«E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari…»
–Giovanni Pascoli–
Viburnum è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae, originario dell’Eurasia ed Americhe.
Il nome potrebbe derivare dal latino “viere” = “intrecciare” in riferimento dei rami flessibili, o da “vovorna” = “dei luoghi selvatici”.
La specie più conosciuta è il Viburno tino (Viburnum tinus), un arbusto sempreverde che può raggiungere i 3 metri d’altezza, con foglie verde scuro ovali, fiori bianchi riuniti ad ombrelle, rossastri quando sono boccioli e bacche blu-violacee ovoidali (tossiche), molto appetite da fringuelli, frosoni e topi campagnoli.
Presente in tutta Italia tranne Val d’Aosta e Piemonte, e componente importante della macchia mediterranea, il Viburno tino cresce nei terreni calcarei e predilige i margini dei boschi, oltre ad essere molto utilizzato come siepe ornamentale e come bordatura per i prati.
Altri nomi: Oppiono, Palla di neve, Pallone di maggio, Curnà, Liburno, Lentaggine, Dentaggine, Lagro salvatico, Lappuso, Lau, Laurentino, Lauro selvatico, Laurotino, Tino, Viorne-tin, Lorbeer-Schneeball, Uvas de perro, Laurustinus, Laurustine, Laurestine.
L’uso del Viburno tino nella medicina popolare cinese ha una lunga tradizione, poiché veniva utilizzato per trattare diarrea, tosse, artrite reumatoide e contusioni, oltre ad avere proprietà sedative, antispasmodiche ed antiossidanti.
Ancora oggi, ha usi medicinali: l’infuso delle foglie ha proprietà antipiretiche, mentre i frutti possono essere utilizzati come purganti.
In erboristeria, veniva utilizzato come tintura in un rimedio contro la depressione, ma anche come polvere essiccata delle foglie, come agente molluschicida.
Nella simbologia dei fiori, il Viburno tino significa: “Devoto a te, muoio, se trascurato”.
L’uso del suo legno risale a molto tempo addietro e, addirittura nell’equipaggiamento de “l’Uomo del Similaun” (o “Uomo dell’Hauslabjoch”, oppure “Ötzi“), ovvero il corpo di un uomo risalente all’Età del rame (circa 3300 – 3100 anni a.C) scoperto nel Trentino Alto Adige, sono state ritrovate frecce ricavate dai rami di questo arbusto.
Le bacche sono velenose e da esse, una volta mature, si ricavava un inchiostro.
I getti giovanili del Viburno tino sono molto flessibili, infatti un tempo venivano utilizzati al posto del Salice, sia come legacci che per intrecciare i cesti.
Il legno, molto duro, si utilizzava per la produzione di pipe e bocchini.
Con le foglie si fa un decotto per scurire i capelli.
Anticamente, il Viburno tino era considerato un albero maledetto, perché si credeva che i suoi rami fossero serviti per legare Gesù alla croce.
Secondo un’antica leggenda irlandese, che ci sia neve o pioggia, il 1 gennaio, giorno dedicato a Santa Faine, badessa del VI secolo, il Viburno sicuramente fiorirà.
Il Viburno tino può anche significare fastidi e calunnie.
Il Viburno oppio (Viburnum opulus) è un arbusto alto fino a 4 metri originario dell’Eurasia, molto decorativo.
Cresce in tutta Italia, tranne Puglia e Val d’Aosta, in boschi umidi, pioppeti, suoli calcarei.
Opulus: dal latino Oppio o Loppio, per la somiglianza delle foglie di questa specie che ricordano quelle del Loppio (Acero campestre).
Altri nomi: Oppio, Palla di neve, Rosa di Gueldra, Rosa di Viburno, Pagogna, Puine, Gemeiner Schneeball, Viorne obier, Boule de neige, Viburno rosso, Dog berry, Water elder, Kalyna, Bola de nieve, Mundillo, Guelder rose, Cramp bark, Snowball Tree, Gewöhnlicher Schneeball, Călin.
Presenta foglie trilobate, fiorellini bianchi riuniti in ombrelle e drupe rosse contenenti un nocciolo cuoriforme.
Il Viburno oppio è un indicatore di boschi secolari, se lo vedi mentre stai esplorando, potrebbe essere un segno, che ti trovi in un habitat raro e speciale.
Questa specie è uno dei simboli nazionali dell’Ucraina ed è menzionata in molte canzoni popolari, oltre ad essere rappresentata nell’arte e nei ricami.
Le sue bacche possono essere leggermente tossiche se consumate crude, ma possono essere cotte in gelatina o marmellata.
La corteccia del Viburno oppio è efficace per alleviare i crampi muscolari, se usata sotto forma di tintura.
Infatti è antispasmodica e sedativa, ed è stata utilizzata dalle donne per centinaia di anni, per calmare i crampi mestruali, per trattare flussi mestruali molto dolorosi (come la dismenorrea), l’endometriosi o fibromi.
Infine, la corteccia può essere utilizzata anche per alleviare il singhiozzo.
Il Viburno oppio è molto richiesto come arbusto ornamentale, sia per i fiori molto vistosi che per le drupe.
Questa pianta è stata utilizzata anche nel folklore e nella mitologia di varie culture.
In Europa, si credeva avesse proprietà protettive e veniva spesso piantata vicino alle case per allontanare gli spiriti maligni.
Nell’antica mitologia slava, il Viburno oppio era associato alla nascita dell’Universo, la cosiddetta “Trinità del Fuoco”: il Sole, la Luna e la Stella.
Si credeva che il ponte Kalyna (nome utilizzato per questa pianta), collegasse il mondo dei vivi a quello dei morti.
Il Viburno oppio era anche associato alla dea Marena, che si credeva avesse il potere di guarire e proteggere.
Le sue bacche simboleggiano la casa e la terra natale, il sangue e le radici familiari, oltre a rappresentare la bellezza di una fanciulla.
Il Viburno oppio veniva spesso raffigurato nel folclore ucraino con canti, arti decorative, poesia e ricami di tessuti e camicie rituali.
La canzone “Chervona Kalyna” era l’inno dei fucilieri ucraini del Sich e dell’esercito ribelle ucraino, ed un grappolo di bacche è oggi un’insegna dell’Esercito ucraino.
Questa pianta è anche uno dei simboli nazionali della Russia ed anche un importante suo simbolo dello stile artigianale di pittura ornamentale su legno chiamato Khokhloma.
Il colore rosso fuoco delle bacche rappresenta la bellezza nella cultura russa e, insieme ai dolci lamponi, mantiene l’antico simbolismo dell’amore appassionato per una bella fanciulla, poiché le bacche sono sempre state un simbolo erotico in Russia. Il lato amaro del frutto rosso simboleggia anche la separazione amorosa nella cultura popolare russa.
In una canzone popolare svedese del 1940/46, “Visa vid Midsommartid / Song at Mid-summer”, scritta dal drammaturgo ed attore del ‘900, Rune Lindström, si prepara qualcuno all’esperienza estatica che lo attende nella notte più breve dell’estate.
Nel primo verso, la fanciulla si lega una corona di fiori di Viburno oppio attorno ai capelli, e poi il poeta predice danze notturne selvagge con esseri magici, fino al sonno esausto sulla riva di uno stagno scuro.
Invece, Erik Axel Karlfelt (premio Nobel postumo per la letteratura nel 1931), in “Häxorna/Le streghe”, cita:
“Non camminare tra i viburni e i prugnoli
quando l’aria della sera è ancora calda.
Un demone miracoloso abita
nella stanza buia degli alberi.
Evita i prugnoli e i viburni
e il falso canto dei cespugli”
Nella mitologia scandinava, il Viburno oppio era chiamato “sambuco dell’acqua” e si diceva che lo spirito dell’acqua, noto come Nix, aspettasse sotto la pianta e suonasse una musica coinvolgente.
Quando qualcuno si fermava ad ascoltare, veniva afferrato e trascinato sott’acqua, a meno che non avesse già un rametto della pianta in tasca.
Il Viburno lantana (Viburnum lantana) è un arbusto molto ramificato, che può raggiungere i 5 metri d’altezza, originario dell’Eurasia.
Presente in tutta Italia, tranne Sardegna, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata, cresce nei boschi, su terreni calcarei.
Presenta grandi foglie dentate e pelose, piccoli fiori bianchi riuniti in ombrelle, e drupe appiattite inizialmente rosse e poi bluastre/nere.
I rami giovani presentano sono molto flessibili e sono usati per la creazione di legature, verghe, cesti, gerle, ecc.
Lantana: simile alla Lantana.
Altri nomi: Viborno, Viorna, Agurru, Merda de gatt, Antanel, Matallo, Scona, Wolliger Schneeball, Wayfaring tree (perchè cresce sui lati dei sentieri), Viorne lantane, Viorne cotonneuse, Hoarwithy, Barbadejo, Viburno común, Kleiner Mehlbaum, Mancienne, Wayfarer.
Il Viburno lantana è molto utilizzato a scopo ornamentale, ed i suoi giovani steli possono essere usati come spago naturale.
I rami vengono utilizzati per intrecciare cesti e per realizzare cerchi, mentre dalle foglie si ottiene un colore giallo paglierino, che si usa come mordente per l’alluminio e per colorare i tessuti.
I frutti e la corteccia contengono tannini e vengono utilizzati per produrre inchiostro.
Questa specie viene utilizzata come portainnesto per tutte le specie di Viburno che richiedono innesto.
I frutti e la corteccia contengono tannini e sono astringenti.
Un decotto veniva utilizzato per sciacqui e gargarismi nella cura del mal di gola e delle gengiviti.
Uno dei suoi nomi inglesi, Wayfarer tree (Albero del viandante) gli fu assegnato alla fine del ‘500 dall’erborista John Gerard, che lo notò lungo i sentieri tra il Wiltshire e Londra.
Egli lo associò all’essere su o vicino a un sentiero, impedendo ai viaggiatori di perdersi.
Lo spirito dell’Albero del viandante ci dice che c’è una grande attrazione nel seguire percorsi già stabiliti, anche perché pensiamo che essi vadano in una direzione per noi utile.
In realtà, basta poco per deviare o per tracciare una nuova via, che potrebbe semplicemente tornare su se stessa o diventare un vicolo cieco.
Stiamo parlando di “abitudini”, che sono percorsi stabiliti nel tempo da culture, gruppi, famiglie ed individui e che, con il passare del tempo, potrebbero rivelarsi percorsi utili o logori, potrebbero essere oscurati da direzioni più alla moda, possono essere i migliori in cui muoversi, oppure obsoleti.
Quando nella vita ripetiamo sempre gli stessi schemi, diventa come perdersi in un luogo sconosciuto, in cui ci ritroviamo semplicemente a viaggiare in tondo.
Quindi, se riusciamo a riconoscere questo comportamento, dobbiamo capirne i motivi, ma dobbiamo anche apportare consapevolmente modifiche in modo da poter andare altrove.
“Perdersi in un sogno del futuro è altrettanto futile, quanto perdersi in un sogno del passato”
Ecco allora, che accorre in nostro soccorso lo Spirito dell’Albero del viandante, il Viburno lantana, permettendoci di scoprire cosa deve essere conservato, riesaminato o ricordato, e cosa deve essere lasciato indietro.
Ascoltarlo, può indicarci un nuovo sentiro verso la salvezza.
Una fiaba boema racconta di un giovane di nome Lucindo, che voleva diventare re e, per questo motivo, lasciò la famiglia per seguire un mercante ebreo.
Per caso, egli capitò col suo compagno in un paese deserto, nel quale fu messo alla prova dagli spiriti dei defunti.
Lucindo, di indole generosa e caritatevole, diede sepoltura ai corpi delle anime tormentate.
Allora, sulla tomba ancora fresca, crebbe un cespuglio dai fiori bianchi ed un pettirosso fatato disse a Lucindo, che quei fiori di Viburno l’avrebbero reso invincibile.
Il giovane colse qualche fiore e proseguì il cammino, finché giunse in un regno, che aveva perduto da poco il re ed era governato da dodici Savi.
Su quel Paese gravava però la minaccia di un terribile drago con dieci teste, al quale ogni anno andavano sacrificati dieci giovinetti.
Lucindo si offrì di andare ad affrontare il drago e, fiducioso nella sua invulnerabilità, per dieci volte decapitò la mostruosa creatura con il solo aiuto di un semplice bastone.
Il popolo lo acclamò con tutti gli onori e lo fece re.
L’amico ebreo rimase al fianco di Lucindo come consigliere, ed ogni decisione importante venne sempre presa dai due passeggiando in giardino: una rigogliosa macchia di Viburni lantana, che in primavera fioriva di nuvole bianche ed in autunno si copriva di bacche vermiglie.
In generale, in Esoterismo il Viburno viene utilizzato per la protezione, per la fortuna al gioco, per il lavoro e per il potere. Se indossi un pezzo della sua corteccia, magari sotto forma di collana o dentro un sacchettino attorno al collo, ti protegge dagli spiriti malvagi e dagli avvenimenti accidentali.
I giocatori lo utilizzano come amuleto portafortuna da portare sempre con loro durante le loro partite.
Se hai bisogno di potere, puoi immergere la radice di Viburno, spezzettata, in un barattolo pieno di whisky ed alcool di Canfora e poi, al bisogno puoi prendere uno dei pezzetti e strofinarlo tra le mani.
Però fai attenzione nel tuo intento: se, per esempio, hai bisogno di denaro, la radice andrà posizionata vicino al tuo portafoglio, oppure a delle monete o banconote, insomma qualcosa che possa simboleggiare il denaro.
Se, invece, cerchi lavoro, metti in tasca un pezzetto della radice di Viburno, la quale ti aiuterà a superare tutte le difficoltà come l’ansia, la tensione, il timore di esprimersi ecc.
Proprio perchè il Viburno aiuta ad aumentare il tuo potere e la tua sicurezza interiore, puoi portare la radice sempre in tasca, anche quando cerchi di chiedere un aumento di stipendio.
Vi lascio col testo di una canzone cosacca del XVII secolo dei fucilieri ucraini, simbolo della resistenza nazionale e dell’aspirazione alla libertà, scritta dal compositore Stepan Čarnec’kyj, nel 1914.
« Ой у л у зі черв о на кал и на »
“Oh, viburno rosso nel prato”
Oh, nel prato un rosso viburno si è chinato in basso.
Per qualche ragione, la nostra gloriosa Ucraina è addolorata.
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Non piegarti in basso, oh rosso viburno, tu hai un fiore bianco.
Non preoccuparti, gloriosa Ucraina, hai un popolo libero.
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Avanzano, i nostri compagni volontari,
in una sanguinosa lotta, per liberare i nostri fratelli
dalle catene di Mosca.
E noi allora libereremo i nostri fratelli ucraini.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Oh, nel campo del grano primaverile, c’è una traccia d’oro,
Quindi i fucilieri ucraini iniziano a ingaggiare il nemico.
E prenderemo quel prezioso primo grano
e lo raccoglieremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Quando i venti tempestosi soffieranno
forte dalle ampie steppe, glorificheranno,
in tutta l’Ucraina, i fucilieri Sich.
E prenderemo la gloria dei fucilieri preservandola.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!