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STORIE E LEGGENDE VEGETALI
Galactites è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, che comprende 3 specie, di cui solo una presente in Italia, Galactites tomentosa, ovvero la Scarlina.
Di origine steno-mediterranea, la Scarlina presenta foglie alterne dotate di spine robuste ed acute sui margini, con lamina superiore screziata di bianco, mentre quella inferiore è bianca e tomentosa.
I numerosi fiori tubulosi sono riuniti dentro ai capolini con involucro a forma campanulata, provvisti di numerose squame embricate e hanno un colore bianco-lilla o rosa-porpora.
I frutti sono delle cìpsele formate da un achenio nella parte basale e dal caratteristico pappo nella parte apicale, biancastro e persistente, formato da più serie di piume saldate alla base (pappo piumoso).
La dispersione dei semi avviene grazie all’azione del vento, mentre la riproduzione avviene tramite fecondazione ed impollinazione dei fiori visitati dalle api, che ne raccolgono il nettare, da cui si produce un ottimo miele, soprattutto in Calabria, Sicilia e Sardegna.
Galactites: dal greco “latte”, per il colore bianco della fitta peluria che ricopre fusto e foglie.
Tomentosa: dal latino, “peloso”.
Altri nomi: Batticristi, Cardo bianco, Cardunazzu, Cardota, Cardo cuachaleches, Chardon laiteux, Galactite cotonneux, Milchfleckdistel, Purple milk thistle, Boar thistle, Edible thistle, Mediterranean thistle, Akichaou, Assenan Boughyoul.
La Scarlina cresce nei prati incolti, ai bordi delle strade, in rudereti, è commestibile nelle foglie e steli fioriferi giovani e nei germogli, da consumare cotti nelle minestre, zuppe e frittate.
Anticamente utilizzata in Europa come pianta medicinale, con proprietà astringenti, stimolanti, ipertensive, toniche e diuretiche, è oggi considerata pianta con proprietà antiossidanti.
ATTENZIONE: Potrebbe provocare reazioni allergiche da contatto.
La Scarlina rappresenta la resistenza, il coraggio e la volontà di sopravvivere.
Come la maggior parte dei Cardi, la Scarlina, da un punto di vista magico, ha gli stessi poteri di protezione, purificazione, spezza-malocchio e guarigione.
Coltivata in giardino, respinge i ladri; tenuta vicino alla porta, allontana il male.
Porta i capolini in tasca come amuleto protettivo e contro gli spiriti maligni.
Lanciane uno nel fuoco, per esorcizzare e purificare istantaneamente l’area o per deviare i fulmini.
Gli indumenti realizzati con fibra della Scarlina rendono chi li indossa immune alle maledizioni e spezzano qualsiasi incantesimo lanciato in precedenza.
Aggiunge energia e vitalità, costruendo sani confini personali. Usala per la guarigione ed il recupero, soprattutto per curare animali malati o feriti.
Per chiamare gli spiriti, fai bollire una Scarlina in un calderone davanti a te: quando il vapore si alza, fai la tua domanda ed ascolta le risposte.
PIANETA: Marte
ELEMENTO: Fuoco
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Ariete
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare)
Anagallis è un genere di piccole piante appartenente alla famiglia delle Primulaceae, e comprende più di 20 specie.
Anagallis deriva dal greco “ana” = ”disancora” e “agàllein” = ” per dilettarsi”, riferendosi all’apertura ed alla chiusura dei fiori in risposta alle condizioni ambientali.
Chiamato comunemente Centonchio, prima della fioritura è molto simile al Centocchio (Stellaria media), con cui è spesso confuso, anche per la somiglianza dei loro nomi volgari.
Una specie molto diffusa è il Centonchio dei campi (Anagallis arvensis, sinonimo Lysimachia arvensis), una pianta erbacea tossica, con fusti sdraiati o ascendenti, dai fiori di colore rosso mattone o rosso aranciato o rosso salmone, con un anello purpureo alla gola.
Il frutto è una capsula sferica contenente numerosi semi di colore marrone scuro o nero; alla maturazione la parte superiore della capsula si apre permettendo la fuoriuscita dei semi.
Arvensis: dal latino = dei campi, con riferimento al suo habitat.
Altri nomi: Anagallide, Erba canta galline, Centurelle, Centonchio dei prati, Mordigallina, Bellichina, Scarlet Pimpernel, Red Pimpernel, Red chickweed, Poor man’s barometer, Poor man’s weather-glass, Shepherd’s weather glass, Shepherd’s clock, Mouron des champs, Acker-Gauchheil.
Il nome basco di “Izukeslea” deriva dalle proprietà del Centonchio, di eliminare la paura.
Di origine europea, è presente in tutta Italia, e cresce negli incolti, prati aridi, suoli argillosi, rudereti.
Il Centonchio dei campi ha un sapore acre ed amaro, e il bestiame al pascolo generalmente evita di mangiarla, tranne in condizioni di pascolo eccessivo o di pascolo di stoppie insoddisfacenti.
Per la maggior parte degli animali, il Centonchio è tossico, ma le galline, invece, se ne cibano e pare che grazie ad esso cantino con maggior vigore.
ATTENZIONE: Tutta la pianta del Centonchio è tossica anche per l’uomo; se assunta in quantità importanti, è potenzialmente letale.
In Nepal, dal succo del Centonchio si ricava sapone per l’igiene personale e il bucato.
Nei Paesi Baschi è stato molto utilizzato, e lo è tuttora, come pianta medicinale.
Usato come decotto o impacco sulla pelle, il Centonchio stimola l’attività cutanea e, opportunamente dosato, può asciugare le ferite purulente e può essere usato per il trattamento di ulcere e verruche.
Il Centonchio era usato come antidepressivo nell’antica Grecia, dove si diceva curasse la malinconia, e per trattare vari disturbi mentali nella medicina popolare europea, da cui il nome tedesco Gauchheil (Gauch = “sciocco, cuculo” e “heil” = “guarire”).
Questa pianta è usata come insetticida, o almeno come repellente per alcuni insetti, forse in virtù del suo olio essenziale pungente e dall’odore caratteristico.
Il Centonchio dei campi è uno dei protagonisti di “La Primula Rossa” (The Scarlet Pimpernel), un ciclo di romanzi scritti dalla baronessa Emma Orczy all’inizio del ‘900, considerati tra l’altro, come antesignani del genere spionistico.
I libri, ambientati nel periodo della Rivoluzione francese, narrano di Robespierre che, con altri membri del Comitato della Salute pubblica, seminava il Regime del Terrore contro la tirannia in cui poi sfociò la rivolta francese.
Ad un certo punto, giunse in Francia una figura misteriosa a capo di una lega, che si adoperava per il benessere e la salvezza dei nobili, il quale firmava le sue imprese con uno stemma molto particolare, un piccolo fiore scarlatto (Anagallis arvensis), per questo motivo era conosciuto da tutti come “la Primula Rossa”.
Nel linguaggio dei fiori, il Centonchio dei campi simboleggia il cambiamento.
Il botanico inglese John Gerard scrisse nel suo “The Herbal”, che la forma dai fiori rossi era la femmina di Anagallide, mentre la forma blu era il maschio.
Una preghiera cristiana del primo periodo moderno prevedeva di tenere un Centonchio dei campi per chiedere protezione contro le streghe, riferendosi alla credenza popolare, che dai suoi fiori rossi scaturissero dalle gocce del sangue di Gesù.
I suoi piccoli fiori rosso mattone si aprono al sole del mattino e chiudono nel pomeriggio, il che le dà un altro dei suoi nomi comuni, Shepherd’s Hourglass.
Ciò perché, anticamente, il Centonchio dei campi era usato per calcolare approssimativamente il tempo relativo a quando una persona era fuori a lavorare nei campi e non aveva un orologio, o a portata d’orecchio il suono delle campane della chiesa.
Inoltre, questa pianta pare che possa prevedere l’arrivo della pioggia, chiudendosi prima del solito, dal momento che le sue foglie ed i suoi fiori sono molto suscettibili all’umidità elevata.
La specie Anagallis foemina (Lysimachia foemina) comunemente chiamata Centonchio azzurro, è di origine europea e cresce spontaneamente in tutta Italia, nella macchia, in terreni incolti, ai margini delle strade, nelle praterie, preferendo terreni secchi, ricchi di nutrienti e di calce.
Presenta foglie ovali lanceolate, fiori azzurri con anello rosso alla gola ed i frutti sono dei pissidi, che contengono semi trigoni ed angolosi.
Foemina: dal latino “femmina”, si riferisce alla piccola dimensione della pianta ed alla dolcezza del suo aspetto, rispetto ad altra più robusta, definita maschio.
Altri nomi: Anagallide femmina, Morsellina, Erba pudda, Blue Pimpernel, Poor man’s weatherglass, Blauer Gauchheil, Mouron bleu, Mouron femelle, Murrón, Hierba de la pulmonía.
ATTENZIONE: Anche questa specie è tossica.
In Esoterismo, il Centonchio è utilizzato principalmente sotto forma di incenso per la protezione, specialmente contro l’attacco mentale, aiuta con la “seconda vista” (la veggenza) ed è l’ideale per la consacrazione delle lame rituali.
In Gran Bretagna, questa pianta era combinata con la Cardiaca (Leonurus cardiaca), per creare un incantesimo contro le verruche.
PIANETA: Sole
ELEMENTO: Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Sagittario
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare)
Pelargonium è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Geraniaceae, originario dell’Africa meridionale, che comprende circa 280 specie.
Si tratta generalmente di piante erbacee annuali o perenni, raramente come sotto forma di arbusti, di cui molte specie lignificano con l’età ed altre sono succulente.
I Pelargonium contengono oli essenziali ed hanno foglie per lo più pelose.
Alcune specie del genere Pelargonium sono chiamate Geranio, ma non vanno confuse col genere Geranium.
I Pelargoni, coltivati in tutto il mondo come piante da aiuola e da balcone, sono ibridi di varie specie selvatiche della Terra del Capo, Capensis, Sud Africa, in particolare il Pelargonium zonale ed il Pelargonium inquinans, (ibridi di Geranio zonale eretto), nonché Pelargonium peltatum (ibridi di geranio pendente).
Pelargonium: dal greco, “cicogna”, per la forma dei frutti che ricorda il becco di questo animale.
I primi esemplari di Perlargoni furono portati in Europa intorno al 1600.
Già nel 1732, il botanico tedesco Johann Jacob Dillen, nella sua opera Hortus Elthamensis, descrisse queste piante di origine sudafricana, che vide nel giardino del botanico inglese William Sherard ad Eltham.
Nel 1738, il medico e botanico olandese Johannes Burman pubblicò il suo eccezionale lavoro sulle piante africane, “Rariorum Africanarum Plantarum”, ne quale usa il nome Pelargonium per le piante del Sud Africa. Tuttavia, Carlo Linneo ed i botanici successivi si riferirono tutti a queste stesse piante come “Gerani”.
Fu solo nel 1789, che il botanico scozzese William Aiton pubblicò la prima descrizione del genere Pelargonium nel trattato “Hortus Kewensis, insieme col magistrato botanico francese Charles Louis L’Héritier de Brutelle, menzionato anche nel catalogo delle piante coltivate nel Royal Botanic Garden di Kew.
Tra le varie specie, conosciutissimo è il Geranio zonale (Pelargonium zonale), una pianta a crescita cespugliosa, con foglie circolari ricche di venature e con una macchia ben distinguibile sulla superficie superiore, vicino al ramo che le sostiene, che ricorda per l’aspetto un cuore di un verde.
I fiori sono riuniti in ombrelle e sono di vari colori.
Nelle zone africane di provenienza, cresce in aree costiere, margini di foreste autoctone, pendii rocciosi con vegetazione arbustiva, praterie e scarpate.
Da noi è coltivato ad uso ornamentale.
Zonale: dal greco “cintura, zona”, per le strisce e/o le zone di diverso colore presenti sulle foglie.
Altri nomi: Pelargonio zonale, Geranio aromatizzato, Becco di cicogna, Geraniums, Pot geraniums, Horseshoe geranium, Pelargonien, Storksbills.
Il Pelargonium peltatum, comunemente chiamato Geranio edera, è una pianta rampicante proveniente dalle Province del Capo, in sud Africa.
Peltatum: dal greco “piccolo scudo”, per la presenza di organi aventi appunto l’aspetto di un piccolo scudo.
Edera: per le foglie a 5 punte simili a quelle dell’Edera, e perché è rampicante.
Altri nomi: Pelargonio peltato, Geranio parigino, Ivy-leaved pelargonium, Cascading geranium, Kolsuring.
Presenta foglie verdi a cinque punte con margine liscio e nervature prominenti, e fiori riuniti ad ombrelle di vari colori.
La distribuzione naturale del Geranio edera avviene nelle province del Capo Occidentale, del Capo Orientale, del Kwazulu-Natal e del Mpumalanga del Sud Africa.
In natura, questa specie si arrampica sugli arbusti dei pendii rocciosi asciutti, o lungo la costa su terreni ben drenati.
Nel 1700, il governatore della Colonia del Capo, Willem Adriaan van der Stel, introdusse nei Paesi Bassi il Pelargonio peltato.
Il botanico inglese Sir Francis Masson spedì la specie in Gran Bretagna nel 1774.
Il Pelargonium peltatum è stato utilizzato per sviluppare molti ibridi da giardino chiamati “Pelargoni a foglie d’edera“, che sono coltivati su larga scala per l’abbellimento di case e giardini.
Le foglie del Geranio edera possono essere consumate come verdura ed hanno un sapore piccante.
Dai petali si può ricavare una tintura tessile bluastra.
Il Geranio imperiale, Pelargonium grandiflorum o Pelargonium macrantha, può raggiungere i 70 cm di altezza e presenta foglie pelose grigio-verdi e fiori variegati molto grandi.
Grandiflorum: dal latino, fiori grandi.
Macrantha: dal greco, fiori grandi.
Altri nomi: Geranio farfalla, Pelargonio regale, Geranio dei fioristi.
Questa specie è una delle più usate a scopo ornamentale.
Il Pelargonium odoratissimum, Geranio citronella, originario di Africa meridionale e Regno di eSwatini, può raggiungere i 25 cm di altezza e presenta foglie rotonde, morbide, verde chiaro e odorose di mela verde.
I piccoli fiori sono bianchi o rosa pallido, con venature rosse sui due petali superiori, fusto breve da cui si dipartono i piccioli delle foglie.
Odoratissimum: dal latino, per le foglie profumatissime.
Altri nomi: Geranio profumato, Geranio odoroso, Apple geranium, Apple pelargonium, Sweet-scented pelargonium, Peppermint pelargonium, Apple-rose-scented geranium.
Il Geranio citronella cresce spontaneamente nel sottobosco, nei boschi o in luoghi ombrosi, protetto da cespugli o cenge rocciose, nelle praterie sudafricane.
Oltre ad essere una pianta ornamentale, il Geranio citronella viene utilizzato per i suoi effetti astringenti, tonici ed antisettici, internamente per debolezza, gastroenterite ed emorragia ed esternamente per disturbi cutanei, lesioni, nevralgie ed infezioni alla gola.
L’olio essenziale viene utilizzato in aromaterapia ed ha un delizioso aroma di mela.
E’ usato anche per bilanciare il sistema ormonale, il flusso mestruale e pulire il corpo dalle tossine.
A Cipro, le foglie vengono utilizzate per aromatizzare torte e sciroppi di pasticceria.
Il Pelargonium graveolens, chiamato comunemente Malvarosa, è originario di Sudafrica e Zimbabwe, dove cresce spontaneamente solitamente in habitat relativamente umidi e in situazioni semiombreggiate.
Molto ramificata e dal forte profumo di rosa, la Malvarosa presenta foglie palmate e pennatosette, villose e morbide al tatto, fiori di colore dal bianco al rosa-porpora, con venature più scure.
Le fronde verdi della Malvarosa sono fortemente odorose, in quanto ricoperte da peli ghiandolari che contengono oli essenziali molto profumati.
Infatti, le foglie vengono utilizzate in profumeria e nella produzione di repellenti per le zanzare.
Nell’isola di Reunion, la Malvarosa è coltivata a scopo produttivo per il suo olio essenziale, che viene commercializzato con il nome di Bourbon.
Inoltre, esistono molte ricette tradizionali di dolci, conserve ed infusi a base di foglie di Malvarosa.
La Malvarosa è utilizzata come aromatizzante in alcuni tabacchi da pipa, essendo uno dei caratteristici “profumi della Regione dei laghi” (“Lakeland scents”).
Questa specie, nota come Mâatercha o Ätarcha in Marocco, è usata come erba aromatica per integrare il tè alla menta, per migliorare il profilo aromatico complessivo del tè, aggiungendo una nota floreale ed aromatica all’infuso.
Graveolens: dal latino, in riferimento alla foglie dal forte odore.
Altri nomi: Geranio al profumo di rosa, Geranio d’Egitto, Geranio cedrato, Geranio cedrone, Rose geranium, Sweet scented geranium, Old fashion rose geranium, Rose-scent geranium.
Il Geranio limonello, Pelargonium radens, è originario delle Province del Capo meridionale in Sudafrica, dove cresce spontaneamente nelle regioni costiere.
Presenta foglie palmate, picciolate ed irsute, dall’odore pungente quando ammaccate, fiori da rosa pallido a rosa-violaceo con striature più scure e punta leggermente dentellata.
Radens: dal latino, dalle foglie ruvide come raspe.
Altri nomi: Rasp-leaf pelargonium.
Tradizionalmente le foglie commestibili venivano usate come aromatizzante nelle gelatine e nelle tisane.
Un olio essenziale dal profumo simile al limone, estratto dalle foglie e dai fiori, viene utilizzato commercialmente come aromatizzante ed additivo alimentare (olio di Geranio limone, olio di Geranio rosa).
Il Pelargonium sidoides, il Geranio africano, è un arbusto nano, originario di Sudafrica, Lesotho ed eSwatini, dove cresce spontaneamente in prati secchi, creste di dolerite, pendii rocciosi, lungo corsi d’acqua, terreni sabbiosi.
Presenta foglie verde argenteo, fittamente pubescenti, e fiori porpora rossastro scuro, quasi nero.
Sidoides: deriva dal nome del genere di piante floreali Sida, e dal greco “oeides” = “simile a”, ad indicare la somiglianza della piante ad altre specie erbacee.
Altri nomi: African geranium, South African geranium.
L’interesse scientifico verso il Geranio africano iniziò a fine ‘900, dopo che lo studioso inglese Charles Henry Steven curò la tubercolosi in Sud Africa, seguendo i dettami di uno sciamano Zulù, il quale gli consigliò di assumere due volte al giorno il decotto delle radici della pianta.
Questo gruppo etnico africano, chiama la pianta “Umckaloabo” che è il nome con cui i medici chiamano l’estratto ottenuto dalle radici della pianta stessa.
“Umckaloabo” è formato dai termini “Umkaluane” = “per la cura dei disturbi ai polmoni”, e “Uhlabo” = “per il dolore toracico”.
Popolare pianta medicinale utilizzata nella medicina tradizionale nel trattamento dei disturbi gastrointestinali, è stata trasformata in un fitofarmaco per il trattamento delle infezioni delle vie respiratorie.
La crescente domanda internazionale di Pelargonium sidoides ha portato allo sfruttamento eccessivo localizzato delle sue popolazioni selvatiche nell’Africa meridionale, pertanto è ampiamente coltivato.
il Pelargonium sidoides DC è inserito nella lista del Ministero della Salute delle piante ad uso negli integratori alimentari introdotta dal D.M 10 agosto 2018.
In seguito, gli Stati membri della Commissione Europea sul farmaco, hanno avviato un consultazione dalla quale è emerso che esistono solo indicazioni ad uso medicinali del Pelargonium sidoides, e pertanto non può essere preso in considerazione per una storia di consumo alimentare o come integratore.
Per tale motivo, dal 1° gennaio 2023 tutti gli integratori alimentari contenenti Pelargonium sidoides non sono più commercializzati, né mantenuti sul mercato italiano.
In generale, nell’Aromaterapia, il Pelargonio viene utilizzato per la sua proprietà di riequilibratore del sistema nervoso, come antidepressivo, antinfiammatorio, lenitivo, astringente ed antisettico.
E’ anche uno stimolatore del sistema linfatico, tonificante per il fegati ed i reni.
E’ utilizzato anche nella cura di acne, bruciature, vesciche, eczema, artrite, nevralgia e mal di gola.
Il Pelargonio ha una ricca storia ricca di folklore e tradizione, le cui radici risalgono al Sud Africa, dove veniva inizialmente utilizzato dalle comunità indigene per le sue proprietà medicinali.
Quando si raccolgono e si conservano i Pelargoni, è fondamentale concentrarsi sulle foglie e sui fiori, poiché sono le fonti primarie degli attributi magici e terapeutici della pianta.
In Sudafrica, i Pelargoni erano simbolo di amicizia e riconciliazione, e venivano scambiati in dono, per ricucire le relazioni.
Nell’Era vittoriana, rappresentavano conforto e consolazione, e si offrivano come regalo di condoglianza o nei momenti di dolore.
Invece, i Nativi americani li utilizzavano nei rituali di purificazione e nelle sbavature, per cancellare l’energia negativa e favorire la guarigione.
Nel regno della magia, i Pelargoni sono associati alla protezione, all’amore ed alla purificazione e da secoli vengono utilizzati in vari rituali e incantesimi legati alla felicità, prosperità, salute e fertilità, in particolare talismani e Magia simpatica.
Se vuoi creare incantesimi d’amore o un talismano d’amore, fallo di venerdì, associando un Pelargonio dai fiori rosa o rossi ed una pietra di Quarzo rosa.
Per incantesimi di protezione ed energie protettive, usa un Pelargonio dai fiori molto scuri, di martedì, associando una Tormalina nera e posiziona il tutto vicino a porte o finestre.
Invece, per i rituali di guarigione, la domenica crea una bustina/Mojo curativa utilizzando un Quarzo ialino e Pelargoni dai fiori bianchi o gialli.
I Pelargoni a fiori bianchi sono ottimi nei rituali per la fertilità, quindi puoi aggiungere i loro petali alle miscele di incenso per questa motivazione.
Anticamente, una strega coltivava Pelargoni rossi nel giardino, per allontanare le energie negative ed essere avvisata dell’arrivo di visitatori.
L’olio essenziale di Pelargonio è ottimo per purificare l’Aura.
PIANETA: Venere/Mercurio
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Pesci
CHAKRA: 4, Anahata (C. del Cuore)
L’Abete rosso, Picea abies, noto anche come Peccio, Spruce pine tree, Fichte, Rottanne, Epicéa, Sapin rouge, è un albero ampiamente diffuso sulle Alpi, nonché nel resto d’Europa.
Alto fino a 40 metri, ha la chioma conica, caratterizzata da un certo polimorfismo, in quanto può assumere una forma più espansa alle quote alpine più basse, mentre tende a divenire più stretta a quote maggiori.
E’ coltivato come pianta ornamentale e come Albero di Natale, ma ha anche un altro importante uso.
Mi riferisco alla Pece di Borgogna (o Resina bordeaux, Resina di Abete rosso, Burgundy resin), la sua resina utilizzata da secoli nell’incenso e negli aromi, conosciuta anche come Pece bordeaux a causa del suo colore bruno-rossastro.
L’esempio più antico del suo utilizzo come incenso risale al 1700 a.C., in quanto tracce di questa resina sono state ritrovate in una tomba egiziana.
Anticamente, la Pece di Borgogna veniva posta per qualche tempo in un formicaio per l’affinamento, dove subiva un processo di trasformazione dovuto all’acido formico.
Nel Medioevo, a causa della sua fragranza, veniva bruciata negli incensi di purificazione e disinfezione come rimedio contro le epidemie e veniva anche utilizzata per produrre gomma e birra di Abete rosso, che venivano poi vendute in fiere e mercati.
La Pece di Borgogna era molto utilizzata nella medicina medievale per la preparazione di unguenti di guarigione ed anche per incensi medicinali, aiutando contro eruzioni cutanee e reumatismi.
La resina del Peccio ha un effetto germicida e può quindi disinfettare l’aria all’interno di edifici.
Ha un effetto rinforzante, ricostituente e riparatore, favorendo così il recupero dalla malattia.
Con l’aumento degli aromatici sintetici, la Pece di Borgogna è caduta in disuso, anche se fortunatamente l’interesse per le alternative naturali, oggi ha portato ad un aumento della domanda di questa sostanza aromatica.
La resina di Abete rosso può anche essere facilmente raccolta da soli e, come tutte le resine, essendo appiccicosa, si consiglia di congelarla, in modo che diventi facile da tagliare e porzionare.
Questo essudato del Peccio viene trasformato poi in trementina ed in Pece di Borgogna, la quale è di colore ambrato, diventando pece scura se mescolata con Nerofumo (Lampblack), un pigmento permanente, opaco e luminoso, conosciuto già 4.000 anni fa e che veniva utilizzato in Cina ed Egitto.
Attenzione, in quanto la Pece di Borgogna bruciata sviluppa molto fumo denso, e pertanto è più adatta da fumigare all’aperto.
L’aroma della Pece di Borgogna è leggermente diverso dall’olio essenziale di Abete rosso, in quanto la prima è speziata, con un intenso profumo di bosco, balsamico, fresco e leggero sottofondo fruttato, mentre il secondo ha un profumo più di pino.
La Pece di Borgogna può essere utilizzata anche nella produzione di vernici per strumenti musicali.
Spiritualmente, il fumo della Pece di Borgogna funge da protezione contro gli influssi disturbanti ed aiuta a trovare la pace interiore, che facilita la meditazione.
La sua fragranza, simile all’odore della foresta, solleva i sensi ed ha proprietà rinforzanti e rigeneranti; promuove la pace interiore e la purificazione dello spazio curativo o rituale, prima che inizi il lavoro spirituale.
Mescola la Pece di Borgogna con altre erbe o incensi, come Benzoino, Cedro, Galbano, Ginepro, Lavanda, Muschio di Quercia, Pino, Rosmarino, Salvia bianca, Artemisia, Sandracca, e brucia il tutto sul carbone o su uno speciale bruciatore di incenso.
Questo è un ottimo modo non solo per aiutare a creare un’atmosfera magica, ma anche per rilasciare le proprietà energetiche delle erbe nel tuo spazio.
La Pece di Borgogna è usata negli incantesimi per la purificazione, nella magia della Terra e come incenso.
Si mette in sacchetti per mojo o ciondoli, bottiglie di incantesimi, miscele magiche da bagno, incensi, polveri o altre miscele energetiche.
PIANETA: Marte
ELEMENTO: Aria
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Acquario, Scorpione
CHAKRA: 5, Vishuddha (C. della gola)
ll Caglio zolfino, Galium verum, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, che comprende circa 600 specie di erbe annuali e perenni diffuse nei climi temperati di quasi tutto il mondo.
Di origine euroasiatica, è presente in tutta Italia, e cresce in luoghi erbosi, incolti e lungo le scarpate, da 0 a 1700 m.
Galium: dal greco “gala” = latte, caglio, per l’uso, in passato, per cagliare il latte.
Verum: vero, originale.
Altri nomi: Caglio vero, Caglio giallo, Battilingua, Erba nocca, Erba zolfina, Galazza, Ingrassabue, Zolfina, Echtes Labkraut, Cuajaleche, Galio, Gaillet-vrai, Gaillet jaune, Caille-lait jaune, Lady’s Bedstraw, Yellow Bedstraw, Gul snerre.
Il Caglio zolfino è fornito di un rizoma stolonifero sotterraneo, da cui sorgono i numerosi fusti alti da 20 a 100 cm, eretti o ascendenti.
Le foglie, riunite in verticilli, sono lineari e/o filiformi, pelose nella pagina inferiore, mentre i fiori, tutti di colore giallo e leggermente profumati, sono di due tipi, maschili e femminili.
Nell’Europa medievale, le piante essiccate di Caglio zolfino venivano utilizzate per riempire i materassi, mentre il suo profumo di cumarina fungeva da repellente contro le pulci.
I fiori erano utilizzati anche per coagulare, cagliare il latte nella produzione di formaggio (da cui il nome) e per colorare il famoso formaggio Gloucester.
La pianta è anche utilizzata per fare coloranti rossi e coloranti gialli.
Le cime di Caglio zolfino possono essere usate nelle insalate.
Le foglie, gli steli ed i fiori vengono utilizzati per produrre medicinali, utilizzati per il trattamento dell’epilessia, dell’isteria, degli spasmi, dei tumori, della perdita di appetito, dei disturbi al torace ed ai polmoni, come diuretico ed in particolare le caviglie gonfie, come astringente, purgante ed afrodisiaco.
Anticamente, la radice essiccata e polverizzata si utilizzava per fermare le ferite sanguinanti e favorire la guarigione, mentre il succo mescolato con farina d’avena fino ad una consistenza farina farinosa, era applicato sui “tumori” per tre giorni.
John Gerard, un botanico inglese del XVI secolo, diceva che il Caglio zolfino si utilizzava come rimedio contro i morsi di serpenti e ragni, probabilmente a causa delle sue proprietà astringenti.
Mentre Nicholas Culpepper, medico, botanico ed astrologo britannico del XVII secolo, ne suggeriva il succo per il mal d’orecchi.
In Danimarca, l’infuso di Caglio zolfino (conosciuto localmente come Gul snerre) è tradizionalmente utilizzato anche in alcuni liquori e amari digestivi.
Nella mitologia norrena, Frigg era la Dea delle donne sposate, e le aiutava durante il parto.
Poiché gli Scandinavi usavano come paglia dei materassi il Galium verum, ritenuta anche sedativa, chiamavano questa pianta “Erba di Frigg”.
Nella tradizione rumena, il Caglio zolfino è chiamato Sânziană, in quanto legato alle fate gentili Sânziene.
Questo nome deriva dal latino “Sancta Diana”, la Dea romana della caccia e della luna, celebrata anche nella Dacia romana (antica Romania).
Diana era nota per essere la Dea vergine e si prendeva cura delle vergini e delle donne, oltre ad essere una delle tre Dee vergini, Diana, Minerva e Vesta, che giurarono di non sposarsi mai.
Tradizionalmente, ogni 24 giugno, le fanciulle più belle del villaggio si vestono di bianco e passano tutto il giorno a cercare e raccogliere fiori, di cui uno DEVE essere il Galium verum.
Con questi fiori raccolti durante il giorno, le ragazze intrecciano corone floreali che indossano durante il ritorno al villaggio al calar della notte.
Lì si incontrano con i loro amati e ballano attorno a un falò.
Le corone poi vengono gettate sulle case e, ogni volta che la corona cade, si dice che qualcuno morirà in quella casa; se la corona invece rimane sul tetto dell’abitazione, ai proprietari saranno concessi buon raccolto e ricchezza.
Un’altra credenza popolare è che, durante la notte della vigilia di Sânziene, i cieli si aprano, rendendola la notte più forte per gli incantesimi, soprattutto per quelli d’amore. Inoltre si dice che le piante raccolte durante questa notte avranno enormi poteri magici.
Non è bene, però, essere uomo e camminare di notte durante la vigilia di Sânziene, perché è l’ora in cui le fate gentili danzano nell’aria, benedicendo i raccolti e donando la salute alle persone e, non amando essere viste dagli uomini, chiunque le vedrà rimarrà mutilato, oppure le fate gli toglieranno l’udito/la parola, o lo faranno impazzire.
Un’altra versione racconta, che il 24 giugno fluttua nell’aria la Fata della Paglia della Signora (Lady’s Bedstraw, ovvero la Paglia della Signora, è il suo nome inglese) insieme col suo allegro corteo nuziale di bellissime vergini e fate, che non sono altro che i fiori di Caglio zolfino trasformati.
Ballando e cantando, la Dea guarisce la sofferenza ed i disturbi umani, allevia la Terra da tempeste e dalla grandine, aiuta le donne a trovare la loro dolce metà.
Attenti però, all’ira della Fata della Paglia della Signora, in quanto potrebbe arrabbiarsi moltissimo con coloro che si mostrano senza rispetto nei riguardi della sua celebrazione.
E, a quel punto, nuvole scure coprirebbero il cielo, un forte vento strapperebbe gli alberi dal terreno, l’acqua cadrebbe sulle strade, le persone si ammalerebbero, le piante non darebbero più frutti, ed i fiori perderebbero il profumo e le proprietà curative.
Nel Ciclo dell’Ulster, noto anche come ‘Ciclo del ramo rosso’, uno dei quattro grandi cicli della mitologia irlandese, che raccoglie leggende eroiche e saghe medievali irlandesi degli eroi tradizionali dell’Ulaid (uno dei sovra-regni d’Irlanda del Medioevo), l’eroe Cuchullain, che soffriva di attacchi di rabbia durante la battaglia, prese un tè di Caglio zolfino per calmare la sua frenesia.
Per questo motivo, in gaelico scozzese questa pianta è conosciuta come “Lus chneas Ch-Chulainn”, ovvero “Erba della pelle di Cuchulainn”.
Una leggenda narra, che la Vergine Maria si stese su un letto di felci e paglia per partorire.
La felce rifiutò di riconoscere il bambino Gesù e, di conseguenza, fu privata dei suoi fiori, mentre il Caglio zolfino fiorì per accogliere il bambino ed i suoi fiori bianchi si trasformarono in oro.
In Esoterismo, il Caglio zolfino può essere indossato o trasportato per attirare l’amore, metti i suoi fiori, anche secchi, tra i capelli o nascondili nel reggiseno e diventerai attraente ed amorevole.
Oltre all’amore, questa pianta è adatta negli incantesimi o rituali inerenti attrazione e lussuria.
La radice di Caglio zolfino, se bevuta nel vino, stimola i desideri amorosi, ed anche i fiori, se annusati a lungo, producono un effetto simile.
♥ INCANTESIMO D’AMORE PER TE STESSO ♥
Prepara un infuso di tè con fiori e foglie del Galium verum e, mentre lo sorseggi,visualizza te stesso circondato da amore e positività.
Poi, intingi le dita nel tè e disegna su te stesso sigilli di amore, di accettazione, di amore duraturo, nei confronti del tuo amor proprio.
PIANETA: Venere
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Cancro
CHAKRA: 2, Svadhistana (C. Sacrale)
Galium è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, che comprende circa 600 specie di erbe annuali e perenni diffuse nei climi temperati di quasi tutto il mondo.
Infatti, è comune in Europa continentale ed isole, e in tutta la metà orientale degli Stati Uniti, in tutto il Canada e la costa Pacifica, dal livello del mare fino a 2500 metri e più.
Si tratta di piante spesso infestanti, che crescono sui bordi stradali, in campi incolti e zone riparate ed umide, dove arriva spesso a soffocare le altre piante che crescono vicine a loro.
Galium: dal greco “gala” = latte, caglio, per l’uso, in passato, per cagliare il latte.
Diverse specie appartenenti al genere Galium contengono asperuloside, che produce cumarina, la quale conferisce alle foglie essiccate un caratteristico odore di fieno appena tagliato, (sostanza usata anche in prodotti farmaceutici per aiutare il sapore).
Le radici di molte specie contengono un colorante rosso simile a quello prodotto dalla Rubia tinctorum L.
Tra le varie specie, è molto conosciuto il Caglio asprello, ovvero il Galium aparine, il cui epiteto, appunto, deriva dal greco “aparein” = agganciarsi, con riferimento al fatto che la superficie inferiore di foglie e frutti è coperta da minuscoli ganci, che li rendono appiccicosi, facendoli attaccare ad ogni cosa.
Altri nomi: Aparine, Asprella, Azzeccamme, Lappa, Attaccamani, Attaccavesti, Erba d’oca, Eriffe, Cleavers, Clivers, Catchweed, Robin-run-the-hedge, Goosegrass, Sticky willy, Sweetheart, Hitchhikers, Velcro plant, Bedstraw, Amor de hortolano, Lapa, Gaillet grateron, Kletten-Labkraut, Zhu Yang Yang.
Presente in tutta Italia, il Caglio asprello presenta foglie verticillate e lineari, fiori bianco-verdastri e frutti violacei a maturazione, coperti di setole uncinate, che si fissano solidamente ad ogni appiglio.
ATTENZIONE: Per alcune persone, il contatto con Galium aparine può causare irritazione alla pelle. Sebbene i peli della pianta siano piccoli, possono graffiare le parti più sensibili della pelle ed i numerosi graffi di questo tipo possono assomigliare a un’eruzione cutanea.
Il Caglio asprello è commestibile, le foglie e gli steli della pianta possono essere cotti come ortaggio a foglia, ma prima che appaiano i frutti.
Tuttavia, i numerosi piccoli uncini che ricoprono la pianta, e le conferiscono la sua natura aderente, possono renderla meno appetibile se mangiata cruda.
Le oche consumano frequentemente il Galium aparine, da qui uno dei suoi altri nomi comuni, “erba d’oca“.
Anticamente, i suoi frutti venivano spesso essiccati e tostati, per essere utilizzati come sostituto del caffè, anche perché entrambe le piante appartengono alla stessa famiglia, Rubiaceae.
Dioscoride riferisce che gli antichi pastori greci usavano gli steli appuntiti del Caglio asprello, per creare un “setaccio ruvido”, che poteva essere usato per filtrare il latte.
Carlo Linneo riportò successivamente lo stesso uso in Svezia, una tradizione che è ancora praticata nei tempi moderni.
In Europa, il suo fogliame essiccato veniva un tempo utilizzato per imbottire i materassi, grazie anche ai suoi peli aderenti che fanno aderire insieme i rami, consentendo all’imbottitura del materasso di mantenere uno spessore uniforme.
Si dice che l’azione di adesione delle piante abbia ispirato la creazione del Velcro, l’adesivo per tessuti utilizzato nei tessuti e nelle scarpe.
In passato, il Caglio asprello era considerato diuretico, e quindi utilizzato per alleviare l’edema e favorire la formazione di urina durante le infezioni della vescica.
Era utilizzato anche da persone con gonfiori linfatici, ittero e ferite.
Al Caglio asprello si riconoscono effetti antispastici ed antinfiammatori, ed è utilizzato su condizioni della pelle come la psoriasi e l’eczema.
I Penobscot, indiani d’America che facevano parte della confederazione Abnaki, un tempo stanziati nell’attuale New England, curavano la gonorrea con un decotto nel quale uno degli ingredienti era il Galium Aparine.
Spiritualmente, il Caglio asprello è molto utilei per concedersi uno spazio di riposo prima di tornare nuovamente all’azione frenetica.
Viene utilizzato per portare una sensazione di pace all’utente, per aiutarlo a fare un respiro profondo e rilassarsi prima di iniziare un nuovo piano d’azione. Probabilmente sarebbe utile per tutti coloro i quali tendono ad avere un’azione troppo in avanti e che trovano difficile rallentare e prendere fiato di tanto in tanto.
Al contrario, non è così positivo per coloro che sono bloccati in un posto ed hanno difficoltà a muoversi.
Ciò ha davvero senso poiché la mentalità di “bloccati in una routine” può capitare a chi ha un temperamento flemmatico (freddo e umido), quindi per questo tipo di persona sarebbe necessaria un’erba più stimolante.
Un tempo, i ciuffi di questa erba venivano trasformati in palline grezze e gettati sui vestiti: il numero di quelli che aderivano, indicava il numero di corteggiatori che ci si poteva aspettare.
Oppure, strappata e lanciata sulla schiena di un’amica significava, se rimaneva attaccata, che aveva un fidanzato/ammiratore, mentre, se cadeva le speranze sarebbero state deluse!
Se invece era la fanciulla in questione, a fare cadere il Caglio asprello che le era rimasto attaccatto, caduto a terra esso avrebbe formato l’iniziale del futuro innamorato.
Una tradizione popolare affermava che:
“chi beve acqua di Caglio asprello
per 9 settimane
sarà così bello che tutti
si innamoreranno di lei/lui”!
In Esoterismo, la reputazione del Caglio asprello è di tonico primaverile, quindi può essere utilizzato nei rituali o le feste primaverili.
E’ ottimo nei rituali di purificazione, in quelli che segnano il menarca di una ragazza, l’ingresso nell’età adulta.
Gli usi magici includono fedeltà, amore, successo, fortuna, denaro, protezione, acutezza mentale e benedizione degli animali domestici, sotto forma di incenso o foglie secche.
Per quanto riguarda il denaro, bisogna tenerlo in un sacchetto, oppure metterlo nell’acqua del bagno, quando deve aiutare negli accordi finanziari.
Poiché questa pianta si attacca e lega, è indicato negli incantesimi di legamento o nelle pozioni d’amore, di lussuria.
Un altro uso è nei rituali che hanno lo scopo di “trattenere”, “bloccare”, qualcuno che vuole farti male.
Avendo una forte associazione con la Terra, è utile per consacrare sia pentacoli che strumenti rituali in rame.
Cospargere tutta la casa di foglie di Caglio asprello, per rimuovere gli spiriti negativi.
Se coltivato all’aperto, si ritiene che tenga i serpenti lontani dalle proprietà.
PIANETA: Luna
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Toro-Cancro-Pesci
CHAKRA: 7, Sahasrara (C. della Corona)
Geranium è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Geraniaceae, che comprende più di 350 specie dalla distribuzione cosmopolita.
Geranium deriva dal greco “geranós” = “gru”, per la forma del frutto, che ricorda la testa di questo uccello.
Spesso, il genere Geranium viene scambiato col genere Pelargonium, dal quale si differenzia in quanto il primo possiede fiori con 5 petali tutti uguali, mentre il secondo ha petali irregolari, solitamente con quelli superiori che hanno forma, colore o dimensioni diverse dagli altri tre inferiori.
Dal mondo islamico a quello cristiano, il simbolismo del Geranio è associato agli dei ed ai santi.
In Egitto era simbolo di prosperità, in Cina, simbolo di immortalità ed in Giappone di longevità, ma nel Regno Unito, soprattutto la specie Geranium robertianum era considerata di malaugurio, quindi ai bambini si raccomandava di non raccoglierne i fiori.
Secondo una leggenda, l’origine del Geranio è legata alla vita del profeta Maometto.
Si narra che, dopo aver lavato la propria camicia, la gettò ad asciugare su una pianta e, sorprendentemente, al contatto la pianta si trasformò in un fiore di Geranio.
Nella mitologia scandinava, il Geranio era dedicato a Odino, il dio della saggezza, della poesia e della guerra e, per questo motivo, era conosciuto come il “Favore di Odino”.
La specie probabilmente più nota è il Geranio comune (Geranium molle), di origine euroasiatica, conosciuto anche come Geranio volgare, Geranio molle, Piè di gallo, Erba polacca, Testa di gru, Erba di gru, Cranesbille geranium, Dove’s-foot crane’s-bill, Dove’s-foot geranium, Géranium mou, Weicher Storchschnabel, Geranio de los caminos, Mjuknäva, Loðblágresi, Lodnestorkenebb, Tian Shu Kui.
Molle: tenero, morbido.
Presente in tutta Italia, il Geranio comune è una pianta pelosa, alta fino ad una quarantina di centimetri, con foglie verdi picciolate e pelose, morbide al tatto, e fiori rosa-violetti.
Cresce nei prati, orti, ai bordi delle strade, muretti a secco, incolti, nelle vigne.
Le foglie del Geranio comune possono essere ingrediente di zuppe, oltre ad essere ottime come foraggio.
A questa pianta si riconoscono proprietà anodine, astringenti e vulnerarie.
Le foglie, schiacciate e strofinate sulla pelle, sono un ottimo repellente per insetti.
Anticamente (ma anche oggi), l’olio essenziale di Geranio veniva utilizzato localmente, per favorire la guarigione delle ferite, ridurre le infiammazioni e prevenire le infezioni.
Era benefico per varie malattie della pelle come acne, eczema, pelle secca.
L’olio essenziale è usato in aromaterapia per alleviare i crampi mestruali e bilanciare gli ormoni, oltre ad alleviare i sintomi di problematiche respiratorie, come congestione e tosse.
Inoltre, per le sue proprietà calmanti, favorisce l’equilibrio emotivo ed il rilassamento.
Il rizoma del Geranio comune è ricco di tannino e veniva utilizzato dai primi coloni americani per conciare le pelli.
Quando si raccoglie il Geranio comune (ma anche le altre specie) per i suoi oli essenziali, il tempismo è fondamentale, poiché la più alta concentrazione di oli aromatici si trova tipicamente nelle foglie e negli steli durante la mattina.
Il Geranio dei prati (Geranium pratense) è una pianta di origine euroasiatica, in Italia presente solo in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana.
Pratense: dei prati.
Altri nomi: Geranio de’ mont, Meadow crane’s-bill, Meadow geranium, Geranio de prado, Geranio quinto, Géranium des prés, Wiesen-Storchschnabel, Blaues Schnabelkraut.
Pianta bassa e cespugliosa, può raggiungere 1 metro di larghezza, presenta stelo peloso, foglie verdi palmate e fiori blu pallido col centro più chiaro, raramente bianchi.
Gli stami hanno gambi rosa-viola con antere viola scuro.
Il Geranio pratense è un’erba mellifera, con alta secrezione di nettare ed una grande concentrazione di zucchero.
Cresce nei prati e pascoli freschi, boschi ricchi di humus.
La radice del Geranio dei prati è utilizzata nella medicina tibetana per le sue proprietà analgesiche, antinfiammatorie ed antipiretiche.
Il Geranio dei prati ha una lunga storia di giardinaggio, già dall’Era elisabettiana, quando aveva nomi come Crowfoot Crane’s-bill, Bassinets, Loving Andrews e Gratia Dei (Grazia di Dio).
Il nome Bassinet Geranium deriva da una parola francese per “Salver”, a causa della forma a scodella dei piccoli fiori blu.
Il nome Gratia Dei era una traduzione in latino derivante proprio dal suo nome tedesco medievale, Gottesgnade, che a sua volta proveniva dal suo nome più antico, Grazia di Odino, o Fiore di Odino, indicativo della sua valutazione sacra dall’antico al medievale.
Un tempo, il Geranio dei prati veniva raccolto in Islanda per la fabbricazione di un colorante blu, il cui metodo segreto è ormai dimenticato, ed era molto probabilmente la fonte del colore delle vesti dei sacerdoti, o era la porpora dei re.
In ogni caso era il colore che indicava la presenza di Odino, ed era il colore del suo mantello e dei suoi occhi.
Il colore blu era dedicato anche a Sant’Andrea ed in Germania era tradizione tra le giovani donne pregare nel giorno della festa dedicata a questo santo, per avere una visione dei loro futuri mariti, che sarebbero andati loro in sogno, se avessero dormito nude quella notte.
Per associazione, Sant’Andrea era santo patrono dei matrimoni.
Questo connubio di Andrea con l’amore e con il fiore di Odino, potrebbe facilmente spiegare il motivo per cui in Gran Bretagna, il Geranio dei prati era chiamato anche Loving Andrews.
Questa specie è associata molto agli elfi ed ai folletti, in particolare a Robin Goodfelow, il celebre Puck del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.
Il Geranio colombino (Geranium columbinum), conosciuto anche come Piedi di piccione, Piè colombino, Long-stalked crane’s-bill, Longstalk cranesbill, Stein-Storchschnabel, Tauben-Storchschnabel, Pie de paloma, Pied de Pigeon, Géranium colombin, è una pianta di origine europea.
Colombinum: dal latino, “gradito dai colombi”.
Presente in tutta Italia, cresce nei prati, pascoli, boschi, ai margini delle strade.
Il Geranio colombino può raggiungere i 40 cm. di altezza, presenta foglie palmate verdi, fiori rosa con venature porpora e fusto peloso.
La sua radice cotta è commestibile, ed era consumata come cibo in tempi di carestia.
Tutta la pianta, ma soprattutto le radici, sono ricche di tannino ed hanno proprietà antisettiche, altamente astringenti, emostatiche e toniche.
L’infuso dell’intera pianta, o delle sole radici, viene utilizzato nel trattamento della diarrea (soprattutto dei bambini e degli anziani), della dissenteria, del colera, della gastroenterite, delle emorragie interne, delle mestruazioni eccessive ecc.
Esternamente viene utilizzata, invece, nel trattamento delle ferite purulenti, delle emorroidi, della candida, delle secrezioni vaginali, delle infiammazioni della bocca, ecc.
È meglio raccogliere le radici quando la pianta entra in fiore, poiché sono allora più attive dal punto di vista medicinale.
Invece, le foglie dovrebbero essere raccolte prima che la pianta deponga il seme.
Il Geranio argentino (Geranium argenteum) è una pianta di origine europea, diffusa in Italia ad alta quota, in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige ed Umbria, e cresce in luoghi sassosi, ghiaioni, praterie montane.
Pianta molto rara, è rizomatosa, alta fino a 15 cm., presenta foglie palmate argentee, fiori lilla venati di bruno e frutti a forma di becco di gru.
“Argenteum” dal latino, argenteo, per il colore delle foglie.
Altri nomi: Geranio argenteo, Geranio di montagna, Silvery Crane’s Bill, Silver-leaf Geranium, Silver Geranium, Géranium argenté, Silber-Storchschnabel, Bodziszek, Srebrna krvomocnica.
Specie molto apprezzata come pianta da ornamento nei giardini rocciosi o alpini.
In Esoterismo, i Gerani hanno una ricca storia di pratiche magiche, dallo scongiurare la negatività al potenziamento degli incantesimi d’amore, ed i loro attributi unici li rendono un’aggiunta affascinante a qualsiasi giardino o rituale magico.
Un tè ai fiori di Geranio contrasta efficacemente molti incantesimi d’amore, mentre un pezzetto della radice può essere portato addosso come amuleto, per attirare felicità e prosperità. Può anche essere utilizzato negli incantesimi, per incoraggiare il concepimento, la gravidanza ed il parto sicuro, specialmente negli incantesimi di Magia simpatica.
Il Geranio è associato all’amore, alla passione ed al miglioramento delle relazioni romantiche in genere.
Può essere utilizzato in incantesimi e rituali protettivi, per allontanare energie ed influenze negative.
Il Geranio è usato per portare equilibrio ed armonia nella vita, nelle relazioni e nelle emozioni.
Possiede energie curative e quindi può essere utilizzato nei rituali per il benessere fisico, è associato alla stimolazione della creatività ed al miglioramento dell’espressione artistica.
Questo genere è utilizzato per la protezione psichica, proteggendo dalle energie negativi, malocchio ed attacchi psichici.
Usato nella Magia dell’amore, può combattere contro i legamenti forzati o per attirare felicità, prosperità e positività.
PIANETA: Venere
ELEMENTO: Terra
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Toro-Vergine
CHAKRA: 4, Anahata (C. del Cuore)
Canarium è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Burseraceae, la quale comprende più di 100 specie.
Molto conosciute sono tre specie: Canarium luzonicum, Canarium schweinfurthii e Canarium madagascariense.
Canarium luzonicum, comunemente noto come Elemi, è un albero sempreverde che cresce spontaneamente nelle zone tropicali di Malesia, Papua Nuova Guinea ed altre isole del Pacifico.
Nelle Isole Filippine, dove viene coltivato, è conosciuto come Sahing o Pili.
L’albero, che può raggiungere i 30 metri d’altezza, presenta foglie alterne e pennate; fiori a grappoli impollinati dagli insetti, a cui seguono noci dal guscio spesso contenenti noccioli commestibili.
I semi vengono utilizzati per uso alimentare, sia crudi che cotti, e da essi si può estrarre un olio commestibile, mentre la polpa può essere stufata ma è piuttosto insipida.
I giovani germogli della pianta possono essere bolliti e mangiati come verdura.
Elemi è un termine usato molte volte, per denotare diverse resine.
Nei secoli XVII e XVIII, Elemi indicava solitamente una resina proveniente da alberi brasiliani del genere Calophyllum, e prima ancora indicava la resina derivata dalla Boswellia frereana.
Elemi potrebbe anche derivare dal greco “enaimon” (ἔναιμον), nome di una medicina emostatica che, secondo Plinio, conteneva lacrime trasudate dall’olivo d’Arabia.
O ancora, potrebbe derivare da una frase araba che significa ‘sopra e sotto’, abbreviazione di ‘Come sopra, così sotto’ (Ermete Trismegisto) e questo dice molto sull’azione dell’Elemi sul piano emozionale e spirituale.
Dal Canarium luzonicum si ricava un’oleoresina che, quando è molto fresca è di colore giallo paglierino e morbida poi, piano piano diventa più giallastra e più soda.
L’Elemi di Manila è la più conosciuta e la più grande fonte di approvvigionamento mondiale.
Di consistenza simile al miele, l’Elemi è solubile in alcol, ed il suo raccolto viene aumentato incidendo l’albero ed applicando calore, per stimolare il flusso della resina.
Con essa si produce l’incenso, più facile da lavorare se congelato per 30 minuti e poi macinato.
Nel suo stato morbido, l’Elemi può essere utilizzata per produrre pellet di incenso (palline di incenso grandi quanto un pisello).
L’olio aromatico di Elemi viene distillato a vapore dalla resina, e possiede un forte profumo di pino e limone.
Uno dei componenti della resina è chiamato amirina, ed essa viene utilizzata principalmente per produrre vernici, lacche ed anche inchiostri da stampa.
La resina Elemi è usata come medicinale erboristico, per trattare bronchite, catarro, tosse estrema, pelle matura, cicatrici, stress e ferite.
Essa si miscela perfettamente con: Borneolo, Canfora, Cardamomo, Dammar, Eucalipto, Guggul, Ibisco, Ginepro, Citronella, Lentisco, Mirra, resina ed aghi di Pino, Opoponax, Legno di Sandalo, Salvia sclarea, Rosmarino.
Anticamente, l’Elemi era venerato come olio sacro e veniva utilizzato persino dagli antichi Egizi nell’imbalsamazione, per aiutare l’anima a trascendere nel regno successivo dell’esistenza.
Fu la scoperta delle Filippine da parte di Magellano nel 1521, che portò l’Elemi di Manila, nota per le sue proprietà medicinali e il suo profumo, ad essere introdotta in Europa e nel Medio Oriente.
Il suo utilizzo nell’“incenso cinese” per le cerimonie religiose veniva menzionato già in Cina nel VII secolo, oltre ad essere utilizzato come fumigante per profumare le case.
In quell’epoca venivano portate al collo anche piccole borse di Elemi.
A partire dal XVIII secolo, l’Occidente iniziò ad utilizzare regolarmente l’Elemi per le sue proprietà terapeutiche, tanto che viene menzionato in molti testi, anche come “l’inventario dei farmaci semplici che devono essere sempre tenuti a portata di mano nelle farmacie ospedaliere del Re”.
In seguito (ma ancora oggi), quando l’incenso divenne troppo costoso e scarso per il consumo di massa, l’Elemi divenne rapidamente un logico sostituto, offrendo molti degli stessi benefici terapeutici, in quanto con un costo più accessibile.
È molto utile nel creare chiara consapevolezza e chiarezza per il lavoro meditativo e magico, portando in equilibrio i Chakra della corona e della radice.
Le proprietà unificanti ed equilibranti dell’Elemi lo rendono particolarmente adatto alla meditazione di gruppo, poiché può aiutare a riportare rapidamente in armonia le energie dei partecipanti.
L’Elemi suscita una sensazione di pace profonda unita a completa lucidità, proprietà particolarmente utile all’inizio della meditazione, per allontanare le preoccupazioni esterne, oltre ad aprire alle esperienze mistiche.
A fine seduta è di grande aiuto, per restituire la realtà di ogni giorno, anche se la meditazione è stata molto profonda e lunga.
Se utilizzato per riequilibrare i chakra insieme a qualche cristallo, l’Elemi può risvegliare sentimenti profondamente nascosti.
Incoraggia la contentezza, la calma, l’immobilità rilassante, la compassione e la pace, mostra come bilanciare la tua vita spirituale con la tua esistenza mondana.
Usalo per stimolare le capacità mentali quando soffri di stress, esaurimento nervoso, o semplicemente ti senti lento.
L’olio essenziale di Elemi può essere utilizzato per aiutare a dissipare la solitudine, creare una prospettiva più positiva e incoraggiare la speranza.
In Esoterismo, l’Elemi aiuta ad affinare le proprie abilità magiche, è utilizzato negli incantesimi per abilità psichiche, purificazione, chiarezza e concentrazione, e nella magia degli Inferi.
Un’altra specie interessante è l’Elemi africano, Canarium schweinfurthii, conosciuto anche come Bush candle, African olive, African elemi, Mupafu, Oliva africana, Abel, Aielé, Muwafu e Canario.
Questo grande albero è originario dell’Africa tropicale e cresce sulle coste di Nigeria, dall’Angola all’Uganda.
L’Elemi africano produce frutti commestibili con un guscio spesso, denso e duro.
I semi duri dei suoi frutti sono usati per la divinazione tradizionale tra gli Stregoni dell’altopiano nella cintura centrale della Nigeria centrale, ma anche per scopi ornamentali come la realizzazione di collane, braccialetti e costumi, o ancora per realizzare strumenti locali.
L’Elemi africano è una delle numerose fonti dell’oleoresina economicamente utile conosciuta, appunto come Elemi africana.
Questa resina, chiamata anche “Mogano bianco” o “Camonya”, si ottiene dal taglio della corteccia ed odora di trementina.
Quando trasuda è appiccicosa e viene usata dalle popolazioni come colla, per riparare ceramiche rotte, per calafatare le barche e come gomma per fissare le punte di freccia alle aste.
Nell’Africa occidentale, questa resina viene tradizionalmente bruciata per fumigare le abitazioni e mescolata con olio per la pittura per il corpo.
Durante la seconda Guerra mondiale, la resina di Elemi africana era utilizzata come sostituto della gomma mastice nella preparazione delle medicazioni per le ferite.
Il decotto di corteccia viene usato contro dissenteria, gonorrea, tosse, dolori al petto, affezioni polmonari, disturbi allo stomaco, intossicazione alimentare ed è purgante ed emetico.
La resina invece è utilizzata contro infezioni provocate da parassiti intestinali, è inoltre emolliente, stimolante, diuretica e svolge un’azione benefica su affezioni cutanee ed eczemi.
Contiene limonene in grande quantità e viene usata come antizanzare e, con uso interno, per contrastare le parassitosi intestinali; viene usata anche per problematiche dermatologiche come eczemi.
Aiuta a riequilibrare i chakra superiori e inferiori, ed a trovare il giusto equilibrio tra la parte spirituale e le responsabilità che abbiamo nel mondo.
L’Elemi africana è anche adatta nelle meditazioni di gruppo, perché aiuta a raggiungere velocemente l’armonia delle energie tra tutti.
Apporta sentimenti di pace profonda e profonda lucidità, aiuta a trovare la concentrazione e ridona freschezza agli ambienti tetri e chiusi.
La Camonya viene utilizzata come incenso per scopi cerimoniali e domestici.
Ultima specie è il Canarium madagascariense, l’Elemi del Madagascar, un arbusto che può raggiungere i 35 metri d’altezza, foglie alterne, fiori terminali o ascellari di colore bianco e per frutti, delle grosse drupe ovali violette a maturità, con polpa giallastra.
I frutti vengono mangiati, soprattutto dai bambini, ed i semi tostati vengono mangiati come le arachidi.
La sua corteccia bruna o grigiastra è molto apprezzata in ebanisteria, tradizionalmente usata in Madagascar per la costruzione di piroghe, scatole, gabbie, costruzioni, manici di utensili, fiammiferi, mobili di uso quotidiano e parti nascoste di mobili di pregio, impiallacciatura, compensato, pannelli duri e truciolari.
L’Elemi del Madagascar produce una resina aromatica biancastra, impiegata nelle cerimonie rituali in maniera simile all’incenso, chiamata Harami, Haramy o Ramy, la quale ha un odore che ricorda quello dell’Elemi Manila, con una nota più dolce e meno acuta.
L’Harami è uno stimolante e la sua attività aumenta se messo in salamoia nell’alcool.
Viene utilizzata in medicina per il trattamento di disturbi urinari, carie dentali, reumatismi, ferite e come disinfettante.
Dopo il riscaldamento, il suo vapore viene inalato contro il mal di testa ed altri dolori, e si ritiene che l’immersione nel suo vapore protegga dalle infezioni.
La resina viene talvolta utilizzata come insetticida e albero ornamentale da ombra.
Grazie al suo aroma speziato, agrumato ed energizzante, infonde forza e determinazione.
L’incenso Haramy si usa per accompagnare la meditazione e tante altre pratiche di culto ma, dato il costo elevato, dovuto alla difficoltà di reperimento, viene sostituito in tutto dall’Elemi.
PIANETA: Mercurio
ELEMENTO: Acqua
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Cancro, Leone, Vergine
CHAKRA: 1, Muladhara (C. della Radice) – 2, Svadhishtana (C. Sacrale) – 7, Sahasrara (C. della Corona).
«E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari…»
–Giovanni Pascoli–
Viburnum è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae, originario dell’Eurasia ed Americhe.
Il nome potrebbe derivare dal latino “viere” = “intrecciare” in riferimento dei rami flessibili, o da “vovorna” = “dei luoghi selvatici”.
La specie più conosciuta è il Viburno tino (Viburnum tinus), un arbusto sempreverde che può raggiungere i 3 metri d’altezza, con foglie verde scuro ovali, fiori bianchi riuniti ad ombrelle, rossastri quando sono boccioli e bacche blu-violacee ovoidali (tossiche), molto appetite da fringuelli, frosoni e topi campagnoli.
Presente in tutta Italia tranne Val d’Aosta e Piemonte, e componente importante della macchia mediterranea, il Viburno tino cresce nei terreni calcarei e predilige i margini dei boschi, oltre ad essere molto utilizzato come siepe ornamentale e come bordatura per i prati.
Altri nomi: Oppiono, Palla di neve, Pallone di maggio, Curnà, Liburno, Lentaggine, Dentaggine, Lagro salvatico, Lappuso, Lau, Laurentino, Lauro selvatico, Laurotino, Tino, Viorne-tin, Lorbeer-Schneeball, Uvas de perro, Laurustinus, Laurustine, Laurestine.
L’uso del Viburno tino nella medicina popolare cinese ha una lunga tradizione, poiché veniva utilizzato per trattare diarrea, tosse, artrite reumatoide e contusioni, oltre ad avere proprietà sedative, antispasmodiche ed antiossidanti.
Ancora oggi, ha usi medicinali: l’infuso delle foglie ha proprietà antipiretiche, mentre i frutti possono essere utilizzati come purganti.
In erboristeria, veniva utilizzato come tintura in un rimedio contro la depressione, ma anche come polvere essiccata delle foglie, come agente molluschicida.
Nella simbologia dei fiori, il Viburno tino significa: “Devoto a te, muoio, se trascurato”.
L’uso del suo legno risale a molto tempo addietro e, addirittura nell’equipaggiamento de “l’Uomo del Similaun” (o “Uomo dell’Hauslabjoch”, oppure “Ötzi“), ovvero il corpo di un uomo risalente all’Età del rame (circa 3300 – 3100 anni a.C) scoperto nel Trentino Alto Adige, sono state ritrovate frecce ricavate dai rami di questo arbusto.
Le bacche sono velenose e da esse, una volta mature, si ricavava un inchiostro.
I getti giovanili del Viburno tino sono molto flessibili, infatti un tempo venivano utilizzati al posto del Salice, sia come legacci che per intrecciare i cesti.
Il legno, molto duro, si utilizzava per la produzione di pipe e bocchini.
Con le foglie si fa un decotto per scurire i capelli.
Anticamente, il Viburno tino era considerato un albero maledetto, perché si credeva che i suoi rami fossero serviti per legare Gesù alla croce.
Secondo un’antica leggenda irlandese, che ci sia neve o pioggia, il 1 gennaio, giorno dedicato a Santa Faine, badessa del VI secolo, il Viburno sicuramente fiorirà.
Il Viburno tino può anche significare fastidi e calunnie.
Il Viburno oppio (Viburnum opulus) è un arbusto alto fino a 4 metri originario dell’Eurasia, molto decorativo.
Cresce in tutta Italia, tranne Puglia e Val d’Aosta, in boschi umidi, pioppeti, suoli calcarei.
Opulus: dal latino Oppio o Loppio, per la somiglianza delle foglie di questa specie che ricordano quelle del Loppio (Acero campestre).
Altri nomi: Oppio, Palla di neve, Rosa di Gueldra, Rosa di Viburno, Pagogna, Puine, Gemeiner Schneeball, Viorne obier, Boule de neige, Viburno rosso, Dog berry, Water elder, Kalyna, Bola de nieve, Mundillo, Guelder rose, Cramp bark, Snowball Tree, Gewöhnlicher Schneeball, Călin.
Presenta foglie trilobate, fiorellini bianchi riuniti in ombrelle e drupe rosse contenenti un nocciolo cuoriforme.
Il Viburno oppio è un indicatore di boschi secolari, se lo vedi mentre stai esplorando, potrebbe essere un segno, che ti trovi in un habitat raro e speciale.
Questa specie è uno dei simboli nazionali dell’Ucraina ed è menzionata in molte canzoni popolari, oltre ad essere rappresentata nell’arte e nei ricami.
Le sue bacche possono essere leggermente tossiche se consumate crude, ma possono essere cotte in gelatina o marmellata.
La corteccia del Viburno oppio è efficace per alleviare i crampi muscolari, se usata sotto forma di tintura.
Infatti è antispasmodica e sedativa, ed è stata utilizzata dalle donne per centinaia di anni, per calmare i crampi mestruali, per trattare flussi mestruali molto dolorosi (come la dismenorrea), l’endometriosi o fibromi.
Infine, la corteccia può essere utilizzata anche per alleviare il singhiozzo.
Il Viburno oppio è molto richiesto come arbusto ornamentale, sia per i fiori molto vistosi che per le drupe.
Questa pianta è stata utilizzata anche nel folklore e nella mitologia di varie culture.
In Europa, si credeva avesse proprietà protettive e veniva spesso piantata vicino alle case per allontanare gli spiriti maligni.
Nell’antica mitologia slava, il Viburno oppio era associato alla nascita dell’Universo, la cosiddetta “Trinità del Fuoco”: il Sole, la Luna e la Stella.
Si credeva che il ponte Kalyna (nome utilizzato per questa pianta), collegasse il mondo dei vivi a quello dei morti.
Il Viburno oppio era anche associato alla dea Marena, che si credeva avesse il potere di guarire e proteggere.
Le sue bacche simboleggiano la casa e la terra natale, il sangue e le radici familiari, oltre a rappresentare la bellezza di una fanciulla.
Il Viburno oppio veniva spesso raffigurato nel folclore ucraino con canti, arti decorative, poesia e ricami di tessuti e camicie rituali.
La canzone “Chervona Kalyna” era l’inno dei fucilieri ucraini del Sich e dell’esercito ribelle ucraino, ed un grappolo di bacche è oggi un’insegna dell’Esercito ucraino.
Questa pianta è anche uno dei simboli nazionali della Russia ed anche un importante suo simbolo dello stile artigianale di pittura ornamentale su legno chiamato Khokhloma.
Il colore rosso fuoco delle bacche rappresenta la bellezza nella cultura russa e, insieme ai dolci lamponi, mantiene l’antico simbolismo dell’amore appassionato per una bella fanciulla, poiché le bacche sono sempre state un simbolo erotico in Russia. Il lato amaro del frutto rosso simboleggia anche la separazione amorosa nella cultura popolare russa.
In una canzone popolare svedese del 1940/46, “Visa vid Midsommartid / Song at Mid-summer”, scritta dal drammaturgo ed attore del ‘900, Rune Lindström, si prepara qualcuno all’esperienza estatica che lo attende nella notte più breve dell’estate.
Nel primo verso, la fanciulla si lega una corona di fiori di Viburno oppio attorno ai capelli, e poi il poeta predice danze notturne selvagge con esseri magici, fino al sonno esausto sulla riva di uno stagno scuro.
Invece, Erik Axel Karlfelt (premio Nobel postumo per la letteratura nel 1931), in “Häxorna/Le streghe”, cita:
“Non camminare tra i viburni e i prugnoli
quando l’aria della sera è ancora calda.
Un demone miracoloso abita
nella stanza buia degli alberi.
Evita i prugnoli e i viburni
e il falso canto dei cespugli”
Nella mitologia scandinava, il Viburno oppio era chiamato “sambuco dell’acqua” e si diceva che lo spirito dell’acqua, noto come Nix, aspettasse sotto la pianta e suonasse una musica coinvolgente.
Quando qualcuno si fermava ad ascoltare, veniva afferrato e trascinato sott’acqua, a meno che non avesse già un rametto della pianta in tasca.
Il Viburno lantana (Viburnum lantana) è un arbusto molto ramificato, che può raggiungere i 5 metri d’altezza, originario dell’Eurasia.
Presente in tutta Italia, tranne Sardegna, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata, cresce nei boschi, su terreni calcarei.
Presenta grandi foglie dentate e pelose, piccoli fiori bianchi riuniti in ombrelle, e drupe appiattite inizialmente rosse e poi bluastre/nere.
I rami giovani presentano sono molto flessibili e sono usati per la creazione di legature, verghe, cesti, gerle, ecc.
Lantana: simile alla Lantana.
Altri nomi: Viborno, Viorna, Agurru, Merda de gatt, Antanel, Matallo, Scona, Wolliger Schneeball, Wayfaring tree (perchè cresce sui lati dei sentieri), Viorne lantane, Viorne cotonneuse, Hoarwithy, Barbadejo, Viburno común, Kleiner Mehlbaum, Mancienne, Wayfarer.
Il Viburno lantana è molto utilizzato a scopo ornamentale, ed i suoi giovani steli possono essere usati come spago naturale.
I rami vengono utilizzati per intrecciare cesti e per realizzare cerchi, mentre dalle foglie si ottiene un colore giallo paglierino, che si usa come mordente per l’alluminio e per colorare i tessuti.
I frutti e la corteccia contengono tannini e vengono utilizzati per produrre inchiostro.
Questa specie viene utilizzata come portainnesto per tutte le specie di Viburno che richiedono innesto.
I frutti e la corteccia contengono tannini e sono astringenti.
Un decotto veniva utilizzato per sciacqui e gargarismi nella cura del mal di gola e delle gengiviti.
Uno dei suoi nomi inglesi, Wayfarer tree (Albero del viandante) gli fu assegnato alla fine del ‘500 dall’erborista John Gerard, che lo notò lungo i sentieri tra il Wiltshire e Londra.
Egli lo associò all’essere su o vicino a un sentiero, impedendo ai viaggiatori di perdersi.
Lo spirito dell’Albero del viandante ci dice che c’è una grande attrazione nel seguire percorsi già stabiliti, anche perché pensiamo che essi vadano in una direzione per noi utile.
In realtà, basta poco per deviare o per tracciare una nuova via, che potrebbe semplicemente tornare su se stessa o diventare un vicolo cieco.
Stiamo parlando di “abitudini”, che sono percorsi stabiliti nel tempo da culture, gruppi, famiglie ed individui e che, con il passare del tempo, potrebbero rivelarsi percorsi utili o logori, potrebbero essere oscurati da direzioni più alla moda, possono essere i migliori in cui muoversi, oppure obsoleti.
Quando nella vita ripetiamo sempre gli stessi schemi, diventa come perdersi in un luogo sconosciuto, in cui ci ritroviamo semplicemente a viaggiare in tondo.
Quindi, se riusciamo a riconoscere questo comportamento, dobbiamo capirne i motivi, ma dobbiamo anche apportare consapevolmente modifiche in modo da poter andare altrove.
“Perdersi in un sogno del futuro è altrettanto futile, quanto perdersi in un sogno del passato”
Ecco allora, che accorre in nostro soccorso lo Spirito dell’Albero del viandante, il Viburno lantana, permettendoci di scoprire cosa deve essere conservato, riesaminato o ricordato, e cosa deve essere lasciato indietro.
Ascoltarlo, può indicarci un nuovo sentiro verso la salvezza.
Una fiaba boema racconta di un giovane di nome Lucindo, che voleva diventare re e, per questo motivo, lasciò la famiglia per seguire un mercante ebreo.
Per caso, egli capitò col suo compagno in un paese deserto, nel quale fu messo alla prova dagli spiriti dei defunti.
Lucindo, di indole generosa e caritatevole, diede sepoltura ai corpi delle anime tormentate.
Allora, sulla tomba ancora fresca, crebbe un cespuglio dai fiori bianchi ed un pettirosso fatato disse a Lucindo, che quei fiori di Viburno l’avrebbero reso invincibile.
Il giovane colse qualche fiore e proseguì il cammino, finché giunse in un regno, che aveva perduto da poco il re ed era governato da dodici Savi.
Su quel Paese gravava però la minaccia di un terribile drago con dieci teste, al quale ogni anno andavano sacrificati dieci giovinetti.
Lucindo si offrì di andare ad affrontare il drago e, fiducioso nella sua invulnerabilità, per dieci volte decapitò la mostruosa creatura con il solo aiuto di un semplice bastone.
Il popolo lo acclamò con tutti gli onori e lo fece re.
L’amico ebreo rimase al fianco di Lucindo come consigliere, ed ogni decisione importante venne sempre presa dai due passeggiando in giardino: una rigogliosa macchia di Viburni lantana, che in primavera fioriva di nuvole bianche ed in autunno si copriva di bacche vermiglie.
In generale, in Esoterismo il Viburno viene utilizzato per la protezione, per la fortuna al gioco, per il lavoro e per il potere. Se indossi un pezzo della sua corteccia, magari sotto forma di collana o dentro un sacchettino attorno al collo, ti protegge dagli spiriti malvagi e dagli avvenimenti accidentali.
I giocatori lo utilizzano come amuleto portafortuna da portare sempre con loro durante le loro partite.
Se hai bisogno di potere, puoi immergere la radice di Viburno, spezzettata, in un barattolo pieno di whisky ed alcool di Canfora e poi, al bisogno puoi prendere uno dei pezzetti e strofinarlo tra le mani.
Però fai attenzione nel tuo intento: se, per esempio, hai bisogno di denaro, la radice andrà posizionata vicino al tuo portafoglio, oppure a delle monete o banconote, insomma qualcosa che possa simboleggiare il denaro.
Se, invece, cerchi lavoro, metti in tasca un pezzetto della radice di Viburno, la quale ti aiuterà a superare tutte le difficoltà come l’ansia, la tensione, il timore di esprimersi ecc.
Proprio perchè il Viburno aiuta ad aumentare il tuo potere e la tua sicurezza interiore, puoi portare la radice sempre in tasca, anche quando cerchi di chiedere un aumento di stipendio.
Vi lascio col testo di una canzone cosacca del XVII secolo dei fucilieri ucraini, simbolo della resistenza nazionale e dell’aspirazione alla libertà, scritta dal compositore Stepan Čarnec’kyj, nel 1914.
« Ой у л у зі черв о на кал и на »
“Oh, viburno rosso nel prato”
Oh, nel prato un rosso viburno si è chinato in basso.
Per qualche ragione, la nostra gloriosa Ucraina è addolorata.
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Non piegarti in basso, oh rosso viburno, tu hai un fiore bianco.
Non preoccuparti, gloriosa Ucraina, hai un popolo libero.
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Avanzano, i nostri compagni volontari,
in una sanguinosa lotta, per liberare i nostri fratelli
dalle catene di Mosca.
E noi allora libereremo i nostri fratelli ucraini.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Oh, nel campo del grano primaverile, c’è una traccia d’oro,
Quindi i fucilieri ucraini iniziano a ingaggiare il nemico.
E prenderemo quel prezioso primo grano
e lo raccoglieremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
Quando i venti tempestosi soffieranno
forte dalle ampie steppe, glorificheranno,
in tutta l’Ucraina, i fucilieri Sich.
E prenderemo la gloria dei fucilieri preservandola.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!
E prenderemo quel rosso viburno e lo solleveremo.
E rallegreremo la nostra gloriosa Ucraina, ehi, ehi!