Màndala, dal sanscrito “essenza” + “contenere”, ovvero “ciclo”, è un termine simbolico associato alla cultura Veda e, in particolar modo, alla raccolta di inni o libri chiamata Rigveda.
Il nome è anche utilizzato per indicare un diagramma circolare costituito, di base, dall’associazione di diverse figure geometriche, come il punto, il triangolo, il cerchio ed il quadrato.
Il disegno riveste un significato spirituale e rituale, nel Tibet lamaistico, nell’Induismo tantrico, nel Buddhismo Vajrayana tibetano, per gli Indiani Navaho e del Sud-Ovest America.
Il più antico Mandala fino ad oggi conosciuto è una “ruota solare” paleolitica, scoperta nell’Africa del sud.
Il Mandala è stato importato nella cultura occidentale da Carl Gustav Jung, il quale sosteneva che i sentimenti si esprimono attraverso i colori e che la totalità dei colori esprime la totalità psichica.
Forme mandaliche possono trovarsi anche in natura, nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, nel cielo.
I Mandala possono essere disegnati, ma anche “vissuti”.
Alcuni esempi si trovano in India con la danza del Mandala, tra gli indiani Navaho nelle pratiche di guarigione, in cui la persona è posta al centro di un cerchio disegnato sul terreno.
In Occidente, l’idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari e nel girotondo dei bambini
Nella tradizione buddhista, i Mandala vengono disegnati con sabbie colorate e poi distrutti, a simboleggiare l’impermanenza del mondo materiale.
Secondo i Buddhisti, il Mandala rappresenta il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico, che permette di crescere interiormente.
I Buddhisti dicono, però, che i veri Mandala possono essere solamente mentali, le immagini fisiche servono per costruire il vero Mandala, che si forma nella mente della gente.
Quindi, secondo la tradizione orientale, i Mandala sono una rappresentazione dell’Universo.
Di conseguenza, se si disegna e/o colora un Mandala, l’opera può diventare una rappresentazione del proprio mondo interiore e del proprio stato d’animo di quel momento.
Nel Buddhismo tibetano, i Mandala sono disegnati con sabbie colorate e poi distrutti, a simboleggiare l’impermanenza del mondo materiale.
Il Mandala di sabbia rappresenta il proprio potere di acquisire conoscenza e saggezza, per combattere la negatività, l’odio, la rabbia e la violenza.
I Mandala non sono soltanto una forma d’arte per focalizzare l’attenzione, per definire uno spazio sacro, ma aiutano anche la meditazione.
Solitamente nel Mandala c’è una “cintura” esterna (una sorta di “barriera di fuoco”, ovvero la coscienza metafisica) e uno o più cerchi concentrici, contenenti un quadrato suddiviso in quattro triangoli: al centro di ogni triangolo (e del Mandala) ci sono altri cerchi, contenenti figure di divinità.
Spesso un Mandala ha una struttura labirintica, o è disegnato come un palazzo con le sue torri; possono esserci disegni floreali o strutture ripetitive (come i cristalli).
La cintura esterna brucia l’ignoranza; quella successiva simboleggia l’illuminazione, quella di foglie evoca la rinascita spirituale.
Nel cerchio centrale si trova il vero Mandala (palazzo) con le immagini degli Dèi.
All’estrema periferia di tutto il disegno ci sono quattro porte, difese da “guardiani” protettori della coscienza.
Ci si può guarire attraverso i Mandala; essi stimolano l’abbondanza, l’armonia e la salute di ogni persona, in pratica tutto ciò che essa desideri.
Il Mandala non mente.
Quindi bisogna lavorare con esso, ridisegnarlo e colorarlo.
Tecniche di guarigione utilizzano varie forme e colori, che rappresentano pensieri, emozioni ed intuizioni della persona, che realizza il Mandala.
La scelta non è mai casuale.
Uno stesso colore può persino assumere connotazioni diverse, in base allo stato d’animo di ciascuno.