Il Cacao (Theobroma cacao) è un albero sempreverde di circa 5-10 mt, originario dell’America meridionale.
Il frutto (cabossa) ha forma di cedro allungato, di colore giallastro-verdognolo, che diventa bruno-rossastro a maturazione, e contiene da 25 a 40 semi, immersi in una sostanza ricca di zuccheri, di consistenza gelatinosa.
I semi hanno forma di mandorla, di colore bruno-violaceo e contengono zuccheri, grassi, albuminoidi, coloranti ed alcaloidi.
Di questi alcaloidi, i più importanti sono la teobromina e la caffeina (contenuta in quantità ridotta): il primo è un euforizzante, mentre il secondo è un eccitante.
Per i Maya, i chicchi di Cacao rappresentavano un vero e proprio oro bruno e venivano usati come monete; esistono infatti documenti Maya, che testimoniano l’esistenza di un vero proprio ‘cambio ufficiale’: un avocado valeva tre chicchi di Cacao; un coniglio cento chicchi di Cacao.
Dopo il X secolo, con la distruzione della civiltà Maya, i loro terreni furono coltivati dalla tribù dei Toltechi, proveniente dal nord, il cui re, Topiltzin Quetzalcoàtl (Serpente Piumato), fu divinizzato per la sua immensa bontà, entrando a far parte della mitologia azteca.
Secondo il mito, il Dio era possessore di un tesoro immenso fatto di << tutte le ricchezze del mondo, oro, argento, pietre verdi chiamate “chalchiuitl” ed altri oggetti preziosi, come una grande abbondanza di alberi di Cacao dai diversi colori >>.
Nell’epoca in cui Quetzalcoàtl era ancora un re, per porre fine ad una grave malattia che lo aveva colpito, venne spinto a bere una pozione, che lo portò però alla pazzia; il re allora fuggì verso il mare dove, con una zattera di serpenti intrecciati, si allontanò scomparendo nel mistero, promettendo il suo ritorno nell’anno posto sotto il segno del “Ceacatl”, al fine di riprendersi il suo regno.
Nel 1519, una grande nave, carica di uomini con armature scintillanti come scaglie di serpente ed elmetti piumati, fece la sua comparsa vicino alla costa orientale del regno azteco.
L’imperatore Montezuma credette subito alla profezia ed accolse pacificamente quella nave, pronto a restituire il regno al Dio Quetzalcoàtl.
Dal battello però scese il conquistatore spagnolo Hernàn Cortès, il quale offrì a quel popolo doni d’oro, argento e pietre preziose, oltre a cesti pieni di semi di Cacao.
Dai semi del Cacao nacque il Cioccolato che, nell’antichità, era considerato la bevanda degli Dei, e molte civiltà ne consumavano in grandi quantità: i Maya lo consumavano come bevanda calda, mescolato con mais, vaniglia, semi; gli Atzechi lo preferivano freddo e con l’aggiunta di miele, vaniglia, con molto chili, oppure con una sostanza vegetale, che colorava le labbra di un rosso intenso.
Una leggenda narra, che un giovane scudiero in partenza per la guerra, in difesa dei confini dell’impero, lasciò il suo tesoro alla sua sposa, una principessa, affinchè lo custodisse fino al suo rientro.
All’arrivo dei nemici, interessati al tesoro, la principessa innamorata, nonostante le minacce, scelse di non rivelare il segreto e per vendetta fu uccisa.
Dal suo sangue nacque una pianta i cui semi erano amari come le sue sofferenze, forti come la sua virtù e rossi come il sangue: era la pianta del Cacao.
Cristoforo Colombo portò con sè alcuni semi di Cacao da mostrare a Ferdinando ed Isabella di Spagna, ma fu Hernando de Soto ad introdurre il Cacao in Europa più diffusamente.
Quando al Cacao viene aggiunto burro di cacao e zucchero, si trasforma in Cioccolato.
Cioccolato è un termine in “náhuatl”, la lingua indigena più parlata in Messico. Deriva infatti da “Xocoatl” dove Xococ significa “acido” e atl sta per “acqua”: quindi “acqua acida”.
Infatti nella grande Tenochtitlan si mescolava il Cacao (vocabolo maya) con altri condimenti, per cui risultava un sapore acido.
Alla bevanda vengono attribuite proprietà taumaturgiche, medicinali e persino afrodisiache.
Cortès scriveva a Carlo V: “una tazza di questa preziosa bevanda consente ad un uomo di sopportare un’intera giornata di marcia, senza prendere altri cibi”.
In Europa, la diffusione del Cacao è stata veloce ed inarrestabile.
Il cioccolato si diffuse prima in Francia, dove venne portato, grazie al matrimonio avvenuto nel 1615, tra la spagnola Anna (figlia di Filippo III) e Luigi XIII di Francia, poi in Olanda, in Germania (dove però le tasse imposte dal governo lo resero ancor di più un prodotto per pochi), in Inghilterra dove, nel 1674, un caffè londinese propose il cioccolato anche sotto forma di pasticcini, denominati “alla spagnola”.
E infine toccò alla Svizzera.
Nel 1737 Carlo Linneo gli dette il nome greco di theobroma ovvero “nettare degli dei”.
Al 1671 risalirebbe, invece, l’invenzione del primo cioccolatino: un aiutante di cucina, versando per sbaglio dello zucchero caldo su alcune mandorle, creò involontariamente un nuovo alimento tanto gustoso, che il Duca di Plesslin-Praslin, una volta assaggiatolo, decise di chiamarlo con il suo nome.
E fu così che nacquero le “praline”.
Alla fine del 1800, un altro svizzero, Rudolph Lindt, sviluppò un metodo nuovo ed originale per raffinare il cioccolato.
Il risultato fu un prodotto finito estremamente fine: il cioccolato fondente.
Nel 1946, Pietro Ferrero inventò una crema di cioccolato e nocciole, che chiamò Pasta Gianduja, con l’intenzione di venderne qualche chilo ai pasticcieri di Alba: il prodotto ebbe un successo superiore ad ogni aspettativa e, qualche anno dopo, nel 1964, ne nacque la Nutella, che divenne popolare in tutto il mondo.
Esotericamente, sognare il cioccolato, mangiarlo con soddisfazione, riempirsene la bocca, abbuffarsene, è prendere atto di un bisogno sentimentale che si sta palesando, un attaccamento, un innamoramento, ma può essere anche immagine di una carenza in quest’ambito, un tentativo di consolazione, un’azione onirica atta a compensare la tristezza, la solitudine, il rifiuto, il non-amore.
Offrire il cioccolato, mette in evidenza la propria disponibilità affettiva; se donata ad una persona in particolare, può segnalare un interesse vero e proprio, infatuazione, desiderio fino ad allora latente o non espresso.
Riceverlo, al contrario, porta all’attenzione del sognatore qualcosa di buono e di potenzialmente gratificante, che può lenire un suo bisogno, e che proviene da un altra persona.
Il cioccolato, nei sogni, è uno dei simboli più significativi della pienezza di gusto e del piacere che l’essere umano persegue, rappresenta la sessualità.
E’ un espediente usato dall’inconscio, per portare a galla segnali ricevuti nella realtà, per dare loro una forma ed un significato inequivocabili.
Un’ultima curiosità:
Il Burro di Cacao, chiamato anche “olio di teobroma, è un grasso commestibile di colore giallo chiaro, estratto dalla fava di Cacao.
E’ usato per fare il cioccolato, così come alcuni unguenti, articoli da toeletta e prodotti farmaceutici.
Il Burro di Cacao ha un sapore ed un aroma di Cacao. Il suo punto di fusione è appena al di sotto della temperatura del corpo umano.