Tag:
frigg
SOLSTIZIO D’INVERNO, IL GIORNO IN CUI SI ‘FERMA IL SOLE’
Scritto da MadameBlatt
scritto da MadameBlatt
Il Solstizio d’inverno, che cade il 21 dicembre di quest’anno alle 16:59, segna il giorno più corto dell’anno in cui avremo solo 8 ore e 46 minuti di luce del giorno, tra l’alba e il tramonto.
Questo è il momento in cui ha inizio cosiddetto l’inverno astronomico, relativo al movimento della Terra attorno al Sole e su sé stessa, nonché con l’inclinazione dell’asse di rotazione del nostro pianeta e il moto apparente del Sole nel cielo terrestre.
Da questo momento in poi, le nostre giornate cominceranno ad allungarsi, all’inizio solo un minuto o due, ma non ci vorrà molto perché aumenti notevolmente.
La parola “Solstizio” deriva dalle parole latine ‘sol’= ‘sole’ e ‘sistere’ = ‘fermarsi’.
Il Solstizio d’inverno è conosciuto anche come ‘Il giorno in cui il sole si ferma’.
Questo giorno magico, ha dato vita a tantissime leggende, superstizioni e tradizioni.
Eccone alcune.
Anticamente, il Solstizio d’inverno era immensamente importante, perché le persone dipendevano economicamente dal monitoraggio dell’andamento delle stagioni.
Durante i primi mesi invernali, era comune la penuria di cibo, da gennaio ad aprile (emisfero nord) o da luglio a ottobre (emisfero sud), erano noti anche come ‘ mesi della carestia’.
Quindi, nei climi temperati, la festa di metà inverno era l’ultima festa, prima che iniziasse il profondo inverno.
La maggior parte dei bovini veniva macellata, in modo da non doverli nutrire durante l’inverno, quindi era quasi l’unico periodo dell’anno in cui era disponibile un’abbondante scorta di carne fresca.
La maggior parte del vino e della birra prodotti durante l’anno era finalmente fermentata e pronta da bere in questo momento.
Nella mitologia finlandese, si narra che Louhi, la “Dea strega del Nord“, rapì il Sole e la Luna e li tenne prigionieri all’interno di una montagna, provocando l’oscurità dell’inverno.
I popoli Yupik, indigeni dell’Artico, raccontano la storia dei Kogukhpak, mostri sotterranei con corpi bulbosi e zampe di rana che venivano uccisi solo dal Sole.
Al Solstizio d’inverno, i Kogukhpak emergevano per cacciare e si diceva, che le carcasse di mammut fossero i cadaveri di coloro che erano rimasti fuori troppo a lungo ed erano morti al sorgere del Sole.
Nella mitologia greca c’erano creature pericolose, pelose e simili a gnomi, i Kallikantzaroi, che cercavano di abbattere l’Albero della vita.
Anch’essi potevano essere uccisi solo dalla luce del Sole ed emergevano durante il Solstizio, per devastare case e villaggi.
Essi erano piuttosto stupidi ed incapaci di contare oltre il 3, quindi gli abitanti del villaggio tiravano fuori degli scolapasta per allontanarli.
Così i Kallikantzaroi finivano per cercare di contare i buchi nei colini fino all’alba e poi erano costretti a tornare sottoterra, prima di essere uccisi.
Gli antichi Persiani (i moderni Iraniani), che praticavano una religione chiamata Zoroastrismo, credevano che Mitra, il Dio della luce, fosse nato nel Solstizio d’inverno.
Gli antichi Greci credevano che il Dio degli Inferi, Ade, avesse catturato la Dea Persefone e l’avesse costretta a diventare la sua sposa.
La madre di Persefone, Demetra, la Dea del raccolto, fu così sconvolta dalla perdita, che fece precipitare il Mondo in una fredda stagione di morte, fino a quando Ade accettò di riportare Persefone nel Mondo dei vivi per sei mesi.
Nell’Europa orientale, il popolo slavo celebrava Korochun, una festa che segnava la distruzione del vecchio Sole, Hors, da parte del Dio malvagio Czernobog.
Due giorni dopo il Solstizio d’inverno, Hors risorgeva come il nuovo sole, Koleda.
Il ‘Tempio di Karnak’ in Egitto e ‘Newgrange’ in Irlanda, furono costruiti per allinearsi con il Sole la mattina del Solstizio d’inverno.
Nell’antica Britannia, si diceva che due divinità rivali, Re Agrifoglio e Re Quercia, fossero impegnate in una battaglia costante.
Durante il Solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, il Re della Quercia era all’apice del suo potere, ma il suo rivale ne iniziava a prendere il controllo con l’inizio dell’autunno.
Il Solstizio d’inverno segnava il momento dell’anno in cui il Re dell’Agrifoglio aveva il pieno controllo, ma anche il momento in cui iniziava a perdere la presa sul potere, permettendo al Re della Quercia di iniziare la sua ascesa ed iniziare il processo, che portava alla primavera e al ritorno della vita al mondo.
Questo antico mito celebra il cambio di stagione ed è interessante, perché ricordava agli antichi Pagani, che si crogiolavano nella calura estiva, che un cupo inverno avrebbe inevitabilmente oscurato il Mondo, oltre a consentire loro di aspettare la primavera, mentre tremavano per il freddo di un cupo dicembre.
Csodaszarvas era una straordinaria bestia, figura importante nei miti del popolo ungherese.
Due fratelli chiamati Hunor e Magor avvistarono un cervo bianco, Csodaszarvas, mentre erano a caccia.
Cercarono di seguirlo, ma non riuscirono mai a raggiungerlo, stabilendosi alla fine in quella zona e fondando le dinastie, che poi divennero gli Unni e il popolo ungherese.
Si dice, che gli antichi Ungheresi credevano, che il 21 dicembre fosse il giorno in cui Csodaszarvas raccolse il Sole nelle sue corna e lo portò nel nuovo anno, dove avrebbe illuminato ancora una volta il Mondo e riportato in vita le piante.
Gli antichi Cinesi raccontavano la storia di un Dio chiamato Gong Gong, che era un mostro con i capelli rossi e la coda di un serpente.
Si è schierato in lotta contro Zhurong, il Dio cinese del fuoco, su chi avesse il diritto di reclamare il trono del Cielo.
Purtroppo GongGong perse la battaglia ed era così sconvolto, che dette una testata al monte Buzhou, un picco mitologico che sorreggeva il Cielo.
Questo inclinò i cieli in modo permanente, causando il Solstizio d’inverno e d’estate.
Questo mito è stato utilizzato, anche per spiegare perché la maggior parte dei fiumi della Cina scorrono verso sud-est, mentre il Sole, la Luna e le Stelle viaggiano verso nord-ovest.
Per i Norreni, c’è la leggenda di Frigg e Baldr.
Frigg, era la Dea del parto e delle madri, il cui figlio Baldr venne ucciso da altri Dei gelosi.
Si narra, che Baldr risplendesse ed è stato spesso descritto come il Dio nordico della luce o dell’illuminazione, quindi la sua morte è legata all’oscurità causata dal Solstizio d’inverno.
Frigg era furiosa, perché suo figlio era stato ucciso e visitò gli Inferi, per salvarlo dalla morte.
Le fu detto che sarebbe stato rilasciato e riportato in vita, finché ogni singola creatura nell’Universo avesse pianto per lui.
Purtroppo un gigante, probabilmente il Dio del male, Loki, travestito, si rifiutò di piangere e Baldr fu condannato a languire negli Inferi fino al Ragnarok , una battaglia apocalittica che porterà alla fine dell’Universo.
La storia di Frigg, conosciuta anche come Frigga o Freya, rivive nel nome del giorno preferito della settimana lavorativa da tutti, il venerdì.
Il Solstizio d’inverno segna il trionfo della morte, indicando l’apice del buio e dell’oscurità, che inducono quindi l’uomo ad un cambiamento fisico e spirituale
Questo dovrebbe essere un momento di riflessione, per tracciare un bilancio delle energie positive che ci hanno caratterizzato, in correlazione con gli errori e gli aspetti negativi.
Questa analisi interiore può servirci per vivere con un slancio e propositività il nuovo ciclo di vita, che ci apprestiamo a vivere nella nostra umanità temporale.
Ora è il periodo di regalare il Vischio, pianta considerata sacra già presso gli antichi Celti.
Era una vera e propria manifestazione divina, arrivata sulla Terra grazie a un fulmine e la cui raccolta prevedeva uno specifico rituale: soltanto il più importante fra i Druidi (i sacerdoti), durante il Solstizio d’inverno, poteva reciderne i rametti con un falcetto d’oro.
Così, il Vischio veniva poi deposto in catini con acqua, per permettere al resto della popolazione di vederlo ed adorarlo. Poiché si credeva che questa pianta avesse poteri magici e medicamentosi, l’acqua, con cui i rametti erano stati bagnati nel catino, veniva successivamente distribuita fra i malati.
Quindi, procuriamoci un rametto di Vischio durante il Solstizio d’inverno, e teniamolo fino alla fine delle festività, sarà bene augurante e protettivo, per noi, la nostra casa ed i nostri cari.
Con l’arrivo di Marzo, arriva la promessa della Primavera: intorno al 21 del mese, abbiamo Ostara da festeggiare.
La storia della Dea Ostara inizia con un monaco medievale di nome Beda.
Non è documentata in nessuna fonte pagana ed è conosciuta solo attraverso tradizioni orali e teorie linguistiche.
Viene menzionata solo una volta, negli scritti accademici del periodo dal monaco Beda, che afferma che, durante Eostremonath (vecchio nome anglosassone per Aprile), gli Anglosassoni pagani davano feste in suo onore.
Il nome “Eostre” (antico germanico “Ostara“), è legato a quello di Eos, la Dea greca dell’alba, poiché i servizi all’alba sono sempre stati un aspetto importante delle osservanze della resurrezione / rinascita primaverile di altre culture.
Quindi, essendo la “Dea della luce crescente della primavera”, in suo onore si raccoglieva l’acqua santa sotto forma di rugiada, o l’acqua dai ruscelli.
Infatti, si diceva che lavarsi con essa ripristinasse la giovinezza.
Si narrava, anche, che belle fanciulle vestite di bianco puro si vedessero giocare in campagna. Inoltre, si diceva che la fanciulla bianca di Osterrode fosse apparsa con un grosso lotto di chiavi alla cintura, e si fosse recata al ruscello, per raccogliere l’acqua la mattina di Pasqua.
Per i pagani moderni, la Dea Ostara è anche una Dea della primavera e della fertilità.
Le sue leggende riguardano i tipici simboli pasquali come conigli, uova, fate e fiori.
La Dea Ostara (chiamata anche Oestara, Eostre, Eostra, Eostrae, Eástre, Austra) è la Dea anglosassone della Primavera, dell’Oriente, della Resurrezione e della Rinascita, è anche l’aspetto della fanciulla della Triplice Dea.
Ha dato il suo nome alla festa cristiana della Pasqua (che è una più antica festa pagana di cui la Chiesa si è appropriata), i cui tempi sono ancora dettati dalla Luna.
I Pagani moderni celebrano la sua festa nell’Equinozio primaverile, di solito intorno al 21 marzo, il primo giorno di Primavera.
Alcuni suggeriscono che Ostara sia semplicemente un nome alternativo per Frigg o Freya, ma nessuna di queste Dee sembra avere la stessa funzione di fertilità di Ostara.
Frigg, la Dea della casa, non sembra essere associata a una festa così terrena, e la forma di fertilità di Freya è più basata sull’erotismo, piuttosto che sulla riproduzione.
Tuttavia, Ostara è associata, quasi in modo intercambiabile, a molte divinità diverse.
È essenzialmente identica a Freya, poiché è la Dea della primavera fertile, la risurrezione della vita dopo l’inverno.
E’ anche equiparata alla Dea Idunna, che portò le mele dell’eterna giovinezza agli Aesir, e molti credono che Ostara ed Idunna siano la stessa cosa o rappresentino lo stesso principio.
Le uova e i conigli le sono sacri, come la Luna Piena, in quanto gli Antichi vedevano nei suoi segni l’immagine di un coniglio o di una lepre.
Gli Anglosassoni pagani le facevano offerte di uova colorate all’Equinozio di Primavera, mettendole soprattutto nelle tombe (così come facevano gli antichi Egizi e Greci), probabilmente come un incantesimo di rinascita.
La Dea della fertilità era anche la Dea del grano, quindi le venivano fatte anche offerte di pane e dolci.
I conigli (o lepri, si possono considerare entrambi) erano sacri a Ostara, in particolare i conigli bianchi, e si diceva che fosse in grado di assumere lei stessa la forma di un coniglio.
Una leggenda narra, che Ostara, responsabile di portare la Primavera ogni anno, quella volta si sentiva in colpa per essere arrivata così tardi.
A peggiorare le cose, arrivò e trovò un pietoso uccellino che giaceva morente, con le ali congelate dalla neve.
Amorevolmente, Ostara cullò la creatura tremante e gli salvò la vita.
Piena di compassione per lui, poiché non poteva più volare a causa delle sue ali danneggiate dal gelo, la Dea Ostara lo trasformò in un coniglio (una lepre delle nevi), e gli diede il nome Lepus.
Gli fece anche dono di poter correre con una velocità sorprendente, in modo che potesse facilmente sfuggire a tutti i cacciatori.
Per onorare la sua precedente forma di uccello, gli dette anche la possibilità di deporre le uova (in tutti i colori dell’arcobaleno), permettendogli però di deporre le uova solo un giorno all’anno.
A questo punto, sembra che lo abbia poi reso il suo animale domestico o, in alcune versioni, il suo amante.
Alla fine, Ostara perse la pazienza con Lepus (alcuni dicono che il coniglio fosse coinvolto con un’altra donna), e lo lanciò nei cieli, dove sarebbe rimasto per l’eternità come la “Costellazione Lepus” (The Hare), posizionata per sempre sotto i piedi della “Costellazione Orion” (il cacciatore).
Ma più tardi, ricordando tutti i bei momenti che avevano trascorso insieme, Ostara si ammorbidì un po’ e permise alla lepre di tornare sulla Terra una volta all’anno, ma solo per regalare le sue uova ai bambini, che partecipavano alle feste di Ostara, che si tenevano ogni Primavera.
Quindi, è per questo che il coniglietto pasquale porta le uova ai bambini a Pasqua: infatti tradizionalmente, ai bambini tedeschi viene detto che è la lepre di Pasqua a deporre tutte le uova, che gli verranno regalate.
Un’altra leggenda racconta, che una volta il Regno animale si riunì per un incontro, il primo giorno di Primavera.
C’era grande eccitazione, in quanto ci sarebbe stata una festa molto speciale e un ospite molto particolare vi avrebbe partecipato.
L’ospite molto speciale non era altri che la Dea Ostara, e ogni creatura voleva farle un regalo molto speciale.
Ora, alcuni degli animali erano molto ricchi ed alcuni erano molto poveri, ma tutti andarono a preparare i loro doni, perché solo il meglio andava regalato alla Dea.
Hare (Lepre) era molto molto eccitato, amava teneramente la Dea e, sebbene fosse molto povero, aveva un cuore grande e generoso: le avrebbe fatto il regalo più bello che potesse trovare!
Egli si precipitò a casa, per vedere cosa poteva trovare da regalare alla Dea.
Guardò dappertutto, negli armadi e sotto il letto, ma non c’era niente, anche la dispensa era vuota, non aveva assolutamente niente da darle.
Tranne una cosa: sul ripiano della dispensa c’era un solo uovo.
Era l’unica cosa che gli era rimasta, quindi Hare lo tirò fuori delicatamente dalla dispensa, lo decorò con amore e lo portò alla festa.
Hare era molto preoccupato, tutti gli altri animali offrivano i loro doni d’oro e d’argento e gioielli preziosi, mentre tutto ciò che Hare aveva era l’uovo.
Alla fine, tutti i doni erano stati dati e quello di Hare era proprio l’ultimo.
Egli presentò molto timidamente l’uovo alla Dea, la quale lo prese e lo guardò, vedendo il vero spirito di Hare.
Per questo motivo, la Dea nominò Hare come suo animale molto speciale, in quanto egli le aveva donato “tutto ciò che aveva”.
Ostara è solitamente descritta come una giovane fanciulla, “abbastanza grande da avere figli, ma non una madre”.
È avvolta in fiori o nuova vegetazione e spesso balla.
È gioiosa, ma altrettanto facilmente può diventare improvvisamente solenne, come il tempo primaverile, che può rapidamente trasformarsi in pioggia.
Come la primavera stessa, è capricciosa, innocente e sapiente.
Visto che i temi di Ostara sono la fertilità e la rinascita, ora che la Primavera è arrivata, è un buon momento per pensare al rinnovamento nella tua vita.
Prenditi del tempo per celebrare la nuova vita che ti circonda nella natura: cammina in un parco, sdraiati sull’erba, fai un’escursione in una foresta.
Mentre lo fai, osserva tutte le cose nuove che ti circondano: piante, fiori, insetti, uccelli.
Medita sulla “Ruota dell’Anno”, sempre in movimento, e celebra il cambio delle stagioni.
Tutti gli incantesimi e gli alimenti, che includono le uova, sono appropriati oggi.
Se sei stato ammalato, prova un vecchio incantesimo popolare, che consiglia di tenere un uovo per ventiquattro ore, quindi interrarlo, per seppellire la malattia.
Per migliorare la fertilità di ogni tipo, prepara le uova per la colazione alle prime luci dell’alba, il momento migliore per invocare Ostara.
Mentre mangi, aggiungi un incantesimo come questo:
” Ostara, portami fertilità
Con quest’uovo ora benedici la mia fecondità!”
Oppure, se ti senti giù e hai bisogno di un po’ di speranza in più, alzati prima che il Sole sorga e rilascia un simbolo del tuo fardello sulla terra, facendolo cadere o seppellendolo.
Non guardarlo!
Voltati e lascialo lì.
Voltati verso l’orizzonte al sorgere del Sole e raccogli il primo fiore che vedi.
Asciugalo, quindi portalo con te spesso, come un incantesimo per preservare la speranza nel tuo cuore.
Ed ora, un piccolo incantesimo per celebrare Ostara.
Pensa attentamente a ciò che desideri!
La regola generale è un uovo marrone, per desideri che coinvolgono animali, e bianco per desideri che coinvolgono persone e piante, ad esempio la guarigione di un animale, una persona o una pianta malata.
1. Soffia l’uovo. Usando un ago grosso, fai un buco in entrambe le estremità dell’uovo, facendo un buco più grande dell’altro. Buca delicatamente il tuorlo d’uovo e ruotalo per romperlo. Metti una piccola cannuccia a un’estremità e soffia delicatamente attraverso l’altro foro, per espellere il tuorlo.
2. Dipingi il tuo uovo talismano. Quando il tuo uovo si è completamente asciugato, scegli un simbolo per rappresentare il tuo desiderio: un cuore per l’amore, una moneta per la prosperità, una candela per la saggezza, qualunque cosa sia significativa per te. Oppure puoi dipingere l’intero uovo in un colore corrispondente: rosso per amore, verde per prosperità, viola per saggezza e così via. Un altro modo per farlo, è attaccare petali di rosa per amore o piume per fertilità, insomma tutto ciò che per te ha un significato.
3. Quando è pronto, trova un posto adatto e preparati per appenderlo, infilando un filo sottile (filo da ricamo, lana sottile, nylon da pesca) attraverso i due fori e fissa il fondo con un grosso nodo per tenerlo fermo, con una perlina o anche un fiammifero.
4. Svuota la mente e concentrati sul tuo desiderio e sul suo posto nella tua vita:
« Possano tutte le cose crescere.
Possano tutte le cose fluire.
Benedizioni per il giro della Ruota>>.
Usa queste parole, o qualsiasi altra con cui ti senti a tuo agio: ricorda che si tratta solo della tua intenzione.