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Scritto da MadameBlatt

Idromele, idromele, idromele!
Meravigliosamente bagnato,
peccaminosamente dolce!
Alzate i vostri corni di idromele
e tenete alte le vostre tazze,
vogliamo continuare a bere
finché non moriremo!
Idromele, idromele, idromele!
È ciò di cui un corpo ha bisogno!
Ci rende forti, saggi e coraggiosi,
non c’Ú niente di meglio,
Ú ciò che desideriamo!
Idromele, idromele, idromele!
Lo bevo mattina, mezzogiorno e sera.
Mi piace speziato, dolce e potente,
presto mi ubriacherò
ed Ú molto probabile,
Idromele, idromele, idromele!

The Elder Scrolls Online

L’Idromele, in altre lingue Mead, Hydromel, Ú una bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione del miele mescolato con acqua e talvolta con l’aggiunta di ingredienti come spezie (chiamato Metheglin), frutta (chiamato Melomel), cereali, luppolo.
La maggior parte dello zucchero contenuto nell’Idromele deriva dal miele, e la bevanda può essere ferma, gassata, frizzante naturale, secca, semidolce e dolce.
Nell’antichità, l’Idromele veniva prodotto in tutta Europa, Africa ed Asia, ed intorno a sé ha creato molteplici ruoli importanti nella mitologia di alcuni popoli.
Esso era utilizzato anche per scopi medicinali, tramite un infuso con erbe curative e spezie, conosciuto come “Metheglin” da cui deriva la nostra parola moderna “medicina”.
Si ritiene che l’Idromele sia la più antica bevanda alcolica, probabilmente scoperta prima dell’avvento dell’agricoltura e della ceramica nel Neolitico.

Sono stati trovati registri che parlavano di Idromele nelle tombe dei Faraoni dell’antico Egitto, ma esistono anche testimonianze scritte nei testi indù Rigveda degli anni 1700-1100 a.C.: Krishna e Indra sono chiamati Madhava, che significa “i nati dal miele“, e in cielo “c’Ú una sorgente di Idromele“.
Durante l’Età dell’Oro dell’antica Grecia, si diceva che l’Idromele fosse la famosa “ambrosia“, la bevanda preferita dagli Dei, e che Crono fu fatto ubriacare con questa bevanda da Zeus.
I Greci credevano che fosse una rugiada inviata dal cielo e raccolta dalle api, messaggere degli Dei.
Quando i primi Vichinghi sbarcarono in Inghilterra dalla Danimarca intorno all’800 d.C., portarono con loro anche una bevanda dolce al miele fermentato aromatizzata con spezie chiamata “MjÞd” o Idromele.
I Vichinghi e la mitologia norrena narravano dell’Idromele Poetico o Idromele della Poesia, o Idromele di Suttungr, come una bevanda magica che trasforma chi la beve in uno Scaldo o uno studioso, in grado di recitare qualsiasi informazione e risolvere qualsiasi questione.
[Uno Skald o Skáld, in antico norvegese “poeta”, componeva poesia scaldica, uno dei due tipi di poesia antica norvegese, composta per onorare i re, ma a volte erano improvvisati].
Una di queste poesie narra che, dopo la guerra Æsir-Vanir, un conflitto tra due gruppi di divinità, gli Æsir (molto bellicosi ed associati alle colline ed agli Elfi) ed i Vanir (associati alla fertilità, alla saggezza ed alla capacità di vedere il futuro) che alla fine portò all’unificazione di queste due fazioni in un unico Pantheon, gli Dei suggellarono la tregua sputando in una botte.
Per mantenere un simbolo di questa tregua, crearono dalla loro saliva un uomo chiamato Kvasir, così saggio che non c’erano domande a cui non potesse rispondere.
Egli viaggiava in tutto il mondo per donare la conoscenza all’umanità.
Un giorno visitò i nani malvagi Fjalar e Galar, i quali lo uccisero e versarono il suo sangue in due tini ed una pentola chiamati Boðn, Són ed Óðrerir.


I nani mescolarono il sangue di Kvasir con il miele, creando così Odhroerir, ovvero un Idromele che rendeva chiunque lo bevesse un “skáld eða frœðamaðr”  (poeta o studioso), e raccontarono agli Dei, che il saggio era rimasto “soffocato nell’intelligenza”.
Infatti, chiunque bevesse questa pozione avrebbe ricevuto la saggezza di Kvasir ed altre abilità magiche, in particolare nella poesia.
L’Idromele era conservato in una grotta magica in una montagna lontana, sorvegliata da un gigante di nome Suttung, che voleva tenerla tutta per sé.
Odino, tuttavia, venne a conoscenza dell’Idromele e decise immediatamente che doveva averlo.
Si travestì da bracciante agricolo chiamato Bolverk ed andò a lavorare arando i campi per il fratello di Suttung, in cambio di un sorso di Idromele.
Per tre notti, Odino riuscì a bere la magica bevanda Odhroerir, rappresentata simbolicamente da tre corni.

Triplo Corno di Odino

L’Idromele era anche una vivida metafora dell’ispirazione poetica, spesso associata ad Odino, il Dio della “possessione”, tramite la rabbia dei Berserker, ovvero coloro che combattevano con una furia causata da trance, o l’ispirazione poetica.
L’Idromele era considerato una bevanda sacra, una leggenda narra che l’Idromele veniva consumato dagli Dei sul Monte Olimpo e nelle Sale di Asgaard in Valhalla, il dominio di Thor ed Odino nella mitologia scandinava.
Un’altra racconta che Odino vinse il primo Idromele dai Giganti; questa bevanda veniva preparata sia con sangue che con miele.
Successivamente gli Dei estraevano l’Idromele direttamente dai capezzoli della capra Heidrun, che ne assicurava una scorta infinita grazie alle sue mammelle.
Heidrun era la capra di Odino, produceva dalle sue mammelle l’Idromele, e pascolava con le foglie ed i ramoscelli di Yggdrasil, l’Albero del Mondo, che era sempreverde e le cui foglie non appassivano mai.
Anche i cervi Dvalin, Dain, Duneyr e Durathor pascolavano con Heidrun, e si diceva che la melata gocciolasse dalle loro corna fino alla Terra, fornendo acqua a tutti i fiumi del mondo.
Nelle sale del Valhalla, i guerrieri ricevevano dalle fanciulle valchirie corni pieni di questa bevanda dal colore dorato, in onore degli eroi caduti, insieme a enormi piatti di carne di cinghiale, con cui banchettavano.

Gunlodd offre Idromele ad Odino

In alcune varianti della mitologia norrena, si narra di Mímir , un gigante rinomato per la sua saggezza, tanto che lo stesso Odino intraprese un viaggio verso Jǫtunheimr, la Terra di questi esseri, per acquisirla.
Il Padre degli DÚi riuscì nell’impresa bevendo dalla fonte magica di Mímir, Mímisbrunnr, dalla quale usciva Idromele, ma in cambio fu costretto a sacrificare l’occhio destro.
Un’altra versione racconta che Mímir fu mandato insieme a Honir per fungere da consigliere ai Vani che, insoddisfatti dei suoi consigli, lo decapitarono e ne spedirono la testa ad Odino, che la prese e la bagnò con una fonte magica di Idromele, restituendole la vita e l’intelligenza.
Si narra che Loki abbia usato l’Idromele in diverse occasioni, per offuscare i sensi sia degli Dei che dei mortali, al fine di provocare il caos, mentre Ran, la Dea delle tempeste marine, intratteneva coloro che annegava nelle grotte di corallo sotto le onde, dove l’Idromele scorreva liberamente per i suoi “ospiti”.
Insomma, l’Idromele era speciale e non andava mai sprecato, veniva sempre offerto ai guerrieri caduti, poiché si credeva che berlo collegasse gli uomini con il passato.
Bisogna proprio affermare che l’Idromele sia una parte significativa della cultura nordica, ampiamente condiviso ancora oggi in tantissime taverne e pub, diventando un vero e proprio stereotipo.


Infatti anticamente, a causa del loro comune interesse per la bevanda, i Nordici formarono comunità attorno alle “Sale dell’Idromele“.
Anche nell’aldilà nordico di Sovngarde, dove i più grandi eroi nordici si recavano quando morivano, per godersi un’eternità di banchetti ed allegria, le anime dei morti si univano ai loro antenati nella Sala del Valore, una grande sala dell’Idromele, dove la bevanda scorreva liberamente come una cascata.
Abbastanza sorprendentemente, l’Idromele Ú la ragione per cui esistono le tasche sugli abiti da uomo: i Nordici usavano fiaschette per contenere l’Idromele portatile, ma poiché erano molto esposti ai borseggiatori, furono create tasche interne.
Quando a qualcuno veniva offerto l’Idromele, a volte era considerato una sfida o una prova, ma altre era un segno di rispetto, per fare ammenda o per esprimere “nessun rancore”.
L’Idromele era la bevanda tradizionale dei Blót (era un sacrificio pagano dei popoli del Nord Europa alle divinità scandinave ed agli elfi) e dei Symbel (un importante rituale della tradizione germanica, che avveniva in una sala denominata “Sala dell’Idromele” ed era caratterizzato da grandi bevute di questa bevanda e di birra ale, discussioni e scambi di doni).
È un’ipotesi poco conosciuta che Bacco, il famoso Dio del vino, fosse inizialmente il Dio dell’Idromele e, probabilmente, la famosa “ambrosia”, di cui scrivono Virgilio ed Omero, non sia altro che Idromele.


Durante le Dionisie, antiche celebrazioni greche dedicate al Dio Dioniso, nel corso delle quali venivano messe in scena rappresentazioni teatrali tragiche e comiche, i Greci festeggiavano con molto Idromele ed il tutto spesso finiva con orge selvagge.
Nel VI secolo a.C., Clistene, il tiranno greco di Sicione, voleva dare in sposa sua figlia, nonché erede Agariste, al “migliore tra i Greci” ed organizzò una gara, il cui premio era la di lei mano.
Tutti i giovani uomini candidati dovevano andare a Sicione entro 60 giorni, si presentarono 12 concorrenti e Clistene li tenne un anno presso di sé, valutandone i costumi e l’educazione.
Tra di loro, il preferito di Clistene era l’arconte Ippoclide il quale, durante la cena della scelta, si ubriacò con l’Idromele e cominciò a recitare come un folle.
Ad un certo punto, Ippoclide si mise in piedi sulla testa e calciò le gambe in aria, tenendo il tempo della musica di un flauto.
E quando fu informato di aver “danzato via la sua sposa”, la sua risposta fu: “Ad Ippoclide non importa”.
In realtà, la vera frase era un gioco di parole per sottolineare che l’uomo aveva “mostrato i suoi testicoli”, in quanto in piedi sulla testa, mentre indossava una tunica, aveva mostrato i genitali al pubblico.
E così Agariste dovette sposare Megacle.


L’Idromele arrivò per la prima volta in Inghilterra, quando Giulio Cesare sbarcò nel 55 a.C.
I Romani producevano vino dal miele che raccoglievano e che chiamavano “Mulsum“, preferendolo alla birra e al sidro.
Le api erano considerate servitrici degli Dei, di cui trasmettevano messaggi e poteri curativi all’umanità.
La ricca ed antica tradizione di questa bevanda continuò a diffondersi nei secoli successivi, e divenne nota come ‘Mead’, dall’antico inglese ‘Medu‘.
Nel Medievo, l’Idromele era la bevanda dei re e di tutta la nobiltà, come sottolineato nel Beowulf, grazie all’abbondanza di api a causa dell’enorme quantità di cera necessaria per la fabbricazione delle candele durante quel periodo che, di conseguenza, si traduceva in un’abbondante quantità di miele.
I monaci medievali eccellevano nella produzione dell’Idromele nei monasteri di tutta l’Inghilterra.
Nella mitologia gallese, l’Idromele era una pozione intrisa di magia, spesso associata al leggendario Idromele della Poesia, di cui sopra scritto.
Durante il Medioevo, l’Idromele era un simbolo di ospitalità e celebrazione in Galles, abbelliva le tavole dei signori e dei cittadini comuni, ed era considerato un segno di prosperità e buona volontà. Le famose leggi gallesi di Hywel Dda (Hywel il Buono) includevano anche regolamenti sull’apicoltura, sottolineando l’importanza del miele e dell’Idromele nella società gallese.


I racconti epici del Mabinogion, una raccolta di antiche storie gallesi, menzionano “medd”, riflettendo il suo significato nella cultura gallese, quindi poeti e bardi, venerati nella società a quei tempi, spesso cantavano le virtù dell’Idromele, consolidando il suo posto nel patrimonio culturale e letterario del Galles.
In Africa, le origini dell’Idromele possono essere fatte risalire alla savana africana più di 20.000 anni fa, quando le api selvatiche erano ben stabilite, gli elefanti vagavano per il continente ed erano comuni condizioni di estrema siccità durante la stagione secca e piogge torrenziali nella stagione delle piogge.
Questo andamento meteorologico alla fine faceva marcire le cavità della corona degli alberi Baobab e Miombo (piante del genere Brachystegia), di cui gli elefanti avevano spezzato i rami.
Durante la stagione secca, le api nidificavano in queste cavità e durante la stagione delle piogge esse si riempivano d’acqua: acqua, miele, lievito osmotollerante, tempo e, voilà, nasceva l’Idromele, chiamato Karri nella lingua locale.
Si ritiene che quando i cacciatori-raccoglitori erranti boscimani ed anche di altre tribù africane si imbatterono in uno di queste cavità e si dissetarono, stabilirono che, proprio come i suoi precedenti occupanti, il liquido al suo interno creava un proprio ronzio.
Ispirati da questo delizioso avvenimento, gli inventivi nomadi si impegnarono a replicare il tesoro, utilizzando le radici terrestri come catalizzatore per la fermentazione e, alla fine, raccoglievano non solo miele ma anche Idromele.


Quando ondate successive di persone lasciarono l’Africa, portarono con loro alcune conoscenze su questa bevanda e sulla sua produzione.
L’Idromele Ú una parte importante anche nella cultura indiana, menzionato nel più antico testo scritto disponibile anche adesso: Rigveda.
Il Mandala 5 del Rigveda Ú dedicato a tutti gli Dei (Vishwedeva, Dei universali).
Il Sukta 43 di questo Mandala ha Richa 3 e 4 che dicono:

“Adhvaryus, prepara le dolci libagioni e

porta il bellissimo succo luminoso a Vāyu.

Dio, nostro Sacerdote, sii tu il primo a berlo:

noi ti diamo dell’Idromele per darti gioia.

Due braccia – gli abili immolatori del Soma –

e le dieci dita fissano la pressa di pietra.

Lo stelo ha versato, bello con i suoi rami estesi,

il succo luminoso e scintillante

dell’Idromele che dimora sulle montagne”.

Nel Rigveda ci sono molti altri inni in cui gli Dei sono menzionati in relazione al miele.
Il loro carro Ú chiamato Madhuvahana, ovvero “ portatore di miele” ed in esso, trainato da cavalli bianchi paragonati a cigni ambrosici, viene trasportato “il miele all’ape”.
I cavalli sono amichevoli, ricchi di Idromele e si avvicinano alla bevanda come le api, che in seguito viene spruzzata con la frusta sulla gente e così prolungano la loro vita.


Sembra che la parola “Luna di Miele” abbia avuto origine in epoca medievale, quando era consuetudine donare ai novelli sposi tanto Idromele (che dovevano bere) per un ciclo lunare, ovvero un mese.
Ciò avrebbe favorito la fertilità e la procreazione, soprattutto per la nascita di un erede maschio.
Infatti, molti pensavano che l’Idromele agisse come afrodisiaco, e che quindi berlo aumentasse le possibilità di riproduzione.
A volte lo sposo veniva addirittura portato al capezzale della sposa della sposa con lo stomaco pieno di Idromele.
Se un bambino nasceva nove mesi dopo il matrimonio, il merito veniva dato all’Idromele, da qui il termine Luna di Miele .
Ma tutto ciò sembra che risalda al V secolo, quando i Babilonesi donavano al padre della sposa dell’Idromele per un mese, per garantire la felicità di sua figlia, questo periodo era chiamato il “Mese del Miele“, che alla fine si Ú evoluto nella nostra amata Luna di miele.
Inoltre, si credeva che questa tradizione portasse fortuna oltre alla fertilità alla coppia.

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L’Idromele non Ú solo una bevanda storica e mitologica, ha anche un significato magico, infatti in Esoterismo ha proprietà legate all’amore, alla creatività ed all’ispirazione, quindi Ú un componente di rituali ed incantesimi per migliorare queste qualità.
Svolge un ruolo centrale nelle celebrazioni pagane e neopagane, simboleggiando l’unità, l’allegria ed i legami comunitari, consumato in grandi quantità durante Litha e Lammas.
Il miele, l’ingrediente chiave dell’Idromele, Ú stato a lungo utilizzato nella Stregoneria, spesso in incantesimi o rituali per addolcire le persone o attirare i desideri.
L’Idromele Ú utilizzato negli incantesimi d’amore, pozioni e rituali per attirare un partner, approfondire le relazioni esistenti e favorire l’intimità e la connessione emotiva.
Questa bevanda contiene l’essenza della dolcezza, della gioia e della vitalità, quindi Ú un potente ingrediente per infondere agli incantesimi amore e passione.
Bere insieme con il proprio partner dell’Idromele, o incorporarlo in un rituale romantico, può rafforzare il legame nella coppia ed accendere le fiamme del desiderio e della devozione.

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L’Idromele viene utilizzato nelle benedizioni rituali e nelle consacrazioni, per infondere oggetti, spazi o individui di energia sacra a favore del divino.
Viene anche versato come offerta o cosparso come strumento rituale per invocare benedizioni, protezione e prosperità dagli Dei e dagli Spiriti.
La bevanda porta anche benedizione degli antenati, infondendo a chi lo riceve forza, coraggio e vitalità spirituale.
L’Idromele Ú talvolta usato come aiuto divinatorio per migliorare le capacità psichiche, l’intuizione e la visione spirituale, aprire i canali di comunicazione con i regni invisibili.
Infatti, si crede che le proprietà inebrianti dell’Idromele rilassino la mente, inducano uno stato di trance e facilitino la ricezione di messaggi intuitivi e visioni spiritiche.
L’aggiunta di altri ingredienti, come frutta, erbe e spezie, modifica, amplifica o dirige le proprietà magiche dell’Idromele.
Ad esempio, aggiungendo Zenzero si potenziano gli effetti della bevanda, mentre con la Vaniglia, si ha un esito più sensuale e lenitivo.
Idromele e Mirtillo rosso hanno proprietà magiche protettive ed orientate all’azione.
L’Idromele può essere utilizzato anche per incantesimi che coinvolgano ispirazione, studio, istruzione, attività accademiche, arti e questioni oratorie; oppure per addolcire l’umore di te stesso o di qualcun altro.

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PIANETA: Sole
ELEMENTO: Fuoco/Aria
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Gemelli
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare)

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