L’Albicocca è il frutto dell’Albicocco (Prunus armeniaca), albero della famiglia delle Rosacee, dalle foglie di color verde intenso, proveniente dalla Cina e dall’Asia Centrale, Armenia ed introdotto dagli Arabi nel bacino del Mediterraneo.
La pianta arrivò a Roma, appunto grazie agli Arabi, nel I secolo D.C e fu successivamente diffusa anche in Andalusia, Sicilia ed Africa del nord.
Dioscoride Pedanio (medico, farmacologo e botanico greco) chiamò il frutto “armeniakòn milon” = “mela dell’Armenia”.
Il nome ‘Albicocca’ invece deriva dall’arabo “al-barquq”, che significa prugna.
L’Albicocca e’ stata considerata fin da subito un frutto esotico e rarissimo.
I medici arabi la usavano per curare il mal d’orecchi e anche per lenire i fastidi delle emorroidi.
Il succo fresco dell’Albicocca è un eccellente tonico per la pelle del viso.
La mandorla contenuta nel nocciolo, oleaginosa, è commestibile solo quando è dolce; di solito è invece amara: contiene, in tal caso, una sostanza che genera acido cianidrico, un potente veleno.
Si ricordano molti casi mortali di intossicazione, soprattutto fra i bambini.
Secondo una leggenda, l’Albicocco era considerato inizialmente una pianta ornamentale dalla folta chioma, dal fogliame verde e dai fiori bianchi.
Quando l’Armenia fu invasa da un esercito nemico, si dovettero abbattere gli alberi improduttivi per farne legname.
Una fanciulla, essendo molto affezionata ad un Albicocco, trascorse la notte precedente alla guerra piangendovi vicino.
Il mattino seguente si risvegliò e vide che sull’albero erano cresciuti frutti dorati, le Albicocche.
Si racconta, che i frutti che crescono nella Valle dell’Ararat (Provincia dell’Armenia) siano i più rigogliosi, succosi e gustosi che si possano mangiare.
Non è una sorpresa, considerando che crescono ai piedi del maestoso Monte Ararat, che ha la forma di una piramide, così il riflesso del sole risplende sui raccolti.
La Valle dell’Ararat è nota per le sue uve molto dolci e le albicocche dal sapore più sorprendente.
Le Albicocche sono coltivate in tutta l’Armenia ma, fin dall’antichità, quelle coltivate nella valle dell’Ararat sono conosciute come le “regine” e quelle coltivate altrove sono i “cortigiani”.
Per questo motivo, l’Armenia è conosciuta come la “Terra delle Albicocche”.
Secondo un’altra leggenda, l’Albicocco è l’unico albero che Noè portò dall’Arca, per piantare nel nuovo terreno e farlo crescere per il popolo.
Il diluvio aveva distrutto molti alberi da frutto, tuttavia l’Albicocco era sopravvissuto.
In Italia, a Galatone (Puglia), esiste l’unica varietà autoctona di Albicocco pugliese, quasi scomparso a causa dell’industrializzazione agricola, ma ora tutelato da un Presidio Slow Food.
L’Albicocco del Galatone, come molte varietà antiche, può fruttificare più a lungo delle varietà più comuni, spesso arrivando a produrre frutti per oltre 50 anni.
Si narra, che furono i Cavalieri Templari a portare questo albero nel Salento, tornando dall’Oriente.
Nel dialetto locale, questa Albicocca è chiamata “arnacocchia”, ed è più piccola delle altre varietà e caratterizzata da macchie scure vicino al fusto, “dipinte da San Luca”.
In Pakistan, il seme amaro , per intonacare pareti e tetti, mentre si ritiene che l’olio sia benefico per gli animali in lattazione e per usi cosmetici.
In Esoterismo, l’Albicocca è un frutto eccellente da usare nelle ricette d’amore, sia che si mangi il frutto o si usi semplicemente il succo in incantesimi, lozioni o pozioni.
La sua polpa, unita ad una grandissima quantità di zucchero o miele, viene bevuta dalle Streghe prima dei rituali, per alleviare eventuali disturbi della gola ed ottenere un` appropriata intonazione della voce.
Mangiare il frutto, porta a una “disposizione dolce” verso il prossimo e, aggiungendo una piccola parte di polpa d’Albicocca a qualsiasi cibo, alterandone il gusto, esso risulterà gradito a chiunque.
Il nocciolo di Albicocca può essere portato sempre con sé, per attirare amore; ma anche regalarne uno, rappresenta un gesto d’amore per chi lo riceve.
Foglie e fiori essiccati possono essere mescolati nei sacchetti d’amore.
Si racconta, che eccessivi sentimenti di gelosia possano impossessarsi di chi abbia fatto uso di prodotti contenenti parti di quest’albero.
Alcuni parlano di ossessione verso le persone, altri di ossessione verso cibi o oggetti, ed è ciò che, in fondo, accomuna le persone legate a questo splendido albero: ovvero una spiccata propensione ai legami, spesso morbosi e totalizzanti.
PIANETA: Venere
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE: Cancro-Capricorno