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MADAMEBLATT
«Benvenuto, benvenuto!» cantavano e risuonavano tutti i raggi,
e il fiore si sollevò oltre la neve nel mondo luminoso.
I raggi lo accarezzarono e lo baciarono, così si aprì tutto,
bianco come la neve e adorno di striscioline verdi.
Piegava il capo per la gioia e l’umiltà.
«Bel fiore» cantavano i raggi «come sei fresco e puro!
Tu sei il primo, l’unico, sei il nostro amore.
Tu annunci l’estate, la bella estate in campagna e nelle città.
Tutta la neve si scioglierà; i freddi venti se ne andranno.
Noi domineremo. Tutto rinverdirà, e tu avrai compagnia,
il lillà, il glicine e alla fine le rose;
ma tu sei il primo, così delicato e puro!»
-tratto da “Il Bucaneve” di Hans Christian Anderson-
Il Bucaneve è una pianta erbacea, perenne e bulbosa, che porta un piccolo fiore bianco, campanulato e pendente.
La specie più diffusa, Galanthus nivalis, è originaria dell’Europa e del Mediterraneo orientale, anche se è ampiamente naturalizzata in altre regioni del Mondo.
Il nome del genere, Galanthus, deriva dal greco “gala” = latte e “anthos” = fiore, ad indicare un fiore bianco come il latte; il nome specifico nivalis = di neve, fa riferimento alla sua precoce fioritura, spesso, in mezzo alla neve.
La porzione della pianta, che risulta essere velenosa, è il bulbo, contenente alcaloidi come la ‘galantamina’.
Il bulbo del Bucaneve può essere confuso con quello della commestibile Erba cipollina (Allium schoenoprasum), tuttavia l’estrema rarità di questa Amarillidacea rende estremamente difficile ed improbabile la possibilità di intossicazioni.
Il Bucaneve è anche chiamato “Stella del mattino”, perché è uno dei primi fiori a spuntare dalla terra dopo l’Inverno.
La tradizione cristiana associa il Bucaneve alla Candelora, il 2 febbraio, giorno della purificazione della Madonna.
Nei tempi passati, le fanciulle lo raccoglievano per portarlo come simbolo di purezza.
Inoltre, una leggenda racconta che Eva e Adamo, una volta cacciati dal Paradiso Terrestre, furono trasportati in un luogo gelido, buio, dove era sempre inverno.
Eva, ben presto, fu presa dallo sconforto e dal rimpianto, non accettando l’idea di vivere in quelle condizioni.
Un angelo avuta compassione di lei, prese un pugno di fiocchi di neve, vi soffiò sopra ed ordinò che si trasformassero in boccioli, una volta toccato il suolo.
Eva, alla vista dei Bucaneve, prese forza e si rianimò.
Da quel giorno si dice, che basta raccogliere un Bucaneve nella prima notte di luna dopo la fine di gennaio, per essere felici tutto l’anno.
Invece, una leggenda greca narra che a Nikaria, una piccola isola dell’Egeo, dove Dedalo seppellì lo sfortunato Icaro, dal giorno della sua sepoltura, il vento cominciò a piangerne la morte, con lacrime che, al contatto del suolo, si trasformarono in Bucaneve.
In Inghilterra, i bulbi di Bucaneve sono stati importati dall’Italia e piantati nei giardini dei monasteri dai monaci, ma in seguito questo fiore è stato associato alla sepoltura.
I Vittoriani, infatti, iniziarono a piantare Bucaneve sulle tombe dei propri amati cari e, in molte parti del Paese, si riteneva che portasse sfortuna portare i piccoli fiori in casa.
In alcune versioni più estreme della superstizione, la morte sarebbe avvenuta in famiglia entro l’anno.
Molti si aggrappavano e praticavano questa superstizione, affermando risolutamente che un Bucaneve raccolto, portato sulla loro soglia di casa, fosse il motivo per cui erano rimasti vedovi.
Altre antiche superstizioni inglesi imponevano che, introducendo un Bucaneve, il latte si sarebbe inacidito e le uova si sarebbero rovinate.
In realtà, il Bucaneve è il simbolo di vita, purezza e speranza; lo stelo di colore verde simboleggia e si collega agli ideali pagani di salute e benessere, mentre il bianco simboleggia la luce del sole invernale, che ora inizia a rafforzarsi con l’allungarsi delle giornate.
Una vecchia leggenda moldava racconta che, una volta, durante una lotta con la strega d’inverno, che non voleva rinunciare al suo posto, la bella signora primavera si tagliò un dito e qualche goccia del suo sangue cadde sulla neve, che si sciolse.
Presto, sul posto crebbe un Bucaneve e, in tal modo, ella sconfisse l’inverno.
Un antico racconto tedesco narra che, all’inizio di tutte le cose, quando la vita era nuova, la Neve cercava di prendere in prestito un colore.
I fiori erano molto ammirati da tutti gli Elementi, ma custodivano la gelosia del loro colore e, quando la Neve li supplicava, voltavano le spalle con disprezzo, perché credevano che la Neve fosse fredda e sgradevole.
I piccoli umili Bucaneve ebbero pietà della Neve, perché nessuno degli altri fiori le aveva mostrato gentilezza e così si fecero avanti, offrendole il loro colore.
La Neve accettò con gratitudine e divenne bianca per sempre, proprio come i Bucaneve.
Per ringraziamento, la Neve permise ai fiorellini perlati di apparire in inverno come protezione, per essere impermeabili al ghiaccio e al gelo pungente.
Da quel momento in poi, la Neve ed i Bucaneve convissero fianco a fianco, come amici.
In Romania, una leggenda popolare è alla base di un’antica “Festa del primo giorno di primavera”, che si tiene il 1 marzo di ogni anno, conosciuta come ‘Mârtisor’.
Molto tempo fa, quando il Sole apparve per riscaldare la terra, sotto forma di una bella ragazza, la gente l’amava teneramente e attendeva con gioia il suo arrivo.
Quando calpestò la terra, gli uccelli iniziarono a cantare e le radici si mossero sotto il terreno.
Un anno, tuttavia, il mostro di Inverno, noto come Zmeu, rimase in attesa della giovane Sole e la fece prigioniera.
Nessun raggio di luce poteva sfuggire dalle spesse mura di pietra della sua prigione del castello.
Quell’anno, l’inverno non perse la sua presa di ferro sul suolo, la terra rimase dura e grigia e la gente soffrì.
Un giovane eroe, che amava teneramente Sole e vedeva la difficile situazione che la terra avrebbe affrontato senza di lei, fece uscire Zmeu dalle mura del suo castello, affrontandolo.
I due combatterono aspramente e il giovane riuscì a liberare Sole.
Egli si scaldò con il suo bacio, mentre lei si alzava in cielo ed i venti gelidi diventavano brezze primaverili.
Ma il povero Eroe era gravemente ferito e, nonostante il calore di Sole, cadde a terra.
Ogni goccia di sangue che cadeva, sciolse la neve sotto di lui ed i primi Bucaneve cominciarono a crescere, aprendo i loro petali bianchi quando Sole raggiunse il suo apice.
Quindi, oggi è tradizione che, durante il Festival del Mârtisor, una donna riceva un amuleto, indossato per buona fortuna, il quale consiste in una forma di fili rossi e bianchi, che sono intrecciati insieme e legati a dei Bucaneve e delle bamboline simboliche.
Conosciuto per avere proprietà medicinali, il Galanthus nivalis è attualmente utilizzato nel trattamento dell’Alzheimer, oltre ad essergli riconosciute proprietà anticolinesterasiche, antimicrobiche, antiossidanti e antitumorali.
Il Bucaneve è un presagio di primavera, significando rinnovamento e vita nella sua forma più nuova e vibrante.
Da ciò, il suo uso in magia è considerato sacro, soprattutto a Imbolc, ed è simbolo di purezza.
Può essere usato per negare la magia dannosa e le cattive intenzioni, soprattutto se utilizzato insieme con un Quarzo ialino .
I Bucaneve si trovano spesso negli incantesimi e nei rituali associati alla speranza, all’amicizia nelle avversità, al trapasso e al dolore.
Secondo gli antichi erbari d’amore, il Bucaneve rivela i veri sentimenti dell’amato e la sua fedeltà: basta gettarne un mazzolino nell’acqua di un fosso.
Aggiungendo all’acqua del bagno (che non dovrà durare più di 20 minuti), una manciata di Bucaneve secchi, aumenta la forza di volontà (Intento) ed i Poteri Psichici.
PIANETA: Saturno-Luna
ELEMENTO: Terra-Acqua-Aria
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Cancro-Capricorno-Acquario
CHAKRA: 7, Sahasrara (C. della Corona)
ATTENZIONE: Tutte le parti del Galanthus sono altamente tossiche, anche per gli animali.
Il Viaggio Astrale, chiamato anche ‘Proiezione astrale’, è un’esperienza extracorporea, nota anche con le sigle inglesi OBE, oppure OOBE (Out of body experience), nella quale una persona percepisce di “uscire” dal proprio corpo fisico, cioè di proiettare la propria coscienza oltre i confini corporei.
La sensazione, generalmente, sarebbe quella di stare fluttuando all’esterno del proprio corpo e, in taluni casi, percependo la presenza del proprio corpo da un punto esterno ad esso.
Quest’ultima esperienza è chiamata ‘autoscopia’ che, in parapsicologia, indica un fenomeno che si verifica in particolari condizioni (ipnosi, isterismo, sonnambulismo), per cui il soggetto avrebbe la visione del proprio organismo dall’esterno, o dei propri organi interni.
Spesso dormendo, tanti di noi vivono un’esperienza extracorporea, ma il viaggio astrale si differenzia dallo stato di sonno o sogno, in quanto si è coscienti mentre ci si trova fuori dal proprio corpo.
In Esoterismo, quindi, il Viaggio astrale presuppone l’esistenza di un corpo sottile chiamato ‘corpo astrale’, attraverso la cui coscienza può funzionare separatamente dal corpo fisico e viaggiare attraverso il ‘Piano astrale’.
Il Piano astrale (o Regno astrale, o Mondo astrale) è un piano di esistenza descritto dalle filosofie e dalle religioni misteriche classiche, medievali, orientali ed esoteriche.
Praticamente, è il mondo delle Sfere celesti attraversato dall’anima dopo la morte, generalmente popolato da angeli, spiriti o altri esseri immateriali.
Il Viaggio astrale si ritrova fin dai tempi antichi e in più culture, mentre la moderna terminologia di “Proiezione astrale” fu coniata e promossa dai teosofi del XIX secolo.
Alcune volte, sono state riportate percezioni simili alle descrizioni della Proiezione astrale, indotte attraverso vari mezzi allucinogeni e/o ipnotici o auto-ipnotici.
Ma, non essendoci prove scientifiche sull’esistenza di una coscienza, le cui funzioni siano separate dall’attività neurale, oppure che si possa davvero uscire fuori dal proprio corpo, la Proiezione astrale è considerata una ‘pseudoscienza’.
Come dicevo poc’anzi, l’idea che gli esseri umani possano lasciare i loro corpi, durante gli stati di sogno, è antica.
Infatti, innumerevoli persone, dai New Age agli sciamani di tutto il mondo, credono che sia possibile entrare in comunione con l’intelligenza cosmica, attraverso visioni e sogni vividi vissuti durante il Viaggio astrale, o semplicemente rilassandosi.
Durante il Viaggio astrale, il Corpo sottile (ogni tipo di struttura extracorporea che convive con la struttura fisica, e di cui ogni essere vivente è dotato, da non confondere con l’anima o lo spirito) si proietta astralmente ed è attivo durante il sogno inconscio e lucido.
Il Corpo sottile, se coltivato, può sopravvivere al corpo fisico come matrice per la coscienza, e la Proiezione astrale e il sogno lucido fanno parte dei percorsi di addestramento spirituale, per la sua coltivazione.
Il Viaggio astrale può essere intenzionale o involontario, come negli eventi di pre-morte, quando le persone riferiscono di essersi ritrovate a fluttuare vicino al soffitto delle loro stanze d’ospedale, osservando il personale medico che tenta di rianimarle.
Traumi, malattie o privazione di acqua e cibo, come con le ricerche visive dei Nativi americani, possono innescare una Proiezione astrale.
Ma questo fenomeno può essere anche una scelta consapevole.
In sostanza, il Viaggio astrale inizia con l’esperienza di lasciare il corpo ed osservarlo consapevolmente da una prospettiva distaccata.
Con la pratica e la lucidità, la consapevolezza può essere diretta a luoghi o attività come il volo.
Quante volte, infatti, hai sognato di volare, o di fluttuare nel cielo?
Ecco, hai avuto un OBE, ovvero hai fatto un Viaggio astrale.
Alcuni dicono che abbiamo OBE regolari durante il sonno, spesso stando in bilico di pochi centimetri sopra i nostri corpi fisici.
Ma i neuroscienziati sono scettici in quanto, nonostante l’esperienza non sia più ignorata dai professionisti medici, la scienza ritiene che le OBE comportino disfunzioni neurologiche o cerebrali.
I tantrici, ovvero coloro che hanno la piena accettazione di ogni aspetto di sé, per raggiungere un piano in cui interagiscono e si fondono le proprie parti divine, coinvolte emotivamente, fisicamente ed energeticamente, padroneggiano i Viaggi astrali consapevoli e gli stati onirici, per superare la paura della morte, imparando che non siamo i nostri “corpi”.
Hanno anche scoperto, che il corpo fisico può sperimentare una guarigione profonda durante le OBE quindi, invece di perdere tempo per praticare la meditazione durante il giorno, gli yogi continuano a lavorare per tutta la notte, mentre il corpo riposa.
Alcuni atleti imparano il sogno lucido, per esercitarsi e visualizzare il loro gioco.
Lavorando in sogno o fuori dal corpo, non solo visualizzano, ma hanno un “senso sentito” della loro pratica e possono effettivamente acquisire la memoria muscolare, per le mosse vincenti.
Altre persone, invece, beneficiano dell’opportunità di esplorare vite passate e di uno sviluppo personale accelerato.
Esistono molti metodi per imparare a fare un Viaggio astrale cosciente.
Fondamentalmente, l’approccio più usato è mantenere la mente sveglia, mentre il corpo si addormenta, anche se è complicato, in quanto la mente vuole fare ciò che sta facendo il corpo.
Quindi, l’obiettivo è portare il corpo in stati di rilassamento sempre più profondi, senza andare alla deriva nell’incoscienza e poi, quando esso entra nello stato di sonno, ‘rotolare’ semplicemente fuori dalla propria forma fisica.
Gli antichi yogi legavano insieme due rane prima di dormire, le quali, una volta legate, gracchiavano continuamente: lo yogi usava il suono per ancorare la consapevolezza, mentre il corpo scivolava nel sonno ed entrava in stati di sogno lucido.
Se, durante il sogno, lo yogi non poteva più sentire le rane, sapeva che la lucidità era andata perduta e poteva “risvegliarsi” di nuovo all’interno del sogno stesso.
Prima di immergerti nella Proiezione astrale, senza alcuna esperienza precedente, ti consiglio di fare ricerche approfondite e di trovare un esperto in questo campo, che ti aiuti a guidarti nella giusta direzione, per praticarla in modo sicuro e intenzionale.
Alcune regole di base dicono di praticare la proiezione astrale al mattino, quando ancora ci si sente assonnati.
Infatti, alcuni dicono che sia più facile raggiungere il necessario stato di rilassamento e maggiore consapevolezza intorno all’alba.
Ma è possibile viaggiare astralmente in qualsiasi momento, quindi non ci sono regole rigide.
Sicuramente, bisogna creare l’atmosfera giusta, eseguendo la Proiezione astrale in una parte della propria casa, in cui ci si senta a proprio agio.
Inoltre, è meglio essere soli, per evitare che qualcuno disturbi o interrompa l’esperienza, ed è consigliabile fare in modo che non ci siano rumori molesti.
Quindi, scelto il luogo adatto ed essendosi assicurati di essere da soli, bisogna sdraiarsi e rilassarsi, chiudendo gli occhi e cercando di liberare la mente dai pensieri che distraggono.
Dopodiché, flettere i muscoli e poi allentarli, iniziando con le dita dei piedi e risalendo il proprio corpo, raggiungendo gradualmente la testa.
Anche la respirazione è importante, non si deve trattenere la tensione nel petto e nelle spalle, e bisogna concentrare la mente sul respiro.
Niente pensieri, niente preoccupazioni esterne, bisogna semplicemente lasciarsi sprofondare nel relax.
Può essere utile utilizzare un cristallo di quarzo, tenendolo delicatamente sul Terzo occhio (leggermente sopra il centro delle sopracciglia) con gli occhi chiusi e respirando profondamente, immaginando la luce viola.
Si dice, che in giro ci siano persone che affermano che, con visualizzazione e concentrazione, ‘un viaggiatore astrale dovrebbe essere in grado di visitare qualsiasi parte del Mondo’.
Altri dicono che, chi crede ai Viaggi astrali, abbia seri problemi psichici.
Posso affermare che, ciò che viene chiamato Viaggio astrale è lasciare intatti il corpo fisico, il corpo mentale, il corpo energetico e il corpo della beatitudine e, semplicemente, permettere al corpo eterico di fluttuare.
Per fare ciò, occorre un certo tipo di maestria, perché il corpo fisico, corpo mentale e corpo energetico sono fisici.
Il corpo di beatitudine è totalmente al di là del fisico, mentre l’eterico è un’energia transitoria, non fisica, che puoi toccare solo se sei ad un certo livello di intensità e conoscenza interiore.
Fatto sta che, per i veri conoscitori, la Proiezione astrale è l’elemento chiave della più bella esperienza, antica e mistica che possa mai esistere.
Indimenticabile!
“Da una casa si sente un gramolare;
e sono i poveri i pallidi morti
che laggiù fanno il loro triste pane
il loro bianco pane d’asfodelo.”
-Corrado Govoni-
Asphodelus è un genere di piante, che conta un centinaio di specie, con foglie basali a rosetta dal cui centro emerge uno stelo nudo, alto circa un metro, che culmina con una spiga di fiori, quasi sempre biancastri con una striscia centrale più scura.
Ha rizoma breve, la cui radice tuberosa è commestibile.
Originario del bacino del Mediterraneo ed Asia, cresce nei terreni rocciosi, ed è naturalizzato nell’America del nord.
Il suo nome deriva dal greco: “A” =non, “SPOD(OS)”= cenere, “ELOS”=valle, sottolineano chiaramente, che la pianta è tra le prime a rinascere dopo gli incendi, colonizzando terreni poveri ed aridi, poiché gli animali non si cibano di essa.
Per questo le antiche Herbane (Streghe delle Erbe) credevano fosse una pianta benefica per eccellenza e le sue radici venivano usate per tisane da somministrare alle donne in attesa di un figlio.
Queste avrebbero aiutato il bambino a radicarsi nel ventre materno, crescendo sano e forte.
L’Asfodelo viene utilizzato come ornamento per aiuole, oppure è coltivato per ricavarne fiori recisi.
Ha anche usi alimentari e farmaceutici.
E’, infatti, utilizzato nella medicina popolare, ma non iscritto nella Farmacopea Ufficiale.
La droga è data dai tubercoli che si raccolgono in estate, quando le foglie sono secche e si mettono a seccare all’ombra, tagliati in fettine sottili.
I tubercoli di questa pianta sono commestibili; sembra che abbiano costituito una fonte importante di cibo in età preistorica e, più di recente, nei periodi di carestia.
Infatti le radici, essiccate e bollite in acqua, producono una materia mucillaginosa, che in alcuni Paesi viene mescolata con grano o patate, per fare il pane all’Asfodelo.
In Spagna e in altri Paesi l’Asfodelo è usato come foraggio per gli animali, in particolare per gli ovini.
In Iran, si fa la colla con i bulbi, che vengono prima essiccati e poi polverizzati.
La polvere, mescolata con acqua fredda, si gonfia e forma una forte colla.
Ippocrate, Dioscoride e Plinio dicevano che le radici venivano cotte nella cenere e mangiate.
Anticamente, i pastori raccoglievano i fiori secchi degli Asfodeli, per utilizzarli come combustibile per il fuoco, e per farne delle torce, per rischiare le lunghe notti in montagna.
Un uso particolare delle foglie di Asfodelo si ha nella produzione di formaggi tipici di Rignano (Fi).
Le foglie, divise in due nel senso della lunghezza, in Sardegna sono utilizzate per la costruzione di cesti.
Ottimo è il miele di Asfodelo.
L’Asfodelo rappresentava per gli antichi Greci il simbolo dei Morti, e dividevano il regno dell’Aldilà in Campi Elisi come Paradiso, il Tartaro come Inferno e le Praterie degli Asfodeli come Purgatorio.
Assieme ad altre credenze, ciò portava a piantare Asfodeli sulle tombe.
Nell’Odissea, Omero chiama l’Asfodelo la ‘pianta degli Inferi‘.
Le Praterie degli Asfodeli erano una sezione del mondo sotterraneo dell’antica Grecia, dove le anime ordinarie e indifferenti erano mandate a vivere dopo la morte.
Ade, nome greco degli Inferi, era diviso in due sezioni principali: Erebo e Tartaro .
Erebo era il luogo in cui i morti entravano per la prima volta negli Inferi.
Caronte traghettava i morti attraverso il fiume Stige, per arrivare nel Tartaro.
Il Tartaro era la sezione degli Inferi, in cui i morti trascorrevano tutta l’eternità, nel posto in cui il Giudizio li avrebbe ordinati.
Il Tartaro, a sua volta, era quindi diviso in tre sottosezioni: i Campi Elisi, le Praterie degli Asfodeli e il Tartaro.
I Campi Elisi erano per le anime buone ed eroiche, luogo in cui sarebbero state per sempre felici.
Il Tartaro era il luogo in cui le anime malvagie e traditrici venivano inviate a vivere l’eternità, in un’orribile punizione.
E poi c’erano le Praterie degli Asfodeli, nel quale si riunivano le anime degli ignavi e di coloro che in vita non si erano macchiati di colpe gravi, ma nemmeno erano stati straordinariamente virtuosi.
Qui esse potevano passeggiarvi o anche svolazzarvi come pipistrelli.
Il loro unico piacere era bere il sangue delle offerte dei vivi.
La prateria era caratterizzata da un tedio senza fine, dove solo l’ombra del cacciatore Orione, inseguendo eternamente dei daini, sembrava godere del conforto di avere qualcosa da fare.
Questi prati avevano il nome dell’Asfodelo, questo fiore spettrale e pallido, così come lo era questo luogo, pallida copia di un mondo che non c’era più.
Quindi essendo un simbolo anche dei rimpianti, non di raro è possibile ammirarlo sulle sponde del lago Averno e, si dice, che il nome degli Asfodeli sia sussurrato anche nei recessi dell’Ade stesso, ad indicare prati sterminati in cui i defunti, che non si sono distinti in vita, né in un senso né in un altro, possono cibarsi di bulbi, simili a patate, che provengono dalla pianta stessa.
Nell’antica Grecia, l’Asfodelo era anche coltivato sulle tombe, forse per la credenza che i morti se ne cibassero.
Nel linguaggio dei fiori, il significato dell’Asfodelo è: “ricordato oltre la tomba” o “i miei rimpianti ti seguono nella tomba”.
L’Asfodelo è sacro ad Ade (Asfodelo piantato intorno alle tombe), Persefone ed Ecate (le statue di queste Dee erano adornate con Asfodelo sull’isola di Rodi).
In Esoterismo, l’Asfodelo è usato nei rituali di morte ed agonia.
Può essere utilizzato come incenso, infusione o impacchettato, da aspergere durante la pulizia rituale.
Infatti, da sempre le Streghe, durante i loro bagni, massaggiano le punte dei capelli con una crema ottenuta dalle ceneri di questa pianta incorporata all`uovo e alla birra, l`impiastro farebbe ottenere riflessi brillanti.
Gli uomini, invece, lo applicano sulla barba, per renderla morbida e visibilmente curata.
Nonostante l’Asfodelo generalmente sia associato alla morte, lutto e tutto ciò che può essere negativo, anticamente gli si riconosceva anche una valenza positiva.
In alcune zone dell’Italia meridionale si credeva che, se si nascondeva un pezzetto di radice di Asfodelo tra le proprie vesti, si provocava l’innamoramento della persona desiderata.
Inoltre, nelle zone rurali, nel giorno delle nozze, le spose portavano un mazzo di Asfodeli, a significare: ‘oblio per il passato e promessa per il futuro‘.
Infine, in magia, l’Asfodelo è considerato un contravveleno universale: Giambattista Della Porta, filosofo, alchimista, commediografo e scienziato italiano del XVI secolo, infatti diceva che questa pianta fosse rimedio contro il morso dei serpenti e la puntura degli scorpioni.
PIANETA: Plutone
ELEMENTO: Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Scorpione
“Tormalina, simbolo di quella saggezza,
che rimane luminosa anche di fronte
alle vicissitudini del destino”
-Bernardo Caesius-
Le Tormaline sono un gruppo di minerali appartenenti alla classe dei Silicati.
Il nome deriva dal cingalese ‘Turmali‘ = ‘pacco misto’, cioè ‘pietra di vari colori‘, che in passato indicava il nome dei cristalli portati in Europa da Ceylon.
Era, infatti, un termine che i mercanti olandesi applicavano ai ciottoli multicolori consumati dall’acqua, che i minatori trovavano nelle ghiaie minerali di Ceylon, (ora Sri Lanka).
E’ soprannominata la ‘Gemma camaleonte‘.
Il colore della Tormalina dipende dalla composizione chimica e può non essere uniforme nel cristallo.
Nella più recente classificazione di Nickel-Strunz, esistono diversi tipi, sottogruppi e varianti di Tormaline, divise in base alla composizione chimica e al colore, tra cui Adachiite, Dravite, Elbaite, Liddicoatite, Olenite, Rossmanite, Uvite ed altri.
Le Tormaline vengono estratte in Brasile, Afghanistan, Kenya, Tanzania, Madagascar, Malawi, Mozambico, Australia, Birmania, Canada, Elba, India, Namibia, Nepal, Nigeria, Pakistan, Russia, Siberia, Sri Lanka, Svizzera, Thailandia e Stati Uniti.
Le Tormaline più popolari sono:
⇒ Rubellite, dal colore rosso, rosso porpora, rosso brunastro, rosso arancio o rosa.
⇒ Paraiba, dal colore intenso blu verdastro, presente solo nello stato di Paraiba, in Brasile.
⇒ Cromo, dal colore verde intenso.
⇒ Watermelon (Anguria), rosa al centro e verde all’esterno.
Le Tormaline sono piezoelettriche, il che significa che, quando un cristallo viene riscaldato o compresso (o vibrato), si formerà una carica elettrica diversa alle estremità opposte del cristallo (un potenziale elettrico).
Al contrario, se viene applicato un potenziale elettrico al cristallo, vibrerà.
Inoltre, sono sono pleocroiche, il che significa che il cristallo apparirà di colore più scuro, se visto lungo l’asse lungo del cristallo, rispetto a quando visto di lato.
Questa pietra fu scoperta, per la prima volta, da commercianti olandesi al largo della costa occidentale dell’Italia, alla fine del 1600 o all’inizio del 1700.
A quel tempo, si presumeva che le Tormaline verdi fossero smeraldi finché, verso il 1800, alcuni scienziati si resero conto, che non erano la stessa specie di minerali.
Sempre nello stesso periodo, uno scienziato olandese affermò che una Tormalina, avvolta nella seta e posta contro la guancia di un bambino febbricitante, avrebbe indotto il sonno.
In Africa, una volta la Tormalina veniva usata come pietra per risvegliare una persona dal “sogno dell’illusione”.
Antiche cerimonie in India, indicavano l’uso della gemma come strumento per portare intuizione e aiutare nella scoperta di ciò che è buono.
Serviva anche a far conoscere chi o cosa era stato la causa di guai o di cattive azioni.
La gemma era molto apprezzata anche dagli alchimisti che, forse per il suo effetto piroelettrico, la ritenevano correlata alla pietra filosofale.
Si diceva che questa fosse la sostanza, che avrebbe garantito l’illuminazione, conferito potere sugli affari spirituali, riconciliato gli opposti e cambiato i metalli di base in oro.
Nei tempi moderni, la pietra è usata dalle tribù in Africa, dai Nativi americani e dai gruppi aborigeni australiani, come talismano, che protegge da tutti i pericoli.
Anticamente, si pensava anche, che le Tormaline rosa e rosse fossero rubini.
Le loro somiglianze nell’aspetto sono così forti, che le pietre dei gioielli della corona russa, ritenute per secoli rubini, sono ora considerate Tormaline.
Il mercato più grande della Tormalina, in passato, era in Cina, dove era apprezzata come una gemma, soprattutto da Tzu Hsi, l’imperatrice vedova che governò la Cina con mano di ferro dal 1860 fino alla sua morte nel 1908.
L’ultima imperatrice della dinastia Ch’ing era così appassionata di questa pietra, che ne acquistò enormi quantità, per lo più di colore rosa, dalle miniere della California, scoperte durante il suo Regno.
La pietra era usata principalmente in intagli, catene di orologi o bottoni di giacche, indossati dalla corte imperiale e da alcune personalità facoltose.
I minatori divennero così dipendenti dal commercio con la Cina che, quando il governo cinese crollò nel 1912, crollò anche il commercio di Tormaline negli Stati Uniti.
I Cinesi hanno inciso e scolpito figure con Tormalina per molti secoli ed antichi esempi sono ancora esposti nei musei, a testimonianza della durabilità della pietra.
Gli antichi Egizi narravano, che queste pietre avessero i loro fantastici colori, perché sfondavano un arcobaleno, mentre si facevano strada attraverso la Terra.
Gli Egizi usavano la Tormalina per rimedi sia fisici che emotivi.
Credevano fermamente, che essa potesse curare il sistema nervoso, le malattie del sangue e le ghiandole linfatiche.
Anche la medicina dell’Estremo Oriente usava i poteri curativi della Tormalina per curare tutte le malattie.
E si ritiene ancora, che la Tormalina abbia poteri curativi nella moderna medicina alternativa.
La Tormalina aiuta a capire se stessi e gli altri, promuove la fiducia in se stessi e diminuisce la paura.
Questa pietra attira ispirazione, compassione, tolleranza e prosperità.
Equilibra i lati destro-sinistro del cervello, aiuta a curare la paranoia, supera la dislessia e migliora la coordinazione occhio-mano.
La Tormalina rilascia la tensione, diventando utile per le regolazioni della colonna vertebrale.
Riequilibra l’energia maschile-femminile all’interno del corpo e rimuove i blocchi.
Questa pietra ti aiuta a capire te stesso e gli altri, promuove la fiducia in se stessi e riduce la paura.
Bandisce i sentimenti di essere una vittima.
Essa viene anche utilizzata, per promuovere l’espressione artistica, soprattutto per artisti, autori, attori e coloro che sono nei campi creativi.
La Tormalina è una pietra sciamana, che ti protegge durante i rituali.
Può essere usata per divinare ed era tradizionalmente utilizzata, per indicare la strada da percorrere.
Questa pietra ha una forte affinità con le energie deviche ed è estremamente benefica per il giardino e le piante.
Può agire come un insetticida naturale, se si posiziona un esemplare vicino a porte e finestre.
Se sepolta nel giardino, la Tormalina incoraggerà la crescita e la salute di tutte le piante.
In generale, si ritiene che la Tormalina sia un ottimo strumento, per energizzare e riequilibrare i Chakra, in particolare le bacchette fatte con questa pietra, oltre per purificare l’aura e riequilibrare il sistema dei meridiani.
Ciò varia a seconda dei colori della Tormalina.
Vediamone alcuni.
Tormalina Nera: Conosciuta anche come Schorl o Afrizite, serve a proteggerti dagli attacchi psichici e a farti sentire al sicuro, in modo da poter uscire nel mondo, carico di scopo e fiducia in te stesso. Respinge la negatività, porta l’umore oscuro nella luce e fonde il Chakra della Radice alle energie della terra.
Tormalina Rossa: Conosciuta anche come Rubellite, la sua energia si basa nel tirare fuori compassione e gentilezza, ed affrontare le questioni del cuore. Per coloro che sentono di aver bisogno di una dose di guarigione del cuore, questa pietra è un ottimo terapista. Guaritrice del Chakra della radice, offre vitalità al corpo fisico.
Tormalina Verde: Conosciuta anche come Verdilite, è meravigliosa per le sue vibrazioni vivificanti, sempre pronta a portare la guarigione direttamente al centro del tuo cuore e, di riflesso, in tutto il corpo. È una pietra incredibile, apportatrice di virilità, forza e resistenza, sia fisicamente che emotivamente.
Tormalina Azzurra: Conosciuta anche come Indicolite , è interessata specificamente ad incoraggiare una comunicazione chiara, aperta e onesta. Le sue sfumature scintillanti sono simili al flusso dell’acqua, ricordandoci che la trasparenza può portare una vera guarigione al corpo, alla mente e all’anima.
Tormalina Viola: Conosciuta anche come Siberite, è nota per le sue proprietà radicanti e protettive, ma è anche un’incredibile gemma per aiutarti a sentirti completamente rilassato e pronto a rilasciare gli attaccamenti emotivi. Protegge dalle entità oscure.
Tormalina Bruna: Conosciuta anche come Dravite, consiste nell’ancorarti al suolo sotto i tuoi piedi e mantenerti saldo, non importa quanto forte soffino i venti del caos. Pulisce l’aura e il campo aurico. Può essere usata come pietra protettiva, per portare pace e speranza.
Tormalina Arancio: Migliora la creatività, stimola il Chakra sacrale e bilancia le emozioni di natura sessuale.
Tormalina Arcobaleno: Conosciuta anche come Rainbow Tourmaline, è disponibile in una miriade di sfumature, che fondono ogni colore dell’arcobaleno, per ripristinare l’equilibrio. Nella danza della luce e del colore, i Chakra sono invitati a fluire. Rainbow Tourmaline è un ritmo per l’anima.
Tormalina Watermelon (anguria): Fresca e fruttata di bontà, come il bel frutto da cui prende il nome, rappresenta il centro del cuore rosa e il guscio esterno che presenti al mondo. Porta pace al centro e gioia a quelle relazioni esterne. Promuove l’amore incondizionato e lega le energie del Chakra del Cuore con il sé superiore. Illumina le energie, lasciando spazio alle risate e alla leggerezza, liberando stati d’animo quando si è troppo seri.
Tormalina Gialla: Conosciuta anche come Tsilaisite, si allinea con il Chakra del plesso solare, aumenta il potere personale e la crescita spirituale.
Tormalina Rosa: Conosciuta anche come Elbaite, promuove gioia ed amore.
Cromo-Tormalina: Di colore verde, apre il Chakra del cuore, permettendogli di percepire ciò che il Terzo Occhio visualizza. Insegna la compassione ed è una pietra indispensabile per l’erborista o chi lavora con le piante. Attrae successo e abbondanza.
Tormalina Blu: Attiva il Chakra del Terzo Occhio e della Gola. Aiuta il recupero di conoscenze superiori e migliora la conoscenza interiore.
Tormalina Neon: La sua energia è come una lente d’ingrandimento, che può essere utilizzata come strumento complementare, per migliorare le proprietà curative di altre pietre curative. Offre potenza e concentrazione.
Tormalina incolore: Conosciuta anche come Acroite, attiva il Chakra della Corona, assiste le comunicazioni con i maestri ascesi, gli esseri extraterrestri e il regno angelico. Aiuta anche una maggiore consapevolezza.
Assorbimento, allineamento e pulizia: poiché assorbe l’energia negativa, è molto importante pulire la Tormalina dopo l’uso.
Dopo aver allineato i Chakra ed assorbito l’energia negativa, gli effetti possono essere facilmente avvertiti da coloro che credono nel suo potere e nei suoi usi. Per bilanciare i Chakra nel corpo, la pietra può essere riscaldata.
PIANETA: Plutone
ELEMENTO: Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA NERA: Capricorno, Ariete
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA ROSA: Scorpione
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA VERDE: Toro, Bilancia, Vergine
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA ROSSA: Leone
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA WATERMELON: Gemelli
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO TORMALINA BLU: Acquario
MESE: Ottobre
ANNIVERSARIO: 8° anno.
Atropa Belladonna è il nome scientifico di una pianta medicinale, molto tossica, che appartiene alla famiglia delle Solanacee.
E’ una pianta erbacea rizomatosa che cresce in montagna, alta anche un metro e mezzo, che produce dei graziosi fiori violacei (giugno-settembre) e delle bacche nere velenose ma molto invitanti, che possono essere confuse dai bambini come frutti mangerecci e, se ingerite, provocano diversi problemi.
Esse sono, invece, un pasto ghiotto per bovini, ovini, conigli e uccelli, i quali, questi ultimi, ingerendone in gran quantità, sono i principali veicoli di diffusione.
Proprio per questo, in alcune aree è considerata infestante in quanto, diffusa dagli animali, finisce per insediare territori dove non è desiderata.
È curioso, che il suo seme non germogli tanto facilmente, perché necessita o di un lungo periodo di vernalizzazione, oppure di passare attraverso lo stomaco di qualche animale.
ATTENZIONE, però, perché la Belladonna è velenosa per cani e gatti.
In Germania, la Belladonna è conosciuta come “Ciliegia della pazzia”.
Sembra che il nome Belladonna derivi dal fatto che, nel Rinascimento, le gentildonne veneziane la utilizzavano per preparare un cosmetico, capace di dilatare le pupille degli occhi, dando un’intensità un po’ vitrea, caratteristica al tempo considerata attraente.
Ciò è dovuto al ‘midriasi’, un effetto dovuto all’atropina, un alcaloide presente nella Belladonna, che agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico.
Inoltre, con le foglie e le bacche si preparava un tonico di bellezza usato dalle donne veneziane, per arrossare il pigmento della loro pelle, per ottenere un aspetto simile al rossore.
Altre fonti, invece, dicono che si riferisca al francese ‘belle-femme’, termine usato nel Medioevo per indicare le streghe, che utilizzavano questa pianta, per creare “l’unguento delle Streghe”.
Nella sua classificazione delle specie vegetali, Linneo chiamò questa pianta “Atropa”, richiamandosi al nome di una delle tre Parche omeriche, Atropo, che erano preposte alla vita ed alla morte: Cloto tesseva i fili della vita, Lachesi stabiliva quanto lunghi dovessero essere, ed Atropo doveva reciderli.
La Belladonna contiene anche un altro alcaloide, la scopolamina, anch’esso adoperato in farmacopea.
Una delle associazioni più famose della Belladonna è il suo legame con la mitologia, il folklore e la stregoneria.
Nell’antichità, la pianta era associata al culto di Dioniso, il Dio greco del vino e dell’estasi, ed era presumibilmente mescolata a questa bevanda, inducendo in trance i fedeli.
Nel mito di Ulisse, i suoi uomini furono avvelenati con Belladonna e poi trasformati in maiali dalla strega Circe.
Ai tempi dell’Impero Romano, si diceva che la ‘Strega Notturna’, ovvero la Belladonna, fu l’arma utilizzata da Livia, per avvelenare suo marito, l’imperatore Augusto.
Gli antichi Romani spesso imbevevano la punta delle frecce nell’estratto di Belladonna, in modo da amplificare il potere letale dei loro tiri contro i nemici.
La Belladonna è stata, quindi, un’assassina di re, imperatori e guerrieri nel corso della storia.
Macbeth, re di Scozia, gli imperatori romani Augusto e Claudio furono tutti sepolti per mano della micidiale pianta.
Il motivo per cui questa pianta era così usata, stava nel fatto che le sue bacche hanno un sapore dolce.
In una bevanda fermentata, probabilmente non si poteva capire la differenza tra vino, idromele o birra.
Di conseguenza tutto ciò che, al massimo, si sarebbe potuto pensare, era che ci fosse una dolcezza extra.
I re intelligenti trovarono il modo di aggirare i tentativi di omicidio nei loro confronti con la Belladonna, circondandosi di ‘tester’, che avevano sviluppato l’immunità alle sostanze mortali, bevendo per anni piccole quantità meno tossiche.
Le cavie umane avvertivano il re, che qualcosa non andava quando, assaporando una pietanza o bevanda troppo dolce, sospettavano che contenesse le ‘deliziose’ bacche di Belladonna.
Fu solo nel XIX secolo che, il famigerato ‘Veleno dei Re’ si reinventò un’ultima volta.
Infatti, dopo secoli di utilizzo come veleno e cosmetico, gli usi medicinali della micidiale Belladonna furono finalmente realizzati e resi disponibili, per curare una varietà di malattie e disturbi.
Le sue applicazioni mediche includono l’uso come antidolorifico, rilassante muscolare, antinfiammatorio e come trattamento per la pertosse e il raffreddore da fieno.
La Belladonna era molto presente nei cosiddetti ingredienti delle streghe ed era strettamente associata al diavolo.
Ad esempio, i genitori a volte dicevano ai loro figli che, se avessero mangiato le bacche della pianta, avrebbero incontrato il Diavolo in persona: questa era una storia raccontata per aiutarli ad evitare le bacche.
Si narra, che fosse anche uno degli ingredienti, che permetteva alle streghe di volare, che sperimentavano nelle allucinazioni causate da una combinazione di piante.
Un’antica leggenda inglese sostiene, che la Belladonna appartenesse al diavolo che provvedeva, personalmente, a ogni sua necessità, giorno e notte: la dimenticava solo la notte di Walpurga, perdendo tempo a prepararsi per il sabba delle streghe.
In magia, la Belladonna veniva utilizzata nella preparazione di unguenti che, assorbiti attraverso la pelle, provocavano allucinazioni, leggerezza e sensazione di volare.
Ciò a causa dei principi attivi di questa pianta che sono, oltre alle già citate atropina e scopolamina, anche iosciamina, atropamina, e belaplomina, presenti in tutta la pianta, ma con maggiore concentrazione nelle foglie.
Queste sostanze tossiche provocano euforia e allucinazioni e, a dosi elevate, disorientamento, perdita di memoria, coma e persino la morte.
Solitamente, quindi, nel Medioevo le streghe preparavano ‘unguenti volanti’, ovvero oli e unguenti a base di Belladonna che, unti sul corpo o assorbiti nelle mucose, davano uno “sballo” alla strega o al mago, producendo allucinazioni e visioni con l’impressione di volare.
Probabilmente è questo che ci ha portato all’immagine della strega, che vola su un manico di scopa…
La Belladonna è associata ad Ecate Chthonia, o “Ecate degli Inferi“, Dea greca della magia, del crocevia, degli spiriti e dei morti irrequieti, delle transizioni e dei cambiamenti, del futuro, della negromanzia e di molti altri elementi della vita, della morte e di tutto il resto.
Visto che Ecate è spesso raffigurata come una triplice Dea ed i suoi luoghi più sacri sono i luoghi in cui tre percorsi si incontrano a un bivio, trovare la Belladonna in questi siti è un segno sicuro dell’attività magica in questi luoghi, che sono sicuramente benedetti dalla Dea Vecchia della magia e della stregoneria e dalla stessa Ecate.
Le bacche fresche o essiccate e in polvere, anticamente venivano mescolate con alcol e Sangue di Drago, per creare un inchiostro, progettato per disegnare maledizioni o sigilli spirituali.
Rami essiccati e conservati venivano posti intorno agli altari, per invocare le anime e la magia degli spiriti.
Con foglie e bacche si preparavano pozioni, da NON ingerire, che dovevano essere applicate agli oggetti da utilizzare, per aumentare la potenza magica.
Oppure erano usati come elementi in un altare, borsa totem, sacchettino per erbe o qualsiasi altro dispositivo magico, per aumentare la propria capacità di entrare nel mondo degli spiriti, durante la meditazione.
Messa in una sacchettino di pelle e appesa al collo, oppure posizionando 5 rami di Belladonna in un pentagramma su un altare davanti a sé, mentre si medita, aumenta notevolmente la facilità di accesso e la potenza dei viaggi astrali.
La Belladonna viene usata ancora oggi, spruzzata intorno alla porta d’ingresso della casa, di colui al quale si vuol provocare sventura.
Nel linguaggio dei fiori è simbolo di fierezza ed eleganza.
Curiosità: La coltivazione di Belladonna è legale in Europa meridionale ed orientale, Pakistan, Nord America e Brasile.
Le foglie e le radici di Belladonna possono essere acquistate, con prescrizione medica, nelle farmacie di tutta la Germania.
Negli Stati Uniti esiste un solo farmaco da prescrizione approvato, contenente alcaloidi della Belladonna come l’atropina, e la FDA considera illegale qualsiasi prodotto da banco, che rivendichi l’efficacia e la sicurezza come farmaco anticolinergico.
ATTENZIONE:
SE LA MANEGGI, USA I GUANTI!
NON BRUCIARE, INALARE, INGERIRE
VAPORIZZARE, APPLICARE SULLA PELLE
O CONSUMARE IN QUALSIASI MODO.
RICORDA:
LA BELLADONNA E’ PERICOLOSA!
PIANETA: Saturno
ELEMENTO: Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Capricorno
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Terzo Occhio)
I Quattro Rami del Mabinogi (Pedair Cainc Y Mabinogi) sono i primi racconti in prosa nella letteratura britannica, originariamente scritti in Galles.
Quest’opera si divide in 4 parti o, appunto, ‘Rami’ i cui racconti correlati possono essere letti come mitologia, temi politici, romanzi o fantasie magiche.
Essi si rivolgono a un’ampia gamma di lettori, dai bambini piccoli agli adulti più sofisticati ed appaiono come libri, spettacoli teatrali, film e continuano a ispirare molte rivisitazioni nelle opere d’arte e nella narrativa moderna.
All’inizio nell’XI secolo, erano in forma verbale, in seguito, sono sopravvissuti nelle biblioteche private di famiglia tramite manoscritti medievali, spesso in frammenti.
Negli anni ‘70, salvati e restaurati, i racconti sono stati riconosciuti come una letteratura secolare complessa, contenente elementi della mitologia gallese, con personaggi fortemente descritti, temi politici, etici e di genere, nonché fantasie elaborate.Lo stile di scrittura è ammirato per la sua semplicità ingannevole e il potere delle parole controllato, paragonato a volte allo stile celtico.Il mondo racconto all’interno del Mabinogi si estende attraverso il Galles, l’Irlanda e l’Inghilterra, narrando di una Gran Bretagna leggendaria, come una terra unita sotto un re, ma con potenti principati separati, in cui la legge gallese è unita alla magia ed al romanticismo.Ogni Ramo è composto da diversi episodi ed è intitolato con il nome del protagonista principale: Pwyll, Branwen, Manawydan, Math.
Quarto Ramo:
Math
Math fab Matholwy (Math figlio di Matholwy) era il signore di Gwynedd, mentre Pryderi fab Pwyll (Pryderi figlio di Pwyll) era il signore di ventuno Cantref nel Galles meridionale.
Math poteva vivere solo finché i suoi due piedi fossero stati posti nel grembo di una vergine, a meno che non fosse in guerra.
La sua promessa sposa era Goewin ferch Pebin, la fanciulla più bella conosciuta da chiunque, la quale viveva a Dôl Pebin, Arfon, anche se era sempre con Math.
A causa della clausola sulla sua vita, Math non poteva viaggiare per le sue terre per difenderle, quindi questo compito fu affidato ai suoi nipoti, Gilfaethwy fab Dôn ed Efeydd fab Dôn.
Sfortunatamente, Gilfaethwy si innamorò di Goewin e, in poco tempo, Gwydion il mago, suo fratello, se ne rese conto, promettendogli di aiutarlo a conquistare Goewin.
Gwydion disse a Math, che Pryderi aveva maiali speciali e che sarebbe stato saggio acquisirne alcuni.
Così, Gwydion si recò nel sud e convinse Pryderi, Re di Dyfed, a scambiare i maiali, con levrieri e cavalli con collari d’argento e dodici scudi d’oro.
Nel contempo, con un sortilegio glieli rubò, provocando una guerra tra Math e Pryderi.
Gilfaethwy andò in battaglia ma poi, aiutato dai suoi nipoti, tornò indietro e, quella notte, violentò Goewin ferch Pebin, nel letto di Math ab Mathonwy.
Quando Math tornò dalla battaglia, dopo aver ucciso Pryderi in duello, andò da Goewin, per metterle i due piedi sul grembo, ma non ci riuscì, poiché la giovane non era più vergine.
Così, per salvarle l’onore, decise di prenderla come sposa.
Poi, punì Gilfaethwy e Gwydion, condannandoli per tre anni a trasformarsi in tre coppie di animali: una coppia di cervi, il primo anno; una coppia di maiali, il secondo anno e una coppia di lupi, il terzo anno.
Dalla questa unione nacquero tre figli, i quali, inviati a Math, furono chiamati dallo stesso: Hyddwn, Hychddwn e Bleiddwn.
Al termine dei tre anni, Math fece tornare umani Gilfaethwy e Gwydion e, a causa della sua maledizione, avendo bisogno di una nuova vergine, chiese loro di procurargliene una.
Gwydion e Gilfaethwy gli suggerirono la loro sorella, Arianrhod, la quale, a dimostrazione della sua verginità, doveva camminare sulla bacchetta di Math.
Mentre lo faceva, però, partorì un figlio, Dylan, che abbandonò, fuggendo per la vergogna.
Durante la sua fuga le cadde un ‘grumo di carne’, il quale venne raccolto e riposto in una cassa da Gwydion, ai piedi del suo letto.
Quando stavano battezzando il figlio di Arianrhod, arrivò una tempesta e, quando il mare si alzò, Dylan sapeva nuotare come un pesce: per questo motivo fu chiamato ‘Dylan Ail Don‘ (Figlio delle Onde).
Un giorno, Gwydion si svegliò e sentì un urlo provenire dal fondo del suo letto.
Lì trovò un bambino, il quale visse alla corte di Math, fino all’età di quattro anni.
Quando il bambino aveva quattro anni, Gwydion lo portò ad Arianrhod, in modo che potesse dargli un nome, ma lei rifiutò, ponendo su di esso un Tynged (maledizione): non avrebbe avuto nome, finché non sarebbe stata lei a darlo.
Gwydion riuscì ad aggirare il Tynged per mezzo di un abile inganno.
Il giorno dopo, in riva al mare, costruì una barca con le alghe e tornò al castello di Arianrhod, con un aspetto che lo rendeva irriconoscibile, dicendo di essere un calzolaio.
La donna, volendo delle scarpe nuove, salì sul ponte della barca, guardò verso il bambino, anch’egli con un aspetto diverso, che aiutava Gwydion, e lo chiamò Lleu Llaw Gyffes (colui dai capelli biondi e dalle abili mani), senza averlo riconosciuto.
Vedendosi ingannata, Arianrhod gli lanciò un secondo incantesimo: non avrebbe potuto avere altre armi, a meno che non fosse lei a dargliele.
Gwydion e Lleu andarono a Dinas Dinlle, dove Lleu imparò a cavalcare e, quando venne il momento per possedere delle armi, Gwydion cambiò di nuovo aspetto ed entrambi andarono da Arianrhod, sostenendo di essere poeti di Morgannwg.
Il giorno successivo, Gwydion usò la magia per simulare un’enorme flotta ed un attacco imminente.
Senza sapere che il ragazzo fosse suo figlio, Arianrhod lo aiutò ad armarsi.
Gwydion le disse cosa aveva fatto e Arianrhod, livida dalla rabbia, lo maledisse ancora una volta: non avrebbe mai sposato una donna della razza umana.
Per il terzo Tynged, Gwydion chiese l’aiuto di Math, ed i due creano con la magia, dai fiori di quercia, ginestra e olmaria, una donna che chiamarono Blodeuwedd (Viso di Fiore).
Poi, Math diede a Lleu Cantref Didoning, il miglior territorio della sua Signoria e Lleu stabilì la sua corte a Mur y Castell, Trawsfynydd.
Un giorno, Lleu andò con la sua sposa a trovare Math a Caer Dathyl e, mentre era lì, Blodeuwedd si imbatté in Gronw Pebr, signore di Penllyn, che cacciava nella zona di Mur y Castell.
Secondo le usanze dell’epoca, Blodeuwedd accolse Gronw Pebr a corte e i due si innamorano subito, trascorrendo diverse notti insieme.
Entrambi decisero, che l’unico modo per stare insieme era che Blodeuwedd scoprisse come uccidere Lleu, fingendo di essere preoccupata per lui.
Quando suo marito tornò, la donna finse di temere la sua morte.
Lleu la ringraziò per la sua preoccupazione, ma le disse che non sarebbe stato facile ucciderlo: avrebbe dovuto essere colpito da una lancia prodotta nell’arco di un anno, non poteva essere ucciso dentro o fuori casa, se stava cavalcando o camminando; poteva essere ucciso solo quando faceva il bagno, avendo un piede sulla vasca e l’altro sul dorso di una capra.
Blodeuwedd trasmise le informazioni a Gronw Pebr, il quale fece produrre una lancia nel periodo di un anno.
La donna convinse Lleu a mostrarle, come avrebbe dovuto stare in piedi se fosse stato ucciso, nel bagno e, mentre l’uomo glielo dimostrava, Gronw lo colpì al fianco con la lancia.
Lleu si trasformò in un’aquila, lanciò un urlo assordante e volò via.
Gronw e Blodeuwedd vissero felicemente insieme a Mur y Castell, prendendo il posto di Lleu a capo del Regno.
Math e Gwydion erano molto tristi per l’accaduto, e quest’ultimo fece un viaggio attraverso Gwynedd, Powys e Arfon per cercare Lleu.
Finalmente, trovò un aquila a Nantlle ad Arfon e, credendo che fosse Lleu, gli cantò ‘englyn’ (rime poetiche tradizionali di Galles e Cornovaglia), restituendogli il suo aspetto umano.
Lleu fu curato a Caer Dathyl e, nel giro di un anno stando meglio, escogitò un piano per vendicarsi del tradimento di Blodeuwedd e Gronw.
Gli uomini di Gwynedd si recarono a Mur y Castell, ma Blodeuwedd seppe che stavano arrivando, così con le sue fanciulle fuggì verso la montagna.
Le donne erano così spaventate, da non essere in grado di guardare avanti, girandosi costantemente indietro per guardarsi alle spalle.
Tutte, Blodeuwedd, caddero nel lago annegando e, da allora, il lago si chiamò ‘Llyn Morynion’ (Lago delle fanciulle).
Gwydion trasformò Blodeuwedd in una civetta per il suo tradimento, così non avrebbe mai più potuto mostrare il suo viso alla luce del giorno.
Gronw Pebr scappò da Penllyn e chiese a Lleu di accettare oro, argento o terra per l’insulto contro di lui.
Lleu rifiutò e disse che voleva la possibilità di colpire Gronw con una lancia, nel punto in cui egli era stato colpito.
Gronw chiese ai suoi uomini, se qualcuno di loro fosse stato disposto ad essere colpito dalla lancia al posto suo, ma tutti rifiutarono.
Allora chiese se poteva usare una pietra dalla riva di Afon Cynfal, per difendersi.
Lleu esaudì questo desiderio, ma quando lanciò la lancia, questa spaccò la pietra e colpì Gronw, rompendogli la spina dorsale.
Gronw morì e questa pietra con un buco si trova ancora oggi sulla riva dell’Afon Cynfal, dove è conosciuta come ‘Llech Gronw‘ (Pietra di Gronw).
Lleu Llaw Gyffes riconquistò le sue terre e divenne, alla fine, signore di Gwynedd, succedendo a Math fab Matholwy.
∝E questo è l’ultimo capitolo del Mabinogi∝
I Quattro Rami del Mabinogi (Pedair Cainc Y Mabinogi) sono i primi racconti in prosa nella letteratura britannica, originariamente scritti in Galles.
Quest’opera si divide in 4 parti o, appunto, ‘Rami’ i cui racconti correlati possono essere letti come mitologia, temi politici, romanzi o fantasie magiche.
Essi si rivolgono a un’ampia gamma di lettori, dai bambini piccoli agli adulti più sofisticati ed appaiono come libri, spettacoli teatrali, film e continuano a ispirare molte rivisitazioni nelle opere d’arte e nella narrativa moderna.
All’inizio nell’XI secolo, erano in forma verbale, in seguito, sono sopravvissuti nelle biblioteche private di famiglia tramite manoscritti medievali, spesso in frammenti.