“L’anima incontra l’anima sulle labbra degli amanti”
(Percy Bysshe Shelley)
Quando siamo “innamorati”, guardiamo il mondo con altri occhi.
Da innamorati, ogni notte c’ incantiamo a guardare la Luna, inviandole i nostri desideri, sogni, paure e ciò che non vogliamo più nella nostra vita.
Ogni notte, con la sua pallida luce, la Luna ci guarda e ci protegge dal buio, circondata da stelle e da pianeti e continuando ad affascinare e ad ispirare ogni anima romantica.
Sembra che d’estate, soprattutto ad agosto, nelle notti di plenilunio guardando la Luna, si scorgano due teste eteree che si baciano.
A sinistra si intravede Lei, un volto timido e minuto, coperto in parte dai lunghi capelli mossi e in parte dal viso del suo innamorato. Gli occhi chiusi e abbandono totale.
A destra vi è Lui, una folta capigliatura, un’ombra sulle labbra che disegna appena dei baffi e gli occhi chiusi.
Il loro bacio durerà appena una sera e, mai stanchi di cercarsi e ritrovarsi, riappariranno nuovamente insieme circa 29 giorni dopo, magari con la speranza che quel Plenilunio duri per sempre.
Il fenomeno si può scorgere dai tre giorni prima ai tre giorni dopo la Luna piena, seppur in maniera imperfetta.
Quest’anno, avremo la Luna piena il 3 agosto alle ore 15:58.
Filippo Zamboni ( viaggiatore, ipnotista, spiritista, autore di drammi e poemi, volontario in difesa della Repubblica Romana nel 1849), nel 1880 scriveva “Il bacio nella Luna”, nel quale scriveva:
“È plenilunio. Prendete un binoccolo, e dato uno sguardo a codesto disegno della luna, andate accomodando all’occhio vostro le lenti col girare le canne, e poi fatevi a considerare il vero disco nel cielo.
Chi è miope, abbia un binoccolo da campagna. Un cannocchiale astronomico guasterebbe ogni cosa, dissolvendo le macchie in un bucherato di crateri e sferici valloni.
Dividendo egualmente il tondo della luna dall’alto in basso, voi senza grande lavorio della fantasia, coglierete nel mezzo campo alla vostra diritta il vasto profilo della testa capelluta dell’uomo, rivolto a sinistra; il suo collo possente, parte del gran petto e sovresso quella lucentissima stella. Il tutto tiene e riempie mezza la luna a destra. All’opposto semicerchio rileverete la rotonda testina della donna, ricoperta per metà dal profilo dell’altro. Essa è di faccia, un po’ inclinata, perduta in un mar di capelli. Di lei si scorge l’occhio, la guancia e un filo de’ labbri avvicinati ai labbri di lui.
Secondo stagione, secondo le condizioni atmosferiche, secondo le ore, secondo le posizioni lunari, le fasi, la librazione, la latitudine del luogo di osservazione, l’altichiomata testa virile, parrà più o meno piegata o rivolta all’insù; ond’anche la sua compagna necessariamente la seguirà; venendo ad esserle in apparenza o alquanto più sottoposta, o più soprastante. I pleniluni più belli sono quelli d’estate.
Il più glorioso, quello d’agosto. I meno artistici, d’inverno. Il momento più propizio al riguardare, e quando la luna sorge grande e vaporosa dall’orizzonte; specialmente quando la sua aurora è dal mare; ovvero se è velata da lievissime nuvole, siccome da un alito che appanna il suo terso argento; o quando la luna già altissima in pieno cielo, splende di tutta una luce armoniosamente diffusa.
Quanto all’atteggiamento più o meno leggiadro, cioè alla posizione naturale delle due forme umane, s’intende in prima sera: chè coll’avanzar della notte esse si van correggendo. E ciò fino sulla mezzanotte. Poi, i due capi si arrovesciano di più, segnando altre figure come dirò nella penultima parte. Qui trattasi degli abbellimenti nel contorno a diritta, che nelle notti di qualche lunazione mancano a compiere l’ornamento del quadro e lo lasciano imperfetto e più povero.
Nei mesi poi che la luna si fa intera ancora di giorno, onde sembra più aerea, quasi intagliata, e pare che l’etere celeste la trapassi in molte sue parti, perduta la sua materialità pare un cerulo spiro, una velatura che si va ritirando nel fondo azzurro del firmamento, il disegno così sfumato è stupendo, è ridente di serenità e d’amore.
Che dirò se la luna diurna nelle prime ore pomeridiane, più visibilmente viene indorata dal sole? Cosa eterea; i volti, un ineffabile sorriso e la donna ancora più bellissima donna.
Il più perfetto riguardo, ripeto, è soltanto nel punto del plenilunio, in cui dessa è tutta compita. Però le due sembianze – meno finite o scemate – si ponno conoscere anche tre dì prima del colmo, e tre dì dopo; cioè nel quarto crescente e nel primo decrescente.
In altri termini: le due teste si possono scorgere – imperfette sì – tre giorni innanzi e tre appresso il plenilunio. Ed il mirabile di questo quadro è che la luna, per lo suo cammino ellittico ond’è perigea ed apogea, in tanti cambiamenti e spostamenti, trovandosi avere diversamente i raggi del sole che in ore si varie la guarda nelle sue valli e montagne, e cavità, e seni, – tutte formazioni di molteplice struttura, perciò riflettenti in modo diseguale luce ed ombra – ed anche osservata da punti della terra tra loro lontani, donde gli osservatori devono vedere altrimenti le mutabili apparenze del disco; nonostante quelle perturbazioni e librazioni sue, ottiche e reali, non ostante il movimento di rotazione, sebbene lento, della luna che anzi pare fatto apposta acciò il pianeta ci presenti sempre la medesima faccia, non ostante, dico, tutti questi rivolgimenti, pure non manca mai di estrema evidenza l’impronta delle due teste indelebilmente connaturate.
Nel progredire della vita del satellite v’hanno sempre novità negli accessorj suoi chiari o meno chiari, cioè nelle macchie, le quali si rivelano diversamente da notte a notte, ovvero scompajono. Così nell’ultima sua età ha un filo di luce attorno il disco, massime alla parte sinistra; in altra fase no.
Talora v’è una macchia ovata là sopra, a diritta dentro della sfera dietro il vortice del capo dell’uomo; in altro tempo l’ovolo come un gocciolone allungato per cadere, se n’è ito fuori; ossia è dietro, s’è occultato con quell’orlo che più non vediamo. Ora tutto il campo sembra più diafano, ora meno.
Il gruppo che io descrivo è, ripeto, perfetto nella luna agostina che, quanto a nitidore, è recata come più bella delle altre undici anche nelle espressioni popolari; in questo mese l’atteggiamento è artistico al sommo: perchè gli è più l’atto del dare e ricevere il bacio, che non quando le teste stanno tranquillamente diritte.
Però sempre voi le troverete a prima vista e dovrete esclamare: e pur ci sono!”
Tornando a noi, vi esorto:
“Baciatevi al Plenilunio,
sotto al cielo di una notte romantica.
Baciatevi, senza sapere dove.
Senza sapere come.
Chiamatevi per nome.
L’amore attraversa lo spazio, la distanza, le difficoltà.
Baciatevi, per un ricordo indelebile e magico,
trascrivendo la premessa di una storia
per una narrazione tutta d’amore”.