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Chichén Itzá

Scritto da MadameBlatt

Chichén Itzá è un importante complesso archeologico Maya, situato nel Messico, a nord della penisola dello Yucatan.

Il nome  deriva dalle parole “chi“=bocca  e “ch’en”= pozzo, significando “Alla bocca del pozzo degli Itza”.

Gli  Itza erano un popolo, che aveva una posizione politica ed economica predominante nella parte settentrionale dello Yucatan.

A sua volta, il nome “Itza” è generalmente ricondotto a “itz”= magia e “(h)á”=acqua, tradotti in “maghi o streghe dell’acqua”.

Chichén Itzá  è il sito archeologico Maya più conosciuto dello Yucatán, Patrimonio Unesco ed anche  una delle “Nuove sette meraviglie del mondo”, con un’area di 6,5 chilometri quadrati.

Il sito comprende numerosi edifici rappresentativi di pietra, in diversi stili architettonici, tra cui: El Castillo (Piramide di Kukulkan), El Caracol (Osservatorio astronomico) ed il Tempio dei Guerrieri.

El Castillo-Piramide di Kukulkan by Makalu on pixabay

Alcuni erano adibiti a luogo di culto, altri erano palazzi di rappresentanza.

Vi si trovano anche due grandi Cenotes (larghi e profondi pozzi naturali) ed un Campo di gioco della Pelota (palla),  tra i più grandi e meglio conservati dello Yucatan.

Il Cenote più importante era il Cenote Sagrado, in cui i Maya precolombiani compivano sacrifici al dio della pioggia Chaac, gettandovi sia manufatti che esseri umani.

Il console statunitense  Edward H. Thompson dragò un Cenote tra il 1904 e il 1910, portando alla luce manufatti di giada, di oro e di ceramica, così come resti umani con ferite compatibili con l’ipotesi dei sacrifici.

El Caracol by CSITDMS on pixabay

L’organizzazione politica di Chichén Itzá era strutturata, attraverso un sistema cosiddetto multepal, caratterizzato dal governo di un consiglio, composto dai membri delle famiglie più importanti.

 Nel 1000 d.C. circa,  a seguito di una rivolta con una conseguente guerra civile, le coperture lignee del grande mercato e del Tempio dei Guerrieri bruciarono.

Per la città, fino a quel momento dominatrice di tutto lo Yucatan,  iniziò il declino e fu  soppiantata da Mayapan.

Il Cenote Sagrado rimase comunque un luogo di pellegrinaggio.

Nel 1531, lo spagnolo Francisco de Montejo conquistò Chichén Itzá, con l’intenzione di farne la capitale dello Yucatan spagnolo ma, dopo pochi mesi, una rivolta dei nativi Maya lo costrinse ad abbandonarla.

Ogni anno, durante gli Equinozi di Primavera e d’Autunno, al calare ed al sorgere del sole, una misteriosa ombra si proietta sugli scalini a nord della piramide El Castillo.

Milioni di visitatori accorrono sul luogo, per aspettare il ritorno sulla terra dell’antico serpente piumato, “Kukulkan”.

Il movimento apparente del sole, infatti, proietta un’ombra a forma di rettile, interpretata proprio come l’arrivo di Kukulkán.

by jarmoluk on pixabay

Secondo i Maya, Kukulkan era il dio protettore dei sacerdoti, simbolo del vento e della conoscenza.

La leggenda narra che, sotto sembianze umane, ingravidò la sorella e fu cacciato dal cielo.

Giunto, quindi a Chichén Itzá, insegnò a sette giovani tutte le arti per diventare guerrieri nobili, sacerdoti e re.

Questo speciale appuntamento rappresenta un momento importantissimo della tradizione Maya, a cui assistere almeno una volta nella vita.

El Castillo è anche protagonista di un particolare effetto sonoro: quando ci si trova ai suoi piedi, battendo le mani, si può sentire un suono simile al canto di un quetzal, l’uccello sacro ai Maya.

by DEZALB on pixabay

I ricercatori hanno scoperto, che la struttura favorisce un complicato gioco di suoni e risonanze.

El Caracol (la chiocciola) è un edificio rotondo, posto sopra una larga piattaforma quadrata con una scala di pietra a spirale presente al suo interno (da qui il nome).

Questa struttura era un osservatorio astronomico, con le porte allineate con la posizione del Sole all’Equinozio di primavera, con i punti delle massime declinazioni nord e sud della Luna ed altri eventi astronomici.

I Maya determinavano il momento dei Solstizi, per mezzo delle ombre proiettate dal sole all’interno della struttura.

Ai margini di El Caracol sono poste delle ampie coppe di pietra, che venivano riempite d’acqua.

L’osservazione delle stelle, che vi si riflettevano, aiutava gli astronomi Maya a determinare il loro calendario.

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