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La Rodiola (Rhodiola rosea) è una pianta rizomatosa molto voluminosa, alta fino a 35 cm., che al taglio emana un delicato profumo di rosa, così come i suoi fiori gialli ed il rizoma.
Presenta foglie succulente, verde-azzurre ed è originaria delle zone fredde dell’Asia, dove cresce in alta quota.
E’ facile trovarla nelle Alpi francesi, Pirenei Vosgi, Alpi italiane, Svizzera, Germania, Svezia, Finlandia, Norvegia, Irlanda, Islanda e nord America.
“Rhodiola” dal greco, ‘rosellina’, per l’odore tipico di rosa.
La Rodiola, conosciuta come “Radice d’oro” (Golden root) o “Radice artica” (Arctic root)è una pianta dalle innumerevoli proprietà.
La prima testimonianza di Rodiola nella storia occidentale si trova in un tomo intitolato “De Materia Medica”, del medico greco Dioscoride, che ne catalogò le virtù medicinali nel 77 d.C.
Tuttavia, era usata nella medicina popolare tradizionale molto prima; la sua crescita è stata abbastanza diffusa da essere inclusa in una serie di tradizioni, dalle farmacopee scandinave e cinesi tradizionali.
In Siberia, alla Rodiola si attribuiva una grande importanza nel mantenere la salute, la vitalità, la longevità ed il vigore dell’organismo umano.
Infatti, nella farmacopea rientra come pianta medicinale ad azione anti-fatica, essendo anche adattogena, cioè utile per accrescere la resistenza dell’organismo agli stress di varia natura.
Studi e pratiche tradizionali che hanno generato le nozioni attuali, hanno indotto le persone a usare la Rodiola per trattare un’ampia gamma di condizioni, come stress, affaticamento, ansia, depressione e deterioramento cognitivo, principalmente nell’Europa orientale ed in Asia, ma anche nel Mondo.
Per 2000 anni, studiosi e guaritori hanno approfondito i testi dei poemi epici greci, alla ricerca di indizi sull’identità del misterioso Incanto di Prometeo, chiedendosi qual è l’erba che gli conferiva quel tipo di forza.
Il mito di Giasone, degli Argonauti e del Vello d’oro è stato tramandato di generazione in generazione dalla tradizione orale, e mantenuto vivo in poemi epici, tra cui uno scritto nel I secolo d.C. dal poeta romano Gaio Valerio Flacco .
Secondo la leggenda, l’eroe Giasone fu mandato in Colchide, ora Georgia, da suo zio Pelia, il quale gli aveva promesso il trono di Iolco, se fosse riuscito a riportare indietro il Vello d’oro, sperando segretamente che Giasone non sarebbe mai tornato.
Sopravvissuto a molti pericoli, Giasone arrivò al re Eete, il detentore del vello, che era riluttante a separarsi dal suo tesoro, quindi chiese a Giasone, prima di dimostrarsi degno, sottomettendo due tori sputafuoco e poi, usandoli per arare e piantare un campo con Denti di Drago ( Lotus maritimus).
Medea, figlia nubile del re e maga erborista, si era innamorata profondamente di Giasone e gli diede una pozione magica, che gli permise di diventare invincibile.
La descrizione di Apollonio della pianta che Medea utilizzò per creare l’Incanto di Prometeo, è conforme in ogni dettaglio all’erba che oggi chiamiamo Rhodiola rosea, in quanto sulle montagne del Caucaso non esiste alcuna altra pianta, che potrebbe assomigliarsi.
Infatti, nata dalle briciole del fegato di Prometeo e diffusa sulle montagne del Caucaso, durante la sua tortura con le aquile, la Rodiola si è guadagnata la reputazione di pianta medicinale in Siberia e nel nord Europa.
In questi Paesi si credeva che il suo potere aumentasse la resistenza fisica, il vigore sessuale, la memoria e altre funzioni cognitive.
I Vichinghi dipendevano dalla pianta, per aumentare la loro forza fisica e resistenza, mentre gli Imperatori cinesi inviavano spedizioni in Siberia, per riportare “la radice d’oro” per i preparati medicinali.
La popolazione dell’Asia centrale considerava un tè preparato dalla Rhodiola rosea, il trattamento più efficace per il raffreddore e l’influenza, mentre i medici mongoli lo prescrivevano per la tubercolosi ed il cancro.
In Ucraina, nel XIII secolo, il principe Danilo Galitsky (Danilo di Galizia) doveva i suoi poteri alla famosa radice d’oro, mentre oggi in Siberia la Rodiola viene offerta agli sposi novelli, per garantire la nascita di bambini sani e robusti.
All’inizio del XIX secolo, i medici francesi prescrivevano la Rodiola come “tonico per il cervello”.
Non tutti sanno che, negli anni ’60, con l’avvento di numerosi studi clinici e pubblicazioni scientifiche effettuate dai Sovietici, per decenni gran parte di questo lavoro è rimasto classificato come un “segreto della difesa”.
Questo, poiché la Rodiola era considerata un fattore determinante nei programmi volti a migliorare le prestazioni fisiologiche, psicologiche ed intellettuali dei membri dell’élite sovietica, comprendente cosmonauti, alti militari ed ufficiali del KGB.
Infatti, gli scienziati sovietici, che avevano scoperto le incredibili proprietà naturali della Rodiola, credevano di poterle utilizzare per sviluppare molecole, che avrebbero trasformato il loro esercito in veri superuomini.
In Esoterismo, la Rodiola è molto utile quando è richiesta un’intensa concentrazione e focalizzazione per qualsiasi cosa, dagli incantesimi alle benedizioni o depurazioni della casa.
E’ usata anche come guardiana protettiva contro le minacce fisiche e spirituali.
È un forte protettore del denaro ed un potente guaritore per i disturbi fisici.
Brucia la Rodiola con Mirra, Angelica e Ruta su un carboncino, in una stanza di un ammalato, per bandire le cause spirituali della malattia.
Puoi cospargere la Rodiola in polvere su una candela protettiva, per fornire una potente protezione spirituale.
Oppure porta con te un pizzico di Rodiola, insieme con Camomilla, Calendula ed Iris blu, in un mojo, per sentirti più forte e coraggioso.
Essendo un potente stimolante dell’eros e della libido, rientra negli ingredienti delle ricette di diverse pozioni d’amore.
La Rodiola aiuta a lasciar andare spiacevoli ricordi e promuove la trasformazione.
La sua energia aiuta a camminare nonostante gli ostacoli;
dà una nuova energia per superare i problemi della vita e
permette il lutto dopo la morte di una persona cara, consentendo di elaborarlo, così da mettere in condizione di poter girare pagina e
progredire con serenità sul proprio percorso di vita.
ATTENZIONE: Non usare la Rodiola durante la gravidanza e l’allattamento.
PIANETA:Plutone
ELEMENTO:Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO:Scorpione
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare)
Secondo la mitologia greca, Tritone era un semidio del mare, figlio di Poseidone e Anfitrite, Dei del mare.
Tritone viveva con i suoi genitori, in un palazzo d’oro in fondo al mare Egeo e possedeva il dono della profezia.
Come messaggero di Poseidone, Tritone cavalcava sul dorso di creature degli abissi, per portare rapidamente messaggi a tutte le zone del dominio di Poseidone, ma aveva anche la capacità di cavalcare le onde da solo.
Tritone era solitamente rappresentato con sembianze umane nella parte superiore del corpo, la coda di pesce nella parte inferiore.
Tritone portava spesso un tridente, una lancia a tre punte, simile a quella portata da suo padre.
In seguito fu spesso raffigurato con una conchiglia, che suonava per calmare o sollevare le onde, ma anche per spaventare i giganti nemici, che pensavano che i suoni fossero i richiami di animali selvatici in avvicinamento.
Tritone era padre di Pallade, la ninfa del Lago Tritonide, nonché figura paterna adottiva della dea Atena.
Pallade e Atena furono allevate come sorelle, ma erano molto combattive e spesso duellavano tra loro.
Durante un incontro, Atena uccise accidentalmente Pallade, e in onore della sua “sorella” morta, Atena assunse l’epiteto Pallade.
Tritone appare occasionalmente nei racconti mitologici.
Uno dei più famosi, è la storia poetica degli Argonauti, di Apollonio, che narra la storia di Giasone e del suo viaggio per recuperare il vello d’oro, dall’isola immaginaria della Colchide.
Racconta della relazione di Giasone con la pericolosa principessa Medea e dei mari insidiosi, affrontati dagli Argonauti, i marinai della sua nave Argo.
Tritone li aspettava nella sua casa sul lago salato Tritonide, nell’antica Libia.
Dopo che una tempesta bloccò Giasone e i suoi uomini nel deserto libico, furono costretti a portare la loro nave al lago.
Il semidio li aiutò a tornare in mare,riportando l’ Argo e il suo equipaggio sulla rotta, dopo che si era perso e si dibatteva nelle paludi.
Tritone appare anche nell’Eneide (Virgilio) quando Miseno, il trombettista di Enea, sfida arrogantemente il figlio di Poseidone a una gara con la conchiglia.
Ma questa gara non ebbe mai nemmeno luogo, poiché Tritone gettò Miseno in mare.
La figura del Tritone ha una reputazione feroce per evocare tempeste, affondare navi e annegare marinai.
Si dice che un gruppo particolarmente temuto, i “Blue Men of the Minch”, dimori nelle Ebridi Esterne, al largo della costa della Scozia.
Sembrano uomini normali (dalla vita in su comunque) con l’eccezione della loro pelle tinta di blu e delle barbe grigie.
Sono molto forti e possono essere visti nuotare e immergersi con piacere, quando il mare è agitato.
Quando dormono, in grotte sottomarine, il tempo è bello ed il mare è calmo.
Tuttavia, quando sono svegli possono evocare tempeste ogni volta che vogliono.
Queste creature, che hanno le dimensioni e la forma degli umani, Seguendo le barche che navigano nelle acque della zona possono essere amichevoli nei confronti degli esseri umani, ma questo può dipendere dal loro umore e se vengono trattati con rispetto.
La tradizione locale afferma che, prima di assediare una nave, i Blue Men spesso sfidino il suo capitano a una gara in rima; se il capitano è abbastanza veloce di arguzia e abbastanza agile di lingua, può battere gli Uomini Blu e salvare i suoi marinai da una tomba acquosa.
Gli abitanti delle Ebridi raccontano, che si versava birra nell’acqua come dono, per convincere gli Uomini Blu a lasciare le alghe sulla spiaggia come fertilizzante.
In loro onore, c’era la tradizione della gente del posto, di accendere una candela in riva al mare, la notte della festa celtica di Samhain (leggi articolo).
Inoltre, si credeva anche che gli Uomini Blu di Minch fossero una personificazione delle acque, spesso pericolose, in cui vivevano.
Come i mari, il loro umore poteva cambiare rapidamente e potevano causare il naufragio delle navi e la morte del loro equipaggio e dei passeggeri.
«Lo stretto che si trova tra l’isola di Lewis e le isole di Shant
è chiamato “Sea-stream of the Blue Men”.
Sono di dimensioni umane e hanno una grande forza.
Di giorno e di notte nuotano intorno e tra le isole Shant,
e lì il mare non si ferma mai.»
-Donald Alexander Mackenzie, nel suo libro “Wonder Tales from Scottish Myth and Legend”, 1917-
Le leggende giapponesi hanno una versione di Tritone chiamata “Kappa”.
Essi sono spiriti acquatici grandi come bambini, ma con facce scimmiesche e gusci di tartaruga sulla schiena.
Sembrano più animali che umani e risiedono nei laghi, nelle coste e nei fiumi giapponesi.
Come gli Uomini blu, i Kappa a volte interagiscono con gli umani e li sfidano a giochi di abilità, in cui la pena per la sconfitta è la morte.
Si dice che i Kappa abbiano appetito per i bambini e per quelli abbastanza sciocchi da nuotare da soli in luoghi remoti, ma apprezzano soprattutto i cetrioli freschi.
Tritone è anche il nome, dato in suo onore alla più grande luna di Nettuno.
Molti di noi sono cresciuti con le Sirene nei libri, nei film e persino come giocattoli.
Ci meravigliamo della loro bellezza, di come possano esplorare le meraviglie dell’Oceano e farci sentire magici.
Ma chi sono e da dove vengono le Sirene?
La verità sulle esse è molto più complessa di quanto immaginiamo.
La Sirena, nella mitologia greca, era una creatura ibrida con il corpo di uccello e la testa di donna, a volte con braccia umane, che attirava i marinai con la dolcezza del suo canto.
Infatti, le Sirene avevano belle voci melodiose ed erano suonatrici di lira.
Così meraviglioso era il loro talento musicale, che si diceva che potessero persino calmare i venti.
Tradizionalmente, le Sirene erano figlie del Dio fluviale Acheloo e di una Musa, ma altre fonti affermano che la madre delle Sirene era in realtà una delle Pleiadi, Sterope.
In ogni caso, la maggior parte concorda sul fatto che vivessero su tre piccole isole rocciose, chiamate dai Romani “Sirenum scopuli”.
Si diceva, che la dimora delle Sirene fosse uno spettacolo orribile da vedere: un grande mucchio di ossa giaceva tutt’intorno a loro, con la carne delle vittime ancora in decomposizione.
L’aspetto più famoso delle Sirene nella mitologia classica si trova nell’Odissea di Omero; tuttavia, le ritroviamo anche in altri miti.
Secondo Omero, c’erano due Sirene su un’isola nel mare occidentale tra Aeaea e le rocce di Scilla.
Successivamente divennero tre e vivevano sulla costa occidentale dell’Italia, vicino Napoli.
Nell’Odissea di Omero, l’eroe greco Odisseo (Ulisse), consigliato dalla maga Circe, scampò al pericolo del loro canto, tappando le orecchie del suo equipaggio con la cera, in modo che fossero sordi alle Sirene.
Lo stesso Odisseo voleva ascoltare la loro canzone, ma si legò all’albero maestro della nave, in modo da non andare fuori dalla sua rotta.