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MALOCCHIO
“Blu lavanda e verde rosmarino,
quando sarò re tu sarai regina;
Chiama le mie ancelle alle quattro,
alcune alla ruota e altre alla roccia;
Alcuni per fare il fieno e altri per tosare il mais,
e tu ed io terremo caldo il letto”
-Songs for the Nursery, 1800-
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Lavandula è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, comprendente circa una cinquantina di specie, originario del bacino del Mediterraneo, nord Africa ed Asia.
Lavandula, dal latino “lavare”, in quanto nell’antichità queste piante erano molto utilizzate per detergere il corpo.
Una delle specie più conosciuta ed amata è la Lavandula angustifolia, il cui epiteto significa “con foglie piccole e strette”.
Altri nomi sono: Lavanda a foglie strette, Spico, Lavender, Levandule, Lavendel, Lavande.
Comunemente chiamata Lavanda vera o Lavanda officinale, questa pianta può raggiungere anche quasi i 2 metri d’altezza, ha portamento arbustivo, foglie lanceolate profumate, tipici fiori a spiga di colore da purpureo a violaceo.
Fu l’antica Arabia a coltivare per prima la Lavanda e a distillarne gli oli, ma furono i Romani a portarla in Europa.
Sacra al Dio Mercurio, per i Greci ed i Romani, la Lavanda era l’essenza favorita per il bagno e Plinio il vecchio narra, che il suo valore era tale, che un’oncia di boccioli valeva cento dinari romani.
La pianta compare nella storia antica e nella Bibbia, in cui viene chiamata “Nardo”, che è il suo nome originale.
A quel tempo infatti, la Lavanda era così ampiamente utilizzata nei rituali sacri, che era costosa da trovare ma non nella città siriana di Naarda, dove veniva spesso trasformata in Essenza Sacra.
Sembra che Cleopatra usasse la sua fragranza nelle sue grandi seduzioni e che il famoso aspide, che la uccise, si nascondesse addirittura tra i suoi cespugli di Lavanda.
Gli stessi Romani la chiamavano “asarum”, un serpente che, secondo le leggende popolari, vi si nascondeva per tendere agguati; questa è la ragione per cui non venne mai utilizzata per farne ghirlande.
Quando Dio cacciò Adamo ed Eva dal Giardino del Male, portarono con loro la Lavanda e, anticamente, i Cristiani facevano croci con le sue spighe per proteggersi dal male.
Famosissimi sono i campi di Lavanda della Provenza, nel sud della Francia.
Essi sono uno dei pochi posti al mondo, in cui puoi davvero immergerti nell’esperienza di vagare all’infinito tra i profumati filari di oro blu e respirare il profumo inebriante, soprattutto da metà giugno a metà luglio.
La Lavanda divenne una coltura commerciale in Francia, quando l’industria dei profumi fiorì nel XIX secolo a Grasse, nella regione alpina della Provenza, anche se non era una novità, poiché la pianta era già conosciuta fin dai tempi degli antichi Romani, circa 2000 anni fa, e veniva utilizzata come medicinale durante il Medioevo.
Tuttavia, la richiesta di Lavanda cominciò a farsi sentire, quando Grasse divenne praticamente la capitale mondiale dei profumi, grazie a famosi profumieri come Galimard, Molinard e Fragonard, i quali fecero innamorare i Francesi e il mondo intero dei loro profumi.
Bisogna specificare che, inizialmente, la maggior parte dei profumi erano realizzati con ingredienti trovati localmente, perché le piante e le spezie esotiche non erano molto disponibili e la richiesta della Lavanda era così costosa, perché difficile da reperire, che veniva chiamata “l’Oro blu”.
Quindi, la crescita spontanea della pianta su vaste aree francesi, dovuta alle condizioni climatiche favorevoli, la fece diventare uno degli ingredienti locali, che si fece strada nei profumi, e la richiesta di Lavanda iniziò ad aumentare sempre di più.
Coltivata sulle colline di Provenza, grazie alla Rivoluzione industriale del XIX secolo e alla meccanizzazione dei processi agricoli, la Lavanda divenne un’attività familiare per la maggior parte degli abitanti di quella regione e fu l’inizio di una vera e propria industria, che fece della Provenza la regione più famosa al mondo per quanto riguarda le piantagioni di Lavanda, proprio come i famosi campi di tulipani nei Paesi Bassi.
La Provenza oggi è ricoperta di “lavanderaies” (campi di Lavanda) e ci sono anche le “Strade della Lavanda”, che collegano duemila coltivatori della Drôme, dell’altopiano della Vaucluse e delle Alpi provenzali.
I campi più belli sono vicino a Sault, dove il 15 agosto si tiene la “Festa della Lavanda”, vicino al Mont Ventoux o sull’altopiano di Valensole, da dove famose marche di cosmetici e profumi acquistano la Lavanda utilizzata per la produzione.
Andateci, non ve ne pentirete!
Esiste anche un’altra specie di Lavanda coltivata in Provenza (e anche in altre regioni), chiamata “Lavandin”, un ibrido ottenuto da due diverse specie, Lavandula angustifolia (riconosciuta per l’olio essenziale di alta qualità che se ne ricava) e Lavandula latifolia (nota per la bellezza del suo fiore, che la rende particolarmente adatta per mazzi di fiori e decorazioni floreali).
Oggi, circa 1.700 produttori in tutta la Provenza coltivano circa 62.000 acri di queste due varietà di pianta.
La Lavanda, da sempre nota come insettifugo, oltre a spargerla sui pavimenti, si cominciò a distillarla.
La leggenda racconta, che i guantai di Grasse, in Provenza, i quali usavano l’olio di Lavanda per profumare i loro pellami, fossero immuni dalla peste.
Le persone bruciavano mazzi di Lavanda essiccata nelle stanze dei malati, per aiutare a fumigare la stanza disinfettandola.
Durante il Rinascimento, grazie alla sua ricchezza di resine, per i pittori fiamminghi la Lavanda divenne un ottimo diluente dei colori.
Sin dai tempi antichi, la Lavanda è stata utilizzata per ridurre i sintomi e fornire supporto per molteplici condizioni.
La scienza moderna ha confermato molti dei suoi benefici per la salute, mentre altri sono ancora oggetto di studio.
Un tempo la Lavanda veniva consigliata a chi soffriva di insonnia o altri disturbi del sonno, e le persone riempivano i cuscini con i suoi fiori, per aiutarsi ad addormentarsi e riposare meglio la notte.
Gli effetti calmanti della Lavanda potrebbero essere sufficienti per calmare il mal di testa o l’emicrania e ridurre ansia e depressione.
Insostituibile amica nei cassetti della nonna, anche oggi questa pianta è usata per profumare la biancheria (spigo) e per tenere lontane tarme e zanzare.
Infatti, il profumo della Lavanda attira le api, che producono un ottimo miele aromatico, ma non piace alle zanzare che ne vengono appunto infastidite.
L’olio essenziale di Lavanda allevia il dolore ed il rossore nelle donne sottoposte a tagli vaginali effettuati per far nascere i bambini e, usata nell’aromaterapia, la sua essenza allevia il dolore causato dal parto cesareo o i disturbi della menopausa.
Una miscela di olio di Lavanda ed altre erbe, massaggiata regolarmente sul cuoio capelluto, può aiutare a rallentare la caduta dei capelli dovuta all’alopecia areata.
Usato dagli antichi soldati romani come antibatterico per curare disturbi di stomaco e altre malattie, l’olio essenziale di questa pianta può aiutare a combattere la colite o le colichette dei bimbi.
E’ utile anche contro i pidocchi, unito alla Melaleuca, ma anche nel ravvivare il bucato.
Si ritiene che il profumo particolare della Lavanda abbia un effetto calmante anche sugli animali domestici, in particolare cani e gatti, ed è spesso utilizzato nei prodotti per la toelettatura degli animali domestici.
Le proprietà antibatteriche della Lavanda spiegano, perché essa appaia nella ricetta dell’Aceto dei quattro ladri.
Questo è scaturito per la prima volta a Marsiglia, dove quattro ladri di tombe le avevano saccheggiato durante un’epidemia di peste.
Quando furono catturati, affermarono di aver usato una pozione speciale a base di Lavanda, per proteggerli dal contrarre la malattia.
Se ti interessa la miscela dell’Aceto dei quattro ladri, sappi che conteneva Lavanda, Salvia, Rosmarino, aceto distillato e Chiodi di garofano.
Altre ricette dicono che conteneva, anche Aglio ed Assenzio.
Nel 1709, il profumiere italiano Giovanni Maria Farina si trasferì a Colonia e, ispirandosi alla storia, aggiunse la Lavanda al suo nuovo profumo, la famosissima Eau de Colonia.
In alcune parti d’Europa, il fiore di Lavanda era comunemente usato nei riti funebri, dove veniva posto sulla bara, usato in ghirlande e sacchetti, oppure aggiunto al corteo funebre ed alla tomba, come simbolo di pace, conforto e protezione per l’anima di i morti.
Nella simbologia dei fiori, la Lavanda può significare: devozione, purezza, compassione, fortuna, pulizia, costanza, umiltà, fede ed amore ma, nel linguaggio vittoriano invece, significava sfiducia.
Forse meno noto è il fatto che, l’usanza di mettere la Lavanda nei cassetti era parte di un rituale, che si potrebbe definire magico, perché dovevano essere particolari sia la posizione del sacchetto e la cucitura che lo chiudeva.
Talvolta i sacchettini venivano portati al collo come portafortuna.
I gambi si possono seccare a testa in giù, all’ombra, per poi essere bruciati come l’incenso, mentre solo le spighe fiorite si usano per i sacchetti profumati.
Un’antica leggenda popolare narra che la donna, che coltiva Lavanda di fronte all’uscio di casa, troverà presto un compagno.
Infatti, le ragazze preparavano il tè alla Lavanda per aiutarle a vedere i loro futuri mariti, bevendolo prima di andare a letto nella notte di San Luca, chiedendogli di portare una visione del loro “vero amore” nei loro sogni.
Oppure profumavano i loro vestiti con la Lavanda per attirare l’amore.
Le fidanzate nascondevano rametti della pianta sotto i cuscini del loro amato, per aiutarli a formulare pensieri amorevoli nei loro confronti.
Forse ciò spiega perché agli sposi si inserisce la Lavanda nei loro materassi, per incoraggiare la felicità coniugale.
Inoltre, le ragazze portavano i fiori addosso in un sacchettino, per scongiurare avances indesiderate; le donne sposate li usavano per infiammare le passioni dei loro mariti, e le lavoratrici del sesso per intrappolare i clienti.
Si credeva anche che la pianta proteggesse dalla crudeltà.
Per la sua dolcezza la Lavanda è rivolta soprattutto agli anziani e i bambini.
Il suo profumo dona freschezza e pulizia interiore, la sua energia fra yin e yang offre il dono dell’equilibrio, della calma e della chiarezza.
Per quanto riguarda gli usi magici, mescola la Lavanda con Artemisia, Camomilla e Rosa per attirare fate o elfi, alla vigilia di Mezza Estate.
Usata come un tè, aumenta la tua Chiaroveggenza, mentre appendere una croce di Lavanda sopra la porta, impedisce al male di entrare in casa.
Indossare rametti di Lavanda mantiene i bambini immuni dal Malocchio.
In Spagna e Portogallo, la notte di San Giovanni la gente getta la Lavanda nei falò, per allontanare gli spiriti maligni.
Una vecchia credenza dice che, inalare il profumo di Lavanda, dia il potere di vedere i fantasmi.
Si usa negli incantesimi, per aumentare la potenza cerebrale o incoraggiare la fertilità.
Aggiunta al Rosmarino, Basilico, Melissa, Timo, Ruta ed incenso, e bruciata o fumigata, protegge la tua casa.
Nel folklore indiano, i fiori di Lavanda guariscono il sistema energetico sottile del corpo ed il loro morbido colore blu-viola è associato al Chakra della Corona, il centro energetico associato allo scopo più elevato e all’interconnessione spirituale.
La Lavanda può essere utilizzata in vari modi nella magia e nei rituali, eccone alcuni:
1. Sacchetto di Lavanda: riempi un piccolo sacchetto di stoffa con fiori di Lavanda essiccati e portalo con te per proteggerti e promuovere calma e pace.
2. Lavanda negli incantesimi: aggiungi Lavanda essiccata o fresca ai barattoli degli incantesimi, ai sacchetti di mojo, ai cuscini da sogno o ad altri lavori magici, per migliorare le intenzioni di amore, pace e protezione.
3. Lavanda nell’incenso: accendi un bastoncino di incenso alla Lavanda per pulire e purificare il tuo spazio sacro o per creare un’atmosfera pacifica.
4. Olio di Lavanda: mescola alcune gocce di olio essenziale di Lavanda con un olio vettore ed usalo per ungere te stesso, candele o altri strumenti rituali per la protezione e per promuovere calma e relax.
5. Lavanda all’acqua del bagno: riempi la vasca con acqua tiepida ed aggiungi una manciata di fiori di Lavanda essiccati o qualche goccia di olio essenziale di Lavanda, per creare un bagno rilassante e rigenerante.
Ricorda: la chiave per il successo delle pratiche magiche è l’intenzione.
Quando usi la Lavanda nella magia, concentrati sulle tue intenzioni e consenti all’energia della pianta di migliorare ed amplificare i tuoi desideri.
LAVANDA SOSTITUTO DEL SAPONE
Non solo ha un buon profumo, combatte anche i batteri, quindi un ingrediente fai da te ideale come disinfettante:
⇒Riempi una bottiglia da 30 gr fino a 1/3 con la vodka.
⇒Aggiungi 10-15 gocce di olio essenziale di Lavanda e la stessa quantità di olio di Melaleuca o di Menta piperita.
⇒Riempi il resto della bottiglia con gel di Aloe vera.
⇒Agita ed utilizza come supporto al lavaggio con acqua e sapone.
PIANETA: Mercurio
ELEMENTO: Aria
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Ariete-Vergine
CHAKRA: 7, Sahasrara (C. della Corona)
In passato, la Terra con tutti i suoi doni era collegata agli Dei, che si manifestavano agli uomini attraverso frutti, semi, fiori, foglie e radici.
Così, alcuni umani iniziarono ad usare questi doni divini, creando antiche magie, sia per l’anima che per il corpo.
Nacque, quindi, anche la tradizione mistica del cibo, che probabilmente molti di noi hanno dimenticato ma, le energie senza tempo, che vibrano ancora nell’Universo stanno aspettando che tu le percepisca e le usi.
Iniziamo questo fantastico viaggio, tra ricette, ingredienti e significati sensoriali?
Anche questa è Magia…
Per poter cucinare, naturalmente, occorrono innanzitutto gli attrezzi ed utensili da cucina, spesso sottovalutati, ma che concorrono sicuramente alla buona riuscita di una ricetta, oltre a dare quel tocco in più di magia.
Il Forno
Simbolo del divino, il forno racchiude in sé il processo trasformativo della cottura, è caldo e luminoso e fa parte della nostra civiltà da migliaia di anni.
In tutto il Mediterraneo, l’Africa e l’Impero Romano, i fuochi di legna in un recinto di pietra erano usati per arrostire la carne e cuocere il pane.
Questa era la premessa fondamentale per il forno, in quanto forniva una fonte di calore diversa per la cottura, rispetto al fuoco all’aperto utilizzato per riscaldare l’acqua e fare la zuppa.
Sebbene ci siano stati alcuni fantastici progressi nel corso dei secoli, questo concetto di base per il forno originale è rimasto.
Gli esseri umani hanno creato diversi tipi di forni, da quelli di mattoni di fango del Medio Oriente, ai forni di terra usati sia in Nord America che in Polinesia.
Nell’antica Roma si festeggiava Fornacalia, una festa celebrata in onore di Fornace, la Dea romana del forno per il pane (fornax) o protettrice del processo di cottura del pane.
Era una sorta di personificazione del forno e la Dea si assicurava che il pane non bruciasse.
La festa veniva celebrata tra trenta Curie (curiae), le più antiche divisioni di Roma, create dal mitologico Romolo delle tre tribù originarie di Roma.
Si ritiene che, durante la festa, le famiglie romane di ogni curia fossero solite spargere un po’ di grano in casa, per assicurarsi che le stufe domestiche non si spegnessero durante l’anno.
Inoltre, durante i Fornacalia si offriva alla Dea, il Mola Salsa, ovvero chicchi di farro abbrustoliti e pestati in un mortaio.
Questa salsa veniva distribuita in piccole porzioni ai credenti, quale atto di purificazione, oppure utilizzata per cospargere gli animali destinati al sacrificio: da qui il termine “immolare“, che ha il significato di “ricoprire con Mola Salsa“.
Invece nell’antica mitologia cinese Zao Shen, il Dio del focolare inteso anche come forno, è una divinità molto popolare, tanto che molte case cinesi hanno una sua immagine di carta appesa, durante tutto l’anno, vicino al forno di famiglia.
Questo dio non solo veglia sugli affari domestici di una famiglia, ma è anche una forza morale nella vita di tutti i membri della stessa.
Ogni anno, una settimana prima del Capodanno cinese, le famiglie offrono un sacrificio chiamato “Nian gao” alla divinità, la quale ascende al Cielo per presentare all’Imperatore di Giada il suo rapporto annuale sul comportamento di ogni membro della famiglia.
Secondo il rapporto, di conseguenza l’Imperatore di Giada premia o punisce ogni famiglia.
Il ‘Nian gao’ è una torta appiccicosa simile a una radice di loto, fatta di zucchero e miele, una tipica caramella tradizionale cinese.
Spalmando zucchero appiccicoso e miele sulla bocca del Dio del focolare, i membri della famiglia cercano di “chiudergli le labbra”, sigillandole e “corrompendo” Zao Shen, affinché presenti una versione “addolcita” del rapporto all’Imperatore di giada, l’imperatore del cielo.
L’ascesa al cielo di Zao Shen si compie bruciando la sua immagine: il fumo che sale verso il cielo rappresenta simbolicamente il suo viaggio verso l’Imperatore del Cielo, mentre i petardi vengono accesi per accelerare il suo viaggio.
Alcune famiglie offrono denaro simbolico durante l’incendio della foto della divinità, oppure offrono una portantina ed un cavallo di cartapesta per il viaggio, o persino versare del liquore sull’immagine di Zao Shen, per produrre una fiamma luminosa, che dovrebbe accelerare il viaggio anche in Paradiso.
Una sua nuova foto viene quindi posta sopra il forno per il prossimo anno.
Nel pomeriggio del quarto giorno dopo l’ascesa al Cielo di Zao Shen, le persone preparano offerte di cibo per accogliere il suo ritorno dal viaggio alla corte dell’Imperatore di Giada, evento che segna la fine della libertà dalla sorveglianza spirituale.
Il primo forno ufficiale della storia documentata fu costruito nel 1490 in Francia, realizzato con mattoni e piastrelle.
In Europa il forno non divenne di uso comune fino al XVIII secolo; al suo posto veniva utilizzato il calderone, una specie di forno portatile.
Lo scopo dei forni è quello di trattenere il calore del combustibile che brucia e di fornire la temperatura necessaria per una corretta cottura.
I forni riscaldati a gas o elettrici vanno bene per la cottura magica, invece i microonde funzionano secondo un principio completamente diverso quindi, poiché la Magia del cibo è una pratica tradizionale, è meglio evitarli ed utilizzare gli strumenti tradizionali e consacrati per la preparazione del cibo.
Il Calderone
Quando pensiamo alle Streghe, subito ci viene in mente il Calderone, un tempo comune pentola da cucina usata in tutta Europa.
Realizzato in ferro, contrassegnato da nervature usate per misurare e poggiato su tre lunghe gambe, nelle antiche mitologie dei Celti gallesi ed irlandesi, il calderone ha svolto un ruolo importante, divenendo uno dei miti più duraturi.
Ad esso venivano spesso attribuite proprietà magiche ma, nella vita quotidiana dei Celti, era anche un utensile molto utile e versatile.
Utilizzato per cucinare, bollire, pulire, fare il bagno, portare l’acqua e altri compiti domestici, essendo un contenitore per l’acqua, l’oceano, i mari ed alcuni laghi erano di conseguenza considerati grandi calderoni.
A volte essi venivano lasciati come offerte votive agli Dei in paludi, fiumi e stagni.
Quando un calderone d’acqua veniva posto sopra un fuoco e riempito d’acqua per bollirla, la sua magia poteva essere vista gorgogliante in azione.
Tutto ciò che vi veniva messa dentro, ne usciva cambiato.
Nell’Altromondo celtico, la quantità di ispirazione poetica ed artistica che una persona riceveva, era regolata da come aveva vissuto la propria vita: il modo in cui l’acqua nel calderone ribolliva determinava la misura che ricevevano.
Tra le divinità irlandesi troviamo Dagda, spesso raffigurato come un gigante con una lunga barba nera.
Egli era chiamato il “Calderone dell’Abbondanza”, visto che ne portava uno in spalla, ed era uno dei Quattro Tesori dei Tuatha Dé Danann, il quinto dei sei popoli preistorici che invasero e colonizzarono l’Irlanda prima dei Gaeli.
Dagda era un dio importante di statura gigantesca associato alla fertilità, all’agricoltura, alla forza e alla virilità, spesso ritratto in modo umoristico, si credeva che controllasse il tempo, i raccolti, il tempo, le stagioni, la vita e la morte.
Di buon carattere, tutti potevano mangiare a sazietà dal suo calderone che non si esauriva mai.
Si narrava, che il mestolo fosse così grande, che due uomini potevano facilmente entrarci dentro.
Un’altra bella leggenda è quella del Calderone della conoscenza, dell’ispirazione e della rinascita di Ceridwen, una maga.
Ella usava il suo calderone per preparare una pozione, che avrebbe infuso conoscenza e saggezza a chiunque l’avesse bevuta, ma la preparava esclusivamente per suo figlio.
La miscela doveva essere bollita e mescolata per un anno e un giorno, quindi aveva incaricato un cieco di nome Morda di alimentare il fuoco e un ragazzo di nome Gwion Bach di mescolare la pozione.
Un giorno erroneamente, Gwion Bach bevve tre gocce dell’infuso che gli erano schizzate sulla mano.
Portandosi la mano alla bocca per alleviare il dolore, fu immediatamente pervaso di saggezza ma, sapendo che Ceridwen si sarebbe arrabbiata, fuggì.
La strega lo inseguì, e tra i due iniziò una serie di trasformazioni mutaforma in diversi animali e uccelli, che alla fine portarono il giovane a rinascere come Taliesin, il più antico poeta di lingua gallese del quale siano sopravvissute alcune opere.
Nella lista dei Tredici Tesori della Britannia, troviamo il Calderone di Dynwych, il quale possiede l’insolito attributo di saper distinguere tra un uomo coraggioso e un codardo.
Per un uomo coraggioso, la carne cuoce velocemente mentre quella per un codardo non cuoce mai.
Questo calderone è stato incluso in The Mabinogion compilato da Lady Charlotte Guest.
Da non dimenticare è Diwrnach Wyddel, l’amministratore di Odgar figlio di Aedd, re d’Irlanda, il quale possedeva un calderone magico, che gli fu richiesto dal gigante Ysbaddaden, per cuocere la carne per il banchetto di nozze di sua figlia, come condizione per dare a Culhwch il permesso di sposare sua figlia Olwen.
Re Artù, parente di Culhwch, si assunse l’incarico per suo conto, di farsi dare il calderone e salpò per l’Irlanda con una compagnia di guerrieri.
Diwrnach però si rifiutò di rispondere alla richiesta di Artù e Bedwyr (il campione del re) si impadronì del calderone, affidandolo a uno dei servi, che portalo sulle spalle.
In un colpo solo, con la spada chiamata Caledfwlch, Llenlleawg l’irlandese uccise Diwrnach e tutti i suoi uomini, e seguì uno scontro con le forze irlandesi, respinto da re Artù e dai suoi uomini.
Così risalirono a bordo della loro nave Prydwen e, portando con loro il calderone come bottino di guerra, tornarono in Gran Bretagna.
Diwrnach si rifiutò di darglielo, ma uno dei guerrieri di Artù se ne impossessò ugualmente, uccidendo il proprietario e scatenando una guerra, dalla quale. Diwrnach viene ucciso nel combattimento che ne segue, e Arthur ei suoi guerrieri combattono per tornare alla loro nave con il calderone e tornare in Gran Bretagna.
L’associazione del calderone con la Stregoneria deriva dalla famigerata scena delle “Tre streghe” nel Macbeth di Shakespeare.
Usare una pentola di ferro per preparare la birra (come per preparare il tè) o cucinare non era insolito nel XVI secolo, ma ciò che attrasse l’attenzione del pubblico, fu il tipo di cucina che facevano queste tre donne.
Tra i Wiccan moderni, il calderone è onorato come simbolo della Dea Madre, proprio come lo sono stati ciotole, barattoli e pentole.
Le pentole a tre gambe in ghisa sono ancora prodotte per scopi decorativi ed occulti, ma ti sconsiglio di provare a cucinare in un calderone, ci vogliono troppe ore ed un sacco di spazio.
Il Piatto
I piatti sono stati inventati probabilmente prima delle ciotole ed i primi erano fatti di legno o foglie rigide, mezze zucche o anche valve di conchiglie di mare, utili per contenere e raffreddare leggermente i cibi cotti prima di mangiarli.
Piatti in legno, ceramica e metallo risalgono all’antichità in molte culture più che altro occidentali, mentre la foglia di banana predomina in alcune culture dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico.
I piatti sono governati dal Sole e dall’elemento Terra, e rappresentano il mondo fisico, il denaro e l’abbondanza.
Qualsiasi piatto fatto di materiali naturali può essere usato per la magia.
Il Cucchiaio
Osservandolo bene, un cucchiaio è una ciotola con il manico, quindi è legato alla Luna ed all’elemento Acqua.
I cucchiai sono stati usati da migliaia di anni, come dimostrano alcune collezioni museali che ne presentano di varie dimensioni e forme, realizzati a seconda dell’epoca: in argilla, pietra, ecc.
Anticamente, questo attrezzo era spesso presente durante incantesimi e magie nei quali 3, 7 o 9 cucchiai, raccolti in tre, sette o nove case, venivano usati per spezzare il pericoloso incantesimo del Malocchio.
Inoltre, questi cucchiai potevano essere usati per lanciare o spezzare la magia, per scremare il latte del bestiame, per raccogliere il mais dai campi e per il matchmaking (l’unione di due individui per affinità, di solito ai fini del matrimonio).
Si credeva che i cucchiai avessero il potere di “sciogliere” o “legare” lo sposo, cioè di aiutarlo o impedirgli di adempiere ai suoi obblighi la prima notte di nozze.
Pertanto, durante i matrimoni, i parenti degli sposi ispezionavano accuratamente capi di abbigliamento e coperte nella stanza preparata per la notte, alla ricerca di cucchiai.
Un altro simbolo del cucchiaio è di sostegno e sostentamento, in quanto è quasi sempre un percorso essenziale per procurarsi il cibo necessario venendo usato come forma di supporto per portare il cibo in bocca, in un piatto, pentola, ecc.
Mentre i migliori cucchiai per cucinare sono fatti di quercia, faggio o acero, nella Magia bianca e nella rottura dell’incantesimo del malocchio si richiedono legni di olmo, frassino o carpino.
In tutte le altre magie si utilizzano normalmente cucchiai di Bosso.
Nel folklore, gettare un cucchiaio sopra la testa di un uomo, lo liberava dalla paura, meglio ancora se prima si metteva dentro un po’ di sale e acqua, che la persona doveva bere, e poi glielo si lanciava sul cranio.
Bisognava ripetere questo rito più volte, fino a quando il cucchiaio cadeva con il lato concavo rivolto verso l’alto, altrimenti la paura non avrebbe lasciato l’uomo.
Si usava il potere protettivo del cucchiaio anche nei primi giorni dopo la nascita di un bambino, quando alle giovani madri era vietato uscire di casa prive di una candela accesa o un tizzone ardente su una tegola, stoffa bruciacchiata ed aglio, per scacciare i demoni e, naturalmente, non doveva mancare un cucchiaio di legno legato con un filo rosso.
Esiste anche un’interpretazione dei segnali con il cucchiaio:
-CUCCHIAIO IN PIU’ A TAVOLA: arrivava un ospite inaspettato.
-DUE CUCCHIAI ALLO STESSO POSTO IN TAVOLA: ci si sarebbe sposati due volte.
– CUCCHIAIO UTILIZZATO DA 2 COMMENSALI: a breve avrebbero litigato aspramente.
-CUCCHIAIO CHE CADE DA TAVOLA: arrivo di una visitatrice.
-CUCCHIAIO CHE CADE CON COLTELLO: arrivo di una coppia di visitatori.
-CUCCHIAIO SPORCO: sfortuna o eventi nefasti.
-SOGNARE CUCCHIAIO D’ARGENTO: significa stabilità economica.
-RICEVERE IN REGALO CUCCHIAIO D’ARGENTO: augura ricchezza, denaro, prosperità, abbondanza o successo. Infatti si usa anche la frase: “nato con un cucchiaio d’argento“, implicando che qualcuno sia nato nella ricchezza o nell’abbondanza.
Ne “L’Allegoria dei lunghi Cucchiai”, del rabbino Haim di Romshishok, si dimostra la differenza tra paradiso e inferno, tramite persone costrette a mangiare con lunghi cucchiai.
“In ogni luogo, gli abitanti hanno accesso al cibo, ma gli utensili sono troppo ingombranti per usarli da soli.
All’inferno, le persone non possono collaborare e, di conseguenza, muoiono di fame.
In paradiso, i commensali si danno da mangiare l’un l’altro dall’altra parte del tavolo e sono sazi”.
Questa parabola incoraggia le persone ad essere gentili l’una con l’altra.
Fino a poco tempo fa in Giappone lo Shamoji, la famosissima spatola per il riso, che ormai tutti conosciamo ed usiamo, era considerato un oggetto magico.
Piccoli Shamoji venivano inchiodati sulla porta d’ingresso di una casa per proteggerla, e nella speranza che i suoi abitanti non soffrissero mai la fame o la mancanza di riso.
Questa spatola di legno spesso intagliata a mano, nell’antico Giappone era spesso vista come un simbolo tradizionale per madri e mogli, e veniva tramandato dalle suocere/mamme alle nuore/figlie come diritto di passaggio per i nuovi anni, per comunicare che, da quel momento, la cucina sarebbe passata nelle mani della novizia.
Il Shamoji, presumibilmente, è stato inventato da un monaco a Miyajima, nella prefettura di Hiroshima, era considerato un porta fortuna ed anche la parte concava del cucchiaio (come di una ciotola) era considerata sacra, come un luogo in cui potevano vivere spiriti o Kami (divinità giapponesi).
Gli stessi cucchiai di legno sono usati nelle danze durante il festival Hakata Dontaku (manifestazione che risale al 1179 d.C., allora noto come Festival Matsubayashi).
La leggenda narra che diverse casalinghe, mentre erano nel mezzo della preparazione della cena, furono travolte dall’eccitazione del festival ed il suono della musica quindi, non riuscendo a resistere, parteciparono anche loro suonando i loro cucchiai, tradizione che vige tutt’oggi.
—segue—
La “Magia apotropaica” (dal greco =”allontanare”), o “Magia protettiva” è un tipo di magia inteso a respingere il male o le influenze del male, oltre al danno delle energie maligne, deviando la sfortuna o scongiurando il Malocchio (leggi articolo: https://www.madameblatt.it/2022/01/05/il-malocchio/).
Le culture antiche invocavano regolarmente i poteri di simboli e rituali magici, o apotropaici, per proteggere se stesse ed i loro cari dal male.
Nell’antica Grecia, per queste credenze superstiziose, si usava il termine ‘Deisidaimonia’, che si fondava sulla convinzione che le persone, sia vive che morte, avessero la capacità di inviare sfortuna ed energia negativa ad altre persone.
Per i vivi, potevano farlo contro un nemico, o contro qualcuno che li aveva offesi in qualche modo.
Per i defunti, se non veniva loro concessa un’adeguata sepoltura, o il dovuto rispetto, si credeva che avrebbero perseguitato coloro che avevano fatto loro il torto, portandogli sfortuna come punizione.
Infatti, personaggi e spiriti così vendicativi sono un tema comune nell’antica tragedia greca.
I Greci facevano offerte agli “Dei devianti” (Apotropaioi theoi), divinità ctonie (divinità generalmente femminili, legate ai culti di Dei sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche), i quali garantivano sicurezza e deviavano il male.
Per questo, si usava la Magia apotropaica per allontanare qualsiasi danno, scongiurare il male e deviare la sfortuna inviata da esseri vendicativi.
Nacque, così l’Apotropaion, ovvero un qualsiasi oggetto o simbolo, ritenuto in possesso del potere di proteggere il suo proprietario dall’energia negativa, proprio come un portafortuna.
Poteva essere una statuetta femminile, infilata su una collana da portare al collo, o indossata su una fascia sul corpo, per esempio.
Ma, oltre ad essere esposti sul corpo, le donne usavano spesso amuleti per la protezione dei propri figli, poiché sono stati trovati molti vasi, che raffigurano bambini, che indossano una varietà di amuleti diversi.
Le donne dell’antica Grecia, quindi partecipavano ed usavano i poteri della Magia apotropaica.
Mentre alcune di queste immagini sembrano essere svanite nell’oscurità, se ne possono ancora trovare altre in varie forme, spesso ‘nascoste in bella vista’.
Tradizionalmente trovati incisi o bruciati nelle aree di ingresso, in particolare finestre, caminetti e porte, i simboli apotropaici sono apparentemente comuni negli edifici antichi, con abitanti che temevano gli spiriti maligni.
Essi si ritrovano su case, fienili, chiese e porte delle cantine.
I simboli apotropaici erano più comunemente creati in 3 forme: cerchio, pentacolo e una forma “VV“, mentre meno frequentemente, erano linee diagonali, scatole e labirinti, ed altre centinaia di variazioni su questi temi.
Il più usato era il ‘Fiore della vita’ (o ‘Ruota a margherita’, ‘Daisy wheel’), un simbolo che ricorda un fiore a sei petali racchiuso in un cerchio, simbolo delle streghe.
Si credeva, che la sua linea unica e continua fosse seguita da spiriti maligni e fosse usata per confonderli ed intrappolarli.
Due piccole margherite sono state persino scoperte vicino alla porta, che conduce a una cantina di birra nella casa natale di Shakespeare a Stratford-upon-Avon, e molte si trovano ancora nelle chiese, case ed edifici medioevali.
Molto usato era anche il simbolo del Pentacolo, attualmente associato al Paganesimo, che nel Medioevo era considerato un segno cristiano, intriso del potere di allontanare le streghe.
Infatti, si credeva che i cinque punti su questa stella rappresentassero le cinque ferite di Cristo, ed il Pentacolo era spesso indossato come amuleto protettivo, non era inciso negli edifici.
Oltre ai disegni, si ritiene che varie lettere dell’alfabeto abbiano un potere significativo, a seconda delle loro associazioni.
Il più popolare al culmine dell’uso apotropaico era il “VV“, pensato per evocare la protezione della Vergine delle Vergini, o la Vergine Maria.
Appaiono anche variazioni su questo simbolo, tra cui “AM” per “Ave Maria” e “M” per “Maria”.
Nei villaggi medioevali, gli abitanti attribuivano malattie, raccolti infruttuosi e una serie di disgrazie al male degli spiriti maligni, come streghe, demoni, il diavolo, ecc.
Per questo motivo utilizzavano questi segni rituali, che venivano ritagliati, graffiati o scolpiti nelle travi, nei muri e nelle soglie di case e chiese, nella speranza di rendere il mondo un luogo più sicuro e meno ostile.
Ed erano azioni normali e comuni nella vita quotidiana, mentre oggi sono considerate rappresentazioni inquietanti e curiose di un’Era passata di un popolo superstizioso.
Spesso, nella Magia apotropaica, si utilizzavano animali, come i gatti.
A volte addirittura membri amati della famiglia, quando morivano, venivano sepolti nei muri delle case della gente.
Si credeva, che incastonare il gatto nei muri, avrebbe protetto la casa dalla sventura, dal malocchio e, in alcuni casi, anche dalle streghe.
È interessante notare che coloro che hanno seppellito questi gattini nelle loro mura, non penserebbero mai di aver fatto magie.
Oltre a questi animali, venivano sepolti nei muri delle case per proteggere la famiglia dalla Stregoneria, ‘Bottiglie delle Streghe’ appositamente preparate, teschi di cavallo e scarpe.
Ciò perché la Magia apotropaica è stata così radicata nella storia e nella cultura delle piccole città per decenni, persino secoli, che questa pratica probabilmente sembrava un modo normale per proteggere la propria casa.
In Irlanda, nel giorno dedicato a Santa Brigida (1 febbraio), era consuetudine tessere una ‘Croce di Brigida’ (Cross Bride) di giunco, che veniva appesa a porte e finestre, per proteggere la casa da fuoco, fulmini, malattie e spiriti maligni.
Così come, anticamente a Samhain, era consuetudine tessere una croce di bastoncini e paglia, chiamata ‘Parshell‘ o ‘Parshall‘, che veniva fissata sopra la porta, per scongiurare la sfortuna, la malattia e la Stregoneria.
Nell’antica Grecia, l’immagine più usata, per scongiurare il male, era quella delle Gorgoni, mostri di aspetto stupendo, con ali d’oro, mani di bronzo e serpenti al posto dei capelli.
Chiunque le guardasse direttamente negli occhi, rimaneva pietrificato.
Questa immagine della testa era chiamata ‘Gorgoneion’, ed aveva anche occhi selvaggi, zanne e lingua sporgente.
La gente credeva, che le porte e le finestre degli edifici fossero particolarmente vulnerabili all’ingresso o al passaggio del male, quindi, oltre ad utilizzare le Gorgoni, usavano volti barbuti grotteschi, simili a satiri, spesso con il berretto appuntito, i quali venivano scolpiti sulle porte delle fornaci, per proteggere da incendi ed incidenti.
Successivamente, su chiese e castelli iniziarono ad apparire Gargoyle o altri volti e figure grotteschi, come Sheela na Gig (una serie di sculture medievali rappresentanti donne nude che mostrano una vulva ingigantita) e Hunky punk (incisioni grottesche sui lati degli edifici, in particolare delle chiese tardo gotiche, simile nell’aspetto a un Gargoyle), per spaventare streghe ed altre influenze maligne.
Il legno più utilizzato era quello di Corniolo .
Allo stesso modo, le facce grottesche scolpite nelle Zucche ad Halloween, avevano lo scopo di scongiurare il male, tra l’altro nella stagione di Samhain, il capodanno celtico.
Ciò in quanto, a quei tempi, si credeva che fosse il periodo in cui le anime dei morti ed altri spiriti pericolosi camminavano sulla Terra.
E’ molto interessante sapere che, nell’antica Grecia, si credeva che i ‘Phalloi’ (Falli) avessero qualità apotropaiche.
Spesso, riproduzioni in pietra venivano posti sopra le porte e le versioni tridimensionali venivano erette in tutto il mondo greco.
I più notevoli di questi sono i monumenti urbani trovati sull’isola di Delo.
Il Fallo era anche un simbolo apotropaico per gli antichi Romani, che però lo chiamavano ‘Fascinum’.
Nell’antica Roma, si pensava che l’invidia portasse sfortuna alla persona invidiata, per cui, per non essere invidiati, i Romani cercavano di incitare alle risate i loro ospiti, usando immagini umoristiche, spesso prendendo di mira persone deformi, come i gobbi o i pigmei.
Infatti, essi consideravano la deformità, una condizione comica e credevano che tali immagini potessero essere utilizzate per deviare il malocchio.
Rappresentazioni falliche, per scongiurare il malocchio si trovano ed usano ancora nel Bhutan moderno, associate al monaco buddista, missionario e poeta della tradizione tibetana Mahamudra, Drukpa Kunley.
Anche in Asia meridionale, il simbolo fallico è utilizzato, con il nome di ‘Lingam’.
Rituali magici apotropaici erano praticati anticamente in tutto l’estremo Oriente e in Egitto, dove divinità spaventose venivano invocate tramite rituali, per proteggere gli individui, allontanando gli spiriti maligni.
Nell’antico Egitto, questi rituali eseguiti nelle case, erano personificati dalla divinità associata alla magia stessa, Heka (o Hike).
Altre due divinità più spesso invocate in questi rituali, erano la Dea della fertilità Taweret, sotto forma di ippopotamo e il demone-leone Bes (che si sviluppò dall’antico Dio demone nano apotropaico, Aha, letteralmente “combattente”).
Anche l’acqua era usata frequentemente nei rituali, in cui venivano utilizzati vasi per libagioni a forma di Taweret, per versare acqua curativa su un individuo.
In seguito, quando l’Egitto passò sotto i Tolomei greci, le stele recanti il Dio Horus furono usate in rituali simili: l’acqua veniva versata sulla stele e, dopo aver effettuato rituali poteri curativi, veniva raccolta in una bacinella, per abbeverare un malato.
Tutti questi oggetti venivano spesso usati nei rituali, per facilitare la comunicazione con gli Dei.
Un altro di questi, ritrovato molto spesso, è la bacchetta apotropaica d’avorio, “Zanna di nascita” (Birth tusk), che aveva un’ampia popolarità nel Regno di Mezzo (1550-1069 a.C.) ed era usata, per proteggere le donne incinte ed i bambini dalle forze maligne.
In alcune culture dei Nativi americani, un Acchiappasogni, fatto di filo come una ragnatela, veniva posizionato sopra un letto o una zona notte, per proteggere i bambini addormentati dagli incubi.
L’uso degli oggetti riflettenti era molto apprezzato, in quanto si pensava che deviassero il malocchio.
Per esempio, le “Sfere delle streghe” (Witch’s balls) sono ornamenti in vetro soffiato, simili a palline di Natale, che venivano appese alle finestre.
Allo stesso modo, lo specchio cinese Bagua (o Pa kua) veniva solitamente installato, per scongiurare l’energia negativa e proteggere gli ingressi delle residenze.
Nella cultura occidentale, il Ferro di cavallo era spesso inchiodato sopra o vicino alle porte.
Si credeva anche, che proiettili d’argento, rose selvatiche, crocifissi ed aglio allontanassero o distruggessero i Vampiri.
In Europa, venivano scolpite sulla prua dei velieri, Polene apotropaiche, considerate un sostituto del sacrificio di uno schiavo, durante l’Età delle invasioni da parte di marinai sassoni e vichinghi, per evitare sfortuna durante il viaggio.
Il dragaggio (pulizia dei fondali) del Tamigi sotto il London Bridge ha portato alla scoperta di un gran numero di coltelli, pugnali, spade e monete piegati e rotti, del periodo moderno e risalenti all’epoca celtica.
Sembra che questa usanza fosse quella di evitare la sfortuna, in particolare quando si partiva per un viaggio.
Nel Regno Unito, si pensava che le Gazze portassero sfortuna, per cui si coniavano varie rime o saluti personalizzati, per placarle.
I viaggiatori irlandesi e gli zingari vendevano spesso l’Erica bianca o Limonium bianco, per “portare fortuna”.
In realtà, è difficile distinguere tra oggetti, che dovrebbero scongiurare il male, ed oggetti destinati a portare fortuna, anche se, generalmente, un talismano porta fortuna, mentre un amuleto scongiura o protegge (è quindi apotropaico).
Fatto sta che, ancora oggi, questi oggetti, questi rituali e queste scritture sono utilizzati come ‘portafortuna che allontanano il male’, e quindi credenze superstiziose, ed i loro amuleti associati, non perirono con i loro antichi seguaci.
Piuttosto, molti sono sopravvissuti nel mondo moderno e rimangono una parte importante di numerose culture in tutto il globo.
Per esempio in Australia, in particolare tra le comunità di Greci ed Italiani, è facile vedere che, contro il Malocchio, si indossino anche oggi amuleti come “Occhio di Horus”, oppure di colore celeste-blu.
Ma anche indossare abiti neri ai funerali, è un’antica superstizione, ancora osservata nel Mondo occidentale moderno.
Infatti, anticamente si riteneva che, vestirsi di nero, mostrasse rispetto per il defunto e la sua famiglia, mentre indossare colori vivaci avrebbe insultato il defunto, in quanto sarebbe stato simbolo della luce della vita, di cui il trapassato non poteva più goderne.
Oppure ai matrimoni, oggigiorno piccoli ferri di cavallo di carta sono presenti nei coriandoli.
Insomma, amuleti, talismani e gesti di buona fortuna abbondano nei tempi moderni, così come Ghiande, Quadrifogli, Monete, Dita incrociate, Coccinelle, Dadi, Numeri fortunati, una lista infinita…
I miei inseparabili sono gli specchietti (che restituiscono al mittente l’energia negativa) ed i tintinnii (che tengono lontani gli spiriti malvagi).
Ed i vostri?
Secondo la superstizione popolare, il Malocchio è un effetto causato volontariamente o involontariamente da qualcuno, che causa malattie e/o disgrazie ad un’altra persona, semplicemente guardandola, oppure attuando dei rituali particolari.
Il Malocchio è una pratica antica e trova le sue radici storiche fondamentalmente nei Paesi orientali e in quelli delle coste del Mediterraneo.
Un sinonimo di Malocchio è la parola ‘Fascino’ che, nell’antica religiono romana, si riferiva sia al Dio Priapo (soprannominato Fascinus da Plinio il Vecchio), sia alle effigi ed agli amuleti fallici contro il Malocchio ed anche agli incantesimi per stregare u a persona.
Plinio il Vecchio, inoltre, affermava che l’amuleto chiamato ‘fascinus’, era un rimedio contro l’invidia ed il Malocchio.
In molte regione del sud Italia, si usa ancora dire che ad una persona è stato fatto ‘affàscinu’, oppure a ‘lu nfascinu’, significando che gli è stata fatta una malìa, un Malocchio.
I moventi possono essere infiniti: invidia, cattiveria, denaro, avidità, ecc.
Credenze popolari e pratiche, tramandate di persona in persona, forniscono indicazioni per liberare le vittime dall’infausta maledizione.
Vediamo come…
Innanzitutto un primo passo, che sembra ottimo nella battaglia per sconfiggere il Malocchio, è dare una bella pulita negli ambienti in cui si vive e si lavora.
Bisogna dare una bella lavata ai pavimenti, con acqua e sale.
Infatti, il sale è tradizionalmente utilizzato per sconfiggere le iettature, perché ha il potere di rimuovere le energie negative (come i tre pizzichi di sale da gettare dietro le spalle contro la iella).
Poi una bella spolverata a tutti gli ambienti e, per finire, finestre aperte per cambiare l’aria, perché quella nuova depotenzia l’azione dell’energia negativa.
Si devono anche posizionare dei sacchetti di sale grosso negli angoli delle stanze, preferibilmente in sacchetti di colore rosso, altro elemento contro le maledizioni.
Gli osservanti della religione cattolica, chiamano il prete della propria parrocchia, chiedendogli di benedire la casa, ma anche l’auto e, se fosse possibile, il luogo di lavoro.
Per potenziare il rito di liberazione, sarebbe molto efficace raggiungere un fiume ed entrare in acqua, rimanendo immersi il più possibile, almeno una volta.
Infatti, l’acqua è il più potente strumento di combattimento del male, ricca di sostanze della Terra e accumulatore naturale di energia bianca e, col suo scorrimento veloce, pulisce, purifica e ricarica il proprio corpo di energia cosmica positiva.
Sospettando di essere “affascinati”, si richiede l’intervento di un operatore capace di confermare la iettatura e cercare di eliminarla.
Uno dei metodi racconta che la persona, la quale crede di essere stata colpita dal Malocchio, deve stare seduta, mentre il guaritore riempie un piatto fondo con dell’acqua, eseguendo per tre volte il segno della croce sulla fronte del soggetto che si è rivolto a lui.
Dopo che ha terminato, traccia su sé stesso, sempre per tre volte il segno della croce e, toccando i bordi del piatto, esegue ancora il segno della croce.
Terminata questa procedura, l’operatore versa nel piatto alcune gocce di olio di oliva e, man mano che le gocce cadono nell’acqua le osserva: se l’olio si allarga, la diagnosi è Malocchio (potrebbe accadere che l’olio addirittura scompaia apparentemente).
Ciò significa, che la persona è stata colpita da Malocchio già da diverso tempo e sarà più difficile da trattare.
Se invece l’olio si allarga poco, vuol dire che la “maledizione” è nelle prime fasi, piuttosto leggera e, conseguentemente, scomparirà più facilmente.
Nel caso in cui l’olio resti a galla normalmente, vuol dire che la persona non è infetta.
Quando la vittima è affascinata, si deve gettare via l’acqua, in un luogo dove si ritiene che nessuno passi, altrimenti vi potrebbe essere la trasmissione del Malocchio a chi la calpesta.
Il rito va ripetuto consecutivamente per altre due volte: già la seconda volta gli “occhi” che compaiono nell’olio dovrebbero essere più piccoli, mentre alla terza non dovrebbe esserci più niente.
Eventualmente gli “occhi” comparissero anche durante la terza ripetizione del rito, significa che il Malocchio trasmesso è piuttosto forte ed è necessario seguire una determinata procedura, tagliando gli “occhi” con le forbici e ripetendo il rito il giorno dopo.
È importante che, una volta iniziato il rito contro il Malocchio, esso non venga mai interrotto.
Gli operatori esoterici bravi sono in grado vedere, se chi ha fatto il Malocchio sia una donna o un uomo, tutto dipende da come si presentano le gocce.
Se esse hanno accanto piccoli cerchietti, il Fascino è stato formulato da una donna; se invece le gocce sono normali, la responsabilità è da attribuirsi a un uomo.
Quando il rito purificatore è stato effettuando bene, la persona colpita dalla maledizione comincia a sentirsi subito meglio.
Un altro rito prevede una candela bianca, che dovrà essere unta con il Sangue di Drago (pregiatissima e rara resina estratta dalla Dracena Draco, caratterizzata dal suo colore rosso).
Si scrive, poi, il nome della vittima (anche presunta) su un foglio bianco, e si circonda con un pentacolo disegnato sopra.
Il foglio andrà poi bruciato con la candela accesa, lasciando che la stessa si consumi completamente.
Quando sarà tutta liquefatta, si deve buttare tutta la cera in un corso d’acqua o, in alternativa, nel wc.
Ancora un altro metodo prevede di riempire un grande bicchiere d’acqua e di procurarsi un sacchetto di sale.
Dopodiché, bisogna pungersi un dito, in modo da far cadere una goccia del proprio sangue sopra il sacchetto, che andrà messo ammollo nell’acqua per circa tre ore.
In seguito, ci si deve liberare del contenuto, utilizzando l’acqua corrente di un torrente o del lavandino.
Per liberarsi da fatture, maledizioni e malocchi vari, è bene ricordare il potere dei numeri, sia per il male che per il bene.
I numeri possono rafforzare un rito o una procedura magica, basta scriverli, su carta, sulla pelle, sul retro di una foto, sui muri.
I numeri del male per antonomasia sono il 4 e il 6, mentre i numeri del bene sono il 7 e il 9.
Infine, è utile anche proteggersi dal Malocchio con un mix di erbe, come aneto, iperico, verbena e ruta, da portare sempre addosso, oppure il famoso mazzetto delle Erbe di San Giovanni.
ANTICA TECNICA DELLA TEGOLA CONTRO IL MALOCCHIO
Occorrente:
1 tegola in cotto (che apporta pace e fiducia, in quanto anche simbolo del cuscino utilizzato da Gesù)
1 fascio di erbe comprendente qualcuna di queste, in numero dispari: iperico, aneto, verbena, ruta, artemisia, rosmarino, finocchio selvatico, felce, malva, erba cedrina, camomilla, sambuco, menta.
-qualche fogliolina di ulivo benedetto la Domenica delle Palme (anche dell’anno precedente, l’importante è che sia benedetto).
Procedimento:
Mettere sulla tegola il fascio di erbe e le foglioline di ulivo, con dei pezzetti di carbone accesi e, appena le erbe iniziano a bruciare e si leva il fumo, far mettere le mani incrociate della ‘vittima’ sulla tegola, mentre l’operatore recita:
“Nostro Signore da Roma veniva,
una palma d’olivo nelle mani teneva,
sopra l’altare la benediceva,
cavava gli occhi a chi male faceva:
con tre pani e con tre pesci
Nostro Signore mi dà abbondanza.”
Ma, soprattutto, non fatevi mai condizionare dalla paura, dall’ignoranza e dalle superstizioni inutili.
Il Malocchio è uno sguardo ritenuto capace di provocare lesioni o morte a coloro su cui cade e, si pensa, che le donne incinte, i bambini e gli animali siano particolarmente più sensibili.
A volte è involontario, altre è uno sguardo fisso, un bagliore, che si rivolge a chi è più fortunato degli altri, o che sembra traboccare fortuna, o per la sua bellezza.
Le persone di successo sono spesso oggetto di gelosia e invidia, oggi come nei tempi antichi.
La credenza del Malocchio è antica e onnipresente; si ritrova tra gli antichi Greci e Romani, nelle tradizioni islamiche, ebraiche, indù e buddhiste, nelle società contadine, indigene e tutte le altre società popolari, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Ad esempio intorno al 100 d.C., il filosofo greco Plutarco scrisse nei suoi ‘Simposi’, che l’occhio umano era un potente organo in grado di emettere raggi energetici invisibili.
Questi raggi erano talmente forti, da uccidere bambini piccoli e piccoli animali.
Plutarco asseriva anche, che alcuni tipi di persone fossero più bravi di altri a maledire con occhi malvagi.
Secondo il filosofo, le tribù di persone che vivevano a sud del Mar Nero erano particolarmente brave a lanciare maledizioni, così come le persone con gli occhi azzurri.
Questa convinzione, probabilmente, deriva dal fatto che, nelle persone che vivevano intorno al Mar Mediterraneo in quel periodo, gli occhi azzurri erano rari, quindi sembravano così innaturali da dover essere stregati.
In effetti, il colore blu è spesso legato agli occhi malvagi e agli amuleti, che proteggono dalle loro maledizioni.
I mercati e i bazar dell’antica Istanbul e del Cairo offrono, ancora oggi, numerose raffigurazioni di occhi dipinti in blu cobalto.
Lungo la costa mediterranea, perline di vetro blu sono state modellate in occhi, e tutto ciò già dai tempi degli Assiri, Fenici, Ottomani, Greci e Romani.
Intorno al 250 d.C., il poeta greco Eliodoro di Emesa scrisse nella sua opera ‘Aethiopica’:
«Anticamente si credeva, che il Malocchio fosse la più grande minaccia per chiunque fosse stato lodato troppo,
o avesse ricevuto ammirazione oltre ciò che meritava veramente».
La persona lodata diventava così gonfia di orgoglio, da provocare il proprio destino attraverso il Malocchio, che si credeva fosse in grado di causare malattie fisiche e mentali.
In effetti, si pensava che qualsiasi malattia, che non avesse una causa immediata e ovvia, fosse causata dal Malocchio.
Era pensiero comune, che gli Dei e le Dee punissero coloro che erano diventati troppo orgogliosi dei loro successi e li distruggessero con il potere del Malocchio, per riportarli al livello dei comuni mortali.
Nel Book 26 di Sahih Muslim, il profeta Maometto mette in guardia sui pericoli del Malocchio e dice che bisogna fare un bagno, per contrastare gli effetti del suo potere.
La cultura islamica sostiene, che una lode eccessiva porti agli effetti negativi del Malocchio quindi, invece di lodare un bambino adorabile, si dovrebbe dire che “Dio ha voluto” la buona sorte del bambino.
Gli Ebrei ashkenaziti credono anche, che una lode eccessiva causi una vulnerabilità al Malocchio e ripetono una frase yiddish: “Keyn aynhoreh!“, che significa “nessun malocchio” per proteggersi da esso.
L’Induismo predica che l’occhio è il punto più potente dal quale il corpo può emettere energia.
Gli Indù temono che anche un occhio “ammirato” possa portare sfortuna, pertanto offrono a questo ‘sguardo ammirato’ una ciotola di latte, per contrastare la minaccia del Malocchio.
Essi credono che la gelosia sia alla radice del potere del Malocchio, sia sotto forma di uno sguardo malizioso che ammirato, e che ci siano periodi più favorevoli a questa minaccia, come la pubertà, il matrimonio o il parto.
Per gli Indù, anche animali come il serpente siano in grado di inviare il Malocchio, oltre al fatto che, anche se gli uomini sono capaci di lanciare questo cattivo sguardo, le donne sono le più propense a farlo.
Per questo motivo, nel sud dell’India le donne dipingono le palpebre di nero, per proteggersi dal Malocchio e per impedire a se stesse di lanciarlo agli altri.
In Brasile, esiste una superstizione equivalente al Malocchio, chiamata “occhio grasso“.
In Europa, si credeva che la più grande fonte del Malocchio fossero le streghe, così come le persone con gli occhi chiari.
Ad esempio, i Tedeschi temevano quelli con gli occhi rossi; in Irlanda, quelli con gli occhi strabici; in Italia, il monociglio era un altro segno di Malocchio.
In America, sebbene la superstizione non sia abbastanza intensa da prendere precauzioni, il Malocchio è visto come una scortesia e un avvertimento, che la fonte dello sguardo malefico ha cattive intenzioni.
Ovunque, ancora oggi, chi crede nel Malocchio, pensa davvero che un individuo possa avere il potere di portare sfortuna e sofferenza a un’altra persona, semplicemente guardandola in modo malevolo.
Le persone solitamente più accusate di lanciare il Malocchio sono estranee, individui malformati, donne senza figli e donne anziane.
Nel Mondo, Malocchio si scrive così:
• Israele – Ayin Ha’ra
• Turchia – Nazar Boncugu
• Iran, Afghanistan e Tagikistan – Bla Band
• Arabia – Ayin Harsha
• Scozia – Droch Shuil
• Spagna – Mal Ojo o El Oja
• Francia – Mauvais Oeil
• Germania – Böser Blick
• Antico latino – Oculus Malus
Per scongiurare il Malocchio e tutte le sue vibrazioni negative connesse, esistono innumerevoli metodi, amuleti e tradizioni.
Vediamone alcune.
In India, lo scopo del travestimento rituale, una pratica che è stata notata nelle cerimonie matrimoniali di alcune zone, sembra sia quello di allontanare il Malocchio.
I bambini asiatici, a volte, hanno il viso annerito, specialmente intorno agli occhi, per protezione.
Tra alcuni popoli asiatici e africani, il Malocchio è particolarmente temuto mentre si mangia e si beve, perché si pensa che la ‘perdita dell’anima’ accada di più, quando la bocca è aperta.
Quindi, è usanza cibarsi in maniera solitaria, o solo con i familiari più stretti e a porte chiuse.
Altri mezzi di tutela, comuni a molte tradizioni, comprendono il consumo di alimenti protettivi o decotti; l’uso di testi sacri, amuleti o talismani (che possono anche essere appesi agli animali per la loro protezione); l’uso di certi gesti delle mani; l’esposizione di disegni o oggetti rituali.
Gli storici credono, che i Greci siano stati i primi a inventare amuleti appositamente per scongiurare le maledizioni del Malocchio.
Essi portavano l’incenso o la croce come protezione contro questa maledizione.
Ma sono stati i Mediorientali, in particolare quelli nella fascia turca, a includere simboli speciali contro il Malocchio nei gioielli e negli emblemi, molto in voga ancora oggi.
Uno è il Nazar (o Evil eye in inglese), un simbolo a forma di occhio con anelli concentrici, che ha lo scopo di deviare o prevenire una maledizione del Malocchio, usato su veicoli, gioielli e case.
L’Hamsa, la ‘Mano di Fatima’ o ‘Mano di Dio’ o ‘Mano di Miriam’, è un’altra immagine comune associata al Malocchio, una mano con un occhio al centro.
Gli Egizi usavano l’Occhio di Horus, un disegno a tratteggio di un occhio con un ricciolo sotto di esso, come forma di protezione per garantire salute e prosperità continue.
Altri riti generali contemplavano, per esempio, che le puerpere tenessero oggetti come protezione sotto i cuscini o sulla testa, e questi includevano corde rosse, nere o bianche, un chiodo, polvere da sparo, pane, sale, aglio, un anello, un oggetto blu indaco, un corno, o un paio di fibbie d’argento.
Ciascuno di questi oggetti aveva un significato particolare, che lo rendeva una buona difesa contro il Malocchio.
Per esempio, la polvere da sparo simboleggiava la capacità di combattere il Malocchio, l’unghia simboleggiava la forza, l’indaco conservava il suo potere nella sua colorazione blu, il sale era un simbolo di conservazione e forza.
Se tutto ciò non bastava, esistevano altri rimedi contro il Malocchio.
In alcuni villaggi, la pelliccia di un orso veniva bruciata per cacciare via la maledizione; in altri, uno zingaro massaggiava la fronte della vittima, per eliminare gli effetti negativi del Malocchio.
In molti Paesi, tra cui Grecia, Armenia e Assiria, si pensava che un pizzicotto sulla schiena potesse rimediare alla maledizione del Malocchio.
In Europa, alcuni Cristiani creavano il segno della croce con le mani, puntando contemporaneamente l’indice e il mignolo verso la fonte del Malocchio (le corna).
In Bangladesh, si disegnava un punto nero sulla fronte dei bambini, per scongiurare il Malocchio, mentre alle belle giovani donne, si disegnava con il kohl un punto dietro le orecchie, per protezione.
Dato tutto ciò che è scritto, si potrebbe pensare che il Malocchio sia solo un’antica credenza irrilevante che non ha posto nel Mondo moderno, ma non è così, in quanto continua ad essere un potente fattore, che influenza il comportamento di innumerevoli milioni di persone.
Potete smentirmi?
Tutti coloro che ci credono, cercano di proteggersi in tanti modi, uno dei quali, forse il più usato, è il ‘Nazar’, del quale il colore blu cobalto è l’interpretazione classica, ma negli anni molti altri colori sono arrivati a simboleggiare significati diversi.
Di seguito sono riportati alcuni dei colori più popolari e il loro significato.
Arancione
– Felicità e protezione
– Motivazione all’impegno
– Aumenta la creatività e la giocosità
-Segno associato: LEONE
Blu scuro
– Protezione del karma e del destino
– Calma e relax
– Apertura del flusso di comunicazione
Azzurro
– Protezione generale
– Allargare la prospettiva
– Solitudine e pace
-Segno associato: ACQUARIO
Verde scuro
– Raccoglie la felicità
– Equilibrio nella tua vita
– Libertà di perseguire nuove idee
-Segno associato: TORO
Rosso
– Porta coraggio
– Più entusiasmo ed energia
– Protezione da paure e ansie
-Segno associato: ARIETE
Marrone
– Protezione dagli elementi
– Connessione con la natura
– Ordine e convenzione
-Segno associato: VERGINE
Viola
– Aumenta la tua immaginazione
– Riequilibra la tua vita
– Per rimuovere gli ostacoli
Giallo o oro
– Proteggi la tua salute
– Sollievo dall’esaurimento
– Mente e concentrazione più acute
-Segno associato: GEMELLI
Grigio
– Protegge dal dolore
– Apertura a nuove situazioni
– Riduce l’intensità di un altro colore
-Segno associato: CAPRICORNO
Verde chiaro
– Successo con i tuoi sogni
– Divertimento e contentezza
– Buona salute
-Segno associato: PESCI
Bianco
– Purezza e concentrazione
– Elimina il disordine e gli ostacoli
– Per ricominciare da capo
-Segno associato: CANCRO
Rosa
– Proteggi le tue amicizie
– Sensazione calmante
– Contenuto e relax
-Segno associato: BILANCIA
Nero
-Potere e prosperità
-Protezione
-Diventare poco appariscente
-Segno associato: SCORPIONE
Rosa scuro
-Autoprotezione
-Migliora la creatività
e la consapevolezza
Segno associato: SAGITTARIO
È incredibile come le persone di tutte le culture, e di tutto il Mondo, cerchino di esercitare il controllo su un Universo apparentemente indifferente/casuale/caotico, facendo cose assurde e spesso frutto di antichi retaggi.
Oggi inizio a descriverne qualcuna, vediamo se le conoscete già.
Per esempio, la paura del numero 13 è così pervasiva nella cultura occidentale, che molti hotel e uffici omettono il tredicesimo piano, mentre gli aeroporti non hanno un tredicesimo cancello.
Così in altre culture, nessuno fa alcuna attività, quando arriva venerdì 13.
In gran parte dell’America Latina, le persone seguono la tradizione spagnola quando si tratta di superstizioni.
Quindi, il giorno sfortunato non è il venerdì 13, bensì martedì 13, giorno in cui non ci si sposa assolutamente, tra le varie cose.
L’ansia per venerdì 13 nasce in primis dal collegamento con due teorie popolari, che ruotano attorno all’apparizione di un tredicesimo ospite in due eventi antichi: nella Bibbia, Giuda Iscariota è il tredicesimo ospite ad arrivare al L’Ultima Cena, ed è la persona che tradisce Gesù.
E poi c’è l’antica tradizione norrena, che sostiene che il male e il tumulto siano stati introdotti per la prima volta nel Mondo dall’apparizione del Dio infido e malizioso Loki, a una cena nel Valhalla.
Egli fu il tredicesimo ospite, sconvolgendo l’equilibrio delle 12 divinità già presenti.
Ma ripeto, questa è più che altro una fobia del Mondo occidentale perché, ad esempio, per gli antichi Egizi il 13 era un numero fortunato, nonostante la mancanza della tredicesima legge nell’elenco delle norme legali più antiche del Mondo del Codice di Hammurabi.
In in realtà, l’omissione non è stato altro che un errore materiale, commesso da uno dei primi traduttori del documento, che non è riuscito a includere una riga di testo: infatti, il codice non elenca affatto le sue leggi numericamente.
Alla fine del XIX secolo, un capitano newyorkese, William Fowler (1827-1897), cercò di rimuovere lo stigma che circonda il numero 13, e in particolare la regola non scritta di non avere 13 ospiti a tavola, fondando una società esclusiva chiamato il ‘Club dei Tredici’ (The Thirteen Club).
Il gruppo cenava regolarmente il 13 di ogni mese, nella stanza 13 del Knickerbocker Cottage, un abbeveratoio popolare di proprietà di Fowler dal 1863 al 1883.
Prima di sedersi per una cena di 13 portate, i membri passavano sotto una scala e uno striscione che diceva: “Morituri te salutant“, dal latino = “chi sta per morire ti saluta“.
E pare che alcuni ex presidenti degli Stati Uniti, tra cui Theodore Roosvelt, abbiano fatto parte di questo club.
A rincarare la dose, nel 1907 Thomas William Lawson pubblicò il romanzo
‘Friday the 13th‘ (Venerdì 13) nel quale raccontava la storia di un agente di cambio di New York City, che giocava sulle superstizioni della data, per creare il caos a Wall Street e fare strage sul mercato.
Stesso titolo il film horror ‘Friday the 13th’ (Venerdì 13) uscito nel 1980, che presentava al mondo un killer, con indosso una maschera da hockey di nome Jason, e che è forse l’esempio più noto della famosa superstizione nella storia della cultura pop.
Il film ha generato numerosi sequel, oltre a fumetti, novelle, videogiochi, merchandising correlato e innumerevoli terrificanti costumi di Halloween.
E comunque, ci sono altre date o eventi infausti, che si correlano con il numero 13 ed il venerdì.
Venerdì 13 ottobre 1307, gli ufficiali del re Filippo IV di Francia arrestarono centinaia Cavalieri Templari, il potente ordine militare/religioso, formato nel XII secolo per la difesa della Terra Santa.
I Templari furono incarcerati con l’accusa di vari comportamenti illegali e successivamente giustiziati.
In tempi più recenti, di venerdì 13 si sono verificati numerosi eventi traumatici, tra cui il bombardamento tedesco di Buckingham Palace, nel 1940; il ciclone in Bangladesh del 1970, che uccise più di 300.000 persone; la scomparsa di un aereo dell’aeronautica cilena nelle Ande, nel 1972; la morte del rapper Tupac Shakur, nel 1996; lo schianto della nave da crociera Costa Concordia al largo delle coste italiane, che uccise 30 persone, nel 2012.
Venerdì 13 marzo 1964, nel quartiere Kew Gardens del distretto del Queens, a New York, avvenne un tragico fatto di cronaca.
Catherine Susan Genovese, chiamata Kitty, fu barbaramente uccisa.
Le circostanze del suo assassinio e la mancata reazione da parte dei suoi vicini furono riportate da un articolo del New York Times, pubblicato il 27 marzo 1964, seppur successivamente vennero mostrate alcune inaccuratezze sulla dinamica degli eventi riportati nello stesso articolo, e divennero il simbolo di un fenomeno psicologico noto come ‘effetto spettatore’, o ‘complesso del cattivo samaritano’, o anche “sindrome Genovese”.
La donna, rientrata tardi e parcheggiando lontano dall’abitazione che condivideva con altre ragazze, fu accoltellata alle spalle e, nonostante le sue grida, non fu aiutata dai vicini, se non troppo tardi.
Qualcuno chiamò (senza intervenire fisicamente) la polizia e le prime telefonate di aiuto fatte, come risultò dalle registrazioni, erano confuse e la polizia stessa non dette evidentemente alta priorità a quella faccenda.
Il carnefice, allontanatosi in un primo momento, ritornò a cercare Kitty Genovese, che cercava di salvarsi, l’accoltellò nuovamente, la violentò e la derubò, lasciandola agonizzante.
Pochi minuti dopo la fine dell’aggressione, un testimone, Karl Ross, chiamò la polizia.
Le forze dell’ordine e il personale medico arrivarono entro pochi minuti dalla chiamata di Ross; Kitty Genovese venne portata via in ambulanza e morì nel tragitto in ospedale.
Il caso di Kitty Genovese è considerato come una delle principali ragioni, che hanno portato alla creazione del 911, il numero unico per le emergenze attivo negli Stati Uniti d’America dal 1968.
La paura del numero 13 si è guadagnata persino un termine psicologico: triskaidekafobia.
Nelle culture occidentali, 3 è un numero magico: tutto, dalla Santissima Trinità ai tre porcellini, tende ad essere organizzato in 3.
In Cina, è il numero 4, invece, a causare preoccupazione quando si programmano grandi eventi come celebrazioni o incontri di affari.
Ciò perché il suono della parola 4 ( si ) è molto simile alla parola ‘morte’ nella maggior parte dei dialetti cinesi.
Invece, il numero 8 (ba) del mese è molto favorevole, perché il nome suona come ‘fa’ , la parola che significa generare o creare, come creare ricchezza o accumulare una fortuna.
Associato al progresso e allo sviluppo, è un giorno per cercare di concludere affari e tenere riunioni, mentre durante il Capodanno lunare è tradizione dare soldi in buste rosse in quantità di 8, o celebrare matrimoni.
Se invitati a cena a casa di qualcuno in Cina, ci sono una serie di simboli importanti, che sono fondamentali per affrontare con successo l’occasione ed evitare l’offesa.
Innanzitutto, non regalare a chi ti ospita un orologio o un ombrello.
La parola ‘orologio’ (zhong) suona come ‘fine’, come se stessi augurando a qualcuno la sua fine o la sua morte.
Così come ‘ombrello’ (san), suonando come ‘addio (san), essenzialmente suggerisce che non li vedrai mai più.
Inoltre, cosa molto importante, non usare carta da regalo bianca per un dono o offrire fiori bianchi, poiché è un colore generalmente associato al lutto.
Quando si considera cosa indossare per una celebrazione, evitare di sfoggiare quindi il bianco per lo stesso motivo, così come un abito tutto nero (considerato malevolo e associato alla morte) e optare per il rosso, il colore più propizio, poiché il sangue simboleggia la vita.
A cena, è considerato sfortunato lasciare le bacchette sporgenti dalla ciotola del riso, in quanto sembrano incenso nella cenere nell’altare di una tomba: adagiali invece sulla parte superiore della ciotola.
Se è Capodanno, il tuo ospite potrebbe servire pesce, che è considerato di buon auspicio per la sua associazione con generosità ed abbondanza.
Attento: se rovesci del riso a cena, non aspettarti che il tuo ospite lo spazzi via, perché quel gesto potrebbe spazzar via tutta la sua fortuna!
Mentre torni a casa dopo il tramonto, non fischiare, perché attirerai i fantasmi, mentre se vedi un gufo o lo senti bubolare, simboleggia un disastro imminente o la morte.
I gatti in Cina, invece, sono generalmente considerati portafortuna, anche se la loro associazione con la ricchezza è nata in Giappone.
Quindi se ti trovi in Oriente ed un gatto ti attraversa la strada, stai tranquillo!
Se a Capodanno ti trovi a L’Avana, quando suona la mezzanotte, c’è l’usanza è quella di gettare un secchio d’acqua fuori dalla porta o dal balcone, per sbarazzarsi di tutte le cose cattive dell’anno precedente.
Ogni volta che i Cubani aprono una bottiglia di rum, versano intenzionalmente le prime gocce sul pavimento per ottenere la benedizione degli ‘spiriti buoni’.
Inoltre, non si scuote una sedia vuota, altrimenti la morte si avvicina, non si apre un ombrello dentro casa perché porta sfortuna e non si deve mettere la borsa sul pavimento, altrimenti i soldi finiranno subito.
Per proteggere i bambini dal malocchio, molti Cubani appendono un azabache (ambra nera) attaccato ad un nastro, sulla culla.
In Spagna, è usanza mangiare 12 chicchi d’uva, quando l’orologio suona la mezzanotte alla vigilia di Capodanno, per portare fortuna per l’anno nuovo.
In Thailandia, porta sfortuna tagliarsi i capelli di mercoledì, che è un giorno sacro, poiché la rasatura della testa è associata al lutto.
Inoltre, non bisogna dormire con la testa rivolta a ovest, poiché è lì che tramonta il Sole, e quindi simboleggia la fine, o ti farà fare brutti sogni.
In Thailandia, secondo il Buddhismo theravada, ad ogni giorno della settimana è associato un colore di buon auspicio o infausto: ad esempio, il rosso è fortunato la domenica ma sfortunato il lunedì, mentre il verde è fortunato il mercoledì ma sfortunato il sabato.
Qui, le uova e le arance sono cibi di buon auspicio da avere sempre a portata di mano e, se senti un geco durante il giorno, invece è di cattivo auspicio.
In Russia, gli scarafaggi erano tradizionalmente considerati di buon auspicio, mentre il nero è un colore fortunato in Etiopia, dove è associato al suolo ricco.
Altre interessanti e globali superstizioni ti invitano, ovunque tu ti trovi, a non posare il tuo cappello sul letto, porta sfortuna perché è associato alla morte.
E’ vietato incrociare le braccia, quando si stringe la mano a qualcuno, perchè quel gesto è tipico di chi viene ammanettato e portato in galera.
Evita i tavoli con 12 commensali, in cui tu saresti il 13°, ma evita anche di sederti all’angolo di un tavolo, altrimenti rimarrai single.
Qualunque cosa tu faccia, non versare MAI l’olio o il sale.
Porta sfortuna perché ha le sue radici in tempi in cui entrambi gli oggetti erano costosi e considerati di lusso, quindi una vera e propria jella se fossero stati sprecati.
Se sei single, e ti trovi vicino a qualcuno che sta spazzando casa, stai attento che per sbaglio non ti spazzoli i piedi con la scopa: non ti sposerai!
Amo volare in aereo e mi sta mancando tanto non poterlo fare.
Ma ci sono persone che odiano questo mezzo di trasporto e passano tutto il tempo nel terrore mortale, facendo magari tutto ciò che è in loro potere, per sopravvivere a questa esperienza.
Ciò significa, per esempio, provare vari incantesimi salvavita, compreso lo sputo sull’esterno di quell’aereo, prima di salire a bordo.
Probabilmente non hai idea di quanto sia potente il tuo sputo…
Nel corso della storia, le persone hanno usato la saliva per ungere, incantare, proteggere.
Sputano sui soldi prima di scommettere, sputano sulle proprie dita per bloccare il malocchio, sputano tra le corna di Satana così scomparirà.
Anche Gesù sembra che usò la sua saliva per dare la vista a un cieco.
Tuttavia, immagino che sputare su un aereo durante l’imbarco non sia facile da fare senza essere arrestati, o sconvolgere i compagni di viaggio.
Magari, potresti semplicemente leccare molto furtivamente il dito e poi premerlo delicatamente sull’esterno dell’aereo, mentre sali a bordo e così: sano e salvo!
Attenzione: se voli con un compagno, devi convincerlo a fare la medesima cosa…
Avete mai gettato il sale dietro la spalla sinistra, quando vi è caduto e sapete perché si fa?
Ecco spiegato: il diavolo, a quanto pare, è sempre dietro di noi, pronto a portarci all’Inferno.
Ma, sembra cosa sicura, che odi il sale per cui, gettandone un po’ dietro alla tua spalla sinistra, lo accecherai e non riuscirà ad afferrarti.
Va bene, ma perché proprio dietro la spalla sinistra?
Perché il diavolo è sempre a sinistra, e questo è uno dei motivi, per cui anticamente si pensava che i mancini fossero in alleanza con i demoni.
A tal proposito, una delle superstizioni più assurde e longeve diceva, che chi usava la mano sinistra agiva sotto l’influenza di Satana, giusto per la connotazione negativa che si dà all’aggettivo ”sinistro”.
Tale convinzione ha comportato l’esecuzione di rituali di dubbio fondamento cristiano e addirittura di esorcismi, per liberare il mancino dalla presenza del Maligno.
Oppure si era convinti che, visto che la destra è la mano che benedice, di conseguenza la sinistra è la mano del diavolo.
Tornando genericamente al discorso ‘mani’, i giocatori di carte superstiziosi prendono le carte solo con la mano destra.
Il gesto scaramantico molto usato di ‘toccare legno’, risale ai tempi in cui gli Dei vivevano sugli alberi.
Questi Dei degli alberi esaudivano desideri e concedevano buona fortuna a tutti coloro che, in maniera gentile, si avvicinavano a loro e bussavano al tronco, attirare la loro attenzione.
Fai attenzione alle sedie vuote durante una cena formale, sono spaventose, in quanto preannunciano la morte, o invitano gli spiriti sinistri alla riunione.
Inoltre, se una donna ne fa cadere una, il suo matrimonio sarà posticipato.
Se giri una, ci saranno discussioni e, se invece cade a terra, chi la rialza è persona che mente.
Ma c’è l’antidoto a tutto ciò (tranne alla sedia vuota): basta ruotare tre volte la sedia su stessa.
Spero che vi siate divertiti…
Alla prossima!
“ La Magia naturale si basa sulla connessione con l’energia intorno a te.
La Magia nera consiste, invece, nel trarre potere
dal proprio odio e dalla propria rabbia”
-John Blackwell-
Magia è un concetto usato, per descrivere un comportamento o modo di pensare, che guarda a forze invisibili per influenzare gli eventi, effettuare cambiamenti nelle condizioni materiali o presentare l’illusione del cambiamento.
Le pratiche classificate come magiche includono astrologia, divinazione, incantesimi, stregoneria, alchimia, negromanzia, meditazione spirituale e tanto altro ancora.
Il termine Magia è anche usato nella cultura popolare occidentale, riferendosi ad atti di prestidigitazione e giochi di prestigio per l’intrattenimento.
Tornando all’Esoterismo, lo scopo della Magia è acquisire conoscenza, potere, amore, ricchezza; guarire o allontanare malattie o pericoli; garantire la produttività o il successo in un’impresa; arrecare danno a un nemico; rivelare informazioni; indurre la trasformazione spirituale; ingannare.
La sua efficacia è determinata dalle condizioni e dalle capacità del ‘mago’, il quale dovrebbe avere accesso a forze invisibili e una conoscenza speciale delle parole e delle azioni appropriate, per manipolare quelle forze.
Ho già parlato della Magia bianca (leggi articolo https://www.madameblatt.it/2021/01/27/magia-bianca-la-protezione-delluniverso/), oggi è il momento della “Magia nera”.
La Magia nera è tradizionalmente riferita all’uso di poteri soprannaturali, per scopi malvagi ed egoistici, controparte malvagia della Magia bianca.
Probabilmente, è stata praticata dall’uomo fin dall’inizio del Mondo, in quanto spinto dal bisogno di spiegare e controllare un ambiente spesso ostile e mortale.
Il Mondo, il cielo, le stelle, la nascita, la malattia e la morte erano solo alcune delle tante cose, che lasciavano perplessi i primi esseri umani, i quali pensavano che fossero entità controllate da forze sconosciute e potenti.
Nello sforzo di spiegare i misteri del Mondo, e per provare a controllarne almeno alcuni, si dette origine a molte pratiche magiche e rituali, per manipolare il tempo, la fertilità, le persone, la malattia, la morte e altre forze apparentemente incontrollabili.
Grande fascino ha sempre suscitato la Magia nera, un tipo di magismo che viene spesso utilizzato per danneggiare un’altra persona.
Essa è fortemente associata al diavolo e, durante i processi alle Streghe di Salem nel 1692 (leggi articolo https://www.madameblatt.it/2021/03/08/la-festa-delle-streghe/), si pensava fosse da esse praticata, avendo stretto un patto con il demonio.
La Magia nera è utilizzata, per evocare i poteri dell’oscurità e del male, nel tentativo di controllare le forze naturali, attraverso l’uso di incantesimi, sortilegi, rituali e altri mezzi.
In un certo senso, la Magia bianca è l’opposto di quella nera, e non si pensa che causi danni agli altri.
Però, potrebbe essere difficile distinguere tra le due, poiché entrambe cercano di controllare le forze della natura e si pensa che entrambe abbiano il potenziale per arrecare danno, anche se non intenzionale: vedi gli incantesimi d’amore di Magia bianca, apparentemente a fin di bene, ma in realtà controllano e manipolano i sentimenti di un’altra persona.
Innumerevoli persone credono o praticano la Magia nera, o sono destinatari di un incantesimo malvagio, una fattura o un’altra forma di danno, molto reale.
Nel ventesimo secolo, la Magia nera ha visto una rinascita, mediante tradizioni neopagane, wiccane e dianiche, che si sono diffuse in tutte il Mondo e dove è ancora praticata, anche in molti gruppi culturali, come per esempio i praticanti di Voodoo, che esercitano le arti nere.
Un elemento importante della Magia Nera è il ‘Malocchio’, una superstizione antica e abbastanza diffusa in tutte le zone del Mondo.
Ha molti nomi tra cui ‘Evil Eye’ (Occhio del Diavolo), ‘Ayin Harda’, ‘Mal de Ojo’, ‘Occhio cattivo’, ‘Occhio stretto’, ‘Sguardo e occhio ferito’.
Una persona con questo potere può ferirne un’altra di cui è invidiosa, o gelosa di qualcosa che vorrebbe ottenere, semplicemente guardandola, colpendola direttamente al cuore.
Si attribuisce questo potere, generalmente, alle donne anziane, ma è una falsa credenza.
Chi pratica il Malocchio potrebbe non essere consapevole delle sue capacità e qualsiasi danno inflitto sarebbe così non intenzionale.
Invece, per coloro che lo usano intenzionalmente, il Malocchio è strettamente legato alla Magia nera e alla Stregoneria.
Si può perfettamente affermare, che la Magia nera sia una forma di Stregoneria incredibilmente potente, che attinge a poteri malevoli e può essere utilizzata per scopi malvagi, causando deliberatamente danni in qualsiasi modo, come distruzione o sventura, o per ferire e uccidere senza rimorso per la vita umana.
Essa trae potere dall’odio e dalla rabbia di chi la utilizza.
La Magia nera può essere fatta usando capelli, vestiti, foto della vittima, o guardandola direttamente negli occhi.
Gli individui più deboli, o facilmente influenzabili, sono facili bersagli della Magia nera, poiché hanno un’aura debole intorno a sé.
Sembra che ci siano dei sintomi di base, per capire se si è vittime di questo maleficio, come disturbi del sonno, brutti sogni, mal di testa, comportamenti eccentrici, ecc.
La Magia nera rende le persone vittime di paure infondate, inverte la fortuna ed infonde confusione.
Può capitare di essere vittima di incidenti ricorrenti, sentirsi emotivamente sempre controllati da qualcuno, perdere il lavoro o affari, aver paura che qualcuno possa farci del male, fallire nelle relazioni amorose, ecc.
Questi potrebbero essere tutti segnali di essere sotto l’influsso della Magia nera.
Nel folklore popolare, esistono dei metodi per respingere al mittente questi influssi negativi e deleteri per chi ne è colpito.
Eccone alcuni:
♠ Nella notte di Amavasya, quest’anno il 6 ottobre (ricorda la data), quando avremo la Luna Nuova, prendi un filo nero e fai su di esso 7 nodi a distanza equivalente. Ruota 7 peperoncini rossi secchi 7 volte sul filo e avvolgili in un panno nero. Tienilo così per 7 minuti, dopodiché brucia solo il panno fuori casa, dopo averci messo dell’olio ed indossa quel filo nero sulla caviglia destra.
♠ Lo stesso giorno, dona 7 vestiti neri a 7 sconosciuti diversi.
♠ Metti 7 pizzichi di sale in una ciotolina e ruotala in senso antiorario sulla testa di chi è vittima di Magia nera, poi gettalo nell’acqua corrente (il sale…)
♠ Se pensi di essere attratto da qualcosa di negativo e la tua aura è leggermente diversa dal solito, dovresti bruciare della canfora ogni mattina e sera, fuori sul davanzale di una finestra o balcone, per 7 giorni.
♠ Prendi dei semi di Senape nera (Brassica Juncea), foglie di Basilico sacro Tulsi (Ocimum tenuiflorum), foglie di Menta, semi di Sesamo nero (Til), foglie di Tè nero (Nilgiri) e fai bollire il tutto in acqua per 7 minuti. Dividilo in 7 porzioni e ungi il tuo corpo con 1 porzione al giorno, per 1 settimana.
La domanda che sorge spontanea è: la Magia nera è una realtà?
Sì, e forse no.
La Magia è energia e l’energia è solo energia; non è né divina né malvagia e ne possiamo fare ciò che vogliamo, in quanto tutto dipende da chi la sta adoperando in quel momento.
Ma ricordiamo anche, che la maggior parte delle volte il ‘male’ ed i suoi effetti sono psicologici.
Se qualcuno vuol farti impazzire, basterebbe che, per esempio, sporcasse di rosso il tuo zerbino e gettasse qualche ossicino di pollo.
Tu rimarresti impressionato ed inizieresti a pensare al ‘male’, fissandoti su questa idea, lasciando andare in malora la tua vita ma, in realtà, nessuna ‘Magia nera’ ti sarebbe stata fatta, è solo la tua mente.
Quindi la maggior parte delle volte è solo psicologico.
Anche se ti venisse fatta la Magia nera, solo il dieci percento potrebbe essere cosa reale.
Il resto saresti tu che distruggi te stesso.
Ecco perché bisogna stare attenti a non fissarsi su false superstizioni e valutare razionalmente ciò che succede.
Ricorda sempre, che il Sole rimane fermo al centro, mentre tutti gli altri pianeti gli girano intorno, senza intaccarlo in alcun modo.
Quindi, una volta che riuscirai a focalizzare la tua immagine in quella del Sole che risplende, rimarrai immune da qualsiasi forza maligna esterna e da tutti coloro che vogliono convincerti di poterti distruggere.
Renditi conto che non sei una candela, che deve essere accesa da qualcuno, ma che sei il Sole eterno auto-luminoso.
E che nessuno ha il diritto di farti del male.
Sii il Sole!
“…Vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabolica, ogni presenza e
macchinazione satanica, ogni influenza maligna e ogni maleficio o malocchio
di persone malefiche e malvagie operati sul tuo servo….”
-Don Gabriele Amort-
Secondo le antiche superstizioni, il mezzo più efficace per nuocere ad una persona è la “Fattura” (detta anche Maleficio), che consiste nel preparare un oggetto offrendolo a Satana, affinché egli vi imprima la sua forza malefica.
Tracce della Fattura si ritrovano in tutte le civiltà, con la presenza di effigi, statuette o bamboline trafitte da spilloni o maltrattate in vari modi.
I fattucchieri usavano un procedimento magico che tendeva a danneggiare, a volte uccidere, una persona.
Altre volte, invece, il Maleficio serviva a fare innamorare la vittima.
Il principio esoterico alla base della Fattura è quello di conferire magicamente a certe sostanze o certi oggetti, determinate facoltà o potere sulle persone.
Inoltre, essa può prevedere l’intervento, sempre mediante rito magico, di forze occulte di origine diabolica, anche con procedimenti tratti da riti religiosi.
Secondo l’Esoterismo, il principio della Fattura comporta che ogni frammento, ogni più piccola particella di un corpo, che venga prelevata (capelli, peli, unghie, sangue), rimane legata al corpo stesso, che perciò soffre di qualunque sevizia venga compiuta su queste sue parti.
Esistono le Fatture dirette ed indirette.
La Fattura DIRETTA si ha avendo un contatto fisico fra la vittima designata e l’oggetto trattato magicamente.
Solitamente si ricorre a speciali preparati, liquidi o polveri, in cui si usano i più disparati o rivoltanti ingredienti, ottenendo un filtro magico, che sarà somministrato alla vittima, mescolato ai cibi o nelle bevande.
In questi filtri si usano erbe velenose o tossiche, parti organiche umane o animali, anche se l’ingrediente prediletto rimane il sangue.
Si può usare anche l’urina, o le ossa (umane o animali) polverizzate.
Il massimo della crudeltà è che, spesso, si ritiene necessario provocare la morte della vittima con procedimenti inenarrabili.
Spesso si polverizza un intero animale, come avviene col rospo, la cui polvere viene considerata di qualità sorprendente.
Invece, per i filtri d’amore, gli ingredienti principali sono il sangue mestruale o lo sperma.
La Fattura INDIRETTA, tra l’altro, la più difficile da scoprire, si attua quando la vittima non è a portata di mano dei fattucchieri.
E’ realizzata col principio magico dell’analogia: si opera su un oggetto nel quale si desidera trasferire la personalità della vittima.
Solitamente si utilizzano ciuffi di capelli, peli o ritagli di unghie, oppure i vestiti, specialmente gli indumenti intimi.
Ecco perché in molti casi di Maleficio, si ritrovano oggetti strani all’interno di cuscini e materassi (che sono i punti di maggior contatto durante la notte), come corde annodate, grumi di sangue, fantocci di cera o di stoffa trapassati da spilli, piccole bare, lana o ciocche di capelli fittamente intrecciate, piume in forma di corone o di topi, di figure geometriche, sassi, cuori formati con la stessa sostanza del materiale spugnoso del guanciale e persino rospi o serpenti vivi.
Se l’oggetto malefico viene trovato, va bruciato e gettato all’aperto, possibilmente in acqua che scorre.
Quando l’operatore non ha qualcosa che appartenga o sia stato indossato dalla vittima designata, ricorre ad altri oggetti di trasferimento, come le figurine di cera, di gesso o di creta o le bamboline di pezza, che vengono trafitte da spille o chiodi.
Oppure utilizza una fotografia con l’immagine della vittima.
Infine si usano le teste od i cuori di animali di gatto, cane, rospo, pollo o capretto.
Le Fatture solitamente hanno scopo:
– Amatorio: per favorire o distruggere un rapporto d’amore, un’amicizia o un matrimonio.
– Venefico: per procurare del male fisico, psichico, economico, familiare.
– Legamento: per creare un impedimento all’azione, ai movimenti, alle relazioni.
– Transfert: per trasferire ad una persona i tormenti fatti ad un pupazzo o a una foto della persona da colpire.
– Possessione: per introdurre una presenza diabolica nella vittima e causarle una vera e propria possessione.
– Morte: per condurre alla morte la vittima.
Nel contempo, esistono anche vari metodi per realizzare la Fattura, che cambiano in base ai procedimenti personali del fattucchiere.
Generalmente si utilizzano 4 metodi.
1) L’infissione, senza dubbio la più antica, praticata dai Greci, Assiri, Egiziani e Babilonesi, consiste nel trafiggere figure di cera, di stoffa o fotografie con degli oggetti acuminati, come spilli, aghi, coltelli, forbici, chiodi o ricci di castagne.
Questo metodo agisce a distanza, colpendo con gli spilloni, la vittima sentirà lancinanti dolori, a seconda della parte colpita.
Trafiggendo il cuore l’operatore cercherà di provocare la morte.
L’infissione è praticata anche su animali o indumenti.
2) La putrefazione consiste nel far putrefare un rospo o un gatto o parte di essi, dopo aver compiuto un processo di analogia con la vittima.
Possono essere usati altri oggetti appartenenti alla vittima designata, come unghie, capelli, peli, racchiusi in un involucro deperibile come un guscio di uovo o una pelle di animale.
Questi oggetti verranno seppelliti in un terreno che venga calpestato da colui a cui la fattura è destinata.
Una variante macabra è quella di seppellire assieme ad un cadavere, un indumento o un oggetto appartenuto alla vittima.
Compiuto ciò, il malcapitato finisce per deperire giorno per giorno, consumandosi di un male misterioso di cui nessuno riesce a trovarne le cause.
3) La “Fattura dei nodi”, sintetizzando il vero procedimento molto più complesso, si basa sull’associazione nodo-impedimento, per cui basta impadronirsi di un indumento della vittima ed annodarlo, affinché il maleficio sia fatto.
Pertanto, in casa del destinatario saranno nascosti degli stracci annodati, oppure si annoderanno dei fili sotto al materasso o dentro al cuscino. Quindi la fattura, restando in contatto quasi diretto con la vittima, risulterà più efficace. (Attenzione ai braccialetti annodati che potrebbero regalarvi).
4) L’ultima tipologia di Fattura si ottiene con la distruzione col fuoco di determinati oggetti, che saranno la statuetta di cera ecc, anche se è un metodo poco usato, in quanto il fuoco simboleggia la purificazione divina.
Essa viene praticata bruciando più volte l’oggetto sul quale si è trasferita idealmente la vittima, al fine di ottenere una forma di consunzione simile a quella della “putrefazione”.
Con l’avvento del telefono, si è aggiunto uno strumento per indirizzare le fatture.
Praticamente, il fattucchiere chiama la vittima per telefono e, quando la persona risponde “pronto”, dall’altra parte nessuno risponde.
Questo breve contatto con la vittima è sufficiente, per scaricargli addosso un’ondata malefica.
La Fattura può essere recapitata anche tramite regali, piante, cuscini, bambole, nastri, talismani, ecc.
Addirittura, la carica malefica può essere inviata anche con un tocco di mano, un abbraccio o uno sguardo (malocchio).
Naturalmente, i fattucchieri richiedono enormi somme di denaro ai committenti, per effettuare il loro “lavoro”.
Ecco perché al Mondo, la vittima non è solo il destinatario del maleficio, ma anche il committente.
L’ultima precisazione da fare, secondo la superstizione, è che il livello di efficacia dei Malefici dipende in primis dalla condizione spirituale del destinatario e poi dalla potenza energetica dell’operatore.
Fate attenzione: tutto ciò potrebbe limitarsi a qualche disturbo passeggero della vittima, ma anche avere conseguenze molto deleterie (anche la morte).
Ogni altro commento o descrizione è inutile…
Viaggiando per il sud Italia, sicuramente avrete notato degli elementi decorativi a forma di boccioli, in vari materiali, posizionati in coppia o singolarmente, alle estremità di finestre, terrazze, balconi, o all’apice dei trulli.
Ne esistono di due tipi: “Pumi” e “Pigne”.
Il termine Pumo molto probabilmente deriva dal latino “pomum” = frutto, ricollegandosi al culto della Dea Pomona, antica divinità romana dei frutti che crescono sugli alberi, dell’olivo e della vite.
La forma del Pumo raffigura quella di un bocciolo che sta per schiudersi, per far fiorire una nuova vita.
E’ circondato da tre foglie d’Acanto (leggi articolo), che simboleggiano l’energia vitale che rinasce a ogni primavera, dando inizio ad una nuova vita , apportatrice di rinnovamento.
Infatti, il Pumo è simbolo di prosperità e di fecondità, ma anche di castità, di immortalità e di resurrezione.
Nella cultura popolare meridionale esso ha anche funzione apotropaica e propiziatoria di buon auspicio in difesa del male.
Nel Salento, si trova questo simbolo sulle facciate dei palazzi signorili, semplici o lussuosi.
Un tempo, in base alla grandezza ed al colore, il Pumo rappresentava il simbolo distintivo della famiglia che abitava nel palazzo, oltre ad essere anche stemma araldico di molte nobili famiglie.
Il Pumo, quindi, porta bene e di solito va regalato per augurare prosperità e felicità.
Infatti, ritenenuto un grande portafortuna, è regalato come buon augurio per chi vive in una nuova casa, o inizia una nuova attività, oppure è donato ogni volta che c’è una nuova nascita.
Oggi è’ diventato un oggetto da collezione e d’abbellimento nell’arredamento.
In Puglia, il Pumo viene realizzato in ceramica smaltata colorata: molto comune è il bianco, ma si trova anche in altri colori, o è anche decorato in molti modi differenti, mescolando assieme motivi barocchi e colori sgargianti.
Il Pumo, usato come ornamento di balconi e cornicioni, generalmente è verde scuro o giallo ocra, e serve per scongiurare il male e Il Malocchio.
Nell’arte antica, un altro degli emblemi più misteriosi è il simbolo della Pigna.
Essa si ritrova tra le rovine babilonesi, egiziane, indonesiane, greche, romane e cristiane, nei disegni delle culture esoteriche (Massoneria, Teosofia, Gnosticismo), alludendo al più alto grado d’illuminazione spirituale.
E’ stata ritrovata, per esempio nelle rovine in pietra di Angkor Wat, in Cambogia, dove enormi torri a forma di Pigna si ergono dalla fitta giungla verso il cielo, con un meraviglioso effetto visivo.
Presso le Terme di Agrippa, a Roma, Publio Cincio Savio ha scolpito il “Pignone”, una colossale statua, che probabilmente decorava originariamente il vicino Tempio di Iside al Campo Marzio, in cui faceva parte di una fontana che gettava acqua dalle punte.
Il suo ritrovamento diede il nome al Rione Pigna, tuttora esistente.
Esistono anche famose reliquie con la stessa forma, tra cui “la Pigna”, raffigurante due pavoni antitetici, che affiancano un’enorme Pigna di bronzo.
Oppure “Il bastone di Osiride” (Museo Egizio di Torino, Italia, 1224 a.C.) rappresentante cobra antitetici, con una Pigna nel mezzo.
La Pigna simboleggia le varie incarnazioni, rappresentando per lo più la “ghiandola pineale” o “Terzo Occhio”, che tutti noi possediamo e, per associazione esoterica, l’atto del risveglio stesso.
In India, la tradizione indù insegna ai seguaci a risvegliare il Terzo Occhio, attivando i loro “7 Chakra”, con l’esercizio Kundalini Yoga.
Questa ghiandola è situata nel centro geometrico del cervello e il filosofo francese Cartesio riteneva che fosse la sede dell’Anima.
Quindi, la ghiandola pineale assomiglia ad una piccola Pigna, e da questo deriva il suo nome.
Anche il ciclo vitale stesso della Pigna ha in sé un significato esoterico.
Infatti, con la maturazione, la Pigna si apre lentamente per rilasciare i semi maturi.
Ciò è il simbolo della espansione della coscienza, che accompagna l’apertura della ghiandola pineale e il risveglio del Terzo Occhio.
Le Pigne compaiono regolarmente in tutte le decorazioni massoniche, raffigurate in opere d’arte, o pendenti dal soffitto delle Logge e sono scolpite nella pietra degli edifici massonici di tutto il mondo, oltre ad ornare gli strumenti rituali utilizzati dai Massoni.
Ernest Alfred Wallis Budge (egittologo inglese del 1800) notò che in alcuni papiri, che illustravano l’ingresso delle anime dei morti nella sala del giudizio di Osiride, il defunto aveva una Pigna attaccata alla sommità del capo.
I mistici greci, invece portavano un bastone simbolico, la cui sommità superiore era a forma di Pigna, chiamato il “tirso di Bacco”.
La Pigna ha quindi diverse simbologie: è associata allo O come uovo, nascita e principio.
Simbolo di longevità, emblema di fertilità, spesso la si trova nei vecchi letti in ferro battuto.
Essa rappresenta la vita, la forza e la grande unione familiare ed è oggetto augurale e portafortuna per qualsiasi evento.
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