Archivio giornaliero
23 Agosto 2020
“Un bicchiere d’assenzio, non c’è niente di più poetico al mondo.
Che differenza c’è tra un bicchiere di assenzio e un tramonto?
Il primo stadio è quello del bevitore normale, il secondo quello in cui cominciate a vedere cose mostruose e crudeli ma, se perseverate, arriverete al terzo livello, quello in cui vedete le cose che volete, cose strane e meravigliose”.
(Oscar Wilde)
L’Assenzio (Artemisia absinthium) è una pianta dal sapore estremamente amaro.
Come pianta, è sempre stata considerata dalle mille virtù terapeutiche.
Faceva parte dei rimedi terapeutici, già dai tempi degli antichi Egizi, essendo presente in alcune iscrizioni, che risalgono al 1600 a.C., che la consigliano come tonico, antidolorifico e rimedio alla febbre.
Pitagora ed Ippocrate ne elogiavano le virtù e gli effetti benefici sulla salute, evidenziandone gli effetti afrodisiaci, esaltandone la capacità di sollecitare la loro ispirazione ed incrementare la loro creatività.
L’Artemisia absinthium è uno degli ingredienti base nella preparazione del distillato “Assenzio”, insieme con anice e finocchio.
L’Assenzio fu inventato da un medico francese, Pierre Ordinaire che nel 1792, in fuga dalla Rivoluzione francese, si trasferì a Couvet (Svizzera).
La diffusione del distillato iniziò verso il 1830, in concomitanza con il trionfante ritorno in patria delle truppe francesi, che avevano conquistato l’Algeria.
Infatti, si vociferava che l’uso di questa bevanda, disciolta nell’acqua, avesse protetto i soldati dal tifo, dal colera, dalla dissenteria e perfino dalla malaria.
Questa strana bevanda verde dal gusto amaro ed all’aroma di anice, diventò ben presto un vero e proprio rito sociale, raggiungendo l’apice del successo, in quanto era consumata indistintamente dai ricchi borghesi, dagli artisti e dai proletari.
Durante il XIX secolo, quindi, si diffusero in Francia e Svizzera molte distillerie di Assenzio con vari marchi, che divenne particolarmente famoso, alla fine del secolo, grazie al grande consumo che aveva, tra gli artisti e gli scrittori di Parigi. Infatti, molti artisti famosi lo bevevano con rituali elaborati ed accessori stravaganti, facendolo diventare un’ispirazione dello stile di vita bohémien.
L’Assenzio era chiamato “Le péril vert” (pericolo verde) o “Fée verte” (fata verde) in Francia; “Absenta” nei paesi spagnoli; “Absinth” nei paesi anglosassoni.
Charles Baudelaire, padre dei Poeti maledetti, lo cita spesso nei suoi “Fleurs du male”, mentre Edouard Manet lo dipinge in un quadro del 1876, “Buveur d’absinthe”.
Vincent Van Gogh ne faceva largo consumo, tanto che si racconta, che le immagini distorte, presenti nelle sue opere, siano state ispirate dallo stato alterato della coscienza, quando beveva l’Assenzio.
L’Assenzio fu messo al bando, in quasi tutto il mondo, all’inizio del ‘900 e ,da quel momento, ebbero inizio tutte le leggende, che parlano della Fata verde come di una droga pericolosa, dotata di strani poteri.
Infatti, dopo la diffusione della notizia, secondo cui alcuni crimini violenti sarebbero stati commessi sotto l’influenza diretta della bevanda, oltre all’aumentato consumo di superalcolici, a causa della carenza di vino in Francia causata dalla fillossera nei primi del ‘900, le associazioni contro l’uso di alcoolici e quelle dei produttori di vini presero di mira l’Assenzio, indicandolo come una minaccia sociale.
Si pensava, che un eccessivo uso di Assenzio provocasse effetti peggiori rispetto a quelli associati ad altre forme di alcol, creando lo stato fisico chiamato “absintismo”, che in realtà sorge soltanto alla stregua dell’alcolismo, da cui non si differenzia, in soggetti dipendenti da questa bevanda.
Il bevitore di vino, in realtà, tende all’allegria, alla chiacchiera; quello di Assenzio, è perso nelle sue fantasticherie, più che ubriachezza, si tratta di uno stato di vaporoso stordimento, un’orgia di sensi.
La leggenda dell’Assenzio è resa intrigante, proprio da quanto si narra circa il tujone, uno dei tantissimi oli essenziali presenti nell’Artemisia absinthium, il quale, in dosi elevate, può portare a crisi epilettiche, delirium tremens e morte.
Ma, per rimanerne intossicati, bisognerebbe bere davvero un quantitativo impossibile di Assenzio…
La proibizione dell’Assenzio in Francia comportò la nascita di un suo sostituto, a base di anice stellato: il Pastis.
In Italia, il consumo di Assenzio è stato legalizzato nel 2002 circa, anche se esistevano diversi bar, che riuscivano a somministrare ugualmente la bevanda, sotto forme piuttosto originali.
L’Assenzio, originariamente, non era mai bevuto puro, ma si aggiungeva dell’acqua ghiacciata ed una zolletta di zucchero.
I tipici bicchieri da Assenzio erano in genere piccoli calici, tipo il Pontarlier, che prevede una base ad ampolla, per determinare il giusto quantitativo di liquore a cui aggiungere l’acqua.
Alla fine del ‘900, nacque un metodo alternativo, flambeau che, basandosi sul metodo classico, prevedeva però di bagnare la zolletta di zucchero con dell’Assenzio, darle fuoco e poi versarvi sopra l’acqua.
ELISIR DI ETERNA GIOVINEZZA
In 700 gr di alcool puro mettere a macerare per un mese:
30 gr di fiori d’artemisia absinthium
20 gr di radice di genziana
20 gr di centaurea
20 gr di scorza di arancio amaro
15 gr di rabarbaro cinese
3 gr di aloe
Dopo il mese di macerazione, colare molto accuratamente e spremendo forte, aggiungendo al tutto mezzo litro di vino bianco. Sorseggiare ogni mattina, a digiuno, un bicchierino di questo elisir…
Ed ora passiamo alla preparazione dell’Assenzio, per trascorrere momenti evasione..
-Una bottiglia da 750 ml di alcool a 90°
-280 g di Artemisia absinthium (foglie e stelo)
-3 g di issopo
-10 g di anice stellato cinese (fiore)
-30 g di semi d’anice
-20 g di semi di finocchio
-6 g di melissa officinalis
-3,2 g di coriandolo (semi)
-1,8 g di calamo (radice)
-1 g di veronica
-1 g di cardamomo
-1 g di timo
-1 g di lavanda
-1 g di menta
-1 g di radice d’angelica
Sminuzzare le erbe, mettere tutti gli ingredienti in un vaso con l’alcool e sigillare per 3 settimane, in una stanza al buio.
Scolare le erbe ed imbottigliare.
Aumentando la dose della menta, si otterrà un distillato più verde.