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“By the lost town of Dunwich
The shore was washed away
They say you hear the church bells still
As they toll beneath the waves”
“Nella città perduta di Dunwich
La riva è stata spazzata via
Dicono che senti ancora le campane della chiesa
Mentre suonano sotto le onde”
-Al Stewart, “The Coldest Winter in Memory”-
Ci sono molti posti in Gran Bretagna, che si dice possano appartenere alla mitica Atlantide.
Si presume, addirittura, che le stesse isole britanniche potrebbero essere il fondamento del Regno di Atlantide.
Uno dei racconti più interessanti riguarda Dunwich, sulla costa del Suffolk.
Non tutti hanno mai sentito parlare di Dunwich, perché non ne è rimasto molto.
Tuttavia, 800 anni fa era paragonabile a Londra ed alle prime 10 città della Gran Bretagna.
Dunwich era un piccolo villaggio a 13 miglia a sud di Lowestoft, il punto più orientale della Gran Bretagna continentale, il cui porto si trova a più di 10 metri sotto le onde.
Nel periodo anglosassone, Dunwich era la capitale del Regno di East Angles, o East Anglia, e commerciava con i porti di tutto il Mare del Nord, soprattutto della Germania e dei Paesi Bassi.
C’erano 10 chiese parrocchiali, un piccolo monastero, due conventi, due ospedali (istituzioni religiose) e una casa dei Cavalieri Templari.
Contava oltre 3.000 persone, quando il Domesday Book (manoscritto che raccoglie i risultati di un grande censimento completato nel 1086, riguardante la maggior parte dell’Inghilterra e parte del Galles) fu compilato nel 1086.
Il 1 gennaio 1284, Dunwich fu colpita da una terribile tempesta, che provocò un effetto simile a uno tsunami e spazzò via molti degli edifici, opere portuali e inondò il terra.
Altre due ondate distruttive la colpirono nel 1285 e le peggiori arrivarono nel 1287, quando almeno due “tempeste del secolo” colpirono la città.
Questa carneficina fu sufficiente per vedere il porto, un tempo fiorente, iniziare una lunga strada di declino.
Una tempesta nel 1328 spazzò via completamente il vicino villaggio di Newton e la fine fu davvero vicina il 16 gennaio 1362, quando arrivò la seconda, la leggendaria “Alluvione di San Marcello”, o “Grote Mandrenke”.
Questa tempesta uccise 25.000 persone nel sud-est dell’Inghilterra e nei vicini Paesi Bassi e cambiò in modo permanente le caratteristiche geografiche delle coste.
A Dunwich, 400 case furono distrutte insieme al porto, mentre il fiume cambiò permanentemente il suo corso verso il mare.
Con il suo centro commerciale in rovina, le risorse per le difese del mare si concentrarono lungo la costa e l’erosione costiera si intensificò, con il clima che si raffreddava e si entrava in quella che è conosciuta come la piccola “Era glaciale” (periodo della storia climatica della Terra, che va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo, in cui si registrò un brusco abbassamento della temperatura media terrestre) .
In seguito, con la riduzione della popolazione, Dunwich divenne un Rotten Borough, ovvero un distretto parlamentare con poche persone, riuscendo a mantenere il diritto di avere 2 membri in Parlamento fino al Reform Act del 1832.
“The Dark Heart of Dunwich” è un pezzo del folklore del Suffolk, la cui leggenda narra di come Eva, una fanciulla di Dunwich, destinata a sposare il figlio di un proprietario terriero locale, si fosse invece innamorata di un bel mascalzone del villaggio, che l’aveva conquistata per poi abbandonarla, scappando per mare.
Dopo aver atteso invano il ritorno del suo amore perduto, Eva si strappò il cuore e lo scagliò in mare.
Tuttavia, secondo la leggenda, non riuscì a morire e infesta ancora la zona, in particolare intorno alla spiaggia, dove la terra incontra il mare.
Si racconta che il cuore stesso, che si crede sia simile nell’aspetto a un cuore di legno, si bagni occasionalmente e porti grandi disgrazie a chiunque lo raccolga.
Gli edifici del XIII secolo di Dunwich ora appartengono purtroppo al mare, comprese otto delle sue chiese.
La leggenda locale narra che in determinati orari e maree, le campane della chiesa possono ancora essere sentite suonare da sotto il mare.
Ciò che si trova ancora oggi a Dunwich sono i resti di Greyfriars, un priorato francescano e il Lebbrosario di St James.
Oggi il villaggio ha una popolazione stimata di 183 anime.
Recentemente sono state fatte molte ricerche, sia con la bassa marea che con dispositivi sonar subacquei, che hanno mappato le strade e gli edifici di Dunwich, come erano un tempo.
Dunwich merita sicuramente una visita.
“…Vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabolica, ogni presenza e
macchinazione satanica, ogni influenza maligna e ogni maleficio o malocchio
di persone malefiche e malvagie operati sul tuo servo….”
-Don Gabriele Amort-
Secondo le antiche superstizioni, il mezzo più efficace per nuocere ad una persona è la “Fattura” (detta anche Maleficio), che consiste nel preparare un oggetto offrendolo a Satana, affinché egli vi imprima la sua forza malefica.
Tracce della Fattura si ritrovano in tutte le civiltà, con la presenza di effigi, statuette o bamboline trafitte da spilloni o maltrattate in vari modi.
I fattucchieri usavano un procedimento magico che tendeva a danneggiare, a volte uccidere, una persona.
Altre volte, invece, il Maleficio serviva a fare innamorare la vittima.
Il principio esoterico alla base della Fattura è quello di conferire magicamente a certe sostanze o certi oggetti, determinate facoltà o potere sulle persone.
Inoltre, essa può prevedere l’intervento, sempre mediante rito magico, di forze occulte di origine diabolica, anche con procedimenti tratti da riti religiosi.
Secondo l’Esoterismo, il principio della Fattura comporta che ogni frammento, ogni più piccola particella di un corpo, che venga prelevata (capelli, peli, unghie, sangue), rimane legata al corpo stesso, che perciò soffre di qualunque sevizia venga compiuta su queste sue parti.
Esistono le Fatture dirette ed indirette.
La Fattura DIRETTA si ha avendo un contatto fisico fra la vittima designata e l’oggetto trattato magicamente.
Solitamente si ricorre a speciali preparati, liquidi o polveri, in cui si usano i più disparati o rivoltanti ingredienti, ottenendo un filtro magico, che sarà somministrato alla vittima, mescolato ai cibi o nelle bevande.
In questi filtri si usano erbe velenose o tossiche, parti organiche umane o animali, anche se l’ingrediente prediletto rimane il sangue.
Si può usare anche l’urina, o le ossa (umane o animali) polverizzate.
Il massimo della crudeltà è che, spesso, si ritiene necessario provocare la morte della vittima con procedimenti inenarrabili.
Spesso si polverizza un intero animale, come avviene col rospo, la cui polvere viene considerata di qualità sorprendente.
Invece, per i filtri d’amore, gli ingredienti principali sono il sangue mestruale o lo sperma.
La Fattura INDIRETTA, tra l’altro, la più difficile da scoprire, si attua quando la vittima non è a portata di mano dei fattucchieri.
E’ realizzata col principio magico dell’analogia: si opera su un oggetto nel quale si desidera trasferire la personalità della vittima.
Solitamente si utilizzano ciuffi di capelli, peli o ritagli di unghie, oppure i vestiti, specialmente gli indumenti intimi.
Ecco perché in molti casi di Maleficio, si ritrovano oggetti strani all’interno di cuscini e materassi (che sono i punti di maggior contatto durante la notte), come corde annodate, grumi di sangue, fantocci di cera o di stoffa trapassati da spilli, piccole bare, lana o ciocche di capelli fittamente intrecciate, piume in forma di corone o di topi, di figure geometriche, sassi, cuori formati con la stessa sostanza del materiale spugnoso del guanciale e persino rospi o serpenti vivi.
Se l’oggetto malefico viene trovato, va bruciato e gettato all’aperto, possibilmente in acqua che scorre.
Quando l’operatore non ha qualcosa che appartenga o sia stato indossato dalla vittima designata, ricorre ad altri oggetti di trasferimento, come le figurine di cera, di gesso o di creta o le bamboline di pezza, che vengono trafitte da spille o chiodi.
Oppure utilizza una fotografia con l’immagine della vittima.
Infine si usano le teste od i cuori di animali di gatto, cane, rospo, pollo o capretto.
Le Fatture solitamente hanno scopo:
– Amatorio: per favorire o distruggere un rapporto d’amore, un’amicizia o un matrimonio.
– Venefico: per procurare del male fisico, psichico, economico, familiare.
– Legamento: per creare un impedimento all’azione, ai movimenti, alle relazioni.
– Transfert: per trasferire ad una persona i tormenti fatti ad un pupazzo o a una foto della persona da colpire.
– Possessione: per introdurre una presenza diabolica nella vittima e causarle una vera e propria possessione.
– Morte: per condurre alla morte la vittima.
Nel contempo, esistono anche vari metodi per realizzare la Fattura, che cambiano in base ai procedimenti personali del fattucchiere.
Generalmente si utilizzano 4 metodi.
1) L’infissione, senza dubbio la più antica, praticata dai Greci, Assiri, Egiziani e Babilonesi, consiste nel trafiggere figure di cera, di stoffa o fotografie con degli oggetti acuminati, come spilli, aghi, coltelli, forbici, chiodi o ricci di castagne.
Questo metodo agisce a distanza, colpendo con gli spilloni, la vittima sentirà lancinanti dolori, a seconda della parte colpita.
Trafiggendo il cuore l’operatore cercherà di provocare la morte.
L’infissione è praticata anche su animali o indumenti.
2) La putrefazione consiste nel far putrefare un rospo o un gatto o parte di essi, dopo aver compiuto un processo di analogia con la vittima.
Possono essere usati altri oggetti appartenenti alla vittima designata, come unghie, capelli, peli, racchiusi in un involucro deperibile come un guscio di uovo o una pelle di animale.
Questi oggetti verranno seppelliti in un terreno che venga calpestato da colui a cui la fattura è destinata.
Una variante macabra è quella di seppellire assieme ad un cadavere, un indumento o un oggetto appartenuto alla vittima.
Compiuto ciò, il malcapitato finisce per deperire giorno per giorno, consumandosi di un male misterioso di cui nessuno riesce a trovarne le cause.
3) La “Fattura dei nodi”, sintetizzando il vero procedimento molto più complesso, si basa sull’associazione nodo-impedimento, per cui basta impadronirsi di un indumento della vittima ed annodarlo, affinché il maleficio sia fatto.
Pertanto, in casa del destinatario saranno nascosti degli stracci annodati, oppure si annoderanno dei fili sotto al materasso o dentro al cuscino. Quindi la fattura, restando in contatto quasi diretto con la vittima, risulterà più efficace. (Attenzione ai braccialetti annodati che potrebbero regalarvi).
4) L’ultima tipologia di Fattura si ottiene con la distruzione col fuoco di determinati oggetti, che saranno la statuetta di cera ecc, anche se è un metodo poco usato, in quanto il fuoco simboleggia la purificazione divina.
Essa viene praticata bruciando più volte l’oggetto sul quale si è trasferita idealmente la vittima, al fine di ottenere una forma di consunzione simile a quella della “putrefazione”.
Con l’avvento del telefono, si è aggiunto uno strumento per indirizzare le fatture.
Praticamente, il fattucchiere chiama la vittima per telefono e, quando la persona risponde “pronto”, dall’altra parte nessuno risponde.
Questo breve contatto con la vittima è sufficiente, per scaricargli addosso un’ondata malefica.
La Fattura può essere recapitata anche tramite regali, piante, cuscini, bambole, nastri, talismani, ecc.
Addirittura, la carica malefica può essere inviata anche con un tocco di mano, un abbraccio o uno sguardo (malocchio).
Naturalmente, i fattucchieri richiedono enormi somme di denaro ai committenti, per effettuare il loro “lavoro”.
Ecco perché al Mondo, la vittima non è solo il destinatario del maleficio, ma anche il committente.
L’ultima precisazione da fare, secondo la superstizione, è che il livello di efficacia dei Malefici dipende in primis dalla condizione spirituale del destinatario e poi dalla potenza energetica dell’operatore.
Fate attenzione: tutto ciò potrebbe limitarsi a qualche disturbo passeggero della vittima, ma anche avere conseguenze molto deleterie (anche la morte).
Ogni altro commento o descrizione è inutile…
Oggi parlo di un argomento sempre in auge, grazie anche alla cinematografia, molto affascinante ma tanto pericoloso.
La tavola “Ouija”, o “Scatola Weegee”, il cui nome sembra derivare dall’unione di “oui” e “ja” (si, in francese e tedesco), è un piccolo strumento usato per le comunicazioni medianiche, ideato nella metà del 1800 in Francia, quando un medium, probabilmente di nome Planchette (infatti la tavola può anche chiamarsi così), costruì un tavolino ed utilizzò un triangolo con una penna, per interrogare uno spirito.
Il triangolo, solitamente, scriveva i messaggi ricevuti.
Però, esiste una prima menzione storica, di qualcosa di simile ad una tavola Ouija, trovata in Cina intorno al 1100 a.C., ed anche un metodo di divinazione chiamato Fuji (tavoletta di scrittura); oltre ad averne trovate traccia presso i medium “Chi Shengs”.
In America arrivò nel febbraio 1891, quando sui giornali apparvero degli strani annunci pubblicitari:
“Ouija, the Wonderful Talking Board”
presso un negozio di giocattoli e novità di Pittsburgh, che descrivevano un dispositivo magico, che rispondeva alle domande “sul passato, presente e futuro con meravigliosa precisione” e prometteva “divertimento e svago inesauribili per tutte le classi”, un legame “tra il noto e l’ignoto, il materiale e l’immateriale”.
Un’altra pubblicità su un giornale di New York lo dichiarò “interessante e misterioso” e testimoniò, “come dimostrato dall’Ufficio brevetti. Prezzo, $ 1,50.”
Ma di cosa stiamo parlando?
L’Ouija è costituita da una superficie piatta, generalmente in legno lucido o in plastica, sulla quale sono disegnate le lettere dell’alfabeto, i numeri da 0 a 9, Si e No, altri simboli tipo Sole e Luna, il cui utilizzo è abbinato ad un indicatore mobile.
Quest’ultimo è usato per ottenere le risposte dalle anime dei defunti.
Nella cultura popolare, queste Tavole, molto in voga negli anni ’20, sono considerate una “porta spirituale” per contattare i defunti.
Quindi è utilizzata nelle sedute spiritiche: si pongono delle domande ad imprecisate entità (fantasmi, anime, ecc.) che, attraverso un medium, farebbero in modo che l’indicatore si muova sulla tavoletta e componga la risposta, utilizzando le lettere, i numeri o i simboli.
I partecipanti, seduti intorno ad un tavolo, evocano l’entità con cui desiderano comunicare, posando l’indice della mano destra sull’indicatore, ed aspettando che lo strumento inizi a muoversi, lentamente e poi con maggiore velocità.
Alcuni sostengono, che l’Ouija possa effettivamente mettere in contatto con il mondo dei defunti, altri che possa veicolare entità del piano astrale.
O ancora, che si tratti di suggestione inconscia, od ipotizza che il contatto ci sia realmente, ma che possa avvenire, oltre che con spiriti ed entità, anche con il subconscio di persone viventi, in quel momento ignare.
Infatti, chi non crede all’intervento di forze “esterne”, suggerisce che sia il movimento delle persone presenti, che poggiano il dito sul puntatore, a farlo muovere.
Quindi si tratterebbe di un effetto ideomotorio, cioè un movimento umano inconscio suggerito dalla psiche.
La maggior parte dei ricercatori del paranormale sconsigliano l’uso disinvolto dell’Ouija, perché è una porta verso dimensioni sconosciute e potrebbe scatenare spiriti malefici.
Il mondo invisibile si dovrebbe indagare soltanto con serietà assoluta, senza fini malevoli, ma soprattutto, e questa è una regola generale, affidandosi ad una guida esperta.
Purtroppo, molte persone, soprattutto giovani, scelgono questa pratica pericolosa, per trascorrere una serata diversa, per divertirsi o spaventare qualche amico, con curiosità, incoscienza e superficialità da lasciare stupiti.
Il maggiore problema del rito, non è tanto iniziarlo, ma saperlo concludere correttamente, perché la presenza, eventualmente manifestatasi, potrebbe rimanere in loco e, una volta spezzata la catena dei partecipanti, sarebbe libera di manifestarsi, infestando il luogo in cui si è svolta, od annidandosi nella psiche di uno dei partecipanti, senza che nemmeno se ne accorga.
I danni causati potrebbero essere visibili immediatamente, ma anche dopo tempo, manifestandosi con problemi psichici, depressione, alterazione della personalità, crisi suicide ed omicide, possessione, per quanto riguarda le persone; mentre nei luoghi, renderebbero impossibile la vita degli abitanti.
Le insidie più frequenti, sul piano eterico-astrale, sono quelle causate da entità involute che vi gravitano, attratte ancora dalle passioni terrene e, non avendo più un corpo fisico, si insinuano negli sprovveduti, ossessionandoli.
Queste si trovano soprattutto in prossimità dei grandi centri urbani, abitati da migliaia di persone.
Parlo dei “Gusci” e delle “Larve”.
I Gusci sono i residui dello spirito delle persone, che rimane sul piano astrale, quello che resta quando la persona si reincarna, oppure quando il suo spirito si evolve.
Si può venirne a contatto durante una seduta spiritica, o durante un viaggio astrale.
Nel primo caso, avviene quando ci si accosta a tali sedute in maniera inesperta, immatura e sprovveduta.
Non avendo la capacità di raggiungere un defunto in astrale, o non sapendo concludere la seduta spiritica nel giusto modo, si lascia aperta una “chiamata”, che viene sfruttata dai gusci per acquisire energia e per assillare e tormentare il malcapitato.
Le Larve sono entità provenienti dal piano astrale, che possono presentarsi con un vapore biancastro (simile ad una nuvola o dello zucchero filato), grigio oppure nero, che si sprigiona accanto alla persona seguita dall’entità, oppure nel luogo in cui questa abita.
Si nutrono di energia, principalmente emozionale, che sprigionano dalle vittime continuamente sottoposte a situazioni che le turbano.
Si attaccano a chi lavora nell’ambito esoterico ed è inesperto: le sue energie saranno fuori controllo e saranno sfruttate da queste entità.
Sono anche chiamate “larve-vampiro”, perché si nutrono delle forme di pensiero degli esseri viventi, arrivando a guidarne i pensieri e le emozioni, succhiando energia vitale.
Queste entità si possono scacciare in maniera molto semplice: non facendosi intimorire dalle situazioni o visioni che esse procurano, in modo da costringerle ad andarsene, a causa dell’assenza delle paure o tormenti del soggetto che le ospita, procurandole così assenza di nutrimento.
Racconto di un’esperienza avuta con una Larva, quando ancora non ero del tutto consapevole delle mie potenzialità, delle mie energie ma, soprattutto, di come gestirle.
In effetti, è stata causata da un surplus di consulti, che effettuavo in maniera quasi compulsiva, in un momento di scoperta del potere e di spirito di esaltazione.
Una notte, dopo aver accompagnato una mia cara amica a casa, dopo ore di tarocchi à gogo, ero in auto con i miei bambini, per tornare a casa.
Mentre percorrevo una strada di campagna, sotto un cielo terso e stellato, mi si è parata sul cofano una “visione”.
Ho frenato per non investirla.
Era un “essenza” evanescente, simile ad una nube, ma con parvenza di donna con i capelli lunghi, che si è avvinghiata all’auto, come un’enorme ragnatela.
Sul momento, non ho capito veramente ciò che stesse succedendo, ho cercato soltanto di calmare la mia bambina terrorizzata, e poi di scacciare questa “cosa” col tergicristalli, dicendo alla piccola che si trattava soltanto di una grande e brutta ragnatela nuvolosa.
Dopo, istintivamente, ho accelerato, riprendendo il viaggio di ritorno.
Senza chiedermi cosa e perché fosse successo, devo dire con assoluta calma.
In seguito, ho approfondito l’accaduto.
La presenza di mia figlia, il dedicarmi con calma e sangue freddo a lei, per tranquillizzarla, ha evitato che la “larva” si appropriasse in qualche modo della mia mente.
Ed ho fatto in modo che non accadesse ancora, mai più…
Carpino – L’Impeccabile
“Serietà e abnegazione”
dal 4 al 13 giugno dal 2 all’11 dicembre
Buon Compleanno ♥
Secondo l’Oroscopo celtico, appartieni al segno del Carpino, che ti conferisce grande resistenza fisica, mentale e spirituale.
Sei amante dei viaggi, anche se compiuti a fini lavorativi, magari per fini commerciali.
Hai grandi capacità di comunicazione grazie alle quali riesci spesso a soddisfare la tua ambizione di emergere.
Durante l’adolescenza sei stato tendenzialmente poco caloroso e comunicativo, ma con l’età si è sviluppata in te una necessità estetica di eleganza, che servirà in parte a disciplinare gli appetiti dei sensi.
Il resto della tua ricerca sarà occupato da ambizioni lavorative.
Malgrado ad uno sguardo superficiale sembri atteggiarti solo su pose e ostentazioni puoi, maturando, arrivare ad abbandonare la ricerca dell’estetismo e ritrovare un po’ d’equilibrio nel tuo rapporto conflittuale con la vita di tutti i giorni.
Ti saranno di notevole aiuto Pioppo e Cedro.
Dato che per te la serietà è fondamentale, la fiducia in te sarà sempre ben riposta e, se lascerai il tuo atteggiarti comportandoti con normale semplicità, vedrai accrescere notevolmente la simpatia degli altri nei tuoi confronti.
In generale ami dominare il rapporto di coppia, ma consideri il partner con il massimo rispetto: l’unico rischio è quello di non riuscire a capirne tutte le sue esigenze.
L’Uomo Carpino è un uomo ordinato e pedante.
È molto difficile allontanarsi dalle regole, non lo sopporta.
Per lui, la sua reputazione impeccabile è molto importante e, per osservare la decenza, è pronto a sacrificare molto.
Nella sua “correttezza” può essere noioso, ma affidabile.
L’Uomo Carpino esegue scrupolosamente tutti gli ordini di un suo superiore, segue tutte le istruzioni, mai in ritardo e non ritarda nelle “pause fumo”.
Il capo per lui è sempre una persona molto rispettata e la disciplina del lavoro viene prima di tutto.
E’ piuttosto vanitoso, e questo si esprime nel desiderio di ricevere l’approvazione formale delle sue azioni.
Un tale uomo può essere coniuge esemplare, ma non aspettarti sorprese romantiche da lui.
Inoltre, è tra coloro che credono, che il dovere sia più importante di qualsiasi sentimento.
La Donna Carpino è molto rispettosa della decenza.
Si cura, cerca di avere un bell’aspetto, aderisce ai dettami della moda, ma senza eccitazione.
Le novità stravaganti non fanno per lei.
E’ ordinata, pulita ed esecutiva.
Nella sua giovinezza, è molto attraente e nell’età matura diventa piuttosto banale.
Nella sua vita personale, non è incline a cercare l’avventura, le relazioni serie nella sua biografia sono contate.
Quando si sposa, pensa prima di tutto ai propri interessi.
Comunque è una partner esemplare, fedele e premurosa, che unisce al suo rapporto amoroso anche un’affettuosa amicizia.
La donna Carpino cerca sempre di mantenere la famiglia, perché vuole ben apparire in società, e questo richiede decenza.
A causa del loro allineamento, i nati nel segno del Carpino hanno una dominanza naturale.
Alla nascita, sono stati dotati del ruolo di protettore.
Onorano e amano sinceramente il loro partner.
Quello ideale dovrebbe avere un talento diplomatico ed essere molto comprensivo.
Ma attenzione: il carattere piuttosto difficile del Carpino potrebbe portare involontariamente il partner a sentirsi indebolito e diventare passivo.
COLORE: Bianco
PIANTA: Sambuco
SEGNI CELTICI AFFINI: Pioppo, Faggio
SEGNI ZODIACALI CORRISPONDENTI: Gemelli, Sagittario
ERBE AROMATICHE BENEFICHE: Crescione, Camomilla
PARTI FISICHE PIU’ VULNERABILI: Collo, ginocchia, muscoli
PROFESSIONI ADATTE: le tue professioni ideali sono nell’ambito della Legge, Forze dell’ordine, Forze militari o, nel campo artistico, come compositore di musica.
IL TRENO
Nel mezzo della mia vita,
Salii su un treno in corsa.
Anonimo esternamente
Ma da principessa all’interno, veramente.
Avevo tutto senza vederlo,
Eternamente insoddisfatta e ottusa,
Volendo di più, senza sapere cosa,
Avventurosa e capricciosa.
Arrivata ad una stazione,
Presi una coincidenza,
Un treno bellissimo esternamente,
E all’interno, una sofferenza cocente.
Giorno per giorno, calò il grigiore,
Si spensero le risa e le soddisfazioni.
Soltanto allora, mi si aprirono gli occhi
E disperatamente, cercai degli sbocchi.
Tremendo era il giorno in cui saltai
Dal treno in corsa, su un altro accanto.
Anonimo e grigio esternamente,
Ma colmo di luce, nella mia mente.
Il tempo è passato, la vita continua,
Riprendo a respirare, nonostante il male.
La lezione è stata dura, ma l’ho capita,
Per questo vi dico, col cuore in mano
Quando passa il vostro treno, prendetelo al volo
E non abbandonatelo più, perché nella vita è uno solo.
Non fatevi abbagliare dalle chimere,
dai narcisi e dalle sirene.
Apprezzate il vostro treno giorno per giorno,
Tutto ciò che avete di buono intorno.
Spesso, tutto ciò che troppo bello esternamente appare,
Tolti i lustrini ed i fari accecanti, è un’illusione, scompare.
Riprendo in mano la mia vita in salita,
Sull’ultimo treno preso in corsa,
Chiedendo perdono e donando amore
A me stessa e alle persone che ho nel cuore.
-MadameBlatt-
L’Aglio orsino (Allium ursinum) appartiene alla famiglia delle Liliacee e cresce spontaneo in Europa e Asia; in Italia è presente in tutto il territorio, eccetto la Sardegna.
Vegeta talvolta a lato dei ruscelli, che penetrano in boschi densi, formando dei tappeti omogenei.
E’ una pianta erbacea perenne con fiori, bianchi e a forma di stella, riuniti in ombrelle.
Le foglie emanano un forte odore agliaceo quando vengono stropicciate e, quelle giovani, sono utilizzate per dare sapore ai piatti di pesce, insalate, formaggi teneri e patate lessate.
Sono commestibili anche i fiori.
Le proprietà di tutte le parti della pianta dell’Aglio orsino sono praticamente corrispondenti a quella dell’Aglio comune.
Terapeuticamente, dell’Aglio orsino si sfrutta principalmente l’azione depurativa.
La denominazione Allium non è facilmente ricostruibile, poiché sia la coltivazione, sia l’utilizzo di questa piantina risale ad almeno 3000 anni a.C.
Il termine era già in uso presso le popolazioni romane, ma si ritiene che la sua origine sia celtica.
Potrebbe derivare da “all” che significa caldo, cioè acre come l’odore dell’aglio appena degustato.
Anche i Greci conoscevano questa pianta “bruciante”, per il suo odore.
Mentre il nome specifico “ursinum” (degli orsi) forse in riferimento agli ambienti boschivi su cui preferibilmente cresce oppure, in base ad alcune credenze popolari, potrebbe derivare proprio dagli “orsi” che, appena svegliati dal letargo invernale, sarebbero ghiotti dell’Aglio orsino, col quale depurano l’organismo rimasto a lungo fermo.
In gergo è chiamato anche Aglio del diavolo, Aglio romano, Aglio selvatico, Cipolla della zingara, Ramsons.
Nell’industria, con esso si ricavano disinfettanti e repellenti.
In Germania, e probabilmente in altre parti dell’Europa Centrale, l’Aglio orsino ha acquisito una popolarità crescente nel giro di pochi anni.
In base a questa sua popolarità, molti hanno tentato di raccogliere la pianta selvatica, con la conseguenza che sono stati segnalati diversi casi di avvelenamento, dovuto all’esistenza di alcune piante tossiche con foglie simili, in particolare il Mughetto ed il Croco d’autunno.
Entrambe le piante non mostrano alcun odore d’Aglio e le similarità sono, nel migliore dei casi, superficiali o inesistenti.
Utilizzato tradizionalmente in tutta Europa come tonico primaverile, per le sue proprietà purificanti del sangue, analogamente all’Aglio a bulbo, si pensa che anche l’Aglio orsino abbassi il colesterolo e la pressione sanguigna, il che a sua volta aiuta a ridurre il rischio di malattie come infarto o ictus.
Si dice che il suo odore respinga i gatti, quindi si potrebbe piantare vicino alle piante in cui questi deliziosi animali vanno a giocare, distruggendole.
Nelle prime tradizioni cristiane, i fiori di Aglio selvatico venivano usati per decorare le chiese il giorno della festa di Sant’Elfego di Canterbury (19 aprile).
La pianta compare nelle leggende e nelle poesie irlandesi.
La poesia “Sulla collina di Howth”, nel nord della contea di Dublino, cita l’erba:
“la vetta luminosa al di là di tutte le colline … piena di aglio selvatico e alberi”.
L’antico medico greco Dioscoride scrisse nel I secolo, che l’Aglio orsino poteva curare i morsi dei serpenti, sebbene questo rimedio fosse poco menzionato nelle opere dei primi erboristi in Gran Bretagna e Irlanda.
I primi guaritori tra i Celti, le tribù teutoniche e gli antichi Romani conoscevano quest’erba selvatica e la chiamavano “herba salutaris” , che significa “erba curativa”.
L’Aglio orsino veniva portato nelle tasche dalle persone, per scongiurare l’influenza durante la pandemia del 1918 in Irlanda.
In altre parti delle isole britanniche, le foglie di Aglio orsino venivano messe sotto la pianta dei piedi, per impedire alle persone di contrarre tosse e raffreddore.
Sull’isola di Man, i bulbi venivano messi in salamoia nello zucchero di canna e nel rum, per essere conservati durante l’inverno, come rimedio contro la tosse e il raffreddore.
L’Aglio orsino era considerato un buon preventivo nella medicina popolare irlandese, per scongiurare tosse, raffreddore e influenza, una credenza condivisa in altre parti della Gran Bretagna.
In Irlanda, l’aglio selvatico veniva talvolta impiegato come rimedio veterinario per vari disturbi nei cavalli e nei bovini, come la tigna nei vitelli.
Le proprietà magiche dell’Aglio orsino includono protezione, guarigione, allontanamento delle energie negative.
Gli spicchi d’Aglio orsino venivano piantati come portafortuna nel tetto di paglia dei cottage irlandesi; questa usanza era anche pensata per scoraggiare le fate.
Nella magia e nei rituali, si pensava che l’Aglio selvatico spaventasse le creature velenose.
Un’usanza strana diceva agli atleti di masticare un pezzo della pianta prima di una gara, per assicurarsi la vittoria, e una credenza simile era tenuta per gli uomini che andavano in battaglia.
In astrologia, l’Aglio orsino è governato da Marte e Nettuno.
Se veniva piantato durante la Luna piena, si pensava che crescesse come una cipolla con un solo bulbo.
PESTO ALL’AGLIO ORSINO
– 1 grosso mazzetto misto tra foglie e bulbi di Aglio orsino
– 80 g anacardi
– 3/4 cucchiai olio d’oliva
– 1 chiodo di garofano aglio, sbucciato
– 4 cucchiai formaggio Parmigiano
– Pizzico sale e pepe
– 1 cucchiaino olio al tartufo bianco (facoltativo) span style=”color: #000000;”>
Tostate gli anacardi sulla padella a fuoco basso per un paio di minuti.
Mettere nel frullatore (l’ideale sarebbe nel pestello a mano) l’Aglio, gli anacardi, il chiodo di garofano, il formaggio, l’olio, il sale e il pepe.
Ridurre tutto nella consistenza del pesto.
Secondo la mitologia greca, Tritone era un semidio del mare, figlio di Poseidone e Anfitrite, Dei del mare.
Tritone viveva con i suoi genitori, in un palazzo d’oro in fondo al mare Egeo e possedeva il dono della profezia.
Come messaggero di Poseidone, Tritone cavalcava sul dorso di creature degli abissi, per portare rapidamente messaggi a tutte le zone del dominio di Poseidone, ma aveva anche la capacità di cavalcare le onde da solo.
Tritone era solitamente rappresentato con sembianze umane nella parte superiore del corpo, la coda di pesce nella parte inferiore.
Tritone portava spesso un tridente, una lancia a tre punte, simile a quella portata da suo padre.
In seguito fu spesso raffigurato con una conchiglia, che suonava per calmare o sollevare le onde, ma anche per spaventare i giganti nemici, che pensavano che i suoni fossero i richiami di animali selvatici in avvicinamento.
Tritone era padre di Pallade, la ninfa del Lago Tritonide, nonché figura paterna adottiva della dea Atena.
Pallade e Atena furono allevate come sorelle, ma erano molto combattive e spesso duellavano tra loro.
Durante un incontro, Atena uccise accidentalmente Pallade, e in onore della sua “sorella” morta, Atena assunse l’epiteto Pallade.
Tritone appare occasionalmente nei racconti mitologici.
Uno dei più famosi, è la storia poetica degli Argonauti, di Apollonio, che narra la storia di Giasone e del suo viaggio per recuperare il vello d’oro, dall’isola immaginaria della Colchide.
Racconta della relazione di Giasone con la pericolosa principessa Medea e dei mari insidiosi, affrontati dagli Argonauti, i marinai della sua nave Argo.
Tritone li aspettava nella sua casa sul lago salato Tritonide, nell’antica Libia.
Dopo che una tempesta bloccò Giasone e i suoi uomini nel deserto libico, furono costretti a portare la loro nave al lago.
Il semidio li aiutò a tornare in mare,riportando l’ Argo e il suo equipaggio sulla rotta, dopo che si era perso e si dibatteva nelle paludi.
Tritone appare anche nell’Eneide (Virgilio) quando Miseno, il trombettista di Enea, sfida arrogantemente il figlio di Poseidone a una gara con la conchiglia.
Ma questa gara non ebbe mai nemmeno luogo, poiché Tritone gettò Miseno in mare.
La figura del Tritone ha una reputazione feroce per evocare tempeste, affondare navi e annegare marinai.
Si dice che un gruppo particolarmente temuto, i “Blue Men of the Minch”, dimori nelle Ebridi Esterne, al largo della costa della Scozia.
Sembrano uomini normali (dalla vita in su comunque) con l’eccezione della loro pelle tinta di blu e delle barbe grigie.
Sono molto forti e possono essere visti nuotare e immergersi con piacere, quando il mare è agitato.
Quando dormono, in grotte sottomarine, il tempo è bello ed il mare è calmo.
Tuttavia, quando sono svegli possono evocare tempeste ogni volta che vogliono.
Queste creature, che hanno le dimensioni e la forma degli umani, Seguendo le barche che navigano nelle acque della zona possono essere amichevoli nei confronti degli esseri umani, ma questo può dipendere dal loro umore e se vengono trattati con rispetto.
La tradizione locale afferma che, prima di assediare una nave, i Blue Men spesso sfidino il suo capitano a una gara in rima; se il capitano è abbastanza veloce di arguzia e abbastanza agile di lingua, può battere gli Uomini Blu e salvare i suoi marinai da una tomba acquosa.
Gli abitanti delle Ebridi raccontano, che si versava birra nell’acqua come dono, per convincere gli Uomini Blu a lasciare le alghe sulla spiaggia come fertilizzante.
In loro onore, c’era la tradizione della gente del posto, di accendere una candela in riva al mare, la notte della festa celtica di Samhain (leggi articolo).
Inoltre, si credeva anche che gli Uomini Blu di Minch fossero una personificazione delle acque, spesso pericolose, in cui vivevano.
Come i mari, il loro umore poteva cambiare rapidamente e potevano causare il naufragio delle navi e la morte del loro equipaggio e dei passeggeri.
«Lo stretto che si trova tra l’isola di Lewis e le isole di Shant
è chiamato “Sea-stream of the Blue Men”.
Sono di dimensioni umane e hanno una grande forza.
Di giorno e di notte nuotano intorno e tra le isole Shant,
e lì il mare non si ferma mai.»
-Donald Alexander Mackenzie, nel suo libro “Wonder Tales from Scottish Myth and Legend”, 1917-