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Nella mitologia, nella narrativa e nel folklore, il “Mutaforma” è un essere capace di trasformare fisicamente se stesso o gli altri, attraverso un’abilità sovrumana, manipolazione demoniaca, stregoneria, intervento divino, incantesimo ecc.
Il mutamento di forma è presente fin dai tempi antichi, nel Totemismo, nello Sciamanesimo, nei poemi epici di tutto il Mondo.
Le creature mutaforma più conosciute sono i Vampiri, i Lupi mannari, Dei e Dee, Demoni e tanti altri.
Uno dei fenomeni più conosciuti della mutazione tra uomo e animale è, per esempio, la “Licantropia” (uomo-lupo), anche se il termine più esatto, che indichi la trasformazione tra uomini e animali, sarebbe “Teriantropia”.
Mentre l’idea popolare di un Mutaforma è di un essere umano che si trasforma in qualcos’altro, esistono anche numerose storie su animali che possono trasformarsi.
Spesso, le forme imposte sono di natura punitiva, e corrispondono al crimine per il quale si verificano.
Oppure la trasformazione è imposta ingiustamente, da una persona cattiva o arrabbiata.
Infine, la mutazione può essere temporanea, eterna, eliminare o produrre miti.
Nella mitologia greca, si assiste spesso alle punizioni divine contro gli esseri umani, colpevoli a volte di averli solo incontrati.
Oppure le trasformazioni avvengono perché gli Dei vogliono raggiungere determinati obiettivi.
E’ il caso di Meti, ninfa Oceanina e figlia dei Titani Oceano e Teti.
Prima moglie di Zeus, era in grado di cambiare il suo aspetto in qualsiasi cosa volesse.
Era così orgogliosa di essere la sposa di Zeus che il Dio, temendo che se avessero avuto un figlio, questi sarebbe stato più potente di lui, indusse Meti con l’inganno a trasformarsi in una mosca.
Quindi la inghiottì, ma Meti, già incinta di Atena, rimase viva nella testa di Zeus e costruì un’armatura per sua figlia.
I colpi dati durante la lavorazione, fecero venire tremendi mal di testa a Zeus, così Efesto gliela tagliò con un’ascia.
Così, Atena scaturì dalla testa di suo padre, completamente cresciuta e indossando l’armatura da battaglia.
Altre storie raccontano di mutazioni causate dalla lussuria.
E’ il caso di Zeus, che si trasformava ripetutamente, per avvicinarsi alle comuni mortali, come mezzo per ottenerne i favori (qualche volte probabilmente con la violenza).
Per esempio il Dio si trasforma in:
Toro, per Europa
Pioggia d’oro, per Danae
Aquila, per Ganimede
Cigno, per Leda
Anfitrione marito di Alcmena
Quaglia, per Leto
Nuvola, per Ios
Pastore, per Semele
Cuculo, per Era
Ma anche il contrario, come Nemesi (la Dea distributrice della Giustizia), che si trasforma in un’oca, per sfuggire alle avances di Zeus.
In un racconto, Demetra, Dea dei raccolti, si trasformò in una cavalla per sfuggire a Poseidone (Dio del mare), che a sua volta si trasformò in stallone per inseguirla e riuscì nello stupro.
A volte le metamorfosi trasformavano gli oggetti in esseri umani, come nel caso di Giasone, a capo degli Argonauti nella ricerca del Vello d’Oro.
Egli seminò nel campo appena arato i denti di un Drago i quali, germogliando, generarono un’armata di guerrieri.
Alcuni Mutaforma sono in grado di trasformarsi solo se hanno qualche oggetto, di solito un capo di abbigliamento.
Il potere di trasformare esternamente può simboleggiare una ferocia interna, o servire per rimuovere la vittima dal suo posto, in modo che il trasformatore possa usurparla.
A volte i personaggi delle fiabe desiderano un figlio, senza riuscire ad ottenerlo per tanto tempo.
Ad un certo punto ci riescono, ma il bambino ha sembianze non umane, assumendo quelle di animale o con forme più strane, come un rametto di mirto (“Pentamerone” di Giambattista Basile) o una mela (“Fiabe italiane” di Italo Calvino) o, addirittura, di “Lindworm” (creatura leggendaria simile ad un drago serpentiforme).
Meno comunemente, i desideri sconsiderati possono trasformare una persona dopo la nascita, come accade ne “I sette corvi” (Fratelli Grimm), in cui un padre maledice i suoi figli che, invece di andare a prendere l’acqua per battezzare la sorellina, giocano.
Per rappresentare matrimoni combinati o la ripugnanza nello sposare uno sconosciuto, si usa una figura bestiale, della quale l’eroina o l’eroe deve innamorarsi, per riportare il Mutaforma alla normalità (per esempio “La Bella e la Bestia”).
La forma umana può essere riacquistata anche spogliandosi come, per esempio in “Prince Lindworm”, un racconto danese in cui la sposa evita di essere mangiata dallo sposo Lindworm, arrivando al suo matrimonio con indosso tutti gli abiti che possiede.
Ella dice allo sposo che ne toglierà uno, se lui rimuoverà uno dei suoi e così via, finchè l’ultimo abito del principe viene tolto, rimovuendo la sua ultima pelle, diventando una forma bianca che lei può trasformare in un uomo.
Anche i fantasmi a volte possono apparire in forma animale, come in “Il Ginepro” dei Fratelli Grimm, in cui è narrata la persecuzione di un bambino da parte della sua matrigna, della sua metamorfosi in uccello e della sua rivalsa finale.
In alcuni racconti popolari africani si narra di vittime di omicidio, che si vendicano sotto forma di coccodrilli, che possono trasformarsi in forma umana.
Ci sono anche persone che mutano forma dopo la morte, come l’eroe greco Niso, al quale l’oracolo di Apollo aveva predetto che sarebbe rimasto in vita, finchè avesse mantenuto la sua capigliatura rossa.
Ma sua figlia Scilla si innamorò di Minosse, re di Creta in guerra contro Niso e, per compiacerlo, gli taglio i capelli, uccidendo il padre.
A quel punto, Niso si trasformò in un’aquila ed aggredì Scilla, mentre cercava di salire su una delle navi di Minosse, uccidendola.
Troviamo molti Mutaforma anche nella fantascienza, terreno molto fertile e ricco di fantasia.
Per esempio, nel bellissimo racconto “Who Goes There?”, di John W. Campbell, una forma di vita aliena Mutaforma, assume la forma ed i ricordi di qualsiasi creatura che assorbe.
Oppure nel libro “La Spada nella Roccia” (di T. H. White), Merlino combatte un duello tra maghi, in cui i duellanti si trasformano all’infinito, finchè uno non prenda una forma, che l’altro possa sconfiggere.
Per non parlare del meraviglioso “X-Men”, una serie di film basati sugli omonimi supereroi dei fumetti Marvel Comics (1963).
La storia nasce inizialmente con un gruppo formato da cinque adolescenti, mutanti a seguito di una particolare mutazione genetica detta gene-X, risultato di un’alterazione del DNA, che li dota sin dalla nascita di straordinarie capacità, come leggere nel pensiero o volare.
Proprio per queste capacità, i mutanti sono disprezzati ed emarginati da chi vede in loro un potenziale pericolo per la sopravvivenza della razza umana.
Questa fortunata saga darà vita a un vastissimo merchandising e ispirerà serie di cartoni animati, serie tv, videogiochi e numerosissimi film di successo (da vedere!).
Insomma, il mondo dei Mutaforma è vastissimo quanto affascinante, quindi ogni tanto approfondirò questo argomento, raccontando qualche fantastica storia.
State all’erta!
Secondo la mitologia greca, Tritone era un semidio del mare, figlio di Poseidone e Anfitrite, Dei del mare.
Tritone viveva con i suoi genitori, in un palazzo d’oro in fondo al mare Egeo e possedeva il dono della profezia.
Come messaggero di Poseidone, Tritone cavalcava sul dorso di creature degli abissi, per portare rapidamente messaggi a tutte le zone del dominio di Poseidone, ma aveva anche la capacità di cavalcare le onde da solo.
Tritone era solitamente rappresentato con sembianze umane nella parte superiore del corpo, la coda di pesce nella parte inferiore.
Tritone portava spesso un tridente, una lancia a tre punte, simile a quella portata da suo padre.
In seguito fu spesso raffigurato con una conchiglia, che suonava per calmare o sollevare le onde, ma anche per spaventare i giganti nemici, che pensavano che i suoni fossero i richiami di animali selvatici in avvicinamento.
Tritone era padre di Pallade, la ninfa del Lago Tritonide, nonché figura paterna adottiva della dea Atena.
Pallade e Atena furono allevate come sorelle, ma erano molto combattive e spesso duellavano tra loro.
Durante un incontro, Atena uccise accidentalmente Pallade, e in onore della sua “sorella” morta, Atena assunse l’epiteto Pallade.
Tritone appare occasionalmente nei racconti mitologici.
Uno dei più famosi, è la storia poetica degli Argonauti, di Apollonio, che narra la storia di Giasone e del suo viaggio per recuperare il vello d’oro, dall’isola immaginaria della Colchide.
Racconta della relazione di Giasone con la pericolosa principessa Medea e dei mari insidiosi, affrontati dagli Argonauti, i marinai della sua nave Argo.
Tritone li aspettava nella sua casa sul lago salato Tritonide, nell’antica Libia.
Dopo che una tempesta bloccò Giasone e i suoi uomini nel deserto libico, furono costretti a portare la loro nave al lago.
Il semidio li aiutò a tornare in mare,riportando l’ Argo e il suo equipaggio sulla rotta, dopo che si era perso e si dibatteva nelle paludi.
Tritone appare anche nell’Eneide (Virgilio) quando Miseno, il trombettista di Enea, sfida arrogantemente il figlio di Poseidone a una gara con la conchiglia.
Ma questa gara non ebbe mai nemmeno luogo, poiché Tritone gettò Miseno in mare.
La figura del Tritone ha una reputazione feroce per evocare tempeste, affondare navi e annegare marinai.
Si dice che un gruppo particolarmente temuto, i “Blue Men of the Minch”, dimori nelle Ebridi Esterne, al largo della costa della Scozia.
Sembrano uomini normali (dalla vita in su comunque) con l’eccezione della loro pelle tinta di blu e delle barbe grigie.
Sono molto forti e possono essere visti nuotare e immergersi con piacere, quando il mare è agitato.
Quando dormono, in grotte sottomarine, il tempo è bello ed il mare è calmo.
Tuttavia, quando sono svegli possono evocare tempeste ogni volta che vogliono.
Queste creature, che hanno le dimensioni e la forma degli umani, Seguendo le barche che navigano nelle acque della zona possono essere amichevoli nei confronti degli esseri umani, ma questo può dipendere dal loro umore e se vengono trattati con rispetto.
La tradizione locale afferma che, prima di assediare una nave, i Blue Men spesso sfidino il suo capitano a una gara in rima; se il capitano è abbastanza veloce di arguzia e abbastanza agile di lingua, può battere gli Uomini Blu e salvare i suoi marinai da una tomba acquosa.
Gli abitanti delle Ebridi raccontano, che si versava birra nell’acqua come dono, per convincere gli Uomini Blu a lasciare le alghe sulla spiaggia come fertilizzante.
In loro onore, c’era la tradizione della gente del posto, di accendere una candela in riva al mare, la notte della festa celtica di Samhain (leggi articolo).
Inoltre, si credeva anche che gli Uomini Blu di Minch fossero una personificazione delle acque, spesso pericolose, in cui vivevano.
Come i mari, il loro umore poteva cambiare rapidamente e potevano causare il naufragio delle navi e la morte del loro equipaggio e dei passeggeri.
«Lo stretto che si trova tra l’isola di Lewis e le isole di Shant
è chiamato “Sea-stream of the Blue Men”.
Sono di dimensioni umane e hanno una grande forza.
Di giorno e di notte nuotano intorno e tra le isole Shant,
e lì il mare non si ferma mai.»
-Donald Alexander Mackenzie, nel suo libro “Wonder Tales from Scottish Myth and Legend”, 1917-
Le leggende giapponesi hanno una versione di Tritone chiamata “Kappa”.
Essi sono spiriti acquatici grandi come bambini, ma con facce scimmiesche e gusci di tartaruga sulla schiena.
Sembrano più animali che umani e risiedono nei laghi, nelle coste e nei fiumi giapponesi.
Come gli Uomini blu, i Kappa a volte interagiscono con gli umani e li sfidano a giochi di abilità, in cui la pena per la sconfitta è la morte.
Si dice che i Kappa abbiano appetito per i bambini e per quelli abbastanza sciocchi da nuotare da soli in luoghi remoti, ma apprezzano soprattutto i cetrioli freschi.
Tritone è anche il nome, dato in suo onore alla più grande luna di Nettuno.
Molti di noi sono cresciuti con le Sirene nei libri, nei film e persino come giocattoli.
Ci meravigliamo della loro bellezza, di come possano esplorare le meraviglie dell’Oceano e farci sentire magici.
Ma chi sono e da dove vengono le Sirene?
La verità sulle esse è molto più complessa di quanto immaginiamo.
La Sirena, nella mitologia greca, era una creatura ibrida con il corpo di uccello e la testa di donna, a volte con braccia umane, che attirava i marinai con la dolcezza del suo canto.
Infatti, le Sirene avevano belle voci melodiose ed erano suonatrici di lira.
Così meraviglioso era il loro talento musicale, che si diceva che potessero persino calmare i venti.
Tradizionalmente, le Sirene erano figlie del Dio fluviale Acheloo e di una Musa, ma altre fonti affermano che la madre delle Sirene era in realtà una delle Pleiadi, Sterope.
In ogni caso, la maggior parte concorda sul fatto che vivessero su tre piccole isole rocciose, chiamate dai Romani “Sirenum scopuli”.
Si diceva, che la dimora delle Sirene fosse uno spettacolo orribile da vedere: un grande mucchio di ossa giaceva tutt’intorno a loro, con la carne delle vittime ancora in decomposizione.
L’aspetto più famoso delle Sirene nella mitologia classica si trova nell’Odissea di Omero; tuttavia, le ritroviamo anche in altri miti.
Secondo Omero, c’erano due Sirene su un’isola nel mare occidentale tra Aeaea e le rocce di Scilla.
Successivamente divennero tre e vivevano sulla costa occidentale dell’Italia, vicino Napoli.
Nell’Odissea di Omero, l’eroe greco Odisseo (Ulisse), consigliato dalla maga Circe, scampò al pericolo del loro canto, tappando le orecchie del suo equipaggio con la cera, in modo che fossero sordi alle Sirene.
Lo stesso Odisseo voleva ascoltare la loro canzone, ma si legò all’albero maestro della nave, in modo da non andare fuori dalla sua rotta.