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Holda
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
viva viva la Befana!
The Befana comes at night
wearing old broken shoes
dressed in Roman (hat) style
long live la Befana!
L’Epifania è una festa cristiana, celebrata dodici giorni dopo Natale, il 6 Gennaio.
Il termine deriva dal greco antico “epifaino” = “mi rendo manifesto”, cioè l’azione o la manifestazione di una qualsiasi divinità (mediante miracoli, visioni, segni, ecc.), di far sentire la propria presenza.
Secondo i Cattolici, è la manifestazione della Luce più grande di Dio, che si manifesta attraverso una stella.
Nelle Chiese cristiane ortodosse, che seguono il Calendario Giuliano, il 7 gennaio si celebra il Natale, a causa di una differenza di tredici giorni fra Calendario Gregoriano, usato in Occidente dal 1582, e quello Giuliano precedente, ancora in uso in certe chiese ortodosse.
Di conseguenza l’Epifania è celebrata il 19 gennaio.
Da Epifania, in molte regioni italiane la parola si è trasformata in “Bifanìa” e poi “Befanìa”, fino a diventare la “Befana”.
Questa corruzione lessicale si è poi diffusa in tutta le Penisola italiana e, in seguito, in alcune parti del Mondo.
Inoltre, la Befana è stata personificata nelle sembianze di una donna molto anziana, che vola su una logora scopa, visitando i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, appunto la notte dell’Epifania.
Lei riempie le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra, con dolciumi, caramelle, frutta secca, agrumi e piccoli giocattoli.
Ma ciò generalmente, se i bambini durante l’anno si sono comportati bene, altrimenti riceveranno carbone o aglio.
Intorno alla figura della Befana sono sorte varie storie e leggende, vediamo alcune.
Gli antichi Romani, ereditando ed incorporando riti pagani, li associarono, come abbiamo letto in precedenza, al Calendario romano.
Quindi celebravano il Solstizio d’Inverno e il Sol Invictus.
La dodicesima notte dopo il Solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura.
I Romani credevano che in queste dodici notti (il cui numero avrebbe rappresentato sia i dodici mesi dell’innovativo Calendario romano, nel suo passaggio da prettamente “lunare” -basato esclusivamente sulle fasi lunari- a “lunisolare” -in cui la durata media dell’anno lunare è uguale a un anno solare-, che altri simboli mitologici) delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti.
Da qui il mito della figura “volante”.
Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata in Diana, la Dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata “Sàtia” (Dea della sazietà), oppure “Abùndia” (Dea dell’abbondanza).
Un’altra ipotesi collega la Befana ad un’antica festa romana, che si svolgeva sempre in inverno, in onore di “Giano” (Dio degli inizi, materiali e immateriali, bifronte, capace di conoscere il futuro e il passato) e “Strenia” (Dea simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna, da cui deriva anche il termine “strenna”) e durante la quale ci si scambiavano regali.
Invece, in centro e nord Europa, la Befana si riferisce alla figura celtica di Perchta (guardiana del mondo animale e della natura), assimilabile ad alcune figure come ad esempio Frigg (Dea del matrimonio e della maternità) in Scandinavia, Austria, Svizzera Francia e Nord Italia, Holda (Dea del focolare) in nord Europa, Perchta (Dea degli animali e della tessitura) in Gran Bretagna.
Praticamente è una personificazione al femminile della natura invernale, rappresentata come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi spettinati e piedi abnormi, vestita di stracci e scarpe rotte, che aleggia sopra i campi e terreni di notte, propiziandone la fertilità, e viene festeggiata nei 12 giorni che seguono il Natale, culminanti in coincidenza con l’Epifania.
Più tardi, in uno stato d’animo di conciliazione, Diana (o una qualsiasi altra Dea sopracitata) è stata trasformata in una vecchia signora.
Questa signora si era rifiutata di aiutare i Re Magi a trovare il Bambin Gesù, si era pentita del suo comportamento e quindi si era rifatta, distribuendo dolci e leccornie a tutti i bambini della sua città.
Dovevano solo lasciare le scarpe, o le calze, fuori dalla porta, la notte tra il 5 e il 6 gennaio.
Secondo la leggenda della Befana, i bambini (e gli adulti) moderni aspettano le calze la notte del 5 gennaio, che questa vecchia strega riempie di caramelle e dolci se sono stati buoni, di carbone se sono stati cattivi.
Una grande sorpresa, per quando ci si sveglia il giorno successivo.
Come al solito, però, gli Italiani hanno trovato la loro via d’uscita: se sei stato birichino, troverai del carbone: Mangialo! Perché è fatto di zucchero…
Per tradizione, tutti i bambini si aspettano sempre di trovare un pezzo di carbone nelle loro calze, poiché ogni bambino è stato cattivo almeno una volta, durante l’anno appena trascorso.
Un’altra interpretazione della Befana affonda le sue origini nel XIII secolo.
Questa leggenda narra di un’anziana strega, con un grosso naso rosso e lieve gobba, vestita con una giacca a macchie colorate, spesso raffigurata con una scopa.
Si racconta, che la dodicesima notte di Natale (5 gennaio) i 3 Re Magi, alla ricerca del Bambino Gesù, chiesero alla Befana, di unirsi a loro nella loro ricerca.
Inizialmente ella rifiutò, affermando che aveva troppe faccende domestiche da fare.
In seguito cambiò idea e andò a cercare i 3 Re Magi e Gesù, ma non riuscì a trovarli.
Pertanto, ogni anno, nella notte del 5 gennaio, la Befana, viaggia con la sua scopa magica, in ogni casa d’Italia, alla ricerca del Bambino Gesù e porta doni. Scendendo dai comignoli, porta caramelle o frutta ai bambini, che sono stati buoni e carbone nero, cipolle o aglio ai bambini cattivi.
I bambini lasceranno fuori le calze, e anche le scarpe, sperando di svegliarsi la mattina del 6 gennaio con un po’ di dolciumi.
Però, come nella tradizione di Babbo Natale, molti bambini hanno iniziato a scrivere letterine alla Befana, nelle quali tralasciano di richiedere cibo, a favore di giocattoli o altri doni più “consistenti”.
Un altro racconto, sull’origine della Befana, risale al Regno di Re Erode.
Egli aveva decretato, che il primogenito maschio e ogni figlio maschio nato nell’anno della nascita di Cristo venissero uccisi.
Era il suo desiderio di eliminare il bambino. che si pensava sarebbe diventato il nuovo re.
I soldati invasero i villaggi in tutto il paese, uccidendo i bambini maschi.
Una madre non era in grado di piangere e accettare la perdita di suo figlio, a causa del dolore che provava.
Si convinse, che suo figlio non era morto, ma perso.
Mise tutti gli effetti personali di suo figlio in una tovaglia e, portandosela sulle spalle, si mise a cercarlo.
Dopo aver cercato di casa in casa, per molto tempo, questa giovane madre si imbattè finalmente in un bambino.
Convinta di aver ritrovato il figlio perduto, mise il sacco di stoffa, contenente tutti gli effetti personali di suo figlio, alla base della mangiatoia dove giaceva il bambino.
Il padre del bambino guardò il volto di questa sconosciuta, che aveva portato dei doni e si interrogò sul passato di questa donna.
A quell’epoca, ormai il viso di questa madre aveva molte rughe ed i suoi capelli erano diventati completamente grigi.
Il bambino, in realtà, era Gesù Cristo e, in segno di gratitudine per la sua generosità, benedisse la vecchia.
Quindi da quel momento, una notte all’anno per tutta l’eternità, la donna avrebbe considerato tutti i bambini del mondo come suoi, visitandoli e portando loro vestiti e giocattoli.
Alla Befana si è conferito un aspetto da “vecchia”, in quanto deriva da una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio: una volta concluso, lo si può bruciare.
Così come accadeva in molti Paesi europei, in cui esisteva la tradizione di bruciare dei fantocci vestiti di abiti logori, all’inizio dell’anno nuovo.
Esempi sono “Giubiana” (Piemonte e Lombardia), “Panevin” (Veneto), “Pignarul” (Friuli Venezia Giulia), “Casera” (Verona), “Seima” (Gorizia), “Brusa la vecia” (Veneto), “Falò del Vecchione” (Bologna), “Sparo del pupo” (Gallipoli, Puglia), “Rogo della Veggia Pasquetta” (Varallo, Piemonte) e tanti altri.
In molte parti d’Italia, l’uso di bruciare o di segare in pezzi di legno un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientrava invece tra i riti di fine Quaresima, come avviene nel Salento, con il fantoccio della “Quaremma”, addobbata con i suoi simboli iconografici, che ricordano le antiche Moire.
In quest’ottica, anche l’uso dei doni assumerebbe, nuovamente, un valore propiziatorio per l’anno nuovo.
In Friuli, con i Panevin, ci si imbatte in una lunga serie di falò, in cui si usa bruciare la Befana: la direzione del fumo descriverà l’andamento fortunato o meno dell’anno nuovo.
A Venezia, si svolge la caratteristica “Regata delle Maranteghe”, in cui 50 tra uomini e donne, vestiti da Befana, si sfidano a colpi di remi nel Canal Grande. Il vincitore sarà colui, che per primo taglierà il traguardo, costituito da una lunghissima calza appesa sul Ponte di Rialto.
A Roma è possibile assistere ad una bellissima sfilata in costume, che parte da Castel Sant’Angelo e arriva fino in Piazza San Pietro. In piazza Navona, i bambini si possono divertire nelle numerose giostre o nelle bancarelle di dolci, in cui è possibile comprare delle lunghissime calze.
Napoli ospita una caratteristica sfilata sul lungomare Caracciolo, con la sfilata di carri e personaggi vestiti a festa. In piazza Plebiscito, invece la Befana dei Vigili del Fuoco di Napoli si cala dal cielo e distribuisce dolci a tutti i bambini.
In Toscana, nella provincia di Grosseto, esistono i “Befani”, che il giorno dell’Epifania vanno assieme alla Befana per le vie delle città e dei paesi, a cantare i canti tradizionali maremmani.
Solitamente, nel giorno dell’Epifania, per le strade del centro storico di Firenze, vi è la tradizionale “Cavalcata dei Re Magi”, in cui i Magi a cavallo percorrono le strade della città, indossando costumi rinascimentali di grande sfarzo.
E’ da non perdere, in Piazza della Signoria, lo spettacolo degli sbandieratori, il Maneggio della Bandiera.
A Savona, con la “Befana Vien Da Mare”, la famosa vecchietta arriva da mare al porto, per distribuire doni e dolci ai più piccoli. Durante la giornata sono organizzate gare di pesca a riva ed in mare.
Ad Urbania, viene tradizionalmente collocata la “Casa della Befana”, dove si celebra ogni anno la “Festa Nazionale della Befana”.
In Piazza Brà, a Verona, si svolge il tradizionale “Rogo della Vecia”, che rievoca l’antico rito dell’Epifania nella tradizione popolare italiana, in cui un manufatto di circa dieci metri viene bruciato, per scongiurare sfortuna e malocchio.
A Sassari, la Befana si cala dal Palazzo della Provincia di Sassari in piazza d’Italia, in un evento organizzato dai Vigili del Fuoco di Sassari.
La spettacolare calata della Befana è naturalmente accompagnata da caramelle e cioccolatini distribuiti a tutti i bambini.
Per quanto riguarda le tradizioni gastronomiche, in Versilia si preparano i “befanini”, frollini a base di agrumi e rhum, ricoperti di granella colorata.
Nel Varesotto, abbiamo la “pinsa”, una di pizza di polenta preparata con farina di mais e frutta secca, mentre in Campania l’arrivo della Befana corrisponde alla preparazione della prima “pastiera” dell’anno.
Nella provincia di Cuneo, troviamo la “fugassa d’la Befana ”, dolce che ricorda l’aspetto di una margherita, al cui interno vengono nascoste una fava bianca e una nera. Chi le trova, però, non vince niente. Infatti, se trova la fava bianca, salda le spese della focaccia, quello a cui toccala fava nera, paga il vino.
La “Pinsa de la marantega”, è il dolce tipico della Festa della Befana a Venezia. Infatti “marantega” significa proprio Befana. Tradizionalmente i contadini veneti la riponevano, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò, che si preparava per festeggiare l’Epifania e l’inizio dell’anno nuovo. Si tratta di un pane dolce poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita.
Preparato sia per Capodanno che per la Befana, la “Vasilopita” è un dolce tradizionale greco, in cui al suo interno viene inserita una moneta in segno di portafortuna. L’impasto è molto semplice, simile ad un pan brioches ed arricchito da mandorle e semi di sesamo.
Il dolce della Befana tipico in Svizzera è il “Dreikönigskuchen”, un pan-brioches realizzato da tante diverse “palline” assemblate insieme. Al suo interno viene inserito un piccolo regalino, un oggettino o una moneta. Chi lo troverà sarà il vero re della festa. Per questo spesso viene servito con una coroncina nella sua sommità.
La “Torta della Dodicesima Notte” (Twelfth Night Cake) ha un nome molto evocativo: “dodicesima notte” che, nei paesi di tradizione anglosassone, è l’ultima occasione per festeggiare. Da questa tradizione, il dolce britannico a base principalmente di frutta secca e frutta candita, entrambe macerate nel Porto secondo la ricetta originale. Nel dolce si nascondono un fagiolo, un aglio, un rametto e uno straccio: a seconda dell’oggetto trovato, si avrà un ruolo all’interno della festa. Il fagiolo sarà il simbolo del re o della regina della dodicesima notte.
In Francia, il giorno dell’Epifania si prepara la “Galette des Rois”, nel cui interno viene nascosto qualcosa, un piccolo oggetto, “Fève” (fava), in ricordo dell’antica usanza di nascondervi all’interno uno di questi legumi, oppure la figurina di uno dei Re Magi: chi trova la fava o la figurina, viene eletto re o regina della festa, con particolari privilegi e obblighi.
Quest’anno, il falò dell’Epifania avrà un significato ancora più forte e profondo…
La Befana, abbiamo detto, rappresenta l’anno vecchio e per questo la si brucia, sperando che quello nuovo sia migliore di quello passato.
Quindi, insieme con lei, tutti bruceremo anche un calendario del 2020, affinché la loro distruzione rappresenti la fine di tutti i mali.