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Nella mitologia europea, Changeling, ovvero Cangiante, è una creatura simile ad un essere umano, ma in realtà è una fata lasciata al posto di un bambino o di un neonato, rubato da altre fate.
Quando menzioniamo la parola “fata“, pensiamo ad esseri gentili e benevoli, ma questo non è certamente il caso dei Cangianti, che venivano scambiati solitamente per uno di questi tre motivi:
1) perché le fate volevano che il bambino rapito fosse un loro servitore,
2) perché volevano ricevere l’amore di un bambino umano,
3) per malizia/vendetta.
La maggior parte delle volte, lo scambio veniva effettuato con una fata anziana, in modo che potesse vivere la sua vita nel comfort di un essere umano, o in modo che potesse morire.
Di solito venivano rapiti i bambini più belli, perché le fate desideravano ed ammiravano questa peculiarità.
Spesso un bambino poteva ammalarsi o assumere uno strano aspetto, oppure una persona poteva all’improvviso diventare incapace di muovere gli arti: “colpita dalle fate” si diceva, e la gente del posto iniziava a sospettare che sotto ci fosse il loro zampino.
Nel Medioevo, si pensava che i bambini con deformità, malattie o condizioni, che all’epoca erano inspiegabili, fossero stati sostituiti da Cangianti, motivo per cui molti di loro erano abbandonati o addirittura uccisi.
Ma c’erano quelli che sospettavano, che il loro bambino fosse stato scambiato con un Mutaforma e, quindi, sentivano di doversene prendere cura ugualmente ed amarlo, per paura che le fate facessero del male al loro vero bambino o, peggio, non lo riportassero mai indietro.
Alcuni credono che l’origine del mito del Cangiante derivi da un angolo molto oscuro della mente, che si azionava quando sussisteva un problema che non si riusciva a comprendere o risolvere, a causa della mancanza di comprensione di determinate disabilità e condizioni, come l’autismo o la malattia fisica.
Per esempio, se una famiglia non si sentiva in grado di prendersi cura di un bambino, in particolare uno che riteneva non sarebbe stato utile per loro in futuro, in quanto malato o deforme, era più facile per loro “perdere” il bambino, credendo che fosse stato rapito dalle fate, piuttosto che ammettere di aver lasciato morire il proprio figlio.
Infatti nell’epoca medioevale, l’infanticidio era un aspetto orribile ma molto reale della vita rurale, ed il fatto che esistano innumerevoli racconti sui Cangianti, indica che i genitori di questi sfortunati bambini li vedessero come una minaccia per la sopravvivenza delle loro famiglie, e quindi li facevano morire, considerando che fosse l’unico modo per salvare tutti gli altri.
Una storia del genere si può trovare in un episodio della prima stagione di “Outlander”, una serie Tv ambientata in Scozia.
Nelle leggende irlandesi e scozzesi, un bambino fatato appariva malaticcio e non cresceva di dimensioni come un bambino normale, e poteva anche avere caratteristiche fisiche notevoli, come barba o denti lunghi.
Era descritto con un’intelligenza superiore ai suoi anni apparenti, oltre a possedere una pungente intuizione.
Inoltre un Cangiante poteva mostrare un comportamento insolito quando pensava di essere solo, come saltare, ballare o suonare uno strumento.
Ma alcune storie raccontano addirittura che il Cangiante doveva essere torturato per rivelarsi, il che portò a molti casi reali di abusi sui minori.
Solo in rare occasioni i genitori furono ritenuti responsabili di questi abusi.
Uno di questi casi ebbe luogo nel 1690 a Gotland, in Svezia, dove una coppia fu processata dopo aver lasciato il proprio bambino di 10 anni su un mucchio di letame, durante la notte della vigilia di Natale.
Il bambino era malato e non cresceva correttamente e la coppia, credendo che fosse un Cangiante sperava che, lasciandolo in un posto simile gli elfi, che presumibilmente avevano rubato il loro bambino originale, li avrebbero scambiati di nuovo.
Invece, il bambino morì per esposizione al gelo.
In alcune storie, come il racconto islandese “The Changeling Who Stretched“, che racconta di un ragazzo che crebbe rapidamente fino a diventare adulto, i Cangianti non erano affatto bambini fatati, ma piuttosto fate adulte che assumevano la forma di un bambino, per poter convincere i genitori che il loro bambino fosse un Cangiante, e quindi a temerlo.
Nel 1826, ci fu un caso inquietante di un’anziana donna irlandese di nome Ann Roche, la quale si stava prendendo cura del nipote di quattro anni, Michael Leahy, che non era in grado di camminare o dormire ma, all’improvviso, lo annegò in un fiume, presumibilmente credendo che l bambino fosse “incantato dalle fate“.
Al processo per il suo omicidio, la donna disse di aver annegato il bambino “per mettere fuori gioco la fata“, credendo che lo avrebbe curato e…fu dichiarata NON COLPEVOLE.
Nel folklore scozzese, i bambini rapiti potevano sostituire i Cangianti nel tributo dovuto dalle fate al diavolo ogni sette anni, come narrato nella ballata Tam Lin e in quella di Thomas the Rhymer.
Secondo altri miti scozzesi, un bambino nato con un “caul” ovvero con una parte della membrana amniotica sul viso, era un Cangiante di nascita fatata e presto sarebbe morto.
Altre storie affermano, che il latte umano era necessario per la sopravvivenza dei bambini fatati, quindi o il bambino umano appena nato veniva scambiato con un bambino fatato per essere allattato dalla madre umana, oppure la madre umana veniva portata nel mondo delle fate, per allattare i piccoli fatati.
Ma, si racconta, che anche le ostetriche umane fossero necessarie per mettere al mondo i bambini delle fate.
Si narra, inoltre di Cangianti che dimenticavano di non essere umani e continuavano a vivere una vita umana, oppure che non dimenticavano, tuttavia, tornavano alla loro famiglia fatata, abbandonando quella umana senza preavviso.
Nel Medioevo, in Scandinavia si diceva che la bellezza nei bambini umani e nelle giovani donne, in particolare i tratti che evocano luminosità o riflessi, come i capelli biondi e gli occhi azzurri o argentati, attirassero le fate, poiché forse trovano preziosità in questi tratti.
In Cornovaglia, ci sono alcune pietre chiamate Mên-an-Tol, le quali hanno un guardiano fatato o un folletto, che può praticare cure miracolose.
Si racconta che un bambino Cangiante sia stato fatto passare attraverso una di quelle pietre, affinché restituisse alla madre il suo vero figlio, che i folletti malvagi avevano scambiato, in quanto solo le pietre erano in grado di invertire il loro incantesimo.
In Germania, i Cangianti si chiamavano Wechselbalg, Wechselkind, Kielkopf o Dickkopf (in riferimento agli enormi colli e teste di questi Mutaforma).
Qui esistevano diversi metodi per identificare un Cangiante e quindi farsi restituire il bambino reale:
∇confondere il Cangiante cuocendo o preparando la birra nei gusci d’uovo.
Questo costringeva il Mutaforma a parlare, rivendicando la sua vera età, rivelando la sua provenienza;
∇tentare di bruciare il Cangiante nel forno, cercando di fargli dire la verità;
∇colpirlo o frustarlo.
Una volta scoperta la sua reale natura fatata, l’essere doveva essere nutrito con il latte di una donna, prima di sostituire i bambini.
Nel folklore tedesco, inoltre, si parla anche di diversi possibili genitori, noti per i cangianti:
∇ il diavolo, credenza condivisa da Martin Lutero che, per questo motivo, sosteneva l’uccisione dei Cangianti;
∇ una nana femmina;
∇ uno Spirito dell’acqua;
∇una Roggenmuhme o Roggenmutter (donna demoniaca che vive nei campi di grano e ruba bambini umani).
In Polonia c’era il Mamuna o Boginki, uno spirito che scambiava i bambini nella culla.
Questi Cangianti avevano un addome anormalmente grande, una testa insolitamente piccola o grande, una gobba, braccia e gambe sottili, un corpo peloso e lunghi artigli.
Inoltre, i Cangianti Mamuna mettevano la loro prima serie di denti prematuramente rispetto a un bambino umano.
Le madri, per proteggere il proprio figlio dal rapimento della Mamuna, legavano un nastro rosso attorno al polso del bambino, gli metteva un cappello rosso in testa e lo teneva lontano dalla luce della luna.
Altri metodi preventivi includevano il non lavare i pannolini dopo il tramonto, e il non voltare mai la testa dal bambino mentre dormiva.
Tuttavia, se un bambino veniva rapito dalla Mamuna, si poteva costringerla a restituirlo, portando il Cangiante in un letamaio, frustandolo con un bastoncino di Betulla e versandogli sopra dell’acqua da un guscio d’uovo, il tutto gridando:
“Prendi il tuo; restituiscimi il mio“.
In genere, il Mamuna si dispiaceva per il proprio figlio e lo restituiva alla madre.
In Galles, il bambino Cangiante inizialmente assomigliava a quello umano sostituito, ma gradualmente diventava più brutto nell’aspetto e nel comportamento: malformato, con un cattivo carattere, che urlava e mordeva.
Poteva anche essere meno intelligente del solito, oppure essere ugualmente identificabile per via della sua saggezza ed astuzia tipica di un adulto.
Il modo più comune impiegato per identificare un Cangiante era cucinare un pasto in un guscio d’uovo, cosa che avrebbe fatto esclamare al bambino: “Ho visto la ghianda prima della quercia, ma non ho mai visto qualcosa di simile” e poi sarebbe svanito, per essere sostituito dal bambino umano originale.
In alternativa, o in seguito a questa identificazione, sarebbe stato necessario maltrattare il Cangiante mettendolo in un forno caldo, tenendolo in una pala sopra un fuoco caldo, o bagnandolo in una soluzione di Digitale.
In Irlanda, guardare un bambino con invidia, ovvero “guardare oltre il bambino“, era pericoloso, poiché metteva in pericolo il piccolo, che allora era in potere delle fate.
Così come era pericoloso anche ammirare o invidiare una donna (soprattutto neo sposa o neo mamma) o un uomo, naturalmente belli, a meno che la persona non aggiungesse una benedizione.
Varie leggende descrivono modi per sventare un’aspirante fata rapitrice, per esempio gridando: “Gairim agus coisricim thú” (Ti benedico) o “Dio ti benedica“, che avrebbe indotto la fata ad abbandonare il bambino che stava cercando di rubare.
Un’altra possibile tattica era quella di inserirsi in una discussione su chi avrebbe tenuto il bambino, urlando alla fata: “a me“, cosa che l’avrebbe indotta a restituire il bambino umano.
I Cangianti, in alcuni casi, non erano considerati bambini fatati sostituti, ma piuttosto vecchie fate portate nel mondo umano per morire.
Il nome Siofra, dato oggi alle ragazze irlandesi, significa “bambino elfico o cangiante”, e deriva da Síobhra che significa fata .
La credenza nei Cangianti resistette in alcune parti dell’Irlanda fino al 1895, quando Bridget Cleary fu uccisa dal marito che la credeva una Cangiante, per costringere le fate a restituire la sua “vera” moglie.
In generale, esistevano dei modi per tenere lontane le fate dalle culle dei neonati, come un cappotto rovesciato o forbici di ferro aperte, lasciate dove dormiva il bambino, che si pensava le allontanasse; altre misure includevano una costante sorveglianza sul piccolo.
Ma quando veniva rapito un adulto al posto di un bambino, al posto dell’umano rubato veniva lasciato un oggetto, come un tronco incantato con le sembianze della persona rapita.
Quest’oggetto al posto dell’umano poteva ammalarsi e morire, essere sepolto dalla famiglia umana, mentre l’umano vivente continuava a vivere tra le fate.
Vi lascio con una bella leggenda sui Mutaforma, raccontata dai Fratelli Grimm.
Nel 1580, in un campo vicino a Breslavia, in Germania, c’era un nobile che, ogni estate, richiedeva ai suoi sudditi di raccogliere il suo grande raccolto di fieno.
Nessuno era esentato da questo lavoro manuale, nemmeno una neomamma, che aveva partorito il suo primo figlio appena una settimana prima.
Non potendo fare altrimenti, la giovane madre portò con sé il neonato nel campo del nobile e si mise al lavoro, deponendo il bambino in un piccolo fazzoletto d’erba.
Quando più tardi tornò ad allattare il bambino, questi iniziò a ululare in modo disumano e le morse il seno con tanta forza e avidità, che la donna gridò di dolore.
Il piccolo non assomigliava per niente al bambino che conosceva, ma la mamma tornò a casa e lo tenne con sé per diversi giorni, tollerando nel frattempo il suo comportamento disgustoso, finché non riuscì più a sopportarlo.
Si rivolse al nobile per chiedere aiuto, e lui le disse: “Donna, se pensi che questo non sia tuo figlio, allora fai questa cosa. Portalo nel prato dove hai lasciato il tuo bambino precedente e battilo forte con un bastoncino di Betulla. Allora sarai testimone di un miracolo”.
La donna fece come le era stato detto e picchiò il bambino con un bastoncino, finché non iniziò ad urlare.
Fu allora che le apparve il Diavolo, tenendo in braccio il suo bambino rubato, e le disse: “Ecco, ce l’hai!”
E portò via il suo demoniaco figlio.
Fate attenzione…
Nella mitologia celtica della Cornovaglia, lo Spriggan è una creatura simile a un Goblin, con una passione per i tesori, che spesso lo porta a fondare basi in rovine e castelli, in cui custodisce ricchezze e manufatti.
Egli ha un aspetto particolarmente brutto, spesso descritto come un piccolo ometto con piedi grandi, lineamenti e corpo storto.
Altre volte è raffigurato come un vecchio grottescamente brutto ed avvizzito, con una grande testa infantile.
Il suo abito personalizzato è decorato con pezzi di pietra.
Gli Spriggan sono famigerati rapitori di bambini e i genitori hanno poche possibilità di recuperare i loro figli.
Queste creature sono spesso ritenute responsabili di maltempo, tempeste e malattie.
Come i folletti e i fuochi fatui, gli Spriggan amano portare fuori strada i viaggiatori, e lo fanno con l’intenzione di portare le persone in pericolo.
Alcuni credono che gli Spriggan siano discendenti o addirittura fantasmi di giganti, il che li porta ad avere la capacità di espandersi in proporzioni enormi, quando si sentono minacciati o intendono causare danni fisici.
Gli Spriggan sono noti per le loro predisposizioni sgradevoli e il loro divertimento nel fare del male a coloro che li offendono.
Riescono a sollevare improvvise trombe d’aria per terrorizzare i viaggiatori, a inviare tempeste per rovinare i raccolti e, talvolta, portano via i bambini, lasciando al loro posto dei brutti mutaforma.
Spesso gli Spriggan sono incolpati, se una casa viene derubata o un edificio crolla, o se viene rubato del bestiame.
In una storia, un’anziana donna ebbe la meglio su una banda di Spriggan, rivoltando i suoi vestiti, che si suppone fossero efficaci quanto l’acqua santa o il ferro nel respingere il male, per ottenere il loro bottino.
Si narra, che la vigilia di Natale, gli Spriggan si incontrino per una messa di mezzanotte, in fondo a profonde miniere, e i passanti possano sentirli cantare.
Qualcuno ha scritto:
“Questo è noto, che erano una tribù notevolmente dispettosa e ladra. Se mai una casa è stata derubata, rapito un bambino, portato via il bestiame o demolito un edificio, è stata opera degli Spriggan. Qualunque tumulto sia avvenuto nella terra, nell’aria o nell’acqua, è tutto considerato opera di questi spiriti. Ovunque siano stati i giganti, lì sono stati anche gli Spriggan. Di solito si considera che siano i fantasmi dei giganti; certamente, da molte delle loro imprese, dobbiamo supporre che posseggano la forza di un gigante. Gli Spriggan hanno il compito di custodire tesori sepolti.”
Si dice, anche, che fungano da guardie del corpo delle fate.
Altri dicono che gli Spriggan siano come creature magiche simili ad alberi, generalmente comparendo in aree boschive, a guardia di radure nascoste, ingressi di caverne o rovine di foreste.
Spesso si trovano anche vicino ai Cromlech (strutture megalitiche preistoriche, in cui “crom” significa curvata e “llech” significa pietra piatta) e tumuli, a guardia di tesori sepolti e generalmente agiscono come guardie del corpo delle creature ultraterrene.
Proprio per questo, in Cornovaglia si pensa che Cromlech e Dolmen siano siti funerari degli Spriggan e che contengano tesori sepolti, accanto ai resti delle persone pagane, che hanno popolato la terra migliaia di anni fa.
Gli Spriggan sono ostili, ti attaccano a vista, amano la musica e la danza e, sebbene il loro aspetto e il loro temperamento siano spesso sgradevoli, si dice che la loro musica sia piuttosto bella.
Possiedono anche la capacità di comandare le creature del bosco di combattere al loro fianco.
Gli Spriggan sono naturalmente odiosi e diffidenti nei confronti degli umani.
A differenza delle fate, che possono aiutare gli uomini o anche concedere loro doni, gli Spriggan di solito non hanno altro che rancore verso gli umani, e molto spirito vendicativo.
Le punizioni che infliggono sono simili a quelle che altre creature folcloristiche possono concedere agli umani, se maltrattate.
Alcune delle punizioni sono apparentemente piccole, come l’invio di tempeste in giorni inopportuni, ma possono anche essere terribilmente tragiche come rubare i loro figli, rovinare i loro raccolti o maledire coloro che hanno maltrattato il mondo ultraterreno, con una sfortuna inarrestabile.
Se tenti di rubare il tesoro delle fate, o ti capita di fermarti accidentalmente in un nascondiglio, ti puniranno.
Se vuoi evitare di essere punito dagli Spriggan, la cosa più semplice che puoi fare, è assicurarti di non offendere in alcun modo nessun tipo di gente leale.
La seconda cosa che puoi fare… evitare di tentarli.
Anche se inizialmente non hai fatto qualcosa per offendere la gente magica, gli Spriggan potrebbero comunque essere tentati di mettere in atto una piccola vendetta prima che tu possa fare qualsiasi azione, nel caso in cui volessi fare un torto.
Si dice che guidino viaggiatori solitari che si perdono nelle paludi, vicino a scogliere fatiscenti o nei precipizi dei castelli infranti in cui abitano.
Nel 1993, a Crouch End, Londra, in alcuni archi che fiancheggiano una sezione del Parkland Walk, è stata installata una scultura di uno Spriggan, ad opera di Marilyn Collins (foto di copertina).
Comunque, sebbene si dica che gli Spriggan siano piuttosto piccoli, ciò non significa che sia più facile sfuggire alle loro punizioni.
Attenzione, non lasciare che il loro aspetto iniziale, di esseri così piccoli e vecchi, ti faccia sentire tranquillo…
Sono dei Mutaforma, in breve potresti davvero ritrovarti nei guai….
Eccoci a Mezza Estate, siamo arrivati al giorno più lungo e alla notte più corta dell’anno.
Questo è il culmine dell’anno solare e il Sole è all’apice del suo potere vivificante.
La Terra è inondata di fertilità ed appagamento, e questo è un momento di gioia e celebrazione, di espansività e di celebrazione dei risultati.
Eppure all’interno di questo climax, c’è il sussurro e la promessa di un ritorno all’Oscurità.
Quando la Luce raggiunge il suo picco, questo è anche il momento in cui il potere del Sole inizia a calare.
Da ora in poi, i giorni si accorciano e le notti si allungano e noi veniamo trascinati nell’oscurità per completare la Ruota dell’Anno.
Litha è una festa pagana, una degli otto Sabba Wiccan durante l’anno.
Litha, nota anche come Midsummer, si verifica nel Solstizio d’estate e celebrando l’inizio di questa calda stagione.
Essa arriva, quando ha luogo una battaglia tra luce e oscurità, in cui il Re della Quercia ed il Re dell’Agrifoglio combattono per il controllo.
Durante ogni Solstizio, essi combattono per il potere e l’equilibrio cambia.
Il Re Quercia, che rappresenta la luce del giorno, governa dal Solstizio d’inverno (Yule ) a Litha.
Durante questo periodo, le giornate si allungano costantemente.
Tuttavia, durante Litha, il Re dell’Agrifoglio vince questa battaglia e le giornate diventano costantemente più buie fino a Yule.
Le tradizioni di Litha sembrano essere presenti in molte culture.
La maggior parte di quelle antiche celebrava in qualche modo il Solstizio d’Estate, come i Celti, che celebravano Litha con falò e danze in cima alle colline.
Tradizionalmente, le persone restavano alzate tutta la notte alla vigilia di mezza estate, per dare il benvenuto a questa stagione e guardare l’alba.
I falò venivano accesi sulle cime delle colline, da pozzi sacri, in luoghi ritenuti sacri, per onorare la pienezza del sole.
Durante Litha, il falò rappresentava davvero un riflesso del Sole al culmine della sua forza.
La legna scelta era spesso la quercia e le erbe aromatiche venivano sparse nel fuoco.
La gente ballava intorno ai fuochi e saltava attraverso di loro.
Le erbe ardenti del sacro falò venivano usate per benedire gli animali.
Le torce accese venivano portate in direzione del Sole intorno alle case e ai campi.
I carboni del fuoco di mezza estate erano sparsi sui campi per garantire un buon raccolto.
Il culto degli alberi aveva un ruolo importante nelle feste di Mezza Estate e quelli vicino a pozzi e fontane erano decorati con stoffe colorate.
Il Re Quercia, che rappresentava forza, coraggio e resistenza, era particolarmente significativa a Litha.
Il nome celtico della quercia è “Duir” che significa “porta”, quindi si attraversava la soglia, entrando dalla porta nella seconda parte dell’anno calante.
I Druidi veneravano anche il Vischio, considerato particolarmente potente quando cresce su Quercia, il più nobile degli alberi, che vive tra i mondi del Cielo e della Terra.
Sebbene il Vischio sia comunemente associato a Yule e al Solstizio d’Inverno, veniva spesso raccolto cerimonialmente a Mezza Estate, quando era considerato al culmine del suo potere.
In questa stagione, tutte le erbe raggiungono il loro picco, quindi la pienezza della loro potenza curativa e nutritiva.
Quindi era, ed è, importante regalare un mazzo di erbe in questo meraviglioso giorno di Mezza Estate.
La Luna Piena di Mezza Estate è conosciuta come la “Luna di miele”, per l’idromele a base di miele ora disponibile, visto che in questo momento le api sono altamente operative.
L’idromele è considerato la bevanda solare divina, con proprietà magiche e rivitalizzanti.
Quindi bevilo, per celebrare e brindare all’abbondanza vivificante del Sole.
Anticamente, in Inghilterra, gli abitanti dei villaggi rurali durante Litha costruivano un grande falò alla vigilia di mezza estate.
Questo era chiamato “mettere la guardia” (setting the watch) ed era noto che il fuoco avrebbe tenuto gli spiriti maligni fuori dalla città.
Alcuni contadini accendevano un fuoco sulla loro terra e la gente si aggirava da un falò all’altro, tenendo in mano torce e lanterne.
Chi riusciva a saltare sopra un falò, possibilmente senza bruciarsi, avrebbe avuto fortuna per l’anno successivo.
Se hai intenzione di fare un rituale col fuoco, durante Litha, accendi un falò e, dopo che il tuo fuoco si è spento e le ceneri si sono raffreddate, usale per creare un amuleto protettivo.
Puoi farlo portandole in un piccolo sacchetto o impastandole in un po’ di argilla morbida, formando un talismano.
In alcune tradizioni Wicca, si crede che le ceneri di Mezza Estate proteggano dalle disgrazie.
Puoi anche seminare le ceneri del falò nel tuo giardino e i tuoi raccolti saranno abbondanti per il resto della stagione estiva.
Superstiziosamente, si credeva anche che se si rimaneva svegli tutta la notte alla vigilia di Mezza Estate, seduti nel mezzo di un cerchio di pietre, si potevano vedere le Fate (Fae).
Ma attenzione… si doveva necessariamente portare un po’ di Ruta in tasca, per non farle indispettire, oppure capovolgete la giacca per confonderle.
E, nel caso si dovesse sfuggire da loro, bisognava seguire una “Ley Lines” (Linea energetica della terra) che avrebbe portato in salvo.
In alcune zone dell’Irlanda, si diceva che se desideri molto che accada qualcosa, bisognava “darlo al sassolino”.
Ovvero, devi portare una pietra in mano, mentre giri intorno al falò di Litha e devi sussurrare la tua richiesta alla pietra.
Dì cose come: “guarisci mia madre”, o “aiutami a essere più coraggioso”, per esempio.
Dopo il tuo terzo giro intorno al fuoco, getta la pietra nelle fiamme.
Astrologicamente, a Litha il Sole inizia ad entrare in Cancro, che è un segno d’acqua.
La Mezza Estate non è solo un periodo di magia del fuoco, quindi, ma anche dell’acqua.
Ora è un buon momento per fare magie, che coinvolgano ruscelli e pozzi sacri.
Se ne visiti uno, assicurati di andare poco prima dell’alba di Litha, ed avvicinati all’acqua da est, con il Sole che sorge.
Fai il giro del pozzo o della sorgente tre volte, camminando in senso orario, quindi fai un’offerta di monete o spille d’argento.
In alcune culture pagane europee, le Ruote Solari erano usate per celebrare la Mezza Estate.
Una ruota, o a volte una palla di paglia molto grande, veniva data alle fiamme e fatta rotolare giù per una collina in un fiume.
I resti bruciati erano portati al tempio locale e messi in mostra.
Si credeva, che se il fuoco si fosse spento prima che la ruota colpisse l’acqua, un buon raccolto sarebbe stato garantito per la stagione.
In alcune tradizioni del Paganesimo moderno, puoi liberarti dei problemi, scrivendoli su un pezzo di carta e facendoli cadere in uno specchio d’acqua in movimento, durante Litha.
Nella magia ci sono diversi talismani, che vengono utilizzati per immagazzinare l’energia di un elemento, un pianeta o altri poteri, in modo che possano essere evocati, quando quei poteri sono deboli o assenti.
Bisogna usare un oggetto, che sia in grado di immagazzinare l’energia e ci ricordi la natura della Forza stessa.
Questo ci porta a creare un Talismano di Litha, da preparare da soli, che possa contenere l’energia del Sole.
TALISMANO DI LITHA
Prendere un cristallo di Eliolite (Pietra del Sole-Sunstone), filo di rame per gioielli e una candela arancione.
Lasciare la Pietra del Sole e il filo, da subito dopo l’alba fino al tramonto in pieno sole, per assorbire quanta più energia possibile.
Al tramonto, accendere la candela e un incenso, e usare il filo di rame per modellare una rete o una gabbia stretta attorno al cristallo, per contenerlo e sostenerlo.
Mentre si opera, meditare e visualizzare l’energia solare, come un liquido dorato e luminoso, che scorra nella parte superiore del cristallo, come l’acqua in un vaso.
Una volta che si visualizza come pieno, si sigilla mentalmente e fisicamente, avvolgendo il filo in un fermaglio (così si può appendere al collo, se necessario) e si posiziona la cera calda della candela intorno alla parte superiore del cristallo e della gabbia.
Quindi si tiene tra le mani, finché l’incenso non smetterà di bruciare.
Bisognerà, poi, sigillarlo fino all’inverno, quando si potrà indossare per accedere all’energia in esso contenuta.
La prima volta che si metterà al collo, per attivarlo, si dovrà premere la pietra contro la pelle e pronunciare la seguente frase:
“Giorno e notte,
sano e salvo
sono protetto
dalla sacra Luce Solare”
“Day and night,
safe and sound
I’m protected
by the sacred Solar Light”
L’Irlanda occidentale è particolarmente consacrata alle antiche leggende, soprattutto a quelle riguardanti i “Sidhe”, venerati con una fede solenne e un fervore, che sono quasi religione.
Esistono due versioni sul mondo dei Sidhe, ecco le loro storie.
Fin dagli albori, il Mondo ha creduto nell’esistenza di esseri a metà strada tra uomo e angelo, dotati del potere di influenzare il destino umano.
I Persiani li chiamavano “Peris”, gli Egiziani ed i Greci “Demoni” non malvagi, ma misteriosi alleati dell’uomo, invisibili ma onnipresenti, gentili ma implacabili se offesi.
Gli Irlandesi li chiamavano “Sidhe” o “Feadh-Ree” e credevano che abitassero nel “Tír na nÓg”, la Terra dell’eterna giovinezza, in cui non esisteva malattia o morte, erano sempre felici e sani e ci vivevano fino al loro Giorno del Giudizio, quando sarebbero stati annientati definitivamente.
Altri raccontano che i Sidhe abitassero nel Sifra, il palazzo fatato d’oro e cristallo, nel cuore della collina e che, nonostante avessero ricevuto bellezza, giovinezza, gioia e potere sulla musica, erano spesso tristi, perché ricordavano che un tempo erano angeli e che non avrebbero potuto riconquistare il paradiso, in quanto scacciati come punizione per il loro orgoglio.
Alcuni caddero sulla terra, altri furono gettati in mare, ed altri ancora furono presi dai demoni e portati all’Inferno, dal quale uscirono come spiriti maligni, travestiti in vario modo, per tentare gli uomini a distruggere tutto, soprattutto le belle fanciulle, dotate del potere del canto.
Sotto l’influenza di queste bellissime sirene, gli uomini commettevano qualsiasi crimine.
Poi, quando l’anima della vittima diventava completamente nera, i Sidhe li portavano all’Inferno, in cui rimanevano per sempre, torturati dai demoni che li avevano adescati.
I Sidhe potevano assumere qualsiasi forma, cavalcavano il Paese con cavalli di paglia, non avevano religione, ma temevano lo “Scapolare” (parole del Vangelo, scritte da un religioso su un pezzo di stoffa ed appeso al collo).
Essi avevano un grande potere sui bambini non battezzati, che generalmente così crescevano malvagi e con il malocchio, portando sfortuna a chi li incontrasse, a meno che li si guardasse fisso negli occhi, invocando il nome di Dio.
Un giorno, un grande capo dei Sidhe chiese a Colum Cille (Columba di Iona), uno dei più grandi santi della storia ecclesiastica delle Isole britanniche del 600 d.C., se il suo popolo avesse speranza di riguadagnare il Paradiso e ritornare al suo posto tra gli angeli.
Ma il santo rispose, che la speranza non esisteva: il destino dei Sidhe era stabilito e, nel Giorno del Giudizio, sarebbero passati dalla morte all’annientamento, poiché così era stato deciso dalla giustizia di Dio.
Udito ciò, il capo dei Sidhe si rattristò e lui e la sua corte salparono dall’Irlanda per tornare nel loro paese natale, l’Armenia, in attesa del terribile Giorno del Giudizio.
Ora passiamo alla seconda versione sul Mondo dei Sidhe.
In tutta l’Irlanda, le Fate hanno la reputazione di essere molto belle, con lunghissimi capelli biondi, fermati da cerchietti d’oro, e forme leggere e flessuose.
Amano il latte e il miele e sorseggiano il nettare dalle coppe dei fiori.
Il Sifra, il loro palazzo fatato con pavimenti e pareti di perle ed oro si trova sotti i laghi, nel profondo delle colline, ed esse cantano e ballano gioiose.
Se fossimo fortunati, potremmo vederle danzare sulle colline al chiarore lunare…
Le Fate sono numerosissime, più degli umani.
Nel loro palazzo nascondono tutti i tesori delle navi naufragate, e tutto quello seppellito in gran segreto dagli uomini, che poi sono morti.
Anche l’oro e le pietre preziose di tutte le miniere appartengono alle Fate.
Se cammini nove volte intorno a un “rath fatato” (porta d’accesso al Regno delle Fate), durante la luna piena, troverai l’ingresso al Sifra.
Ma fai attenzione a non mangiare o bere nulla.
E non cercare di baciarle, sentendoti sicuramente attratto da loro, perché diventeresti folle, perduto per sempre e non potrai mai più ritornare sulla Terra.
Ogni venerdì, le Fate rapiscono fanciulle mortali per i loro capi ma, dopo 7 anni, quando le ragazze sono considerate vecchie, le rimandano dai loro parenti, ricompensandole con la conoscenza di filtri ed incantesimi segreti, con cui possono curare, uccidere o dominare gli uomini.
E’ in questo modo che le “sagge”, o le “streghe”, hanno acquisito le loro conoscenze sui misteri e sulla magia delle erbe.
Le fate amano spasmodicamente la musica, pertanto è pericoloso che una ragazza, quando è sola, si metta a cantare in riva al lago, poiché esse l’attireranno verso il loro palazzo incantato, sotto le onde, ed ella non sarà mai più ritrovata.
Così a volte, nel chiaro di luna, quando le onde s’infrangono sulla riva, si potrà sentire la voce della fanciulla rapita, e si saprà che ella sta cantando nella terra delle fate, sotto le acque del lago.
Si narra, che in uno dei villaggi c’era una fanciulla che poteva vedere cose, che nessun altro vedeva, e sentiva musica che nessun altro udiva, perché le Fate l’amavano e la portavano via, ogni notte in sogno, per ballare con i loro capi ed i principi.
Ma, soprattutto, era amata dal re Finvarra, col quale ballava tutta la notte fino all’alba, anche se, in realtà, il suo corpo era addormentato nel letto.
Un giorno disse ad alcune sue giovani amiche, che quella sera sarebbe andata ad una grande festa danzante nel rath delle fate, e che le avrebbe portate con sé, mettendo sui loro occhi un unguento, in modo che potessero vedere quel posto meraviglioso.
Le ragazze andarono con lei, ma quando ella pronunciò la frase:
“metti un piede sul mio, guarda oltre la mia spalla sinistra e vedrai il re,
la regina e tutta la corte delle fate danzare nell’erba.
Ma fai attenzione quando li vedi, non fare alcun segno della croce,
né pronuncia il nome di Dio,
o svaniranno e forse anche la tua vita sarà in pericolo”
esse scapparono spaventate.
La fanciulla rimase e, il giorno dopo, raccontò alle sue amiche che aveva ballato tutta la notte, al ritmo della musica delle Fate, desiderando di tornare indietro e vivere per sempre con questi spiriti delle colline.
Il suo desiderio fu esaudito, perché poco dopo morì e, quella notte, si udì una musica leggera fluttuare per la sua casa, anche se non c’era nessuno nei paraggi.
Si raccontava anche, che splendidi fiori crescessero sulla sua tomba, anche se nessuno li aveva piantati, e forme ombrose si raccoglievano alla luce lunare intorno al sepolcro, cantando una triste melodia.
Un’altra leggenda sulla Fate narra che i giovani uomini, che hanno sentito una volta l’arpa delle Fate, vengano posseduti dallo spirito della musica, che li perseguita fino alla morte, conferendogli uno strano potere sulle anime degli uomini.
E’ il caso di Turlough O’Carolan, il celebre bardo, che acquisì tutta la magica melodia delle sue note, dormendo una notte su un rath, mentre la musica delle Fate gli andava in mente nel sogno: al suo risveglio, suonava le arie a memoria.
Per questo motivo, egli aveva il potere di far impazzire gli uomini di allegria, o di farli piangere come se fossero morti.
Nessuno mai poteva suonare l’incantevole musica delle Fate come Carolan, il famoso musicista d’Irlanda.
Anche un altro uomo ascoltava la musica delle Fate, quando dormiva vicino ad un rath e, da allora, fu perseguitato dalla melodia giorno e notte, fino ad impazzire, ossessionato da essa.
Un giorno, spinto dalla disperazione, dalla follia e dal desiderio, si gettò dalla scogliera nel lago di collina vicino al rath fatato e così scomparve per sempre.
Ancora oggi, in Irlanda le antiche leggende degli antenati sono venerate solennemente, con un fervore che è quasi religione.
Si crede ancora che Finvarra, il re, regni su tutte le Fate dell’ovest, e che Oonagh sia la regina delle Fate.
Ella ha capelli lunghissimi fino a terra, ed è vestita di ragnatela d’argento, scintillante come se fosse di diamanti ma, in realtà, sono gocce di rugiada quelle che brillano.
In tanti pensano che la magia della musica fatata sia così forte che, chi la sente, non può scegliere se smettere di farlo.
Le giovani fanciulle sono trascinate via dall’incanto e ballano tutta la notte col re Finvarra, per poi ritrovarsi la mattina addormentate nel loro letto, ricordando tutto ciò che è successo.
Altri dicono che, mentre sono con le Fate, le ragazze imparano strani segreti di pozioni d’amore, con i quali possono operare incantesimi e pericolosi sortilegi su coloro di cui desiderano l’amore, o contro chi le ha offese o ha parlato male di loro.
Fate attenzione…