L’Alchimia è un complesso di esperimenti esoterici/scientifici, che nacque nell’antico Egitto e non è niente più e niente meno che il precursore delle odierne chimica e fisica.
Il termine presumibilmente deriva da “Al Kemi” che in egiziano significa “arte egizia”. Secondo la leggenda, le conoscenze alchemiche vennero donate dal Dio della conoscenza Thot agli Egiziani. Questo incredibile popolo, fu il primo a capire il ciclo della vita, di come l’energia passasse dalla terra alle piante, poi agli erbivori e infine ai carnivori, per poi ritornare nella terra; proprio per cercare di impedire questo processo, provarono a privare i loro cari defunti della putrefazione e della decomposizione, sperando così di preservarne perfino l’anima, seppellendoli al di sotto di una piramide (simbolo esoterico molto importante).
-testo sulla filosofia e l’alchimia islamiche scritto dal filosofo e mistico persiano Al-Ghazali (XI secolo)-
L’Alchimia comprendeva diverse discipline: metallurgia, astrologia, astronomia, chimica, fisica e medicina.
Gli alchimisti erano solitamente uomini e donne molto istruiti, colti ed eruditi, che ricercavano il sapere in tutte le sue forme, cercavano una cura per guarire da ogni malattia, deformazione o problema mentale, ricercavano la risposta alla domanda delle domande: “da dove veniamo?”.
Si interessavano della crescita del proprio io, della propria anima e coscienza, la ricerca dell’immortalità, alcuni ricercavano ricchezza e fama, mirando molto in alto, alla trasformazione del piombo in oro, la cosiddetta pietra filosofale.
Qualunque fosse il traguardo utopico, gli alchimisti erano concordi nell’affermare che l’universo tendesse alla perfezione, e la ricercasse in ogni sua forma, pertanto credevano che il segreto dell’immortalità risiedesse nell’ineluttabilità dell’oro, nella sua forma di perfezione e incorruttibilità.
-libro che descrive diversi tipi di processi alchemici (XV secolo)-
Diffusasi in tutto il mondo, l’Alchimia si discostò ben presto dalle religioni che, come anche nella scienza odierna, rappresentavano soltanto un peso e un vincolo a credenze illusorie e ignoranti.
Essa era ricerca del vero, era conoscenza, era libertà.
Fino al 1700 l’Alchimia fu considerata una vera e propria scienza, basti pensare che Isaac Newton dedicò decenni della sua vita allo studio delle discipline che la rappresentavano.
-disegno rappresentativo di alcuni procedimenti alchemici legati all’astronomia-
Il processo alchemico per eccellenza era quello dell’opus alchemichum o magnum opus (la grande opera, in latino), ovvero il processo di ricerca della pietra filosofale che prevedeva quattro macro processi: putrefazione (nigredo), distillazione o calcificazione (albedo), sublimazione (citrinitas) e coagulazione o solidificazione (rubedo).
In sintesi, ogni processo chimico-fisico corrispondeva ad una fase di trasformazione e cambiamento anche dell’alchimista stesso, della sua anima.
Egli partecipava attivamente, totalmente al processo, cercava di diventare un tutt’uno con l’universo, per plasmarlo a suo volere ed aiutarlo nella ricerca della perfezione.
Tutti i processi erano collegati alla numerologia, alla natura ed al simbolismo. Erano state scelte varie specie di uccelli per rappresentare i quattro stadi, in quanto dal più “puro” al più “oscuro”, erano comunque animali dotati di ali, da cui la ricerca di libertà insita negli alchimisti.
Durante il processo, la materia prima veniva mescolata con zolfo e mercurio (e talvolta sale) e scaldata nella fornace Athanor (“senza morte” perché era in grado di lavorare all’infinito senza guastarsi, fondendosi con lo spirito umano dell’alchimista che lo utilizzava e traendo da esso energia, come parte di un immenso e complesso meccanismo universale).
Lo zolfo e il mercurio venivano visti come essenze primordiali: una di combustione ed una volatile, con diversi gradi di purezza e complementari tra di loro. I metalli “base” erano collegati ai 7 pianeti dell’astrologia antica ed ognuno aveva il suo simbolo, e ad ognuno corrispondeva anche un organo principale del corpo umano. Il sole governava l’oro ☉ , la luna l’argento☽, mercurio il mercurio ♂, venere il rame♀, marte il ferro☿, giove lo stagno♃, e saturno il piombo♄.
-mappa celeste del cartografo olandese Frederik de Wit, 1670-
Il processo di nigredo, era simbolicamente rappresentato dall’elemento della terra e dal colore nero. Corrispondeva allo stadio della putrefazione, dell’annerimento (da cui il termine nigredo), della decomposizione. Lo scopo primario era distruggersi (per poi successivamente rinascere dalle proprie ceneri) perché solo in questo modo una persona poteva realmente modificarsi e risalire, purificarsi e migliorarsi, cercando di mirare alla perfezione.
Il simbolo animale era il corvo nero. Gli ingredienti, soprattutto il piombo, venivano “cotti a fuoco lento” nella fornace alchemica, finché si maceravano, fondendosi in una massa nera liquamentosa. La materia, così come l’anima dell’alchimista, ritornava nel suo stadio primitivo, quello della creazione del tutto. Questo processo era governato a livello cosmico da Saturno, pianeta dei misteri, della pesantezza e della gravità. L’alchimista si chiudeva nei suoi alloggi, rifiutava ogni forma di socializzazione, si chiudeva nei suoi pensieri e non di rado veniva colto da allucinazioni, depressione o sogni ad occhi aperti, in cui ripensava a tutta la sua vita, agli errori commessi, ai fallimenti.
-illustrazione tratta dal libro “Il mistero delle Cattedrali”, che rappresenta il processo di nigredo, E.O. Jean Schemit, 1926-
Il processo di albedo, era simbolicamente rappresentato dall’elemento dell’acqua, per la sua valenza purificatrice e dal colore bianco. Corrispondeva allo stadio della distillazione o della calcificazione, della purificazione (il termine albedo significa bianchezza). Lo scopo di questa fase dell’esperimento era trasformare il piombo in argento. L’alchimista era purificato, pronto ad accogliere un nuovo modo di vivere, a ricominciare in un nuovo modo, a imparare tutto ciò che il mondo aveva da offrirgli, cogliere i frutti dei suoi studi come un bambino che impara a stare al mondo.
Gli alchimisti solitamente passavano questa fase a leggere, scrivere, imparare, erano al culmine del loro potenziale di apprendimento e lo sfruttavano al massimo. É uno stadio che rappresenta la fanciullezza, la purezza.
Il simbolo animale era il cigno bianco. Era governato a livello cosmico dalla Luna.
-fonte dell’acqua mercuriale, illustrazione tratta dal Clavis Artis (1738)-
Il processo di citrinitas (fase del giallo, dell’oro) era simbolicamente rappresentato dall’elemento dell’aria, per la sua natura mutevole e dal colore giallo. Corrispondeva allo stadio della sublimazione. Alcuni alchimisti lo includevano direttamente nel processo finale di rubedo.
Lo scopo di questa fase di esperimento era trasformare l’argento in oro. In questa fase l’alchimista si sentiva saggio, aveva imparato moltissime nozioni in pochissimo tempo, si sentiva “pieno” e “sazio” di sapere, in grado finalmente di comprendere cose più grandi di lui, saperi antichi e primordiali.
Il simbolo animale era il pavone, in quanto la sua coda colorata rappresentava perfettamente il giogo di colori che avveniva nella fornace a questo punto del processo. Era governato a livello cosmico dal Sole.
-processo di citrinitas, da un dipinto del XV secolo-
Il processo di rubedo (rossore) era la parte finale, ed era simbolicamente rappresentato dall’elemento del fuoco e dal colore rosso. Corrispondeva allo stadio della coagulazione, della rinascita dalle proprie ceneri, della risoluzione del rebus, dell’elevazione di un elemento “povero” ad uno stadio di perfezione.
L’alchimista a questo punto si elevava al di sopra del materiale, la sua anima era redenta e libera e, una volta privatasi delle membra mortali, avrebbe potuto ricongiungersi al tutto dell’universo con una nuova consapevolezza. L’oro era stato plasmato e risplendeva della sua perfezione, e si fondeva perfettamente col mercurio, veniva trasmutato insieme, trascendendo da ogni stato fisico concepibile da umana mente.
Era governato a livello cosmico da Mercurio e dal Sole. Il simbolo animale era la fenice, uccello mitologico noto per la capacità di poter risorgere dalle proprie ceneri, proprio come aveva fatto il piombo, ma anche l’alchimista.
-rappresentazione della fenice nell’ultimo processo di trasformazione della pietra filosofale-
Una menzione speciale va fatta ad una donna che ha fatto la storia: Maria la Giudea. Anche conosciuta come Maria d’Alessandria, fu una filosofa e alchimista vissuta nel II secolo d.C.
Testimonianze sul suo lavoro risalgono al IV secolo, quando fu scritto il più antico manoscritto alchemico mai conosciuto, ed in cui fu menzionata come una dei saggi del passato.
Famosa alchimista e inventrice di apparati alchemici, alambicchi e procedimenti chimici, ideò molte operazioni base che permisero poi la nascita e lo sviluppo dell’odierna scienza. A lei si deve, ad esempio, l’invenzione della cottura nel bagno di acqua bollente, a cui ha dato il nome: bagnomaria.
-Maria la Giudea-