“Febbraio è un mese di languori, il cuore del mondo è greve,
ignaro ancora dell’inquieto aprile e del vigoroso maggio”
-William Somerset Maugham-
Il nome Febbraio deriva dal latino “februare” = purificare o rimedio agli errori.
Ciò perché nel Calendario romano, questo mese era il periodo dei rituali di purificazione in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, che avevano il loro culmine il giorno 14.
Il primo giorno del mese, i Celti festeggiavano la “Fine dell’Inverno”, Imbolc, con rituali di purificazione dei campi e della casa, e auspicavano la produzione del latte (Luna piena di Febbraio), per gli agnelli che sarebbero nati.
La festa era dedicata alla triplice dea del fuoco, Brigid, per augurare purificazione e fecondità.
Durante queste feste, si beveva una bevanda a base di vino, miele, acqua e farina (a cui probabilmente venivano aggiunte anche delle erbe allucinogene) chiamata “Gwîn a bragawd” che aveva lo scopo di far cadere la gente in un sonno profondo, durante il quale prendeva contatto con gli esseri del mondo spirituale.
Imbolc, sotto il Cristianesimo, si trasformò nella celebrazione della vigilia della Candelora, consacrata alla Vergine Maria ed a santa Brigida, chiamata la «Maria dei Gaeli».
Santa Brigida era stata un tempo la Dea celtica Brigid, e successivamente era entrata a far parte della tradizione cristiana, trasformandosi nella badessa del Monastero di Kildare.
Santa Brigida, in seguito divenne la protettrice degli artigiani, patrona della poesia e dell’arte della guarigione, trovando nel 1° febbraio, l’antica festa di Imbolc, la festa cristiana della Candelora, il giorno della sua celebrazione.
Anche per gli antichi Romani, Febbraio era il mese preparatorio all’avvento della primavera, dedicato alla purificazione di campi e bestie.
Essi festeggiavano i “Lupercalia”, in onore del dio Fauno Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino attaccato dai lupi.
I Lupercalia erano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle Palatino, in cui leggendariamente sarebbero cresciuti, allattati da una lupa, Romolo e Remo.
La festività si svolgeva a metà Febbraio, con il suo culmine il giorno 15, perché era il periodo invernale nel quale i lupi affamati si avvicinavano agli ovili, minacciando le greggi.
I Lupercalia erano celebrati da giovani sacerdoti chiamati “Luperci”, seminudi con le membra spalmate di grasso ed una maschera di fango sulla faccia; sui fianchi portavano una pelle di capra, ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale.
Nell’antico Calendario giapponese, Febbraio è chiamato “Kisaragi” (Mese del cambio di vesti), oppure “Mumetsuki” (Mese in cui si vedono i fiori di prugno) ed anche “Konometsuki” (Mese in cui gli alberi prendono nuova vita).
In Finlandia si chiama “Helmikuu” (Mese della perla).
Il 2 Febbraio, in gran parte del mondo, si festeggia la Candelora.
Ciò deriva dalla Chiesa cattolica, che celebra la “presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme”, secondo la legge giudaica, che riguardava i primogeniti maschi, chiamata anche “Festa delle luci”.
Nello stesso giorno, negli Stati Uniti si attende la “Predizione della marmotta” (Groundhog Day), celebrata a Punxsutawney, in Pennsylvania, durante la quale il roditore esce fuori dalla sua tana e, se vede la sua ombra, si avrà un inverno lungo ancora un mese e mezzo, se non la vede, la primavera arriverà presto.
I primi di Febbraio, in Giappone si festeggia il “Setsubun” (letteralmente: divisione della stagione), quindi la divisione tra inverno e primavera ma, anticamente era usata anche per le altre stagioni.
Ad ogni cambio di stagione è facile ammalarsi e questi mali, così come i brutti accadimenti, sono tradizionalmente portati nella cultura giapponese da spiriti maligni, gli Oni.
Pertanto, la tradizione vuole, che un membro della famiglia si mascheri da Oni e gli altri familiari urlino: “ fuori gli spiriti, qui la fortuna”, lanciando al demone i fagioli di soia per scacciarlo dalla casa.
Sempre secondo il Setsubun, non ci si ammalerà, mangiando lo stesso numero di fagioli di soia rispetto alla propria età: chi ha 30 anni, per esempio, deve mangiarne 30, e così via.