Demetra
Nella mitologia, nella narrativa e nel folklore, il “Mutaforma” è un essere capace di trasformare fisicamente se stesso o gli altri, attraverso un’abilità sovrumana, manipolazione demoniaca, stregoneria, intervento divino, incantesimo ecc.
Il mutamento di forma è presente fin dai tempi antichi, nel Totemismo, nello Sciamanesimo, nei poemi epici di tutto il Mondo.
Le creature mutaforma più conosciute sono i Vampiri, i Lupi mannari, Dei e Dee, Demoni e tanti altri.
Uno dei fenomeni più conosciuti della mutazione tra uomo e animale è, per esempio, la “Licantropia” (uomo-lupo), anche se il termine più esatto, che indichi la trasformazione tra uomini e animali, sarebbe “Teriantropia”.
Mentre l’idea popolare di un Mutaforma è di un essere umano che si trasforma in qualcos’altro, esistono anche numerose storie su animali che possono trasformarsi.
Spesso, le forme imposte sono di natura punitiva, e corrispondono al crimine per il quale si verificano.
Oppure la trasformazione è imposta ingiustamente, da una persona cattiva o arrabbiata.
Infine, la mutazione può essere temporanea, eterna, eliminare o produrre miti.
Nella mitologia greca, si assiste spesso alle punizioni divine contro gli esseri umani, colpevoli a volte di averli solo incontrati.
Oppure le trasformazioni avvengono perché gli Dei vogliono raggiungere determinati obiettivi.
E’ il caso di Meti, ninfa Oceanina e figlia dei Titani Oceano e Teti.
Prima moglie di Zeus, era in grado di cambiare il suo aspetto in qualsiasi cosa volesse.
Era così orgogliosa di essere la sposa di Zeus che il Dio, temendo che se avessero avuto un figlio, questi sarebbe stato più potente di lui, indusse Meti con l’inganno a trasformarsi in una mosca.
Quindi la inghiottì, ma Meti, già incinta di Atena, rimase viva nella testa di Zeus e costruì un’armatura per sua figlia.
I colpi dati durante la lavorazione, fecero venire tremendi mal di testa a Zeus, così Efesto gliela tagliò con un’ascia.
Così, Atena scaturì dalla testa di suo padre, completamente cresciuta e indossando l’armatura da battaglia.
Altre storie raccontano di mutazioni causate dalla lussuria.
E’ il caso di Zeus, che si trasformava ripetutamente, per avvicinarsi alle comuni mortali, come mezzo per ottenerne i favori (qualche volte probabilmente con la violenza).
Per esempio il Dio si trasforma in:
Toro, per Europa
Pioggia d’oro, per Danae
Aquila, per Ganimede
Cigno, per Leda
Anfitrione marito di Alcmena
Quaglia, per Leto
Nuvola, per Ios
Pastore, per Semele
Cuculo, per Era
Ma anche il contrario, come Nemesi (la Dea distributrice della Giustizia), che si trasforma in un’oca, per sfuggire alle avances di Zeus.
In un racconto, Demetra, Dea dei raccolti, si trasformò in una cavalla per sfuggire a Poseidone (Dio del mare), che a sua volta si trasformò in stallone per inseguirla e riuscì nello stupro.
A volte le metamorfosi trasformavano gli oggetti in esseri umani, come nel caso di Giasone, a capo degli Argonauti nella ricerca del Vello d’Oro.
Egli seminò nel campo appena arato i denti di un Drago i quali, germogliando, generarono un’armata di guerrieri.
Alcuni Mutaforma sono in grado di trasformarsi solo se hanno qualche oggetto, di solito un capo di abbigliamento.
Il potere di trasformare esternamente può simboleggiare una ferocia interna, o servire per rimuovere la vittima dal suo posto, in modo che il trasformatore possa usurparla.
A volte i personaggi delle fiabe desiderano un figlio, senza riuscire ad ottenerlo per tanto tempo.
Ad un certo punto ci riescono, ma il bambino ha sembianze non umane, assumendo quelle di animale o con forme più strane, come un rametto di mirto (“Pentamerone” di Giambattista Basile) o una mela (“Fiabe italiane” di Italo Calvino) o, addirittura, di “Lindworm” (creatura leggendaria simile ad un drago serpentiforme).
Meno comunemente, i desideri sconsiderati possono trasformare una persona dopo la nascita, come accade ne “I sette corvi” (Fratelli Grimm), in cui un padre maledice i suoi figli che, invece di andare a prendere l’acqua per battezzare la sorellina, giocano.
Per rappresentare matrimoni combinati o la ripugnanza nello sposare uno sconosciuto, si usa una figura bestiale, della quale l’eroina o l’eroe deve innamorarsi, per riportare il Mutaforma alla normalità (per esempio “La Bella e la Bestia”).
La forma umana può essere riacquistata anche spogliandosi come, per esempio in “Prince Lindworm”, un racconto danese in cui la sposa evita di essere mangiata dallo sposo Lindworm, arrivando al suo matrimonio con indosso tutti gli abiti che possiede.
Ella dice allo sposo che ne toglierà uno, se lui rimuoverà uno dei suoi e così via, finchè l’ultimo abito del principe viene tolto, rimovuendo la sua ultima pelle, diventando una forma bianca che lei può trasformare in un uomo.
Anche i fantasmi a volte possono apparire in forma animale, come in “Il Ginepro” dei Fratelli Grimm, in cui è narrata la persecuzione di un bambino da parte della sua matrigna, della sua metamorfosi in uccello e della sua rivalsa finale.
In alcuni racconti popolari africani si narra di vittime di omicidio, che si vendicano sotto forma di coccodrilli, che possono trasformarsi in forma umana.
Ci sono anche persone che mutano forma dopo la morte, come l’eroe greco Niso, al quale l’oracolo di Apollo aveva predetto che sarebbe rimasto in vita, finchè avesse mantenuto la sua capigliatura rossa.
Ma sua figlia Scilla si innamorò di Minosse, re di Creta in guerra contro Niso e, per compiacerlo, gli taglio i capelli, uccidendo il padre.
A quel punto, Niso si trasformò in un’aquila ed aggredì Scilla, mentre cercava di salire su una delle navi di Minosse, uccidendola.
Troviamo molti Mutaforma anche nella fantascienza, terreno molto fertile e ricco di fantasia.
Per esempio, nel bellissimo racconto “Who Goes There?”, di John W. Campbell, una forma di vita aliena Mutaforma, assume la forma ed i ricordi di qualsiasi creatura che assorbe.
Oppure nel libro “La Spada nella Roccia” (di T. H. White), Merlino combatte un duello tra maghi, in cui i duellanti si trasformano all’infinito, finchè uno non prenda una forma, che l’altro possa sconfiggere.
Per non parlare del meraviglioso “X-Men”, una serie di film basati sugli omonimi supereroi dei fumetti Marvel Comics (1963).
La storia nasce inizialmente con un gruppo formato da cinque adolescenti, mutanti a seguito di una particolare mutazione genetica detta gene-X, risultato di un’alterazione del DNA, che li dota sin dalla nascita di straordinarie capacità, come leggere nel pensiero o volare.
Proprio per queste capacità, i mutanti sono disprezzati ed emarginati da chi vede in loro un potenziale pericolo per la sopravvivenza della razza umana.
Questa fortunata saga darà vita a un vastissimo merchandising e ispirerà serie di cartoni animati, serie tv, videogiochi e numerosissimi film di successo (da vedere!).
Insomma, il mondo dei Mutaforma è vastissimo quanto affascinante, quindi ogni tanto approfondirò questo argomento, raccontando qualche fantastica storia.
State all’erta!
Molti di noi sono cresciuti con le Sirene nei libri, nei film e persino come giocattoli.
Ci meravigliamo della loro bellezza, di come possano esplorare le meraviglie dell’Oceano e farci sentire magici.
Ma chi sono e da dove vengono le Sirene?
La verità sulle esse è molto più complessa di quanto immaginiamo.
La Sirena, nella mitologia greca, era una creatura ibrida con il corpo di uccello e la testa di donna, a volte con braccia umane, che attirava i marinai con la dolcezza del suo canto.
Infatti, le Sirene avevano belle voci melodiose ed erano suonatrici di lira.
Così meraviglioso era il loro talento musicale, che si diceva che potessero persino calmare i venti.
Tradizionalmente, le Sirene erano figlie del Dio fluviale Acheloo e di una Musa, ma altre fonti affermano che la madre delle Sirene era in realtà una delle Pleiadi, Sterope.
In ogni caso, la maggior parte concorda sul fatto che vivessero su tre piccole isole rocciose, chiamate dai Romani “Sirenum scopuli”.
Si diceva, che la dimora delle Sirene fosse uno spettacolo orribile da vedere: un grande mucchio di ossa giaceva tutt’intorno a loro, con la carne delle vittime ancora in decomposizione.
L’aspetto più famoso delle Sirene nella mitologia classica si trova nell’Odissea di Omero; tuttavia, le ritroviamo anche in altri miti.
Secondo Omero, c’erano due Sirene su un’isola nel mare occidentale tra Aeaea e le rocce di Scilla.
Successivamente divennero tre e vivevano sulla costa occidentale dell’Italia, vicino Napoli.
Nell’Odissea di Omero, l’eroe greco Odisseo (Ulisse), consigliato dalla maga Circe, scampò al pericolo del loro canto, tappando le orecchie del suo equipaggio con la cera, in modo che fossero sordi alle Sirene.
Lo stesso Odisseo voleva ascoltare la loro canzone, ma si legò all’albero maestro della nave, in modo da non andare fuori dalla sua rotta.
Le Sirene erano destinate a morire, se qualcuno fosse sopravvissuto al loro canto, quindi, quando Odisseo le superò illeso, si gettarono in mare e annegarono.
Ovidio, nella sua opera Metamorfosi, ha scritto che le Sirene erano compagne umane di Persefone.
Dopo che fu portata via da Ade, la cercarono ovunque e alla fine pregarono di poter avere le ali, affinchè potessero volare attraverso il mare.
Così, gli Dei ascoltarono la loro preghiera.
In alcune versioni Demetra, madre di Persefone, le trasformò in uccelli per punirle, per non aver sorvegliato sua figlia.
Per quanto incantevole potesse essere il canto delle Sirene per i mortali, sembra che non fosse all’altezza dei musicisti divini.
Gli Argonauti (gruppo di 50 eroi che navigano alla ricerca del “vello d’oro”, comandati da Giasone), ad esempio, non ebbero alcun problema a sfuggire a queste terribili creature, poiché a bordo della nave avevano il famoso Orfeo, un cantore che piegava al suono della sua lira gli animali e tutta la natura.
Nel momento stesso in cui udì le voci delle Sirene, il divino poeta estrasse la sua lira e iniziò a strimpellare una melodia così forte e adorabile, che il canto ammaliante delle creature fu immediatamente soffocato.
A dire il vero, questo canto delle Sirene fu però sufficiente, per attirare un membro dell’equipaggio degli Argonauti particolarmente sensibile, l’ateniese Boutes, il quale saltò fuori bordo e iniziò a nuotare verso di loro.
Fortunatamente, fu salvato da Afrodite la quale, successivamente, lo prese come suo amante e gli diede un figlio, Erice.
Si narra, che le Sirene furono umiliate da Era, che le convinse a sfidare le Muse in una gara di canto.
Naturalmente le Muse vinsero e, come punizione, strapparono le penne alla Sirene, e ne fecero corone per se stesse.
Ma come mai, parlando di Sirene, noi subito pensiamo a creature metà donna e metà pesce?
Infatti, abbiamo visto che, sebbene attirassero i marinai “nel loro prato di stelle”, per i Greci le Sirene non erano divinità marine.
Invece, gli scrittori romani collegavano le Sirene più strettamente al mare, come figlie di Phorcys (Forco).
Egli, nei mosaici romani esistenti, è raffigurato come un Tritone dalla coda di pesce, con zampe anteriori a forma di granchio e pelle rossa e appuntita.
Per quanto riguarda le Sirene, quando veniva dato loro un nome proprio, erano considerate le figlie del Dio fluviale Acheloo, diversamente erano figlie del Dio Phorcys.
A partire dal Medioevo, la tradizione cominciò a immaginare e a raffigurare le Sirene, con l’aspetto di belle fanciulle con la coda di pesce al posto delle gambe.
Però bisogna anche aggiungere, che raffigurazioni di entità con la coda di pesce e la parte superiore del corpo di esseri umani, compaiono già nell’Arte mesopotamica.
L’Assiria era un Impero dell’antico Oriente.
Qui, già dal 25 a C., la Dea Atargatis si trasformò in una Sirena, per la vergogna di aver ucciso accidentalmente il suo amante umano.
Principalmente, era una Dea della fertilità, ma era anche responsabile della protezione e del benessere dei suoi Regni.
In seguito i Greci la chiamarono Derceto ed i Romani la chiamarono Dea Syriae, la Dea assira.
Nella mitologia babilonese, si parla della divinità Era o Oannes, il Dio-pesce, solitamente raffigurato con una testa barbuta, una corona e un corpo umano, che dalla vita in giù ha la forma di un pesce.
La mitologia greca narra storie del Dio Tritone, il messaggero del mare (di cui scriverò in seguito), e diverse religioni moderne, tra cui l’Induismo e Candomblé (leggi articolo) adorano ancora oggi le Dee Sirene.
Il mito delle Sirene si diffuse molto durante il Medioevo, quando esse venivano raffigurate accanto a noti animali acquatici come le balene.
Centinaia di anni fa, marinai e residenti nelle città costiere di tutto il Mondo, raccontavano di aver incontrato le fanciulle del mare.
Una storia risalente al 1600 affermava, che una Sirena era entrata in Olanda attraverso una diga, rimanendone ferita.
Fu portata in un lago vicino e presto guarita.
Alla fine, divenne una cittadina a tutti gli effetti, imparò a parlare olandese, a svolgere le faccende domestiche e si convertì al Cattolicesimo.
Sembra che Cristoforo Colombo, nel 1493, mentre navigava vicino alla Repubblica Dominicana, vide tre Sirene.
L’esploratore avvistò Sirene o un mammifero chiamato “lamantino”?
Infatti, i lamantini, anticamente, sicuramente sono stati scambiati per Sirene, a causa dei loro occhi così simili a quelli umani e le mammelle in sede pettorale.
Proprio per questo, i marinai di un tempo con molta fantasia scambiavano i lamantini dei Caraibi per le mitiche Sirene.
Lo storico Washington Irving spiega “Colombo, disposto a dare un carattere meraviglioso a tutto in questo Nuovo Mondo, aveva identificato come Sirene della storia antica, i lamantini”.
Nella cappella normanna del Castello di Durham, in Inghilterra, costruita intorno al 1078 da scalpellini sassoni, si trova la prima rappresentazione artistica di una Sirena.
Nel folclore britannico, le Sirene sono presagi da parte di creature che predicono disastri.
Una storia narra, che il Lord di Lorntie andò ad aiutare una donna, che pensava stesse annegando in un lago vicino a casa sua.
Ma un suo servitore lo tirò indietro, avvertendolo che si trattava di una Sirena, mentre la creatura urlava loro, che avrebbe ucciso il Lord, se non fosse stato per il suo servo.
All’interno della St. Senara’s Church, chiesa del XII secolo situata a Zennora, in Cornovaglia, si trova una delle più note rappresentazioni di una Sirena, una scultura lignea in altorilievo sul lato di una sedia, simbolo che ha avuto diverse interpretazioni da parte dei fedeli medievali.
La leggenda locale sostiene, che questa figura commemori un evento reale dalla storia parrocchiale, quando il canto di un corista di nome Mathew Trewhella, adescò una Sirena, spingendola ad emergere dalle profondità del mare.
Secondo il racconto, ogni domenica la Sirena si sedeva in fondo alla chiesa, incantata dalla bella voce del corista.
Un giorno, non riuscendo più a contenere la sua infatuazione, invitò Mathew al piccolo ruscello, che scorreva attraverso il centro del paese e portava in mare, a Cove Pendour.
Mathew Trewhella non fu mai più rivisto.
Nelle calde serate estive, se si va a piedi nella pittoresca insenatura, ora chiamata “Mermaid Cove”, si dice che si sentano i due amanti cantare felici insieme, e le loro voci riescono a sovrastare il fragore delle onde che si infrangono.
Ne “Incredible Mysteries and Legends of the Sea”, di Edward Snow, viene descritto un incontro con una Sirena.
Un capitano di mare, al largo della costa di Terranova, descrisse il suo incontro nel 1614: “Il capitano John Smith vide una Sirena ‘nuotare con tutta la grazia possibile’.
La descrisse con occhi grandi, un naso finemente sagomato, e orecchie ben formate, ma piuttosto troppo lunghe.
Smith proseguì dicendo, che i suoi lunghi capelli verdi le conferivano un carattere originale, oltre a renderla molto attraente.
In effetti, Smith era così preso da questa adorabile donna, che iniziò a sperimentare i primi effetti dell’amore, nonostante la triste consapevolezza che lei fosse un pesce dalla vita in giù.
Nel 1840, il grande showman P.T. Barnum espose nel suo circo la “Sirena di Fiji”, che divenne una delle sue attrazioni più popolari.
Coloro che pagarono 50 centesimi, sperando di vedere una meravigliosa creatura longilinea, con lunghissimi capelli e coda di pesce, sicuramente rimasero delusi.
Infatti, videro invece un grottesco finto cadavere lungo pochi centimetri.
Aveva il busto, la testa e gli arti di una scimmia e la parte inferiore di un pesce.
Agli occhi odierni è evidente il falso, ma all’epoca ingannò e incuriosì molti.
Nel 1836, Hans Christian Andersen scrisse il capolavoro “La Sirenetta”.
La fiaba narra, che alla Sirenetta, principessa del regno del Mare, venne concesso di visitare la superficie del mare, per il proprio quindicesimo compleanno.
In questa occasione, si innamorò di un principe al comando di una nave, che era affondata durante una tempesta.
Ella lo salvò dai flutti e lo portò a riva, dove poi fu trovato da una principessa.
Tormentata dal desiderio di diventare umana, per stare accanto a lui e acquisire un’anima immortale (non concessa alla sua specie, destinata con la morte a trasformarsi nella spuma del mare), comprò dalla Strega del Mare una pozione, per avere delle gambe in cambio della propria voce.
Le venne tagliata la lingua, e ogni passo sulla terra fu come camminare sulla lama di un coltello.
Se fosse riuscita a conquistare l’amore del principe, avrebbe potuto avere un’anima immortale, altrimenti si sarebbe dissolta in schiuma.
La Sirenetta riuscì a essere accolta alla corte del principe, che però la considerava una sorella minore, e decise invece di sposare la principessa che lo aveva ritrovato sulla spiaggia, il giorno del naufragio.
La creatura marina rifiutò il consiglio delle sorelle, di uccidere il principe con un pugnale magico, che le avrebbe permesso di ritornare Sirena, e si dissolse in schiuma.
La schiuma evaporò e la trasformò in uno spirito dell’aria, forma nella quale le fu permesso piangere.
Nell’arte, il pittore surrealista Rene Magritte ha raffigurato una sorta di Sirena al contrario nel suo dipinto del 1949, “The Collective Invention”.
Hendrick Hamel, un marinaio olandese, ha pubblicato un diario, che descrive i suoi 13 anni di detenzione a Jeju, in Corea del Sud, dopo aver distrutto lo yacht “Sperwer”, nel 1653.
Egli descrive strane signore, chiamandole Sirene dell’isola.
Jeju, in realtà, è la patria delle “Haenyeo” (donne subacquee).
Esse si immergono più volte al mese, quando le maree sono favorevoli, per raccogliere tesori marini: abalone, ricci di mare, polpi, alghe e crostacei.
Le loro fatiche erano, e sono tuttora, un’importante fonte di reddito per le loro famiglie.
Queste Sirene asiatiche, descritte fantasticamente un tempo dai marinai, esistono nella vita reale, ma senza la coda.
In Africa, nei Caraibi e nel Sud America, si venera “Mami Wata” (Madre dell’Acqua).
Simile alla Sirena, è descritta come un essere diabolico, che attira gli uomini verso la morte.
Mami Wata è spesso rappresentata come una figura simile a una Sirena, con la parte superiore del corpo di una donna e la restante a forma di pesce o di un serpente.
Nelle antiche credenze dei popoli africani alcuni spiriti acquatici erano per metà pesci e per metà umani, ma molti altri sembravano serpenti o coccodrilli.
Nel 1500, iniziarono ad arrivare dall’Europa navi con statue di Sirene sulle prue, così le leggende africane si mescolarono con quelle europee.
Negli “Annali dei Quattro Maestri”, una cronaca medievale della storia d’Irlanda, si narra di “Lí Ban”, una ragazza che venne trasformata in una Sirena immortale, mentre stava affogando nel Lough Neagh, vasto lago situato al centro dell’Irlanda del Nord.
Dopo 300 anni, la Sirena fu battezzata dal monaco irlandese Comgall di Bangor e scelse di rinunciare alla sua immortalità, per salire in paradiso.
Nelle genealogie dei Santi irladesi, Lí Ban compare canonizzata sotto il nome di Santa Muirgen (che significa “nata dal mare”) e la ricorrenza del suo onomastico è assegnata al 27 gennaio.
Nel folclore scozzese, “Ceasg” è una Sirena dalla coda di salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri.
Si pensa, che anticamente Ceasg potrebbe essere stata una divinità delle acque, a cui venivano offerti sacrifici umani.
Nella tradizione danese, le Sirene possono far sparire la loro coda di pesce, per poter camminare sulla terra come gli esseri umani.
A volte vanno a bussare alle case dei pescatori, fingendosi ragazze bisognose d’aiuto e, se un incauto osa farle entrare, viene poi trascinato nell’acqua e annegato.
Queste Sirene possiedono inoltre poteri particolari: secondo una leggenda, una Sirena predisse la nascita del Re Cristiano IV di Danimarca.
In Polonia, si narra che una Sirena uscì dall’acqua, per riposarsi ai piedi della Città Vecchia di Varsavia.
Questo posto le piacque talmente tanto, che decise di stabilirvisi.
I pescatori, che vivevano nella zona, ben presto si accorsero che, quando pescavano, qualcuno agitava le acque del fiume, aggrovigliando le reti e liberando i pesci che vi si erano impigliati.
Decisero allora di dare la caccia al colpevole, ma quando sentirono il canto ammaliante della Sirena, se ne innamorarono, rinunciando ai loro propositi.
Da quel momento, la Sirena ogni sera intratteneva i pescatori con le sue meravigliose canzoni, finché un giorno un ricco mercante, che passeggiava lungo la riva del fiume, posò lo sguardo sull’affascinante creatura.
Subito pensò che, se l’avesse catturata, avrebbe potuto guadagnare molto denaro, esibendola alle fiere.
Il mercante con un trucco catturò la Sirena e la rinchiuse in una baracca di legno, senza accesso all’acqua.
I pianti della donna-pesce arrivarono a un giovane bracciante, figlio di un pescatore che, con l’aiuto di un amico, una notte riuscì a liberarla.
La Sirena, riconoscente dell’aiuto ottenuto dagli abitanti della città, promise che, se mai fossero stati in pericolo, lei sarebbe tornata per proteggerli.
È per questo motivo che la Sirena di Varsavia, nello stemma ufficiale della città, è raffigurata mentre brandisce una spada e uno scudo.
Un’altra versione della leggenda, narra che le sirene fossero due e anche sorelle.
Una delle due decise di allontanarsi, nuotando verso lo stretto di Danimarca e oggi la si può ammirare seduta su uno scoglio all’ingresso del porto di Copenaghen.
L’altra nuotò fino al fiume Vistola, e oggi la si può ammirare nel centro storico di Varsavia.
Nell’opera epica orientale “Ramayana”, che racconta le vicende della guerra tra Rama e Ravana con il suo esercito di scimmie, appare la figura di “Suvannamaccha”, una principessa-Sirena.
Sirene e Tritoni sono figure molto popolari nel folklore filippino, dove sono localmente noti rispettivamente come Sirena e “Siyokoy” e, solitamente, nuotano assieme a tartarughe marine e delfini.
In alcuni racconti antichi provenienti dalla Cina, le lacrime delle Sirene si trasformano in perle.
In Giappone, le Sirene si chiamano “Ningyo”.
Una leggenda narra, che un pescatore uscì in mare aperto e si imbattè in una Ningyo, che si trovava su di uno scoglio.
Senza pensarci due volte, la arpionò e la uccise.
Sulla strada di casa, l’uomo si pentì di aver compiuto un tale atto e la ributtò nel mare dal quale era venuta ma, da quel momento, per diciassette giorni una tempesta si abbattè sulla costa.
A questa cosa fece seguito un terribile terremoto, che distrusse e fece sparire nelle viscere della terra, il villaggio di Otomi.
Ciò venne interpretato come la volontà vendicativa del Dio del Mare, infuriato per la morte della Sirena.
Un’altra versione racconta, che il pescatore non rigettò il corpo della Ningyo nel mare, ma lo portò a casa e lo cucinò, invitando a casa i suoi amici per assaggiare quella particolarissima ed insolita prelibatezza.
Tuttavia, uno di loro andò per caso in cucina e vide che, tra gli scarti della pulitura del pesce, c’era una testa umana, allora avvertì gli altri invitati a non mangiarne, di riporre i bocconi nella carta e di buttarli sulla strada del ritorno verso la loro abitazione.
Uno di loro non fece come era stato stabilito, portò la carne a casa e la diede da mangiare a sua figlia.
Non fu subito chiaro quali effetti avrebbe avuto la carne di una divinità sul corpo umano e, nell’immediato, non successe nulla alla bambina che, anzi, crebbe sana e forte.
Ma ad un certo punto della sua esistenza, ella smise di invecchiare e visse fino ad ottocento anni.
L’Asteroide è un piccolo corpo celeste simile per composizione ad un pianeta terrestre, ma generalmente privo di una forma sferica.
L’Asteroide più grande del sistema solare interno è Cerere, con un diametro di 900-1000 km, seguito da Pallade, Vesta e Giunone.
Questi Asteroidi, insieme con Chirone (cometa), sono stati inseriti nell’astrologia moderna, per la lettura del quadro astrale, o carta natale, perché si ritiene che siano in grado di influenzare, non da meno dei pianeti, alcuni aspetti della nostra vita emozionale.
Oggi parliamo di Cerere.
Ai tempi odierni, Cerere è il nome dato all’asteroide più massiccio del sistema solare, unico pianeta nano.
Cerere (in latino Demetra) era la dea greca della fecondità della terra, figlio di Crono e di Rea, sorella di Zeus e di Ade. Si narra che fosse molto bella, bionda, ed era raffigurata con in mano una spiga di grano maturo.
Ella insegnò agli uomini, che si nutrivano di ghiande, l’agricoltura.
Presiedeva alle faticose opere dei campi, si compiaceva delle messi che indoravano, dei frutti che maturavano al sole.
Inoltre era chiamata anche Thesmopheros, legislatrice, perché aveva istituito le leggi che governavano la vita civile; oppure “Dea dei bimbi belli” e “Creatrice delle cose buone”.
Da lei nacque Plutone, dio della ricchezza, che generò con Lasione.
Invece con Zeus, il quale geloso aveva accecato Lasione, ebbe la figlia Persefone o Core.
Quest’ultima fu rapita da Ade, gettando nel dolore Cerere, la quale iniziò a vagare per la Terra alla ricerca della figlia, trascurando le piante ed i raccolti, che seccarono.
Infine, Zeus, per alleviarle il dolore, concesse a Persefone di tornare dalla madre sulla Terra, per due terzi dell’anno.
Quando ciò accadeva, le piante germogliavano, fiorivano e si avevano ottimi raccolti.
Se, invece Persefone tornava negli Inferi, da Ade, ritornava l’inverno.
Un’altra versione, racconta che Persefone, mentre passeggiava per la campagna siciliana in fiore, fu attratta da un bellissimo narciso e si chinò a raccoglierlo.
In quel momento, la terra si aprì e Plutone la rapì, portandola negli Inferi abissali dei suoi regni sotterranei.
Disperata, Cerere iniziò a vagare per terra e per acque finchè Ecate, dea in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli Dei ed il regno dei Morti, le consigliò di recarsi da Elios, dio del Sole, per interrogarlo.
Egli le rivelò il nome del rapitore della figlia, dicendole però che il vero colpevole era Zeus, che aveva concesso Persefone in sposa a Plutone.
Sdegnata, Cerere abbandonò l’Olimpo e, con le sembianze di una vecchia, scese nelle case degli uomini.
Un giorno giunse ad Eleusi, in Attica, e sedette vicino ad una fonte vicina al palazzo reale di Celeo.
Le sue figlie, andate alla fonte per attingere l’acqua,le chiesero chi fosse, ricevendo in cambio il racconto della storia di Cerere.
Ella inoltre, disse che cercava lavoro come domestica o nutrice.
Al che, le proposero di fare da balia al loro fratellino appena nato.
Appena Cerere entrò nel palazzo reale, tutti si accorsero che irradiava uno splendore celestiale e quindi fu trattata come persona importante.
Ella badò al piccolo Demofonte, crescendolo come un semidio, per la felicità della madre del piccolo.
Ma un giorno, la regina volle sapere il segreto della crescita splendida di suo figlio e spiò la nutrice.
Vide che lo poneva nel fuoco e che il figlio ne usciva indenne e proruppe in un grido.
Al che Cerere la rimproverò, dicendole che se non l’avesse interrotta, sarebbe riuscita a sottrarre Demofonte alla vecchiaia ed alla morte, e che ora non era più possibile allontanarlo dal suo destino.
Fu così che Cerere svelò la sua natura di dea e che ad Eleusi venne edificato un tempio in suo onore, nel quale gli iniziati celebravano i suoi misteri. E riprese il proprio cammino. Vagò a lungo, finché ritorno nel suo tempio ad Eleusi.
Rancorosa per la sorte della figlia, preparò agli uomini un’annata terribile: ogni seme inaridiva le zolle.
Più nulla germinava, ogni pianta languiva e seccava.
Così gli uomini rischiarono di morire.
Giove, preoccupato, ordinò ad Eros di scendere agli Inferi e di riportare alla luce Persefone, che nel frattempo si chiamava Proserpina.
Plutone, temendo che Proserpina non tornasse più da lui, prima di partire le fece mangiare alcuni chicchi di melagrana, frutto simbolo del matrimonio, che avrebbe reso indissolubile il loro legame.
Perciò Proserpina giunse ad Eleusi ed incontrò l’amata madre.
Ella le chiese se, quando si trovava negli Inferi, aveva mangiato qualcosa.
Se la risposta fosse stata negativa, madre e figlia sarebbero potute vivere insieme nell’Olimpo, altrimenti la figlia sarebbe dovuta tornare laggiù.
Ma Proserpina aveva mangiato la melagrana, facendo ripiombare sua madre nella più cupa disperazione.
Giove, comprendendo il dolore delle due donne e consapevole dei diritti di Plutone come sposo, stabilì che da allora in poi, Proserpina avrebbe vissuto un terzo dell’anno negli Inferi, con lo sposo ed il restante tempo lo avrebbe trascorso con la madre.
Così Cerere depose ogni rancore ed il suolo riebbe la sua fecondità. Tutta la terra si ricoprì di germogli, foglie, fiori e frutti.
Poi, Cerere ascese con la sua Proserpina all’Olimpo.
In astrologia, il simbolo di Cerere è un semicerchio (anima) su una croce (corpo).
Cerere rappresenta i cicli femminili, la natura, la gestazione ed il parto, la maternità, la donna.
Compie il giro dello Zodiaco in 5 anni e un mese circa, spostandosi annualmente di due segni.
Incarna l’età dell’adolescenza, lo sviluppo da fanciulla a donna, il ciclo mestruale, i disturbi connessi alla fertilità, l’indipendenza, l’emancipazione, la libertà, i disturbi alimentari, i cicli biologici, le manifestazioni della Terra, i terremoti, i cicli stagionali, la produzione agricola, l’opulenza, la retribuzione denarosa, la stabilità.
Cerere è la Madre, che accudisce il suo bambino fornendogli il sostentamento durante la gravidanza, è la madre accorata e apprensiva che veglia sulla prole preoccupata della loro sorte futura, rappresenta l’archetipo della procreazione in ogni sua forma materiale.
Un vissuto che può rappresentare, naturalmente, sia il lato più protettivo e materno, sia il lato più aggressivo e pericoloso del femminile.
La sua permanenza in un segno può arrivare a un massimo di 9-10 mesi.
Cerere è il rapporto tra genitori e figli, l’educazione impartita, i ricordi infantili, l’infanzia e i suoi effetti, gli antenati, le donne della famiglia, le madri single, i conflitti psicologici.
Indica la predisposizione al ruolo di genitore nel consultante, quanto la responsabilità e la cura dei propri figli abbia assunto delle prospettive positive. Al negativo, porta a sensazioni di abbandono, superficialità nell’educazione, sensi di vuoto ed inefficienza, mano molle, vittimismo, mania di possesso sia del marito che dei figli (in particolare maschio).
Nell’uomo, governa lo sviluppo ormonale, il ricambio degli spermatozoi, la fertilità, l’erezione e l’andropausa.
Rappresenta la falce utilizzata dagli agricoltori per mietere il grano, attività consacrata alla Dea.
Cerere governa inoltre il controllo delle nascite, la ginecologia, l’ostetricia, la genetica, la biologia, l’ecologia, la botanica, i Fiori di Bach, la cromoterapia, l’aromaterapia, la cristalloterapia, la mineralogia, l’oreficeria, la demografia, la geologia, la gastronomia e l’agricoltura.
Essa rappresenta anche la preoccupazione dei genitori di accudire i propri figli in un “contesto sotterraneo”, come la criminalità, la prigione, la tossicodipendenza o il comportamento poco limpido.
Ora diamo un’occhiata a Cerere nei segni:
CERERE IN CAPRICORNO: E’ una posizione molto positiva, dal connubio Cerere-Saturno scaturisce una forte unione tra laboriosità e impegno. Si manifesta conferendo al soggetto ottime doti, tra cui un pragmatismo molto puntuale e opportuno, un forte senso del dovere e la capacità di autodisciplinarsi in ogni frangente.
Agisce similmente alla posizione di Saturno in Capricorno. L’unico neo è che spesso provoca conflitti, più o meno gravi, con la famiglia di origine. Ho riscontrato Cerere in Capricorno in numerosi oroscopi di professionisti del mondo dell’ingegneria.
CERERE IN ACQUARIO: La natura bucolica di Cerere può entrare in conflitto con l’energia prorompente ed imprevedibile di Urano. Le messi, il raccolto, la crescita e la semina rispondono a ritmi ciclici e cadenzati dalla Natura, ma in questo processo Urano interviene solo in maniera indiretta. Può rafforzare comunque il pragmatismo di Cerere, entrando in aperto conflitto solo per quanto riguarda l’imprevedibilità delle sue azioni. Se sono presenti forti valori in segni d’Aria, può indicare un atteggiamento poco coerente nello svolgimento del proprio lavoro. È una posizione che spesso denota un rapporto un po’ freddo, distante, con la figura materna.
CERERE IN PESCI: Nella donna, la femminilità è un sogno che a volte si scontra con la realtà. Non desidera una particolare libertà dall’uomo perché lo ritiene un complemento del suo essere. Fa fatica, infatti, a realizzarsi senza un uomo al suo fianco e ritiene che il discorso sull’autonomia dell’uno rispetto all’altro, sia assolutamente indesiderabile. Nell’uomo, egli considera tutte le donne come delle muse che stimolano la sua fantasia e a volte finisce per sognarle piuttosto che godere realmente della loro presenza. Le considera esseri un po’ misteriosi e per certi versi pericolosi, ma esercitano, in lui, sempre un fascino irresistibile.
CERERE IN ARIETE: La natura impulsiva, cieca ed impaziente di Marte, contrasta apertamente con l’essenza stessa dell’asteroide Cerere, soprattutto per quanto riguarda la pazienza, virtù di cui essa è portatrice. E se ne richiede molta, di pazienza, all’uomo che getta un seme nella terra e attende che germogli fino a dare il suo frutto. Il ritmo di Cerere non è certo frettoloso, né sbrigativo, la sua natura è ritmica ma ciclica, e nel suo divenire sono cadenzate le quattro stagioni. Riscontriamo questa posizione di Cerere in persone impazienti, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione delle proprie risorse tecniche o creative. La figura materna può essere stata quella di una donna molto pratica, poco dedita alle coccole, un po’ mascolina.
CERERE IN TORO: È il domicilio perfetto per questo asteroide, quindi assistiamo ad un felice connubio tra due energie che danno vita ad un’unione proficua proprio perché ricca di frutti: la prima simboleggiante le potenzialità della natura a disposizione dell’ingegno, la seconda l’operosità dell’uomo. Spesso si trova Cerere in Toro negli oroscopi di soggetti la cui figura materna è stata positiva, presente e molto affettuosa. Essa aiuta anche nell’amministrazione delle risorse economiche, stimola l’amore per le piante e la natura in generale: la si riscontra sovente negli oroscopi di persone che hanno scelto una dieta alimentare vegetariana o il cui lavoro è legato al regno vegetale. È determinante nell’aiutare le donne a creare un felice sentimento di realizzazione attraverso la maternità.
CERERE IN GEMELLI: il connubio tra Cerere, vista come laboriosità, e Mercurio, simbolo per eccellenza delle risorse dell’intelletto, può dar vita ad una felice fusione che si manifesta stimolando anche l’abilità tecnica e manuale dell’individuo. È una posizione che riscontriamo spesso in persone mentalmente piuttosto veloci e pratiche. Cerere nei Gemelli favorisce anche gli studi e la lettura. Chi nasce con Cerere in Gemelli si sente soddisfatto quando qualcuno si prende il tempo di parlare o scrivere con lui. Ha bisogno di viaggiare con gli altri o anche di andare a fare commissioni per qualcuno, per sentirsi amato. Quando le cose non vanno bene, può soffrire di confusione mentale o cercare di essere intellettualmente superiore.
CERERE IN CANCRO: E’ una posizione sicuramente positiva per questo asteroide, che esprime intensamente l’energia materna ed il bisogno di nutrire e proteggere. Ricordiamo anche che il segno del Cancro è legato al passato ed alle tradizioni. Cerere è anch’essa in analogia con la trasmissione dei principi morali e dei valori etici attraverso l’educazione familiare. Il Cancro governato dalla Luna simboleggia l’acqua: non quella dei mari, appartenente al segno dei Pesci, ma quella dolce, indispensabile perché che la terra dia frutto. È quindi una delle migliori posizioni di Cerere, che può qui esprimere al suo meglio una feconda laboriosità. Chi nasce con questa posizione si caratterizza anche per essere caldo e generoso nell’esprimere i suoi affetti.
CERERE IN LEONE: La praticità e la laboriosità di Cerere qui sono affiancate dallo spirito creativo e multicolore del segno del Leone. L’energia solare di questo segno di fuoco si accoppia felicemente con Cerere, emblema della Madre Terra e della natura, i cui processi vitali dipendono ovviamente dai raggi dell’astro solare. Conferisce talento creativo ed abilità manuale e artistica. Può rafforzare notevolmente queste doti, soprattutto se in buon aspetto con Nettuno. Cerere in Leone comporta spesso una figura materna particolarmente affascinante, bella e un po’ teatrale. Dal punto di vista della salute agisce positivamente sul sistema cardiocircolatorio, attenuando o annullando altre eventuali tendenze astrologiche o ereditarie negative.
CERERE IN VERGINE: La natura razionale e strutturata di questo segno di terra è di sostegno nell’espressione positiva di Cerere, a tal punto che alcuni ipotizzano che questo sia il suo domicilio astrologico. Ritengo non sia una teoria infondata, date le tante ed evidenti analogie esistenti, non fosse che l’espressione così preponderante dell’energia materna simboleggiata da Cerere, viene sicuramente impoverita dalla sterile natura del segno della Vergine. Parlo di probabile sterilità unicamente per quanto riguarda il concepimento. Il segno della Vergine non solo ha uno scarso senso materno e protettivo, ma oltretutto è anche piuttosto riservato e distante nell’esprimere gli affetti. Al contrario, lo spirito di Cerere dimostra liberamente la sua affettività. È una posizione che stimola il senso della responsabilità, del dovere e della disciplina.
CERERE IN BILANCIA: E’ una posizione piuttosto positiva, Cerere acquista nel domicilio di Venere l’espressione felice di tutte le sue energie femminili. Se sono presenti nell’oroscopo altri valori creativi, questa posizione favorisce lo sviluppo delle doti artistiche. Lo riscontriamo spesso negli oroscopi di musicisti e cantanti. L’influenza sul rapporto con la madre è, anch’essa, armoniosa. Cerere in Bilancia è meno positiva per quanto riguarda lo spirito di realizzazione pratica del soggetto, soprattutto se nell’oroscopo sono presenti troppi valori in segni d’aria. Chi nasce con Cerere in Bilancia è nutrito dalla bellezza. Nota le piccole cose, quelle che per agli altri passano inosservate. A loro piace che tutti collaborino e condividano. Le buone maniere e la sensibilità verso i sentimenti degli altri contribuiscono molto a coltivare questa combinazione. Apprezza i sacrifici. Apprezza davvero la cucina raffinata, i tessuti pregiati e la bellezza che lo circonda.
CERERE IN SCORPIONE: Nella donna, le differenze esistenti tra donna-uomo sono solo un incidente di percorso che può diventare seccante. Questo non significa che la donna non sappia vivere la sua femminilità come un’arma di seduzione, capace di far fare all’uomo quello che desidera. A volte, però, rinuncia alla pienezza dell’essere donna, limitandosi esclusivamente alla soddisfazione del suo piacere e al potere della seduzione. Nell’uomo, la donna è prevalentemente un oggetto sessuale. In lei, a volte, egli vede solo il soddisfacimento del proprio piacere, l’affermazione della sua mascolinità e della sua forza. La differenza tra i sessi, per lui, è giocata sul rapporto di potere e questo lo porta ad affermare la sua supremazia sulle donne con troppa superficialità.
CERERE IN SAGITTARIO: E’ una posizione piuttosto felice per questo asteroide. Questa Cerere apporta sicuramente un elemento di benessere che si può riflettere anche sul piano economico. Stimola l’amore per i viaggi, visti come esperienze esplorative ricche di significato. Porta a volere incitamento e passione in chi li circonda. Chi ha Cerere in Sagittario non è bravo a prendere l’iniziativa quando si tratta di produrre. Preferisce condividere saggezza, avventura e conoscenza come forma di nutrimento. Può essere eccellente nel dare consigli o insegnare. Parte della sua natura educativa è incoraggiare l’ottimismo negli altri. Mostra la sua preoccupazione, prendendo parte alle questioni sociali.
Ed infine, Cerere nelle Case:
CERERE IN I CASA: La mia esperienza nell’interpretare questo asteroide in vicinanza dell’ascendente mi fa dedurre che la sua impronta energetica si imprima soprattutto nell’espressione del look che è rappresentato dall’ascendente. Cerere, a differenza di Venere, in questa posizione alimenta il gusto per un abbigliamento classico, sobrio, discreto. Sicuramente rende anche la persona particolarmente affettuosa e presente nei rapporti con la famiglia ed i parenti. Sono presenti laboriosità e spirito pratico. Riscontriamo Cerere in I Casa frequentemente negli oroscopi di agricoltori e latifondisti.
La vita in generale tende a essere condizionata dallo sviluppo dell’istinto materno di Cerere. Egualmente, tratti materni conformano il carattere e l’espressione esterna, mostrandosi come attenzione ed interesse per gli altri, attenzione all’aspetto fisico ed esteriore, semplicità una certa timidezza o ritrosia nelle forme espressive, ma supportata da gentilezza ed affettuosità.
CERERE IN II CASA: E’ sicuramente una delle migliori posizioni riscontrabili per questo asteroide. La natura di Cerere è simbolicamente in analogia con il raccolto, i frutti, le messi, quindi la fruizione del benessere materiale simboleggiata da questa Casa ne viene sicuramente avvantaggiata. Ricordiamo comunque che Cerere è saggia e prudente, quindi sono sconsigliabili le speculazioni o gli investimenti di borsa. Riscontro questa posizione di Cerere spesso in oroscopi di persone che gestiscono patrimoni familiari importanti.
Buona posizione per un’efficiente amministrazione economica e per occuparsi fruttuosamente per la sicurezza delle proprie risorse e dei mezzi di sussistenza basilari ed egualmente per promuovere la tendenze ad acquisire ed accumulare.
Sembra posizione favorevole per le trattative di compravendita di terreni.
CERERE IN III CASA: Sebbene tra le simbologie rappresentate da Cerere non ve ne sia nessuna pertinente alla mente ed alla comunicazione, qui l’asteroide manifesta comunque delle peculiari sfumature psicologiche. La persona stabilisce un inconscio ma evidente “dialogo” con la natura, le piante, gli animali domestici. Sicuramente il contatto e la permanenza in luoghi naturali è vitale per lo stimolo della percezione intellettuale del soggetto. Lo riscontriamo in oroscopi di fantini, veterinari, botanici.
Comunicazione, scritti e dialoghi normalmente si orientano verso questioni relazionate con la natura, le funzioni naturali, l’alimentazione, la produttività, le questioni lavorative. Questi temi possono parimenti generare inquietudini mentali.
È abbastanza ovvia qui l’inclinazione a viaggi brevi ed escursioni in luoghi naturali (soprattutto campagna, montagna).
E egualmente la capacità di assimilazione e di apprendistato, come la curiosità e l’interesse verso notizie di attualità possono essere veri alimenti del carattere.
CERERE IN IV CASA: Le analogie tra Cerere e la IV Casa sono praticamente simbiotiche. Ricordiamo infatti che la natura lunare della IV Casa si fonde con il suo massimo complemento rappresentato dall’archetipo materno di Cerere. L’attaccamento alle tradizioni familiari è spiccato, così come un forte spirito di abnegazione nei riguardi dei figli o dei fratelli più piccoli. La troviamo spesso in persone che amano la vita di campagna.
In questa casa, Cerere può comportare responsabilità e legami familiari: in generale questa posizione è favorevole per quel che riguarda gli aspetti familiari e domestici.
La casa può facilmente convertirsi in ambiente di lavoro ed i compiti domestici non tendono ad essere trascurati ma al contrario assumono grande valore per la persona.
Questo settore fa sì che Cerere metta in gioco il suo interesse nella dietetica ed esprima la sua preoccupazione per la nutrizione, che talvolta si traduce in arte culinaria.
CERERE IN V CASA: Una delle simbologie più importanti di questa Casa è quella della riproduzione e del rapporto con i propri figli. Cerere, divinità fortemente legata all’archetipo della Madre, è qui a suo agio e si esprime promuovendo un rapporto sano e costruttivo con la prole. L’altro aspetto di questa Casa, relativo all’impulso creativo, si manifesta con la presenza di Cerere, conferendo doti di notevole abilità manuale ed artigianale. E’ interessante notare che si trova sovente negli oroscopi di donne che hanno categoricamente rifiutato l’opzione di abortire.
Cerere conferisce qui un carattere apertamente propenso al prendersi cura dei bambini e gusto per i divertimenti.
Alcuni casi osservati confermano la disposizione a soddisfare, curare e guarire malati.
Le attività creative che questa posizione può propiziare tenderanno ad orientarsi verso l’efficacia didattica, anche se Cerere normalmente è più artigiana che artista. Può essere una posizione indicativa di fertilità.
CERERE IN VI CASA: La sua influenza è molto simile a quella di Vesta in questa Casa. L’asteroide agisce qui promuovendo lo spirito di praticità e di laboriosità. E’ indice di affidabilità per quanto riguarda lo svolgimento dei propri compiti quotidiani.
Si riscontra spesso in persone che preferiscono le terapie alternative, quali i prodotti erboristici, l’omeopatia e le cure naturali in generale
Cerere esprime qui il suo interesse per l’igiene e la salute.
Ma l’enfasi particolare della stessa è la capacità e produttività lavorativa che comporta. La combinazione di entrambi gli stimoli può rendere la persona adatta a lavori relazionati alla dietetica e all’alimentazione, ma anche relazioni lavorative e sindacali.
Il lavoro ed il servizio arrivano facilmente a strutturarsi in ideali.
CERERE IN VII CASA: La generosa natura espansiva e nutriente di Cerere si esprime, nella Casa dei rapporti interpersonali, stimolando il soggetto a dare amore e comprensione senza riserve alle persone care. Questo vale ovviamente in primo luogo per il partner, verso il quale la persona esprime una pigmalionica necessità di protezione e desidera esserne la guida insostituibile.
La relazione coniugale può, secondo questa posizione, costituirsi come fonte di alimento spirituale.
Egualmente possono essere rilevanti i ruoli di padre o madre da parte di uno i coniugi rispetto all’altro. La dipendenza può arrivare ad essere eccessiva e danneggiare la convivenza. Allo stesso modo è una posizione che favorisce un lavoro efficiente e di successo, con appoggio o collaborazione.
CERERE IN VIII CASA: Nessuna delle simbologie di questa Casa ha alcuna affinità con le prerogative di Cerere. Anche se impoverita, Cerere comunque si esprime qui conferendo dei buoni e sani principi morali, soprattutto per ciò che riguarda il mondo materiale. Questa posizione risveglia la sensibilità assimilatrice nei confronti di esperienze profonde ed intense, traducendosi in curiosità per l’ignoto e l’interesse per i segreti della vita e della morte (alcuni casi di persone con questa configurazione hanno vissuto più volte l’esperienza di assistere un agonizzante nei suoi ultimi momenti). È una posizione adeguata per la medicina e la ginecologia.La sessualità tende a costituirsi in fonte di conoscenza, ma, in ogni caso tende a manifestarsi con intensità. Qui Cerere può dare problemi: la persona può avere un legame intenso e ossessivo con la madre o manifestare nella relazione madre-figlio o madre-figlia, qualche tipo di condizionamento che si esprime nella sessualità. Cerere in questa posizione, favorisce le finanze indirette o attraverso terzi, ed incrementa le possibilità di lasciti o eredità importanti.
CERERE IN IX CASA: E’ una posizione piuttosto felice per l’asteroide, che in questa Casa infonde un amore intenso per la natura e un gran rispetto per i suoi fenomeni. Stimola lo spirito di avventura e l’amore per i viaggi, che ovviamente privilegiano mete e luoghi naturali
Con questa posizione possono manifestarsi viaggi (o legami) in paesi stranieri, predominando la tendenza a portarli a termine in forma semplice, comoda e naturale (campeggio, bicicletta, trekking) e costituendosi in esperienze di ampliamento degli orizzonti mentali e filosofici. Propizia, dunque, il movimento e lo spostamento.
Tanto i viaggi come le attività espansive come la propria indipendenza, tendono ad essere considerate vitali di per se stessi.
Il senso etico e morale può essere forte, efficace e pratico, così come sono le concezioni filosofiche, religiose ed i propri ideali. Sono possibili anche interessi e risultati nelle altre scienze.
CERERE IN X CASA: Tra le simbologie della Casa X ricordiamo che esiste quella materna, quindi è questa una posizione armoniosa per l’asteroide. Anche i significati di successo professionale e di status sociale si attagliano felicemente a Cerere. E’ spesso presente negli oroscopi di persone che hanno vissuto un intenso legame con la madre o una nonna.
Con questa posizione si verificano tendenze professionali (non solo lavorative ma anche vocazionali) relative all’alimentazione, alla nutrizione, alla dietetica, all’igiene e ai servizi pubblici.
L’efficienza lavorativa in generale è messa in evidenza e le compensazioni che arrivano col tempo tendono ad essere generose ed altamente gratificante.
Non sono infrequenti le carriere politiche, economiche, sindacali.
CERERE IN XI CASA: L’espressione affettiva e il desiderio di protezione sono qui rivolti ovviamente verso gli amici. Cerere stimola notevolmente la lealtà e la fedeltà nei rapporti di amicizia che sono vissuti intensamente. Si riscontra spesso anche in oroscopi di persone che vivono una seconda unione coniugale più felice della precedente. Cerere in Casa XI alimenta la cooperazione vantaggiosa nell’ambiente lavorativo.
Le persone che hanno questa posizione amano lavorare in gruppi umanitari, di ideali collettivisti e comunitari anche nei casi chiaramente utopici, bon un atteggiamento realistico ed efficace.
Normalmente si manifestano tendenze ad integrarsi in grandi nuclei familiari.
In condizioni ideali questa posizione potrebbe assicurare il successo di un comune ideale all’interno di cooperative, corporazioni, gruppi.
CERERE IN XII CASA: Cerere in questa Casa è in un certo modo impoverita nell’esprimere le sue prerogative, soprattutto per quanto riguarda la sua natura materno-protettiva, che non è affatto riscontrabile in questa posizione. Ovviamente dipenderà dall’intero contesto dell’oroscopo, ma se non sono presenti dei valori planetari che si contrappongano al rifiuto della maternità espressa da Cerere in XII, la troveremo spesso presente in temi natali di persone condizionate da timori o nevrosi riguardanti il ruolo materno. La riscontriamo anche in oroscopi di persone il cui rapporto con la madre non è stato tra i più sereni. Cerere in questo aspetto indica casi nei quali un’intensa vita spirituale è tradotta ed espressa in fatti e termini realistici, pratici e pragmatici. Inoltre la relazione paterno-filiale può comportare un carattere karmico.
Le iniziative di carattere spirituali possono essere della maggiore importanza e gravità (nel significato migliore del termine).
E tu, vuoi sapere dove si trova il tuo Cerere?
Scrivimi a: madameblatt@yahoo.it
ADE: IL MITO
Nella mitologia dell’antica Grecia, Ade è figlio di Crono e Rea, fratello di Zeus e di Poseidone, Dio degli Inferi, delle ombre, dei morti, nonché sposo di Persefone.
Era padre di Macaria, dea della morte “felice”.
La sua corte era formata da figure mostruose: demoni della morte (Thanatos), demoni del sonno (Hypnos), demoni della morte violenta in battaglia (Keres), demoni della violenza delle tempeste (Arpie), demoni del rimorso e della maledizione divina (Erinni).
Nella mitologia latina, dapprincipio corrispondeva a Plutone, dal greco plutos «ricchezza» e quindi venerato solo come dispensatore delle ricchezze celate in seno alla terra. Per questo motivo era considerato come un dio benefattore, distributore della ricchezza agricola (Ploutôn, quello che arricchisce), da qui la sua cornucopia.
Ade era un dio implacabile ed inflessibile e, pronunciare semplicemente il suo nome, era già di cattivo augurio.
Pertanto, spesso veniva chiamato come:
Ploutôn = colui che arricchisce
Eubouleus = buon consulente
Aïdoneus = colui che non si vede
Klymenos = rieletto
Polydegmon = che riceve molto
Pylartes = alle porte solidamente chiuse
Stygeros = orribile, Orcus, nome utilizzato dai Romani la cui origine resta oscura.
Alla nascita, venne divorato dal padre Crono, insieme con Poseidone, Era, Demetra, e Estia; solo Zeus fu salvato dalla madre, Rea, grazie ad uno stratagemma. Ella sostituì il neonato con un sasso, inducendo Crono a divorarlo, spacciandolo per il figlio.
Divenuto adulto, Zeus affrontò il padre, costringendolo a rigettare tutti i suoi fratelli e, finalmente liberi, si accordarono per spartirsi equamente regni e poteri.
Ade, quando si innamorò di Persefone, figlia di Demetra (dea del grano e della mietitura), fu costretto a rapirla perché temeva un suo rifiuto e la condusse nel suo tetro regno.
Quando Demetra lo seppe, la sua ira scatenò una carestia che si diffuse in tutto il mondo. Una carestia così terribile, che il genere umano rischiò l’estinzione. Zeus cercò di rimediare tale catastrofe, inviando un suo messaggero ad Ade, per fargli riportare indietro Persefone, raccomandandole di non mangiare cibo del mondo degli Inferi durante il suo periodo di permanenza.
Ade non voleva rinunciare alla sua amata e, sapendola a digiuno, offrì a Persefone un melograno, del quale lei mangiò solo alcuni grani. Ciò fece scatenare nuovamente la collera di Demetra e Zeus dovette riproporre un nuovo accordo.
Non avendo mangiato l’intero frutto, Persefone sarebbe rimasta accanto ad Ade nel mondo dei morti, solo per un numero di mesi corrispondente al numero di grani ingeriti. Il tempo restante sarebbe ritornata dalla madre nel suo mondo. Il nuovo patto fu accolto favorevolmente da tutti e Persefone cominciò la sua nuova vita.
Ella trascorreva sei mesi (successivamente associati ai periodi dell’autunno e dell’inverno) come regina del mondo degli Inferi accanto a suo marito Ade e sei mesi (associati ai periodi della primavera e dell’estate) accanto alla sua adorata madre Demetra.
Ade possedeva un elmo che rendeva invisibili se indossato, Kunée, che usò Perseo per uccidere Medusa.
Il dio partecipava a Titanomachie (lotte guidate da Zeus contro i Titani), nelle quali indossava un casco che lo rendeva invisibile, fabbricato per lui dai Ciclopi.
Ade usciva raramente dal suo regno, una volta per rapire Persefone ed un’altra volta per farsi curare, sul monte Olimpo, della ferita inflittagli da una freccia di Eracle.
Possedeva anche greggi, che pascolavano nell’isola di Erizia, l’isola rossa. Erano custodite dal pastore Ménoétès, che fece la spia di Eracle, quando l’eroe rubò le greggi di Gerione.
Per Ade si sacrificavano, unicamente nelle ore notturne, pecore o tori neri e coloro che offrivano il sacrificio voltavano il viso, poiché guardare negli occhi Ade senza l’ordine o il permesso del dio, avrebbe portato immediatamente alla morte.
Il suo culto non era molto sviluppato ed esistono poche statue con sue raffigurazioni.
Ad Ade erano associati lo “Scettro delle Tenebre” e “Cerbero”, il cane a tre teste.