.
Spesso i Ragni hanno simboleggiato la pazienza, proprio per la loro tecnica di caccia, che consiste nel costruire la ragnatela ed attendere la preda appostandosi pazientemente, così come hanno anche significato il dolore e la malevolenza, a causa della tossicità del veleno di alcuni di loro.
Da vari popoli, il Ragno è stato visto come un essere creatore, da cui ha avuto origine il mondo, o come un benefattore dell’umanità, per averle donato il fuoco.
Infatti, nella mitologia africana, un “uomo-ragno” porta il fuoco dal cielo agli uomini; gli indiani Cherokee, invece, raccontano di Kananeski Amaiyehi, un ragno d’acqua, che riesce ingegnosamente a trasportare il fuoco in una ciotola.
Nello Sciamanesimo, il Ragno rappresenta uno spirito-guida saggio che, andando temporaneamente nel mondo dei morti, appare in visione agli apprendisti sciamani. Di solito assume la forma di un nano, che però si trasforma in una “creatura simile ad un ragno”.
Secondo alcune ricette di medicina popolare, per guarire dalla febbre, si doveva spaccare una noce e chiudervi all’interno un Ragno vivo, portandola addosso per 48 ore.
Oppure si doveva far mangiare un Ragno ad un ammalato, a sua insaputa, per guarirlo dalla malaria.
Così come alle donne lattanti con la febbre si consigliava di mangiare ragnatele, per evitare di contagiare il bambino.
Nei vasi delle farmacie, anticamente era un ingrediente immancabile la tela di Ragno.
Inoltre, l’alchimista Crollius consigliava di uccidere il Ragno da cui si era stati morsi, schiacciandolo sulla ferita, come antidoto infallibile contro il veleno immesso dall’animale.
I Ragni hanno anche una simbologia spirituale, legata al mondo dell’aldilà ed ai mondi sotterranei, Cielo, Inferi, ecc.
Nella cultura popolare europea è diffusa la credenza che l’anima, durante il sonno, possa uscire e rientrare dalla bocca sotto forma di Ragno.
Nella mitologia precolombiana si ritrova il legame fra il Ragno e la morte in senso positivo. Infatti, l’animale è visto come uno psicopompo, cioè guida delle anime dei defunti. Per esempio, la popolazione dei Chibcha (antico popolo colombiano) credeva che i defunti attraversassero il lago della morte su barche fatte di ragnatele.
Pertanto, il Ragno, oltre ad essere una guida per l’aldilà, acquista la funzione di ponte o di porta fra mondi che, solitamente, non sono comunicanti fra loro.
Nell’America del sud in particolare, la ragnatela è il mezzo per salire dal mondo inferiore al mondo superiore.
Invece, alcune tribù dell’America del nord associavano i Ragni all’inganno.
Greci ed Egizi consideravano la ragnatela come simbolo della complessità del destino.
In India, il Ragno e la ragnatela rappresentano l’ordine cosmico, di cui l’animale ne costituisce il centro.
Per gli Amerindi, il Ragno rappresentava il vento ed il tuono e proteggeva dai malanni.
Gli Incas praticavano la mantica, chiudendo un Ragno divinatorio in un vaso, che poi veniva scoperto dall’indovino: se nessuna zampa era piegata, l’auspicio era negativo.
In alcuni casi, il legame fra il Ragno e l’oltretomba implica che l’animale sia anche saggio ed in grado di consigliare l’uomo, così come farebbe un defunto.
Una leggenda narra che, quando Maometto in fuga dalla Mecca, si nascose con Abū Bakr (il primo califfo dell’Islam) in una grotta, un Ragno costruì miracolosamente la sua tela in pochi istanti, coprendo l’imboccatura dell’antro. Quindi, gli inseguitori credettero che da lì non fosse passato nessuno e proseguirono le ricerche altrove.
Gli antichi Romani veneravano il Ragno come un talismano, apportatore di fortuna e prosperità.
Una leggenda greca racconta, che la principessa libica Aracne acquisì una grande reputazione nel tessere e ricamare.
Era talmente abile, che si diceva fosse stata allieva di Atena, la dea delle filatrici e delle ricamatrici. Aracne, quindi, sfidò la dea la quale, travestitasi da vecchia, le consigliò di essere più modesta.
Aracne la offese, così Atena le si manifestò e la sfida ebbe inizio.
La dea ricamò una tappezzeria, raffigurando al centro i dodici Dei olimpici ed ai quattro lati, la sconfitta dei mortali che avevano osato sfidarli.
Aracne, di contro, filò gli amori poco onorevoli degli Dei.
Infuriata, Atena strappò l’opera di Aracne e la colpì con la spola.
La principessa, disperata, fuggì e s’impiccò, ma Atena la trasformò in Ragno.
I Ragni rappresentano anche il simbolo della creatività, che spingono l’uomo a liberarsi dai vincoli della routine e ad armonizzare emozioni o aspetti caratteriali in conflitto.
Si può ben affermare che il Ragno abbia colpito e stimolato l’immaginario umano, diventando spesso una creatura leggendaria. Tra le numerose attestazioni in proposito, è interessante il fenomeno del “Tarantismo”.
Considerato un fenomeno isterico convulsivo, in base a credenze ampiamente diffuse anticamente nell’area mediterranea ed in epoca più recente in Spagna, nel sud Italia (particolarmente nella provincia di Matera ed in Puglia), sarebbe provocato dal morso di Ragni.
I sintomi psicopatologici e psichiatrici sono caratterizzati da una condizione di malessere generale, simile all’epilessia o all’isteria, con offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive.
Sembra che il Tarantismo sia provocato dal morso di due tipi di Ragno: della Malmignatta (Latrodectus tredecimguttatus) indolore ma pericoloso e della Tarantola (Lycosa tarantula), doloroso ma innocuo.
Di solito, le vittime più frequenti del Tarantismo erano giovani nubili donne in età da matrimonio e nel periodo estivo, in quanto durante la stagione della mietitura, le raccoglitrici di grano erano le più esposte al rischio di essere morse dal fantomatico Ragno.
Quindi, un gruppo di persone, avvalendosi di uno specifico apparato ritmico, musicale e coreutico, andava a domicilio della “malata” e, con un complesso rito terapeutico, oggetti ed ambientazioni rituali, riusciva a guarire la persona sofferente.
Ogni anno, ciclicamente, all’inizio del periodo estivo, e per molti anni, la persona colpita era colta da una forma di grave malessere che poteva essere guarita solo con il rito di cui sopra.
La persona ammalata si chiamava “tarantata”, nella convinzione che la causa fosse il morso della “taranta” (tarantola).
Infatti, secondo la leggenda, la tarantola con il suo morso provocherebbe crisi isteriche e la credenza popolare riteneva che alcuni musicanti fossero in grado, con la musica, di guarire o almeno lenire lo stato di “pizzicata”.
Tutto ciò, attraverso una suonata, che poteva durare anche giorni, cercando di trovare la combinazione adatta di vibrazioni con le note dei loro strumenti, in particolare il “tamburello”.
Attraverso la musica e la danza, era possibile guarire i “tarantati”, realizzando un vero esorcismo musicale.
Ogni volta che un “tarantato” presentava i sintomi, i musicisti andavano nella sua abitazione o nella piazza principale del paese, mettevano al centro l’ammalato e suonavano la “pizzica” o la “tarantella”.
Così, l’ammalato iniziava a danzare ed a urlare sfrenatamente per ore, fino allo sfinimento, guarendo. Infatti, si credeva che mentre egli consumava le proprie energie nella danza, anche la taranta si consumava, fino ad essere annientata.
A questa leggenda è abbinata una spiegazione strettamente scientifica, in quanto sembra che il ballo convulso, accelerando il battito cardiaco, stimola abbondante sudore ed il rilascio di endorfine, favorendo così l’eliminazione del veleno.
La tradizione del Tarantismo è sopravvissuta fino ad oggi, con la Messa/Esorcismo del 29 giugno di ogni anno, presso la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Galatina (Le).
La festa patronale dei SS. Pietro e Paolo, a Galatina si svolge solitamente tra il 28 al 30 giugno, ed è una delle feste patronali più grandi del Salento, insieme con quella della “Focara” di Novoli, dedicata a Sant’Antonio Abate e quella di Sant’Oronzo a Lecce. Sembra che San Pietro e San Paolo furono nominati protettori della città quando, facendo tappa a Galatina durante i loro viaggi di evangelizzazione, riconoscenti della calda ospitalità ricevuta da un pio galatinese nel proprio palazzo, in cui ora è ubicata la Cappella, dettero a lui ed ai suoi discendenti il potere di guarire coloro che fossero stati morsi da ragni velenosi, detti in dialetto “tarante”. Sarebbe bastato bere l’acqua del pozzo posto all’interno della casa e tracciare il segno della croce sulla ferita.
E non dimentichiamo la famosissima “Notte della Taranta”, nata nel 1998 su iniziativa dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto “Diego Carpitella”, che è una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa, festival di musica popolare che valorizza la musica tradizionale salentina, riproponendola e contaminandola con altri linguaggi musicali.
Si svolge ad agosto, in forma itinerante in varie piazze del Salento, iniziando solitamente da Corigliano d’Otranto e culminando nel mega concerto di Melpignano, al quale partecipano musicisti di fama nazionale ed internazionale, oltre a prevedere una presenza in piazza di circa 200.000 persone.
Purtroppo, secondo le ultime notizie pervenutemi ad oggi, quest’anno, ovvero 2020, a causa della pandemia che ha investito anche il nostro Paese, la “Notte della Taranta” non ci sarà.
Esotericamente, vedere un Ragno solitamente è un evento fortunato o piacevole.
In Scozia, una leggenda narra che Roberto I Bruce, re di Scozia, si fosse rifugiato in una grotta, dopo essere stato sconfitto in battaglia dagli Inglesi; disperando ormai di riprendere possesso del Regno, si disponeva a lasciare il paese per non farvi più ritorno. In preda allo sconforto, notò un Ragno che cercava di costruire la tela all’ingresso della grotta.
Nonostante vari tentativi falliti, l’ insetto non si arrese finché non completò l’opera, e ciò incoraggio il sovrano a continuare a combattere.
Si racconta anche che, alla nascita di Cristo, furono i Ragni ad adornare la grotta a Betlemme, la notte di Natale, per dare riparo alla Sacra Famiglia dal freddo.
E sempre un Ragno aiutò i Tre a fuggire dalla persecuzione di Erode, creando una grandissima tela protettiva sull’entrata della grotta, in cui si erano nascosti.
Per ringraziarlo, San Giuseppe lo benedì, assicurandogli che in nessuna casa sarebbe mai stato cacciato o ucciso, in quanto la sua presenza avrebbe significato ricchezza e felicità.
Ecco perché i Ragni in casa non dovrebbero mai essere uccisi.
In seguito, nacque l’Aracnomanzia, diffusa in Africa dove credono che i Ragni, con i loro movimenti contorti e disordinati, nascondano qualcosa di misterioso e significativo, che possa aiutare le persone a vedere nel futuro.
Nelle città africane, ci sono vari metodi seguiti sulla lettura dei movimenti dei Ragni.
In Camerun, i Bamun pensano che, quando un giovane deve cercare lavoro, dovrebbe consultare un indovino. Questi prende un rametto di bamboo nero (simbolo negativo), due rametti di bamboo bianco (simbolo positivo), e li unisce con del filo. Poi indica il giovane, il suo eventuale padrone ed il lavoro con altri rametti di bamboo, disponendo tutto nel nido di un Ragno. Se l’animale , quando esce di notte, dispone il bamboo (che rappresenta il giovane) sopra gli altri, egli avrà l’impiego, se lo dispone sotto non lo otterrà, se invece il bamboo nero sovrasterà gli altri rametti il giovane, sfortunatamente, rischierà di morire sul luogo di lavoro.
In generale, vedere un Ragno ha queste possibili interpretazioni:
–Ragno che tesse la tela al mattino: arrivo di periodo fortunato.
–Ragno che tesse la sera: novità di viaggi.
–Ragnatela sulla porta di casa: arrivo di un visitatore.
–Ragno che sale o scende appeso al proprio filo: fortuna. ATTENZIONE! Se, durante la discesa, raggiungerà il pavimento, l’auspicio sarà negativo.
–Ragno di mattina: dispiacere.
–Ragno a mezzogiorno: ansietà.
–Ragno di sera: perdita finanziaria.
–Ragnatela sulla finestra: buone notizie.
–Ragno tra i vestiti: denaro, lettere, messaggi.
–Ragno sul proprio corpo: fortuna.
–Ragnetto rosso: denaro, vincite al gioco.
–Ragno sulla parete: fortuna.
–Ragno con 7 zampe: ottimo auspicio.
Nei sogni, Jung dice che il Ragno rappresenta la parte più profonda dell’inconscio, che cerca di comunicare con la parte più “esterna”, che agisce durante la veglia. Per questo motivo, spesso si hanno sensazioni di paura, inquietudine e pericolo sognando un Ragno.
Invece Freud asserisce che il ragno rappresenta una figura femminile, solitamente la figura materna.
La madre, rappresentata in forma onirica dal Ragno, non incarna una figura positiva ma in realtà raffigura un complesso di Edipo non ancora superato, a causa di un comportamento materno oppressivo e forte.
Anche nei sogni, però, i Ragni hanno un significato ambivalente. Essi, da una parte, concretizzano un’inquietudine inconscia, sono un campanello d’allarme per qualcosa (o qualcuno) che l’inconscio considera pericoloso, allarmante o ambiguo.
Dall’altra, rappresentano l’espressione di qualità creative, simbolo di pazienza ed abilità nel costruire e ricostruire e di una positiva sublimazione delle energie psichiche.
Se si sogna:
–Ragno morto: vittoria su un nemico.
–Avere un Ragno in mano: cattivo auspicio.
–Essere morso da un Ragno: conflitto con la propria madre o con una figura femminile dominante nella propria vita.
– Mangiare un Ragno: si possiede il controllo su una situazione.
– Ragno che si arrampica su una parete: i desideri saranno presto realizzati.
–Ragno che scende su di sé dall’alto: si può sfuggire ad una relazione opprimente.
– Ragno che tesse la ragnatela: ricompensa per il proprio duro lavoro.
– Essere spaventati da un Ragno: cattivo rapporto con la propria madre, che ancora condiziona.
– Non essere spaventati da un Ragno: attenzione a truffe o raggiri che non si notano.
–Ragno nel letto: conoscenza di un uomo non affidabile.
–Uccidere o schiacciare un Ragno: superamento degli ostacoli.
L’emblema del Ragno è molto utilizzato nei tatuaggi.
Per esempio, si ritrova sulla pelle dei detenuti, simboleggiando la durata della pena (contando il numero dei giri della tela) o la natura dei crimini commessi.
Ovviamente il Ragno, anche nei tatuaggi, conserva il suo significato duale.
Pertanto, può rappresentare la pazienza, la forza di volontà, il raggiungimento della perfezione, la forza, il coraggio e la destrezza.
Ma anche la vendetta, l’astuzia utilizzata per il raggiungimento dei propri scopi, la malvagità.
Il Ragno senza tela significa smarrimento o indipendenza.
Il Ragno con la tela o appeso ad un filo, è un portafortuna, in quanto simboleggia la felicità e la ricchezza che questo animale porta sulla Terra, direttamente dal Cielo.