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La Salvia moscatella, nome scientifico Salvia sclarea, è una piccola pianta perenne, erbacea, rizomatosa ed aromatica, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.
Tutta la pianta è vellutata e vischiosa ed emana un odore muschiato.
Di origine euromediterranea insieme ad alcune aree dell’Africa settentrionale e dell’Asia centrale, può raggiungere il metro d’altezza, e presenta foglie lanceolate, pelose e vellutate.
I suoi fiori hanno corolla bilabiata e, cambiando colore a seconda delle condizioni di luce, possono variare dal malva pallido al lilla, o dal bianco al rosa, con un segno rosa sul bordo.
Salvia = salvare, sicuro, bene, sano.
Sclarea= chiaro. Infatti, scrive Pietro Andrea Mattioli, umanista, medico e botanico del ‘500: “Le Donne Italiane mettono un grano di seme di questo Hormino nelli occhi caliginosi, nè ne lo cavano, se prima gl’occhi non si schiarischino, nel che ha egli maravigliosa proprietà”. Da qui, il suo significato di “chiaro”, in quanto appunto, un tempo era usata comunemente per trattare problemi oculari, quindi riconosciuta anche come pianta “purifica occhi”.
Salvia moscatella= le sue foglie che macerate nell’aceto conferiscono l’aroma di “moscato”.
Questa pianta possiede una lunga storia come erba, ed è attualmente coltivata per il suo olio essenziale.
E’ particolarmente usata in enologia, per intensificare l’aroma del vino e della birra, nonché è un importante componente del vermouth.
La Salvia sclarea è usata per disturbi di stomaco ed altri disturbi digestivi, malattie renali, crampi mestruali (dismenorrea), sintomi della menopausa, ansia, stress e molte altre condizioni.
Questa pianta è chiamata “l’aiutante delle donne“, a causa di una lunga storia nel trattamento dei disturbi riproduttivi femminili, dall’inizio delle mestruazioni (crampi e sindrome premestruale), fino alla menopausa (sudorazioni notturne, vampate di calore e sbalzi d’umore).
Infatti, contiene sclareolo, un composto con una struttura chimica simile agli estrogeni; ciò consente alla Salvia sclarea di imitare gli effetti degli estrogeni in caso di carenza e di aiutare a ripristinare l’equilibrio ormonale.
ATTENZIONE: L’erba dovrebbe essere evitata durante il primo trimestre di gravidanza, dai bambini e da chi assume alcol.
Negli alimenti e nelle bevande, l’olio di Salvia sclarea viene utilizzato come agente aromatizzante, ma anche come fragranza in saponi e cosmetici.
L’aromaterapia utilizza il potere del profumo per calmare la mente e ridurre i sentimenti di ansia.
Infatti, il tuo sistema olfattivo colpisce direttamente la parte del tuo cervello che regola le emozioni.
Ecco perché ciò che annusi può innescare ricordi e suscitare sentimenti, sia negativi che positivi.
L’olio di Salvia sclarea, in aromaterapia, può aiutare ad alleviare lo stress inducendo un senso di benessere.
Test eseguiti su donne altamente stressante ha rilevato che, se inalato, l’olio essenziale di Salvia sclarea suscita sensazioni di rilassamento ed aiuta a ridurre la pressione sanguigna.
Testimonianze scritte dei poteri curativi di questa pianta risalgono a Teofrasto nel IV secolo a.C., e Dioscoride e Plinio il Vecchio nel I secolo d.C.
Nel Medioevo la Salvia sclarea era coltivata quasi esclusivamente per il commercio di profumi, ma i guaritori facevano molto affidamento su di essa, per il trattamento di problemi digestivi e disturbi renali.
All’epoca veniva chiamata “Oculus Christi”, Occhio di Cristo.
Nei tempi moderni, ha iniziato a riguadagnare parte della sua popolarità medicinale.
Come ho scritto in precedenza, la Salvia sclarea era nota per uno specifico attributo medico: un seme posto in un occhio irritato si sarebbe trasformato presto in mucillagine, eliminando eventuali oggetti irritanti.
Questa pratica di ‘schiarire’ gli occhi dette origine al nome dell’erba, ed anche oggi la Salvia sclarea è usata per illuminare gli occhi, migliorare la vista e rallentare il processo di invecchiamento oculare.
Nella medicina asiatica, si pensa che l’olio di Salvia sclarea circoli e rafforzi l’energia del Qi, quando è bloccata.
Il Qi è considerato la forza vitale che scorre attraverso i nostri corpi e sostiene il nostro essere fisico.
In Giamaica, questa pianta una volta era usata per lenire le ulcere, mentre si pensava che un decotto di foglie bollite nell’olio di cocco curasse le punture di scorpione.
I guaritori tradizionali la usano anche per curare bronchiti, colesterolo alto, pressione alta, emorroidi, problemi circolatori, disturbi digestivi, dolori muscolari, disturbi renali e caduta dei capelli e come afrodisiaco.
Bisogna sapere che, agendo sull’ipotalamo “primitivo” nel cervello, la Salvia sclarea produce un effetto euforico, quando viene usata per l’ansia o la depressione.
Può aumentare gli effetti dell’alcol, quindi non dovrebbe essere combinata con il bere.
Raccolte giovani, le foglie possono essere consumate crude o aggiunte alla maggior parte delle ricette che richiedono la Salvia.
Le foglie più vecchie diventano amare, quindi usa solo foglie tenere e giovani.
I fiori possono anche essere mangiati e costituiscono una gustosa aggiunta alle insalate o, essiccati, possono essere immersi in un tè.
In magia, la Salvia sclarea è usato per chiaroveggenza, oniromanzia, creatività, protezione, illusione (inganna i sensi), calmante, rilassante, aprire nuove strade e introdurre nuovi inizi, contrastare la magia di Saturno dissolvendo i confini e scartando il passato, amplificatore magico, ed è suggerita come sostituto non tossico del Solanum nella preparazione degli “unguenti volanti” (unguento allucinogeno usato dalle streghe europee fin dal periodo della prima Età moderna).
E’ l’Erba dei sogni europea per eccellenza ed è molto più facile da coltivare ed acquisire rispetto alle erbe esotiche del Nuovo Mondo utilizzate a tale scopo.
A causa della sua associazione con il lavoro onirico, si pensa che quest’erba magica sia governata dalla Luna, ma il suo effetto sulla mente fa sì che alcuni la considerino un’erba di Mercurio.
Qualunque sia la corrispondenza, la salvia sclarea trova grande utilità nel creare sogni molto vividi e nell’aiutare a ricordare i sogni, specialmente in termini di sogni divinatori ed in genere è utile per sviluppare abilità di chiaroveggenza.
Alcuni scrivono desideri sulle foglie, che possono essere lunghe fino a 30 cm, e poi le mettono sotto il cuscino prima di andare a letto.
I sogni successivi rivelano se il desiderio si avvererà o meno: in caso contrario, la foglia dovrebbe essere seppellita.
Questa pianta magica è anche molto utilizzata nell’incenso, poiché è una delle poche appartenenti alle Lamiaceae che, essiccate, non ha un odore disgustoso quando viene bruciata.
Molti percepiscono il muschio nel profumo della Salvia sclarea ed è anche un fissativo del profumo, quindi viene associata alla Terra elementale.
Per questo motivo, può essere incorporata nella magia dell’amore e del sesso: immergere un sacchetto di mussola, le foglie di Salvia sclarea e metterlo nell’acqua del bagno, prima di una serata romantica.
Secondo Nicholas Culpeper, medico, botanico ed astrologo del ‘600, questa erba “provoca la venerazione“.
L’olio essenziale è stato utilizzato dagli antichi e si dice contenga la saggezza dei saggi.
Usa la Salvia sclarea per rafforzare il tuo spirito e bilanciare i tuoi chakra.
Nella magia popolare, il fiore veniva strofinato sulle palpebre di una persona stregata, per schiarire la vista interiore e scacciare tutti gli incantesimi.
A mio avviso, la Salvia sclarea è una pianta con un fascino particolare.
Sa camminare tra i mondi, a suo agio sia nell’oscurità che nella luce. Nel primo anno del suo ciclo di crescita di due anni si allinea con l’inverno, proiettando un’immagine di morte sopra terra, mentre vive sottoterra, usando la sua rosetta di grandi foglie piatte, per incanalare la luce solare fino alle sue radici.
In sintonia con l’oscurità e la protezione della terra, immagazzina abbastanza energia, per trasformarsi in una pianta apparentemente diversa nel suo secondo anno, elevando i suoi steli alti verso il Sole, con fiori ricchi di nettare per gli impollinatori.
Poiché coinvolge sia l’Inverno che il Mondo sotterraneo, come tempo e luogo per l’attività, la Salvia sclarea è un’eccellente guida ai Regni delle rivelazioni nascoste, oniriche ed intuitive.
La sua capacità di lanciare un fascino di dormienza, e poi di abbondanza, insegna l’arte di mascherare il proprio aspetto per proteggersi, quando è vulnerabile, ed avvantaggiarsi, quando necessario, riuscendo a vedere la verità dietro le apparenze illusorie.
La sua “chiarezza” non è correlata ad una buona vista fisica, ma al vedere la verità, oltre i veli, oltre le apparenze.
PIANETA: Mercurio/Luna
ELEMENTO: Acqua/Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Cancro-Pesci-Capricorno
CHAKRA: 2, Svadhisthana (C. sacrale) – 6, Ajna (C. Terzo occhio)
La Borragine (Borago officinalis) è una pianta annuale, proveniente dall’Europa e dal Nord Africa, che cresce allo stato spontaneo nei Paesi mediterranei ed è naturalizzata in molte parti del Nord America.
E’ conosciuta per i suoi bellissimi fiori blu brillante a forma di stella, può essere alta fino a 60 cm., ha foglie verde scuro ovali, con una ruvida peluria e raccolte a rosetta basale.
All’origine del suo nome, si danno quattro possibili significati:
1) Deriva dalla parola celtica “borrach” = “coraggio”.
Infatti la Borragine, aggiunta al vino, veniva usata dai Celti per dare coraggio ai guerrieri, per affrontare i nemici in battaglia.
Inoltre, proprio per il significato di ‘coraggio’, i fiori di Borragine furono fatti consegnati ai Crociati, ma anche ai coloni americani, i quali portarono il suo seme nella loro lunga avventura.
Le registrazioni di questo fatto furono trovate in un ordine di semi di un americano nel 1631, dove era chiamata ‘Burradge’.
2) Deriva dall’arabo “abou rach” cioè “padre del sudore”, con riferimento alle proprietà sudorifere della pianta.
3) Deriva dal latino “burra” cioè “stoffa grossolana pelosa”, con riferimento ai peli del fusto e delle foglie, che rendono la pianta ruvida al tatto.
4) ‘Borago’ deriva dalla corruzione di “corago” da “cor ” = “cuore” ed “ago” = “agisco”, per i suoi effetti stimolanti.
La Borragine incoraggia anche l’allegria, infatti, il nome gallese della pianta, “llawenlys“, significa “erba della contentezza“.
Plinio la chiamava Euphrosinum “perché rende l’uomo euforico, felice e contento”, come attesta l’antico verso citato dal botanico inglese John Gerard:
“Ego Borago – Gaudia semper ago.”
“Io, la Borragine – Porto sempre letizia”
Infatti sosteneva che i fiori, consumati in insalata, rendono propensi al riso e sgombrano la mente dai cattivi pensieri; le foglie e i fiori nel vino tolgono la tristezza e la malinconia e danno la felicità, sostenendo addirittura che la Borragine fosse il famoso “Nepente di Omero” che, consumata nel vino, portava all’oblio ed alla spensieratezza.
Gli antichi Greci la usavano per curare i mal di testa da sbronza.
John Parkinson, erborista e botanico inglese del 1600, la raccomandava per espellere pensieri e malinconia.
Francis Bacon (italianizzato Francesco Bacone) diceva essere un eccellente rimedio per reprimere i fuligginosi vapori della polverosa malinconia.
Nicholas Culpeper, botanico, trovava la pianta utile nelle febbri putride e pestilenziali, nel morso di serpenti velenosi, nella tubercolosi, negli itteri, nel mal di gola e nei reumatismi.
Le giovani foglie si consumano crude in insalata o cotte insieme ad altre verdure.
I fiori possono anche essere congelati in cubetti di ghiaccio, per aggiungere un tocco festivo ai punch o ai drink freddi.
La Borragine è una componente del “Preboggion”, il mazzetto aromatico della cucina ligure e, in Campania, viene cotta con le lenticchie.
Può essere aggiunta alle “salse verdi”.
Il gusto dal lieve sapore di cetriolo, la rende gradevole per insaporire il té freddo e bevande di frutta, mentre i bellissimi fiori sono usati canditi in pasticceria.
Attenzione a non abusarne, perché contiene alcaloidi, che potrebbero risultare tossici all’organismo, soprattutto per il fegato.
La ricerca moderna indica che la Borragine può stimolare la produzione di adrenalina, che aiuta a tirarti su.
Infatti, è stato riscontrato, che le persone che soffrono di depressione sperimentano un drammatico calo di adrenalina, quindi la Borragine è un antidepressivo naturale ed efficace, per alleviare la pensosità, la tristezza e la malinconia.
La Borragine è un’ottima pianta da compagnia, che dona felicità solo a guardarla.
Dissuade i bruchi di cavoli e pomodori e può aiutare le piante ad aumentare la loro resistenza alle malattie.
Al contrario, i suoi fiori attirano impollinatori benefici come api e vespe.
I suoi steli e foglie sono ricchi di calcio e potassio, quindi la Borragine è utile anche come pacciame e in un cumulo di compost, aggiungendo tracce di minerali al terreno.
In agricoltura biologica, viene utilizzata principalmente per la concimazione del terreno e probabilmente, per questi motivi, piantare la Borragine vicino a pomodori e fragole migliorerà la loro crescita e la produzione di frutti.
Nell’antichità, la Borragine era tradizionalmente usata per decorare le case per i matrimoni.
In Esoterismo, portare con sé fiori di Borragine freschi aumenterà il coraggio e la forza di carattere.
Metterne uno nell’occhiello della giacca, protegge durante le escursioni o le lunghe passeggiate.
Un tè a base di Borragine può indurre e rafforzare i poteri psichici. Un’infusione dell’erba può essere spruzzata in giro per la casa, per scongiurare il male.
Aumenta il potere psichico, il coraggio, la sicurezza, la felicità, l’ispirazione.
Allevia il dolore, soffoca la discordia.
Si può semplicemente mettere un po’ di Borragine sotto il materasso o il cuscino prima di dormire, o prima di effettuare viaggi astrali o effettuare connessioni spirituali, chiedendole la forza di viaggiare lontano, e anche di proteggerti e riportarti a casa in sicurezza.
L’essenza dei suoi fiori spruzzata nella vasca da bagno, è ottima per il coraggio o per la protezione gioviana, mentre un infuso può aiutare con sentimenti di vulnerabilità e sconnessione.
La Borragine è adatta a coloro che si prefiggono standard impossibili e, di conseguenza, si causano esaurimento, e probabilmente anche, per estensione, a coloro che sono estremamente autocritici e non si concedono mai una pausa.
E’ sorprendente per coloro che stanno affrontando grandi decisioni e grandi cambiamenti di vita, così come per quelli che stanno solo per esaurire la propria energia.
In qualche modo riesce a scacciare il panico, donando la calma e le decisioni razionali.
Negli incantesimi e negli incensi è usata per portare coraggio e forza di carattere, per portare speranza e sollevare gli spiriti in tempi bui e difficili.
Inoltre, la Borragine può essere utilizzata nei rituali per esplorare il percorso del guerriero, il lato maschile e lineare della personalità, e per preparare un olio usato per consacrare le armi. L’incenso può essere usato per invocare vari Dei guerrieri.
PESTO DI BORRAGINE
Ingredienti:
350 gr. foglie fresche di Borragine
250 gr. foglie fresche Cavolo nero
60 gr. grana o parmigiano grattugiato
100 gr. olio extravergine di oliva
50 gr. mandorle o noci tritate
3 spicchi d’aglio tritati.
Sale e pepe nero macinato fresco a piacere. Mescolare insieme gli ingredienti e pestarli in un mortaio (tranne il formaggio), fino ad ottenere una crema.
In alternativa, usare un robot da cucina. Aggiungere altro olio d’oliva se necessario. Aggiungere il formaggio, quando il pesto è ben amalgamato.
PIANETA: Giove
ELEMENTO: Aria
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Leone
CHAKRA: 6, Ajna (C. del Terzo Occhio)
“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto,
e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”
-Copenhaver-
La ‘Dottrina delle Segnature’ (dal latino ‘firma’), chiamata anche ‘Teoria della Signatura’ o ‘Dottrina dei Segni’, è un’antica forma di conoscenza che studia l’aspetto, il segno, la forma con cui ogni elemento naturale di origine animale, minerale o vegetale si presenta, collegandolo per analogia a parti del corpo umano, per rivelarne la sua funzione terapeutica.
La Dottrina delle Segnature è ampiamente citata nella letteratura sulle piante medicinali, secondo la quale, alcuni attributi fisici delle piante servono come segni, per indicare il loro valore terapeutico.
Plinio il Vecchio, Dioscoride e altri primi studiosi classici alludono alla teoria, ma è stata sviluppata al meglio da Paracelso e dai suoi seguaci durante il Medioevo.
Nato Phillipus Auroleus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, Paracelso visse dal 1493 al 1541.
Occultista svizzero, guaritore, alchimista, astrologo, scrittore, filosofo, medico e padre della chimica moderna, Paracelso ha gettato le basi teoriche, per quella che in seguito sarebbe stata conosciuta come la Dottrina delle Segnature.
Egli ha attribuito l’idea che “simile cura simile” e ha osservato una relazione farmacologica tra l’anatomia umana e la forma, il colore e la consistenza di vari materiali vegetali.
“Noi uomini scopriamo tutto ciò che è nascosto
nelle montagne da segni e corrispondenze esterne,
e così troviamo anche tutte le proprietà delle erbe
e tutto ciò che è nelle pietre”
-Paracelso-
Jakob Böhme (mistico religioso tedesco) e gli erboristi inglesi Nicholas Culpeper e William Cole furono tra i suoi più forti sostenitori.
Jakob Böhme credeva che Dio fornisse aiuti visivi, per determinare il modo migliore per utilizzare ogni pianta, animale, roccia e altri fenomeni che apparivano in natura.
Nonostante la natura spirituale originale del suo libro ‘Signatura Rerum’ (La firma di tutte le cose), molti nella comunità medica presto adattarono e applicarono questa pubblicazione al loro lavoro quotidiano.
Nicholas Culpeper, botanico e farmacista rinascimentale inglese si rifece ad alcune delle teorie della Dottrina delle Segnature nei suoi scritti, come ‘Giudizio delle malattie’ e la sua opera classica ‘The English Physician’, pubblicata per la prima volta nel 1651.
Chiaramente, la teoria ha influenzato una generazione di osservatori vegetali, scienziati e guaritori, che condividevano l’obiettivo di ottenere l’accesso ai doni segreti, che le piante ospitavano per la guarigione.
William Cole, nel suo libro ‘The Art of Simpling’, che pubblicò nel 1656, scrisse: “Sebbene il peccato e satana abbiano fatto precipitare l’umanità in un oceano di infermità, tuttavia la misericordia di Dio, che è su tutte le sue opere fa crescere l’erba sui monti, e le erbe per l’uso degli uomini, e non solo ha impresso su di loro una forma distinta, ma ha anche dato loro firme particolari, per cui un uomo può leggere, anche in caratteri leggibili, il loro uso”.
A partire dalla metà del 1500, gli studiosi iniziarono a criticare la Teoria dei Segni, tra cui il medico ed erborista fiammingo Rembert Dodoens, il quale fu forse il primo a contestarne la validità.
Anche il naturalista inglese John Ray fu critico nei confronti della teoria, così come gli studiosi moderni, quasi universalmente d’accordo nello scartare la Dottrina delle Segnature, definendola assurda, fantasiosa, inverosimile, e pseudo-scientifico.
Tuttavia, i ricercatori continuano a fare riferimento a questa dottrina, come alla ragione per cui molte piante sono selezionate per uso medicinale.
Un’attenta valutazione della Dottrina delle Segnature mostra che essa non funzionava come un ‘indizio a priori’ del valore terapeutico, ma serviva come mnemonico, ed era particolarmente importante nelle culture pre-alfabetizzate in quanto, in un’epoca in cui la conoscenza delle piante medicinali veniva tramandata oralmente, si dimostrò un modo pratico per ricordare le proprietà di una pianta.
Questa pratica era in parte spirituale, poiché si credeva che Dio contrassegnasse le sue creazioni con una chiara indicazione o “firma” del suo scopo.
Si pensava, che gruppi di piante, che condividevano la stessa firma, avessero proprietà curative simili, o avessero un effetto curativo su parti simili del corpo.
Ma Paracelso, considerato il padre della chimica moderna, fece molto per rendere popolare la Dottrina delle Segnature e le sue applicazioni.
Infatti, credeva che le piante crescessero dove sono più necessarie; ad esempio le foglie di Lapazio/Romice (Rumex obtusifolius) venivano usate per curare le punture della pianta di ortica, e spesso si trovavano queste due piante a crescere vicine.
Gli aspetti della pianta che si pensava fornissero indicazioni al suo utilizzo includono:
♣ HABITAT: Il luogo in cui le piante vivono e crescono mostra molto sul loro rapporto con quella regione. Suggerisce anche il potenziale della pianta in una relazione di supporto con la forma umana.
La dottrina della posizione varia parecchio, in quanto non è necessariamente uno strumento visivo, ma invece, una vasta comprensione delle bioregioni e del terreno.
Il Regno vegetale è interamente connesso, comunicando tra sopra e sotto terra.
La personalità di ogni pianta è specifica delle condizioni di crescita di cui ha bisogno, per fotosintetizzare la luce solare e l’anidride carbonica nel nutrimento.
Ad esempio, la pianta di Aloe vera cresce in regioni aride e secche, come il deserto, immagazzina la sua acqua in queste condizioni povere.
L’interno della pianta di Aloe contiene il meraviglioso gel denso, idratante e rinfrescante, che si utilizza in molti prodotti erboristici, per la cura del corpo e persino alimentari.
L’Aloe vera, quindi, è spesso usata come pianta di primo soccorso per ustioni ed irritazioni cutanee, oltre ad essere utilizzata per aiutare con costipazione ed infiammazione dentro e intorno al corpo.
E’ una pianta meravigliosamente solidale e protettiva, non solo per se stessa, ma per l’ambiente e gli esseri umani che la circondano.
♣ COLORE (di fiori, frutti, radici o steli): E’ il metodo più semplice per osservare l’utilizzo della pianta che si potrebbe fare.
Per esempio, prendendo la Lavanda, con le sue morbide sfumature tra il viola e il blu, dovremmo chiederci a cosa ci fa pensare.
Il blu e il viola, come colori nello spettro cromatico visibile, hanno una frequenza più alta (vibrazione) ed una lunghezza d’onda più corta.
Ciò disegna una connessione tra i centri energetici del corpo umano e dove questa energia viaggia in noi.
Nei Chakra, blu, viola e magenta rappresentano i Chakra della Gola, del Terzo occhio e della Corona.
All’interno di queste variazioni di colore esiste la lavanda, che si protende verso l’alto e fuori dal corpo.
Questi centri energetici sono i luoghi in cui si tengono, si esercitano ed equilibrano comunicazione, ascolto, musica, visione, intuizione, canalizzazione, leggerezza, apertura e connessione con il divino.
Per analogia, la lavanda influisce sul sistema nervoso, lenisce il mal di testa, allevia la tensione trattenuta nei tessuti e può essere riparatrice.
Aiuta anche a portare chiarezza, purificando delicatamente e liberando l’energia bloccata in tutto il corpo, oltre che aiutare nell’area della comunicazione, offrendo articolazione di pensiero, discorso e ascolto perspicace.
Questa pianta è utilizzata in molti prodotti per la cura dei capelli, e ha un collegamento diretto all’attivazione del proprio Chakra della Corona.
♣ FORMA: Anche la forma ha la sua importanza, quindi bisognerebbe notare la direzione in cui le foglie crescono o, con un po’ di immaginazione, come le linee e le forme possono assomigliare a una parte del corpo, un animale o un corpo celeste.
Questi particolari possono indirizzarci verso l’energia della pianta e, inoltre, la sua possibile relazione con i sistemi corporei della forma umana.
Per esempio, il Pino bianco (Pinus strobus) che, con le sue radici profonde ed il tronco forte, possiede molta forza per resistere alle intemperie e al tempo.
Osservandolo, si può percepire il suo radicamento e, poiché gli alberi assomigliano alla forma umana in posizione eretta, e la forma dei rami e degli aghi del pino sono piuttosto intricate, imitano visivamente le camere del sistema respiratorio umano.
Pertanto, il pino è un forte supporto tonico polmonare con proprietà antibatteriche e antiossidanti ed apre le vie aeree, aiutando a liberare l’energia bloccata, portando calma e stabilità.
Altri esempi molto rinomati includono piante come la Polmonaria (Pulmonaria) le cui foglie maculate si credeva assomigliassero a un polmone malato, o le Noci, che erano considerate a forma di cervello umano e la radice di Ginseng, che era usata per aiutare la vitalità sessuale maschile, per la sua somiglianza con l’anatomia riproduttiva maschile.
L’Erboristeria moderna ha confermato alcune di queste osservazioni precedenti, ad esempio la Polmonaria è un’erba espettorante, usata per aiutare a eliminare il muco dai polmoni e le noci, con il loro contenuto di Omega 3, sono considerate benefiche per la salute del cervello.
♣ STRUTTURA: Spine, peli, resine e oli sono prodotti dalla maggior parte delle piante, come mezzo di protezione ed impollinazione.
Le loro variazioni di consistenza sono indicatrici della personalità di una pianta e della capacità di supporto alla salute.
Un esempio lampante è il Verbasco (Verbascus thapsus), le cui foglie sono morbide, simili al tessuto ciliato dell’apparato respiratorio.
Quindi, per coloro che necessitano di un aiuto a breve termine, per tosse o un’infezione polmonare, o di un supporto a lungo termine per l’asma, il Verbasco è una scelta affidabile e molto utilizzata in erboristeria.
Infatti, è stato usato tradizionalmente per molti anni, come tonico ed espettorante per i polmoni ed è preparato in una miriade di modi per ottenere benefici curativi.
♣ ODORE: Il profumo è probabilmente una delle ‘firme’ di questa Dottrina più piacevoli e dirette, per ricevere i benefici per la salute da una pianta.
Ciò comporta la pratica dell’aromaterapia, un’arte!
Alcune piante, in particolare le piante da fiore, contengono oli aromatici volatili, che sono interiorizzati attraverso i recettori nel naso ed hanno un effetto diretto sui nostri corpi, attraverso il bulbo olfattivo nel cervello.
Un ottimo esempio è la Menta piperita (Mentha piperita) che con il suo profumo pulito e rinfrescante, invita alla chiarezza ed alla calma tutto il corpo.
Sentendo l’odore della Menta piperita, viene dato un segnale al cervello, che risponde inviando messaggi a diverse aree del corpo, provocando una varietà di effetti sulla salute.
Non solo questa pianta aiuta a regolare le febbri, ma può anche aiutare a calmare un mal di stomaco e un sistema nervoso iperattivo, tutto grazie al suo profumo stimolante e rinfrescante.
La Dottrina delle Segnature, sviluppata da medici, alchimisti e botanici durante il Medioevo ed il Rinascimento, si basava sulla corrispondenza ermetico-filosofica tra Macrocosmo e Microcosmo, supponendo un rapporto di ‘simpatia’ inteso come affinità tra il Mondo e l’essere umano, per cui ad esempio un fagiolo aveva una ‘relazione occulta’ con i reni, a causa della loro somiglianza.
Questo studio veniva applicato soprattutto alle piante medicinali e si estendeva ai nessi, oltre a quelli sopradescritti, anche a: tempi di manifestazione, caratteri, esiti patologici, temi astrali e temperamenti umorali, che formavano un comune archetipo spirituale.
A questo proposito, il sopracitato Jacob Boehme credeva fermamente, che alcune stelle governassero le piante e, per questo motivo, alle persone poteva essere diagnosticata e curata una malattia, usando gli effetti dell’influenza astrologica delle piante stesse.
Boehme è stato uno dei tanti scrittori e mistici che hanno dimostrato la loro comprensione di questo concetto, inclusi Platone, Gerard, ed i succitati Culpeper e Paracelso.
Per comprendere meglio la connessione di una pianta con il Cosmo, all’interno della Dottrina delle Segnature, si potrebbe leggere un libro eccellente e completo: ‘The Language of Plantes: A Guide to the Doctrine of Signatures’ di Julia Graves.
Altre piante comprese nella Dottrina delle Segnature:
SANGUINARIA CANADESE (Sanguinaria canadensis): Il colore rosso sangue dei rizomi di questa pianta la rendeva l’erba preferita, da utilizzare per tutte le malattie del sangue. Al giorno d’oggi, è stato scoperto, che l’uso eccessivo di questa erba deprime il sistema nervoso centrale, che può portare alla morte.
ERBA FEBBRIFUGA (Eupatorium perfoliatum): Questa erba è stata usata per trattare la ‘febbre delle ossa rotte’. Nota anche come ‘febbre dengue’ (virus che si trasmette tramite puntura delle zanzare Aedes), era un tipo di influenza che causava forti dolori ossei e muscolari. Gli steli di questa pianta sembrano crescere direttamente attraverso le foglie della pianta, il che potrebbe essere indicativo del fatto, che essa potrebbe essere utilizzata per aiutare a fissare le ossa. Tuttavia, sono stati i dolori del corpo associati a forti febbri, che sono stati aiutati dall’uso di questa pianta. Gli erboristi moderni prescrivono cautela riguardo l’utilizzo di questa pianta, in quanto un sovradosaggio può causare nausea, vomito e probabilmente malattie del fegato.
ERBA MOSCATELLA O SALVIA VERBENA (Salvia sclarea): I semi, immersi in acqua, producono un rivestimento mucillaginoso. Questa pianta è stata utilizzata per il trattamento di tutte le malattie degli occhi ed i suoi semi servivano per schiarire la vista, in quanto con essi si creava un gel mucillaginoso, che aiutava a eliminare le ostruzioni dagli occhi. Oggi l’olio essenziale viene utilizzato per aiutare a migliorare la vista e contro il calo della vista legata all’età. Si immerge un panno in acqua tiepida con l’aggiunta di qualche goccia di olio di Erba moscatella, si strizza il liquido in eccesso, quindi si posiziona il panno sugli occhi per un massimo di dieci minuti, per dare sollievo agli occhi stanchi e affaticati.
EUFRASIA (Euphrasia officinalis): Poiché i fiori assomigliano a un occhio malato e iniettato di sangue, si pensava che questa pianta fosse un rimedio per alleviare tutti i problemi dell’occhio. Sebbene questa erba sia usata occasionalmente oggigiorno, l’uso eccessivo può causare confusione mentale, insieme a una varietà di problemi agli occhi come prurito, gonfiore e arrossamento.
NON TI SCORDAR DI ME (Myosotis scorpioides): I boccioli di questo fiore si sviluppano in uno schema a spirale, che sembra assomigliare alla coda di uno scorpione. Si credeva, quindi che questa pianta fosse un rimedio per i morsi di serpente e le punture di scorpione.
MIGLIASOLE (Lithospermum officinale): Si pensava che i semi, simili a piccole pietre, fossero in grado di sciogliere la renella, ovvero calcoli renali e vescicali. Questa erba può essere usata come tonico, per eliminare le tossine dal corpo e può aiutare a curare l’epatite e altri disturbi del fegato.
VIOLA DEL PENSIERO (Viola tricolor): Si credeva, che la parte superiore dei fiori assomigliasse ai lobi superiori del cuore, rendendola l’erba ideale per tutti i problemi legati a questo organo. Una volta veniva prescritta come tonico cardiaco generale e per aiutare ad alleviare il dolore emotivo di un cuore spezzato.
EPATICA O ERBA TRINITA’ (Hepatica nobilis): Le foglie ricordano vagamente la forma e il colore del fegato, quindi questa pianta veniva utilizzata per curare i disturbi di questo organo. Sebbene non sia spesso prescritta ai giorni nostri, l’Erba epatica è occasionalmente usata come tonico generale del fegato e digestivo.
CAPELVENERE (Adiantum capillus-veneris): Il nome latino di questa pianta significa i ‘capelli di Venere’, che potrebbero spiegare il motivo per cui si pensava che questa pianta fosse in grado di promuovere una sana crescita dei capelli. Oggi sono disponibili vari mix contenenti capelvenere, in quanto può aiutare a trattare i punti calvi causati dalla tigna.
RANUNCOLO FAVAGELLO (Ranunculus ficaria): Si pensava che le radici di questa pianta, con estremità globose assomigliassero alle varici emorroidarie, quindi, ancora oggi è utilizzato come uno degli ingredienti di una lozione, che può aiutare a ridurre le emorroidi dolorose.
PRUNELLA O BRUNELLA (Prunella vulgaris): La corolla del fiore ha la forma di un uncino, quindi secondo la dottrina, la Prunella era usata per curare le ferite risultanti da strumenti affilati. Gli erboristi moderni usano un’infusione esterna dell’erba, per aiutare a fermare l’emorragia e ridurre il gonfiore dovuto alle punture di insetti.
ARISTOLOCHIA SERPENTARIA (Aristolochia serpentaria): Ha molte radici lunghe e sottili, che danno origine al nome comune Serpentaria. La pianta un tempo era usata per curare i morsi di serpente ed i morsi di cani affetti da rabbia. Questa pianta è risultata velenosa, causando danni al sistema nervoso e persino la morte, a dosi più elevate.
CARDAMINA (Cardamine concatenata): Questa pianta ha rizomi color avorio, ricoperti da tante piccole escrescenze, che ricordano una mascella piena di denti. La pianta era usata per curare il mal di denti e altri problemi dentali.
CURCUMA (Curcuma longa): Secondo Nicholas Culpeper, il colore giallo di questa spezia serviva per aprire ostruzioni, era vantaggiosa contro l’ittero giallo ed il freddo cimurro del fegato e della milza. Oggi, i rizomi di Curcuma possono essere utilizzati internamente per l’ittero e le malattie del fegato e sono reputati adatti per abbassare i livelli di colesterolo.