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LE ARPIE

Scritto da MadameBlatt

“Attenzione ai venti forti che viaggiano a velocità allarmanti per tutta la notte. Con loro vengono i cani di Zeus per punire i malfattori.
Più veloci dei venti più spaventosi e più veloci dei più temuti uccelli da preda, le Arpie cercano di punire coloro che hanno offeso i loro vicini o gli dei stessi.
Se vedi il daimone alato che corre verso di te è già troppo tardi.
È venuto per torturarti prima di inviarti al tuo destino finale: il Tartaro.”

Le Arpie, nella mitologia greco-latina, sono mostri mitici con volto di donna, corpo di uccello e membra di cane, probabilmente spiriti del vento.
La presenza delle Arpie come figure tombali, tuttavia, fa sì che fossero concepite anche come fantasmi.
Sulla loro figura ci sono versioni contrastanti.
Si pensa che in origine fossero spiriti del vento che, nel tempo, si sono trasformati nelle temibili creature che conosciamo oggi.
Ci sono alcune teorie, che avrebbero dovuto personificare la natura distruttiva del vento.

Gustav Doré

Altri, tuttavia, le vedono come una forza creata per mostrare il potere degli dei – in particolare Zeus – da cui si pensava prendessero ordini.
Il loro nome significa “ladre” ed è quindi molto appropriato per gli atti che compivano.
Nell’Odissea, erano venti che portavano via la gente.
In altre storie, sono collegate ai poteri degli Inferi.
Indipendentemente dalla loro origine, le Arpie erano note per ispirare paura e terrore.
Ci sono almeno quattro diverse Arpie, che sono state nominate in letteratura anche se, in altre leggende, è vero che si parla anche di sette sorelle.
I loro nomi erano: Podarge (La più veloce), Aello (Rapida come il turbine), Ocipite (Colei che scorre veloce), Tiella (Tempesta di vento), Celeno (Oscurità), Ocitoe (Colei che agisce), Alopo (Protetta).


Esse vivevano nel sottosuolo: grotte, caverne, anfratti, erano orride a vedersi e anche sgradevoli all’olfatto: il loro era l’odore della Morte, di cui erano la personificazione.
Le Arpie furono inviate da Zeus, per tormentare l’indovino Fineo, colpevole di aver ospitato Enea e aver rivelato i segreti degli Dei.
Ogni volta che un piatto di cibo veniva messo davanti all’indovino, un’Arpia si precipitava per portarglielo via, sporcando gli avanzi lasciati con una sostanza puzzolente.
Anni dopo, Fineo fu salvato dal suo destino da Giasone, gli Argonauti e gli alati Boreadi, che scacciarono le Arpie.


I Boreadi erano fratelli gemelli alati di nome Calaide e Zete, figli di Borea e Orizia.
La Dea Iride ordinò che tornassero indietro e non danneggiassero gli spiriti del vento, così i “cani del grande Zeus”, le Arpie, fuggirono nella loro caverna nella Creta minoica, lasciando le Isole chiamate Strofadi.
Le Arpie, quindi erano conosciute, anche come i “segugi di Zeus”, inviate dal Dio per strappare via persone e cose dalla Terra.
Infatti ad esse spesso venivano attribuite improvvise e misteriose sparizioni.
Secondo Esiodo, le Arpie erano le adorabili figlie di Taumante ed Elettra, fanciulle alate e bionde, che superavano i venti e gli uccelli nella rapidità del loro volo.

by Federico Zuccari

Le ceramiche greche, infatti, raffiguravano le Arpie come belle donne con le ali.
Ma poi, al tempo di Eschilo, sono descritte come brutte creature con le ali, e gli scrittori successivi portano le loro nozioni sulle Arpie, rappresentandole come mostri disgustosi, crudeli e terrificanti, oltre che famelici.
Si è anche scritto che fossero cugine delle Gorgoni, tre sorelle con i capelli fatti di orribili serpenti velenosi e uno sguardo che pietrificava. Medusa è la più famosa.
Secondo la storia delle figlie di Pandareo, gli Dei lo uccisero con sua moglie, dopo che il re aveva rubato un cane di bronzo a Zeus.
Le sue figlie, Cleodora e Merope, furono risparmiate e cresciute da molte delle Dee greche sul Monte Olimpo, in particolare da Afrodite.


Quando le ragazze raggiunsero l’età da marito, Afrodite andò a chiedere il permesso a Zeus per i matrimoni e, mentre lei era via, arrivarono le Arpie e rapirono le fanciulle, per farle diventare serve delle Furie.
Le Arpie, come molti personaggi della mitologia greca, si sono evolute nel tempo e in diversi racconti, iniziando come spiriti del vento poi personificati come donna alata e infine nelle creature mostruose che più riconosciamo oggi.
Le Arpie sono rimaste vivide bestie mitiche per tutto il Medioevo infatti, nell’Inferno di Dante, esse infestano con le torture un bosco nel settimo anello dell’Inferno, dove i suicidi hanno la loro punizione.

Gustave Doré

In ‘Molto rumore per nulla’ di Shakespeare, il termine Arpia è usato metaforicamente, per riferirsi a una donna cattiva o fastidiosa e, sebbene non sia molto usato nel mondo moderno, si comprende che questo è ciò che il termine descrive attualmente.
In alcuni ambiti, tuttavia, le Arpie vengono anche considerate ”psicopompi”, guide per le anime destinate all’Aldilà, cosa che viene evidenziata dalla loro raffigurazione su alcune tombe.
In almeno un caso le Arpie vengono viste però anche come portatrici di vita.
Una di esse infatti, si presume Celeno, fecondata dal vento dell’ovest Zefiro, è la madre di Balio e Xanto, i cavalli dell’eroe Achille.
Da questo quadro generale oggi, per antonomasia, l’Arpia è una donna cattiva, avida, avara, forse anche brutta, che spesso pare innocua e che invece è capace di fare del male crudelmente.
All’apparenza è amichevole ed accomodante ma, in realtà, attende un momento di difficoltà, per cercare di affondarti.

Chi di voi non ne ha conosciuta almeno una, nella sua vita?

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