Per tutte le civiltà antiche, il rapporto con le divinità è sempre stato fondamentale, prima di affrontare un’attività pubblica (auguria publica) o privata (auguria privata).
Infatti, era sempre necessario consultare gli Dèi, per essere certi di agire con il loro consenso.
I segnali (signa), con i quale gli Dèi manifestavano la loro volontà, erano innumerevoli, quindi si praticava la divinazione (divinatio) per la loro interpretazione.
Il metodo divinatorio più antico era l’osservazione del “volo degli uccelli”, praticato dagli Àuguri (augures), sacerdoti dell’antica Roma, che avevano il compito di interpretare la volontà degli Dèi, osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano.
Gli Àuguri interpretavano anche gli “auspicia” ed altri presagi, chiamati “omina”.
Gli Omina erano parole o frasi che, pronunciate da qualcuno in modo apparentemente casuale, assumevano un significato profetico se le si sapeva interpretare.
Omina e Auspicia erano considerati segni premonitori di un futuro immediato, che avvertivano gli uomini della volontà divina confermando, oppure frenando, le loro azioni.
C’erano, poi, i “Prodigi” (prodigia), ovvero fenomeni imprevedibili, contro natura, paurosi perché segno della collera degli Dèi e quindi di un pericolo imminente per la collettività.
Erano considerati Prodigi le eclissi di sole, apparizioni di meteore o comete, fulmini che cadevano in luogo pubblico o uccidevano uomini e animali, terremoti, nascite di animali o di bambini con gravi malformazioni.
All’apparire di questi fenomeni, occorreva subito applicare rimedi religiosi, per espiare le mancanze commesse e ricomporre la “pax deorum”, la “pace con gli Dèi”, che garantiva la prosperità dello Stato.
A Roma, in origine gli Àuguri erano cinque, tutti patrizi; poi furono portati a nove, cinque patrizi e quattro plebei; ed infine a quindici ed a sedici, senza più alcuna distinzione tra patrizi e plebei.
Essi dovevano consultare Giove, per l’assenso del Dio in molti atti importanti della vita pubblica.
La consultazione avveniva osservando i segni (per lo più la presenza di uccelli), che comparivano in uno spazio idealmente delimitato con il lituo (un bastone ricurvo).
Tutto ciò che iniziava con l’assenso di Giove, veniva detto “inaugurato”, ossia “aumentato” (il nome degli Àuguri deriva dalla stessa radice di augmentare, aumentare) dalla sacralità.
Si inauguravano magistrature, sacerdozi, feste, templi e certi luoghi particolari.
L’attività degli Àuguri era a vita ed erano molto venerati, al punto che, per chi li offendeva, era prevista la pena di morte.
I “signa” più eclatanti erano:
–signa ex caelo o caelestia auguria: segni mandati dal cielo, come le saette (fulmina), i lampi (fulgura), i tuoni (tonitrua).
Ogni volta che un Àugures riferiva che Giove aveva mandato giù tuoni e fulmini, non si potevano tenere i comitia.
I Romani consideravano come segno favorevole il lampo che balenava nel cielo da sinistra a destra, e sfavorevole il lampo che scorreva da destra a sinistra.
–signa ex quadrupedibus o pedestria auspicia: auspici ricavati dal movimento di quadrupedi e dei rettili.
Questi auspici, che non venivano utilizzati nelle funzioni pubbliche, venivano tratti dal cammino di un quadrupede, una volpe, lupo, cavallo, o un cane, che attraversava il percorso di una persona.
–signa ex tripudiis o auguria pullaria: in guerra, dato che erano necessari segni di rapida consultazione, ci si serviva dei polli sacri.
Se mangiavano, l’auspicio era favorevole, se poi mangiavano molto avidamente, facendo ricadere saltellando a terra particelle di cibo (tripudium solistimum = tripudio perfetto), allora l’augurio era molto favorevole.
Pullarius era detto l’Àugure che osservava i polli per trarne gli auspici.
–signa ex avibus (dagli uccelli): non tutti gli uccelli del cielo erano considerati come portatori della volontà degli dèi.
C’erano due classi di uccelli: gli Oscines , che esprimevano la volontà degli Dei attraverso il loro canto, e gli Alites, che esprimevano gli auspici attraverso il volo. A seconda del movimento degli uccelli, del loro numero e da altri fattori, un Àugures tracciava dei segni immaginari nel cielo e poi li riportava, proiettandoli, sul pavimento, creando una specie di mappa.