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CAROTA, LA PIANTA DELLA FERTILITA’

Scritto da MadameBlatt

Daucus è un genere mondiale di piante erbacee, appartenente alla famiglia delle Apiaceae, di cui la specie più nota è la Carota coltivata.
Comprende circa 25 specie, con caratteristiche simili tra loro, come le foglie pennatosette con sezioni terminali strette, steli ispidi ed infiorescenze ad ombrelle.

Ph. MadameBlatt

Alcune specie hanno un piccolo fittone commestibile pallido o bianco, simile a un ravanello, che può avere un sapore amaro.
La specie più comune è Daucus carota, la Carota selvatica, pianta da cui derivano tutte le cultivar coltivate in tutte le aree temperate del globo, per uso commestibile.

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Allo stato spontaneo, la Carota selvatica è considerata pianta infestante e si trova facilmente in posti assolati ed in zone calde e sassose.
La Carota selvatica ha fiori disposti ad ombrelle, bianchi col centro rosso scuro,nei quali sono presenti delle piccole ghiandole profumate, che attirano gli insetti.
Una curiosità è che le infiorescenze, dopo la fecondazione dei fiori, si chiudono a nido d’uccello.
Il nome Daucus deriva dal greco = ‘riscaldare’, per le sue supposte proprietà riscaldanti.
Altri nomi: Pastinaca, Carotte, Carrot, Karotte, Zanahoria.
Questa pianta è di origine euroasiatica, ed è coltivata in tutto il Mondo, per le radici a fittone utilizzate a scopo alimentare, sia crude sia cotte.
Le varietà coltivate hanno radici carnose di forma variabile e di colore bianco, arancio o rosso e sono ricche di coloranti e vitamine.

Ph. ShireShy on Pixabay

Nel sud Italia, alcune cultivar di Carota prendono il nome di “pastinaca”.
Molto conosciuta è la ‘Pastinaca di S. Ippazio’, soprattutto a Triggiano (Bari) e nel basso Salento (zone Tricase, Specchia).
Questo ortaggio è una Carota a radige lunga, per l’esattezza si chiama: Daucus carota L. var. sativus cultivar “Santu Pati” e, a seconda della maturazione, ha colori che vanno dal giallo chiaro al viola scuro, quasi nero.

Pastinaca di Sant’Ippazio -Ph. laterradipuglia.it

Molto famosa è la Fiera di Sant’Ippazio a Tiggiano (Le), patrono del paese, che si tiene il 19 gennaio di ogni anno.
Un tipo di Carota molto simile, ma poco commercializzata, è coltivata nel promontorio del Poro, in Calabria, e in dialetto è chiamata ‘Prestinaca’.
Nel I sec. dopo Cristo, era già conosciuta a Roma, perché la troviamo raffigurata negli affreschi di Pompei.

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La Carota arrivò dall’Afghanistan agli antichi Romani, che la coltivavano come rimedio per il mal di gola e non come cibo.
La radice è citata da Plinio, per le proprietà cicatrizzanti, diuretiche e digestive.
Le Carote ‘antiche’ erano però sottili e nodose, con gusto acre e polpa biancastra ‘dura come pietra’, in quanto la selezione delle Carote coltivate oggi, iniziò nel Medioevo, quando i Liguri diffusero in Europa l’uso culinario.

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I ricettari fitoterapici del Rinascimento consigliavano una tisana a base di fiori di Carota, come sicuro rimedio contro l’epilessia.
Le Carote andavano a ruba presso le coppie sterili e, una volta avvenuto il concepimento, durante la gravidanza, perché favorivano la nascita.
Dal XVI sec. la radice è diffusa e conosciuta ad ogni livello sociale.

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La Carota è ricca di vitamine, minerali e composti antiossidanti, aiuta a sostenere la funzione immunitaria, ridurre il rischio di alcuni tumori e promuovere la guarigione delle ferite e la salute dell’apparato digerente.
Nell’antichità, si riteneva che il fiore di Carota selvatica, raccolto nelle notti di Luna Piena, servisse a curare l’epilessia, o che aiutasse il concepimento e che, per favorirlo, fosse necessario bere un bicchiere di vino, nel quale fossero stati bolliti i fiori della pianta.

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Un soprannome inglese della Carota selvatica è ‘Queen Anne’s Lace’ (Pizzo della Regina Anna), che deriva da una leggenda sulla regina Anna d’Inghilterra.
Quando la donna arrivò dalla Danimarca, nel 1700, per diventare la consorte di re Giacomo I d’Inghilterra, sfidò le dame per vedere chi avrebbe realizzato un pizzo fine, come il fiore della Carota selvatica.
Le dame sapevano che non potevano competere con l’abilità della regina, la quale, appunto, vinse.

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Ma, mentre stava ricamando, si punse il dito e una goccia di sangue cadde sul pizzo bianco che stava cucendo.
Da allora, il capolino bianco della Carota selvatica, ha un fiore purpureo proprio al centro.
La Carota selvatica anticamente veniva raccolta dalle donne scozzesi, la domenica che precedeva il giorno di San Michele, ed era chiamata ‘La domenica delle Carote’.

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Quel giorno, le donne cantavano “rune” (canti particolari), mentre si radunavano.
Le radici biforcute della Carota selvatica erano molto apprezzate e considerate porta fortuna.
Nell’Europa orientale, il fiorellino purpureo al centro dell’infiorescenza della Carota selvatica, è chiamato ‘vergogna delle ragazze’ oppure ‘onore delle ragazze’, in quanto visto come connessione con le mestruazioni, la fertilità e la sessualità.

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In Transilvania si narra che, se il fiorellino purpureo è molto grande, o mancante, si riferisce all’onore delle ragazze che abitano nelle circostanze.
Inoltre, si racconta che, un tempo, questo fiorellino fosse più grande, ma rimpiccolisce sempre di più, a causa dei costumi più libertini dei tempi moderni.
Quindi, se un giorno dovesse scomparire del tutto, sarebbe vicina la fine del Mondo.

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Anticamente, i semi di Carota selvatica venivano conservati in vasi panciuti di terracotta, in modo che le radici crescessero grandi come i vasi.
Inoltre, i giorni migliori per la semina erano il Giovedì santo e il giorno di San Benedetto (21 marzo) o, meglio ancora, nei periodi in cui la Luna Piena si trovava nei segni di Terra (Toro, Vergine, Capricorno).
Invece, se si fosse seminato con la Luna Piena del Cancro, le radici sarebbero state sottili come fili, o come zampe di granchio.

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Seminate con la Luna Piena in Scorpione, si sarebbero trasformate in vermi; in Gemelli, si dividerebbero; in Pesci, sarebbero diventate troppo lisce.
Nelle zone di campagna, all’alba delle Pentecoste (5 giugno), le donne si rotolavano in mezzo alle Carote, per farle crescere rigogliose.
In Europa, bucare le radici di Carota selvatica, aggiungendo l’urina del paziente, oppure semplicemente appendere le Carote nel seminterrato, curava l’ittero.
Se un bambino bagnava il letto, si scavava una Carota, si riempiva d’urina del bimbo e si appendeva sopra il camino, ad asciugare.
Per curare la difterite, il malato doveva urinare su una tazza contenente Carote, che poi venivano appese a nord-ovest del camino, per 8 giorni.
In alcuni Stati dell’America, chi soffriva di spasmi al collo, che si pensava fossero provocati dai vermi, doveva bere succo di Carota, che questi animali non sopportavano e quindi sarebbero ‘strisciati fuori’.
Pare che le verruche sarebbero scomparse, strofinandole con una Carota, che poi doveva essere seppellita, dimenticandosi il luogo.

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Una leggenda racconta, di un seme di Carota caduto fuori dalla borsa di un mercante di semi, mentre attraversava il Reno.
Il seme crebbe in una Carota gigantesca, con la quale l’agricoltore, che la trovò, sfamò due buoi per tutto l’inverno.

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In Esoterismo, mangiare i semi della Carota selvatica, aiuta le donne a rimanere incinte.
Le Carote vengono mangiate, per promuovere la lussuria e per curare l’impotenza.

Infatti, anticamente si creavano incantesimi d’amore con le Carote selvatiche, che rendevano gli uomini più appassionati ed incoraggiavano le donne ad essere sottomesse.
La Carota selvatica è utilizzata negli incantesimi di attrazione d’amore, lussuria, aumento della fertilità, aumento della potenza, desiderio sessuale e può apportare intuizione o chiarezza spirituale radicata.
Oltre al radicamento, guarigione, protezione, desiderio, sessualità, fertilità, aiuta a vedere le cose per quello che sono veramente, ‘pianta’ i semi del tuo desiderio, positività e divertimento, dolcezza, guarigione, apertura del Terzo occhio, sogni, visioni, giovinezza e giocosità.
Nella tradizione curativa islamica Unani, i semi di Carota selvatica sono utilizzati nelle pozioni d’amore, per aumentare il flusso di sperma e per rilassarsi.
L’olio essenziale di semi di Carota selvatica è tradizionalmente associato all’assorbimento di energia spirituale nel piano fisico, ed è utile per coloro che cercano una base magica.
È anche un’ottima scelta, per coloro che cercano la saggezza spirituale.
Viene anche indicato, per il trattamento e la rimozione delle rigidità emozionali che interessano il plesso solare e il cuore.
Favorisce un senso di empatia con gli altri.
Si sposa bene con: legno di cedro, bacche di ginepro, geranio, lavanda ed oli di agrumi.

Nelle essenze floreali francesi, la Carota selvatica favorisce la calma e riposa la mente, mentre in quelle californiane viene usata come rimedio naturale per lo scarso rendimento sessuale.

PIANETA: Marte
ELEMENTO: Fuoco
SEGNO ZODIACALE ASSOCIATO: Leone
CHAKRA: 3, Manipura (C. del Plesso solare) – 6, Ajna (C. del Terzo occhio)

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